B colore. Ma l'extracomunitario ha un difetto grave che gli impedisce di svolgere la funzione mitologica. Egli è appunto un "extra", uno che viene da fuori, un estraneo, un "superfluo". L'ebreo invece non lo è: l'ebreo è interno alla nostra società. Convive con noi da più di duemila anni. Si "annida" in tutti gli angoli della nostra società. Ed è come noi. Non lo si può distinguere. Da questo punto di vista, l'Europa torna se stessa. Torna quella degli anni Venti e Trenta. Il crollo del comunismo ci condanna a convivere con noi stessi, a guardarci allo specchio, per scoprire la nostra faccia antipatica. L'immagine dell'ebreo, personificazione del male, è anche il simbolo, anzi, la metafora di tutto quello che siamo, ma che vorremmo rifiutare. A differenza dell'uomo di colore, che in fondo ci è estraneo, l'ebreo, uno di noi, uno come noi, è assai adatto a svolgere queste funzioni simboliche. L'ebreo immaginario ci libera insomma dal male intrinseco in noi stessi, coi.>.lL BIAI\CO lXltROS.SO i IIIW14111iit•Mitii me ai tempi antichi ci liberava l'anima- Scrivano pubblico, Roma 1890 le sacrificale. Questo discorso è vero, specialmente per quanto riguarda il caso di Carpentras. Il male arroccato in questa amena cittadina francese è in fondo un male simbolico. Nessuna persona viva è stata attaccata. Sono stati "solo" brutalizzati i simboli, le tombe e un cadavere. Ma l'antisemitismo rinasce anche per un'altra ragione. Viviamo infatti in un epoca di grandi sconvolgimenti, della crisi di grandi valori e del crollo delle grandi ideologie. Le certezze ci sono mancate. E in periodi come quello che stiamo vivendo in Europa, o che in genere danno vita a grandi e sanguinose guerre, tutto è permesso. La vita sociale subisce un processo di "deregulation". E allora tornano alla ribalta i demoni a lungo dimenticati, o meglio, rimossi. Tra quelli, il nazionalismo esasperato, i razzismi, l'egoismo, l'antisemitismo. Nei periodi in cui tutto è permesso scopriamo, per dirla con Primo Levi, il Caino che si cela dentro ognuno di noi e che è pronto a sbranare il fratello. Specie se si tratta di un fratello così poco amato come l'ebreo. In questo contesto non si può fare a meno di spendere qualche parola al riguardo della Chiesa cattolica. È vero, i tempi in cui si parlava dei ''perfidi giudei" sono oramai storia. E il Concilio Vaticano Il, nonché l'opera dell'attuale pontefice, hanno contribuito alla maggiore comprensione dell'ebraismo da parte dei cattolici. E tuttavia, è difficile sfuggire all'impr~ssione che nel1'opera della revisione del suo atteggiamento nei confronti del giudaismo, la Chiesa cattolica non sia andata fino in fondo. Ossia, l'ebraismo non è tuttora riconosciuto a tutti gli effetti come una via di pari dignità verso la Redenzione. D'altro lato, forse, le difficoltà sono oggettive, forse tra l'ebraismo e uno dei suoi eredi, il cristianesimo, esiste una contraddizione che non potrà mai essere superata, almeno in termini ideologici. E infine c'è un antisemitismo, se possibile, ancora più inquietante di quello occidentale, come esso si è manifestato nel caso Carpentras. Stiamo parlando dell'antisemitismo nei paesi dell'Europa centrale ed orientale. E anche qui occorre distinguere. In Polonia, così come nella Slovacchia o in Ungheria, "il mostro" è di natura sostanzialmente ideologica. Non sono importanti gli ebrei, quanto un collante di stampo nazionalista e xenofobo. L'antisemitismo, in questi casi, non è altro che la rinascita di una vecchia 58 ideologia, un'ideologia appunto xenofoba, intollerante, nazionalista. È un vero ritorno agli anni trenta. Ma senza più ebrei. In questi paesi stiamo insomma assistendo allo scontro tra due culture da sempre esistenti, quella nazionalista o populistica ed arcaica e l'altra liberale, moderna ed europea. In Russia invece l'antisemitismo è ancora diverso. Qui gli ebrei esistono davvero. E anche gli antisemiti non sono tanto "strumentali". Qui c'è chi davvero vuole organizzare i pogrom e cacciare via gli ebrei, in nome di "antichi valori", della eterna Russia ortodossa, e se possibile, zarista o contraria ad ogni idea che viene dal ''corrotto" occidente. E un'ultima annotazione. All'estensore di queste righe non sembra opportuno, per questioni sia di metodo, che di merito, mescolare le questioni dell'antisemitismo con i problemi dello Stato d'Israele. E dispiace che questo spesso non è compreso nemmeno da numerosi ebrei. L'antisemitismo è infatti un problema della coscienza europea, mentre le questioni dello Stato ebraico e del rapporto con i palestinesi riguardano la politica del Medio oriente.
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