i.)JJ, BIANCO ~11,llOSSO iii•ii••P forte caratterizzazione «localista» ed addirittura anti-nazionale, quasi all'insegna del motto sud-tirolese «los von Rom». Ma anche questa è una caratterizzazione non inattesa, essendo così fragile l'identità nazionale italiana, ed il connesso «senso dello Stato». Solo il fascismo aveva potuto pensare altrimenti. L'opinione di destra, di una nuova destra, è solo stata in questi decenni congelata entro gli equilibri partitici dominanti. La presenza di fattori permissivi (lo sfaldamento dell'equilibrio Dc-Pci) e di qualche fattore scatenante (l'aumento di un benessere economico non sostenuto da mete o valori collettivi, la diminuita possibilità di evasione fiscale per alcuni strati, l'emergere di problemi di una società multirazziale, il clamore derivante da una avanzata che sembra inarrestabile della delinquenza organizzata di origine meridionale, ecc.) hanno condotto alla espressione esplicita di questo voto. Il fattore permissivo va considerato in tutto il suo rilievo. Quello del maggio 1990 è stato forse il primo voto della storia repubblicana espresso senza la costrizione di un grande messaggio ideologico di tipo totalizzante (il messaggio comunista), e senza la paura di questa costrizione e di questo messaggio. Paradossalmente, la Dc ha finito il suo grande compito (e merito) storico, quello di aver salvato l'Italia non dalla sinistra (passato il 48, i pericoli cessarono su questo fronte), ma dalla destra. Un compito condotto congelando al suo interno, e spendendolo nel sistema politico su obiettivi democratici, un voto di destra, ma estremamente timoroso di indebolire la maggiore forza anti-comunista. E un compito condotto non senza fatica e non senza gravi contraccolpi elettorali. Come negli anni '50 quando la Dc subì gravi perdite elettorali sulla destra nel Mezzogiorno, in conseguenza di un timido ma significativo tentativo di riforma agraria. Ed anche nel primo centro-sinistra, quando nel 1963 perse voti nelle aree del Nord a favore di un partito liberale, portavoce improvviso di interessi piccolo-borghesi, agitati dal timore di una ventilata riforma urbanistica. Mi colpisce soprattutto il raffronto con gli anni '50, allora la Dc perse nel Mezzogiorno, proprio l'opposto di oggi. Anche da questo si v.ede il cambiamento profondo della società italiana. I fattori scatenanti hanno riacceso una sensibilità diffusa, e più che giustificata, per problemi di modernizzazione del nostro sistema Agliaro in Campo de' Fiori, Roma 1890 politico e amministrativo che non sembrano intravedere soluzioni: in primo luogo l'inefficienza dei servizi, in secondo la perdurante pratica di occupazione della società civile da parte dei partiti politici, in terzo un eccessivo centralismo burocratico romano. Ma questi problemi non sono cosa nuova, tutt'altro. E poi in Lombardia la loro rilevanza è certo min_greche in altre aree del paese. Né si è potuto rilevare un loro sensibile aggravarsi. E allora perché questo voto e con questi motivi si è espresso oggi, e con queste dimensioni? È questo che andrebbe in primo luogo spiegato. Da questo punto di vista ritengo che siano più importanti i fattori permissivi e quelli scatenanti, rispetto a quelli profondi, legati ai grandi problemi di modernizzazione (difficilmente affrontabili del resto con la cultura espressa nel fragoroso giuramento di Pontida, due settimane dopo le elezioni). Si è detto che capire è importante, senza demonizzare. In fondo si tratta di un voto espresso pacificamente, all'interno del sistema politico. È vero, meglio i voti delle rivolte anti-tasse. Si è detto anche che una buona parte delle accuse lanciate contro questi sistemi dal nuovo soggetto, dai nuovi eletti, dai nuovi elettori colpiscono bersagli ben giustificati (i problemi di cui sopra). Anche questo è vero, ma non è nuovo. Nell'opinione politica di destra si sono spesso ritrovati gli attacchi più efficaci e graffianti alle degenerazioni della democrazia parlamentare (o «borghese»). Ma : 7 - - --
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