Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 5/6 - giu./lug. 1990

B più vissuto che teorizzato, ma attraversato da interessi islamici molteplici. Quelli dei leader islamici in cerca di un popolo di strategie di organizzazione islamiche internazionalizzate (come i fratelli Musulmani, la Jamat-i-Islami del Pakistan, il movimento pietista dei Tabligh, o la potente confraternita senegalesedei Muridi che sviluppa in Europa le pratiche di vendita ambulante, appoggiandosi sui suoi membri e che costituisce in Senegal un vero impero economico, e molti altri), di poteri islamici che inseriscono l'Europa e i musulmani d'Europa nelle loro strategie egemoniche. Si pensi alla strategia dei nuovi califfi dcli'Arabia Saudita il cui organo internazionale, la Lega del mondo islamico, è la colonna portante. La costruzione della moschea di Roma, come quella di Ginevra, Vienna, Bruxelles, Londra e altre città è una tessera di questa strategia a mosaico che è insieme religiosa e politica e che punta alla ricostituzione di un blocco islamico sulla scena internazionale. L'Islam, insomma, entra nello spazio sociale, politico e istituzionale europeo, attraverso il vissuto dei musulmani immigrati, pur essendo spinto sulla scena pubblica e spesso attraversato da logiche che oltrepassano l'attesa e la comprensione della maggioranza di essi. Il fatto irreversibile dell'Europa occidentale divenuta anche terra d'Islam, è scoperto da certi europei come una ricchezza, e vissuto da altri con angoscia e preoccupazione. Si tratta innanzitutto di uno dei massimi fatti sociali, uno dei grandi avvenimenti di questa ultima metà del ventesimo secolo. È una novità sia per i musulmani che per i non musulmani, e l'evoluzione di questo fatto è in gran parte almeno attualmente nelle loro mani. Dopo i primi anni di presenza silenziosa sono seguiti anni di radicamento delle organizzazioni musulmane nel tessuto dei popoli. Dagli anni settanta alla metà degli anni ottanta la rete delle moschee - sale di preghiera con scuola coranica - si è estesa. Gli immigrati musulmani dimostrano un savoir faire notevole, una vera "cultura della moschea", fondata sul carattere profondamente ugualitario dell'Islam. I musulmani si adattano e utilizzano le risorse nell'ambiente urbano per creare lo "spazio moschea". Le moschee sor- {)JLBIANCO (XILROSSO il RIB11 di 1 iiHMbii gono in case, vecchi negozi o officine che si trovano con relativa facilità nelle periferie urbane dei quartieri abbandonati dove essi abitano, o, più raramente, sono costruite ex novo suscitando talora reazioni violente della gente, come a Lione e Marsiglia, in questo strano contesto di libertà e intolleranza di cui è composto lo spazio francese. Oppure sorgono ai margini, come la nuova moschea turca di Charles Roi, dentro un paesaggio allucinante di fronte al vecchio complesso siderurgico di Cockerill in via di smantellamento. È un singolare simbolismo dell'Europa il fatto che questa nuova cultura sorga sulle rovine dell'antica industrializzazione, che l'immigrazione aveva aiutato a sopravvivere. Finanziate in piccola parte dai poteri islamici, queste moschee sono soprattutto il frutto dell'autofinanziamento e delle collette tra musulmani. I commercianti non disdegnano di prendere parte a questo finanziamento sapendo che la vita sociale che la moschea porta con se non potrà che essere di loro profitto. Diversi fattori hanno contribuito a questa centralità della moschea; dal1'atmosfera generale di rinascita islamica al bisogno di trasmettere la conoscenza del Corano ai fanciulli che crescono in queste terre senza Islam. È uno sforzo gigantesco· di questi padri analfabeti per legare i loro figli a questo testo fondatore da cui si sente debba nascere ogni sapere. E nello stesso tempo queste moschee fondate in tempi di crisi servivano ai padri non soltanto per creare una rete di solidarietà ma anche per trovare una legittimità alla autorità che la disoccupazione, le nuove generazioni, le figlie e spesso le loro stesse donne mettevano in questione. È un fatto certo che alla metà degli anni ottanta la capacità di inquadramento delle diverse organizzazioni islamiche che attraversano il cielo europeo oltrepassa largamente quella di tutte le organizzazioni culturali e delle forze sindacali. L'Islam è senza alcun dubbio la più potente forza organizzatrice mobilizzatrice delle popolazioni musulmane. Il futuro è totalmente aperto: dipenderà dall'evoluzione dello slancio islamico nei luoghi centrali dell'Islam. Dopo essersi alimentato alla lotta anticolonialista, oggi continua a trovare ragioni e motivazioni nell'Intifada e 54 nella guerra afgana e domani nell' Azerbaijan e nelle altre popolazioni musulmane nell'Urss e nei Balcani. E l'Islam continua ad essere, per le nuove generazioni di intellettuali del Terzo mondo, l'ideologia che, come in Iran, offre la terza via dopo la sconfitta dei nazionalismi socialisti e dei liberalismi prepotenti. Questa ideologia di liberazione potrà continuare a trovare, come oggi, echi all'interno delle popolazioni emarginate. Ma il futuro dipenderà anche dalle logiche interne e in particolare dal ruolo e dal profilo dei leaders musulmani negli anni a venire. In realtà l'Islam, religione senza chiesa, è molto sensibile all'azione delle leadership attive e permeabili all'azione del potere. Questo popolo musulmano emigrato è inquadrato da leaders di forte influenza locale, dalla formazione tradizionale o dalla formazione più debole, e il più spesso importati dai paesi d'origine. Si tratterà del resto di osservare quale rilievo prenderà la "seconda generazione", come l'Islam dei padri proveniente dall'estero sarà rimpiazzato dall'Islam delle generazioni seguenti, e quale Islam succederà al precedente. Si comincia a vedere che questi giovani la cui formazione islamica non può che essere frammentaria, in assenza di istituzioni adeguate, giocano un ruolo attivo nelle questioni relative all'Islam. La vicenda dello "chador", e in misura minore l'affare Rushdie, stanno a dimostrarlo. Frattanto in questi ultimi anni e in parecchi paesi europei la condotta il ruolo di leadership è assunto anche da convertiti europei all'islamismo, portatori di diversi profili, dalle forme più radicali dell'Islam a quelle mistiche e di mediazione diplomatica. Questo Islam impiantato, complesso, in movimento, ha suscitato paura e irritazione in occidente. Gli avvenimenti internazionali hanno delineato l'immagine dell'Islam: la rivoluzione iraniana, le azioni degli hezbollah libanesi, gli atti di terrorismo compiuti in Europa sono altrettanti elementi, talora amplificati o deformati, che hanno spinto l'opinione pubblica e i mezzi di comunicazione ad associare lo sviluppo delle moschee, o dei segni musulmani visibili, ad espressioni del radicalismo islamico. Ogni uomo barbuto col turbante che parla in nome dell'Islam assumeva nell'immaginario europeo,

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==