Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 5/6 - giu./lug. 1990

1:)-lL BIANCO '-X.ILRos&) 11111 •1i iikii Silone e il suo sogno di «rivoluzione>> come <<Terzofronte>> Il Pci ha recentemente riconosciuto il torto che ha fatto a Ignazio Sifone. Noi de «Il Bianco e il Rosso» riteniamo lo scrittore abruzzese uno dei grandi precursori di tante nostre speranze. Perciò siamo contenti di riprendere da «L'Unità» del 20 maggio scorso il testo di questa intervista, prezioso doppiamente, perché a riscriverlaintegralmente è stato lo stesso Silone. La "Partisan Review", nel terzo numero (autunno) del '39 presentava l'intervista a Ignazio Silone con questa nota: «Mentre si trovava in Europa quest'estate (1939), Clement Greenberg ha passato un pomeriggio con Ignazio SiIone a Zurigo, in Svizzera. L'articolo che segue è stato scritto successivamente da Silone, in base agli appunti sulla conversazione e ai suoi ricordi». Una intervista quindi riscritta dall'intervistato e del tutto inedita in Italia. ••• N el caso di una guerra tra Italia e Francia, con quale paese ti schiereresti? Con la Tunisia. Cosa intendi dire? Il mondo oggi è schierato su due grandi fronti: uno costituito dai conservatori, e cioè le democrazie e gli altri sostenitori della sicurezza collettiva; l'altro formato da revisionisti o fascisti. Nessuno di questi due fronti è in grado di assicurare la pace o di risolvere i problemi economici e politici davanti ai quali si trova oggi il mondo. La pace reale dipende oggi dalla prontezza con cui si riuscirà a creare un terzo fronte, dalla rapidità con cui i lavoratori rivoluzionari di tutto il mondo riconquisteranno la loro autonomia rivoluzionaria e riprenderanno la lotta per abbattere il capitalismo. Questo terzo fronte un tempo esisteva, rappresentato dalla Russia rivoluzionaria e dai militanti dei partiti operai degli altri paesi, ma attualmente esiste solo in potenza. Tu, in quanto antifascista, vedi con favore una guerra come mezzo più rapido per rovesciare l'attuale regime italiano? Personalmente non condivido l'opinione di tanti miei compagni di emigrazione politica. Una libertà "portata" in Italia e in Germania da eserciti stranieri non potrebbe essere che disastrosa. Non nego però che sarebbe più facile creare una situazione rivoluzionaria, in Italia e in Germania, durante una guerra; ma questa situazione dovrebbe essere sfruttata dagli stessi rivoluzionari italiani e tedeschi, e da nessun altro. Quale pensi, alla luce dei loro rapporti con i partiti politici, debba essere il ruolo degli scrittori rivoluzionari, nella situazione attuale? Fino al 1930ho fatto parte del Comitato centrale del Partito comunista italiano, ma attualmente non appartengo a nessuna organizzazione politica. Mi considero però un combattente antifascista nella guerra civile che oggi si combatte più o meno in tutto il mondo. Come combattente antifascista ritengo che la funzione autentica dello scrittore rivoluzionario oggi sia preannunciare e per così dire rappresentare nel suo stato ideale quel terzo fronte a cui ho accennato. Ciò vuol dire che lo scrittore rivoluzionario deve rischiare l'isolamento. Molti scrittori, per esempio, hanno una visione superficiale delle questioni relative alla politica della '' sicurezza collettiva", proprio perché ritengono che i partiti stalinisti rappresentino realmente gli interessi delle masse, e proprio : ---------------- 59 perché temono l'isolamento che deriverebbe da una rottura con lo stalinismo. Ma oggi è necessario trovare il coraggio di rimanere soli, di rischiare di essere definiti agenti del fascismo, spie di Hitler e cosi via, e di persistere ugualmente sulla propria strada. Il terzo fronte, che per ora esiste solo come stato ideale, dev'essere mantenuto puro come un ideale. E anche per questo è indispensabile il coraggio. La tendenza reazionaria del nostro tempo è messa in evidenza esattamente dalla mancanza di tale "terzo fronte". Si tenta di imporci l'alternativa: status quo o regressione. La maggioranza delle forze progressiste si accontenta di lottare per conservare l'ordine esistente, per non cadere sotto il gioco fascista. Una cosa voglio chiarire subito: sono convinto che sarebbe un errore grave mettere sullo stesso piano democrazia borghese e fascismo, vista la grande differenza tra queste due forme di organizzazione politica. Gli stalinisti, che fino al 1934hanno negato l'esistenza di tale differenza e hanno combattuto la socialdemocrazia e la democrazia liberale come equivalenti del fascismo, questi signori hanno in pratica reso possibile la vittoria di Hitler. Ma altrettanto grave sarebbe passare dalla parte dei conservatori per paura del fascismo. Il potere del fascismo, il suo richiamo di massa, la sua influenza contagiosa, dipendono dal fatto che il fascismo significa si false soluzioni, facili, soluzioni ersatz; - ma sempre soluzioni dei problemi reali del nostro tempo. Il fascismo possiamo vincerlo solo proponendo e attuando altre soluzioni - soluzioni umane, progressiste di questi stessi problemi. La democrazia non li vede, non vuole vederli, è incapace di vederli. È per questo che nonostante la sua potenza militare, la sua ricchezza

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