. ., .M..;."!'! .:;"';•~. iii•iil•il torale che... ponga in essere un sistema bipolare basato sull'alternanza di schieramenti fra i quali si sia costretti a scegliere». Di qui l'importanza - aggiungerà subito dopo Pietro Scoppola - del referendum sulle questioni istituzionali. E conclude Gorrieri: «Senza la sinistra Dc, almeno di una parte cospicua di essa, le forze disponibili non sono quantitativamente sufficienti per compiere una operazione di cambiamento degli schieramenti politici». La lunghissima citazione consente di vedere come Gorrieri abbia, ancora una volta, smosso temi sui quali si misurano sensibilità comuni. Nel fare questo utilizza e ricolloca nella nuova ottica esperienze e percorsi in altri tempi condivisi. Torneremo a ragionare con lui: sia consentita ora qualche prima riflessione. Intanto: chi sono i «cattolici democratici»? Come forza sociale, momento collettivo e perfino organizzato, si presentarono come tali sulla ribalta sociale in occasione del referendum sul divorzio, laddove sostennero le ragioni del no in nome di un principio di rispetto della libertà altrui. Fu, a me pare, l'unica occasione: perché, oggi come ieri, si tratta di persone, di piccoli gruppi che - pur avendo un'idea tutta laica della politica - ritengono che la fede possa produrre comunità di idee e di opere, sono affini nel modo di sentire e vivere l'impegno politico, restano affascinati dall'utopia e dall'intransigenza, donde la prevalente dimensione etica del loro fare politico. Se così è, non ha molto senso parlare di Cisl, di Acli, di sinistra Dc: i grandi movimenti organizzati possono consentire e favorire, con la loro cultura, la presenza di persone e gruppi di cattolici democratici, ma non altro. Oggi sono molti i cattolici democratici "accasati", per usare il linguaggio di Gorrieri. Ciascuno di essi probabilmente vive il disagio conseguente alla propria scelta come un prezzo inevitabile per non scivolare nell'idealismo e nella solitudine, per misurarsi con il reale, per fare politica insomma. Queste scelte, frutto di itinerari personali e collettivi non facili, vanno rispettate, tutte. D'altra parte di voci allegre ce n'erano poche, a quel convegno di cattolici democratici: e infine non sta scritto che è più facile convertire l'infedele - cioè colui che non conosce la fede - piuttosto che... ? Qualunque iniziativa che voglia essere di tutti coloro che "si sentono cattolici democratici" deve dunque apprezzare la non scelta co- = 5 Fabbro me la diversa dislocazione nei partiti. E una qualche forma stabile di riflessione comune, di proposta, di coordinamento è fortemente auspicabile. Sono anch'io convinto che i cattolicidemocratici sono, più che utili, necessari, per gli apporti di qualità e di quantità che sono in grado di esprimere, a qualunque progetto di alternanza-alternativa. Un'ultima annotazione. I cattolici democratici-democristiani potrebbero, a condizioni date, uscire dalla Dc? Qualche generazione di militanti s'è consumata, nella Lega ed altrove, per discutere e inverare questa speranza. Oggi quaranta anni di turbolenta vita sociale rispondono no e la Dc si riscopre tesa nel suo dibattito interno (che non può essere confuso con l'ambito culturale dei cattolici democratici) ma salda sulle ragioni della ditta e del suo esteso mercato. Che poi un'ipotesi di rottura possa prendere corpo con una riforma elettorale che spinga verso l'alternativa appare davvero incredibile: o De Mita è dei nostri?
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==