Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 5/6 - giu./lug. 1990

Occorre immettere contenuti di solidarietà in campo economico e introdurre imprenditorialità in campo sociale. Oggi la battaglia del diritto al lavoro non si può vincere con il solo stato sociale, bensì creando collaborazioni reali tra «Stato Sociale», privato sociale, mercato della Solidarietà e mercato, mettendo al centro il valore e le aspettative della persona. Per vincere la sfida del diritto al lavoro in una realtà contrassegnata da un'altissima percentuale di disoccupazione (70% in Liguria) che si caratterizza come fascia debole (deprofessionalizzata, descolarizzata, con forte timbro di marginalità), occorre coniugare i termini, affermare cioé che l'economia è finalizzata alla persona, anche a quella più debole. L'esperienza della Frsl di fronte a questa sfida nasce proprio dall'analisi della disoccupazione nella nostra regione e nella nostra città con i connotati che prima indicavo. Per affrontare questa situazione non servono tanto e solo politiche di sviluppo per l'occupazione, ma una vera e propria politica del lavoro all'interno di una regione che in questi ultimi 10 anni ha perso· 100.000 posti di lavoro. La nostra strategia del lavoro a favore dei settori più disagiati non può prescindere da risorse formative e professionali da mettere in campo e dall'invenzione di lavoro cioé di nuove imprese. Vogliamo capire come e perché il lavoro; non vogliamo quindi canali privilegiati per i più deboli, ma partire dai più deboli per aggredire strutturalmente il problema della disoccupazione di tutti gli altri. C'è una larga mancanza di consapevolezza nella classe politica locale sul fenomeno disoccupazione nella nostra città: il disoccupato non è più il laureato, non è tanto il diplomato, quanto chi non ha niente di appetibile da mettere sul mercato del lavoro. Ci vuole una politica contro la disoccupazione e non una politica per l'occupazione. La nostra strategia della solidarietà porta con sé una nuova concezione del mercato del lavoro. Oggi le risorse vanno verso l'offerta forte e non verso quella debole, questa affermazione suscita diffidenza, ma la ic).tJ, 81.\:\'CO '-Xli.ROSSO 11#1h1ld Al tornio alla San Giorgio di Sestri Ponente, 1920 strada di una politica contro la disoccupazione legata ai bisogni dell'offerta debole è l'unica percorribile per passare dall'assistenzialismo al lavoro. Abbiamo cercato in questi tre anni non tanto di rivendicare un diritto quanto di dimostrare che è possibile il lavoro per le fasce deboli. Abbiamo costruito insieme pezzi di iniziativa concreta, raccordando privato, privato-sociale e pubblico, cercando di mediare questa strategia. Abbiamo affermato che la solidarietà non è solo un nobile valore, può vincere l'individualismo in termini di efficenza e di ri- : 49 sposta sociale; se c'è volontà si può esercitare il diritto. Il mondo dei servizi sociali, generalmente intesi, in questo contesto è emarginato come sono emarginati i suoi utenti, non ha più funzione propulsiva, ma una funzione prevalentemente burocratica e di gestione dell'esistenza. Il mondo sindacale, nonostante la dedizione e la sensibilità di alcuni suoi operatori, è sostanzialmente distante, se non ostile, rispetto a questa problematica ed impegnato ad inseguire gli occupati. Non mi sembra che dalla classe politica giungano segnali di comprensione; si potrebbe dedurre, quindi, che la situazione sia senza via d'uscita. Noi siamo convinti del contrario, siamo convinti che può inaugurarsi una nuova stagione di immaginazione e di cambiamento se i soggetti che ho richiamato, ma anche gli altri, sapranno dialogare e lavorare con i mondi vitali che emergono: il volontariato, le associazioni, i coordinamenti, individuano nuovi servizi, nuovi progetti, inserendo nel tessuto sociale quei valori che mancano e che il mondo economico conosce bene, sono: la valorizzazione di tutte le risorse, perché tutti, a livelli diversi, siamo risorse; la flessibilità nel lavoro che consenta diverse tipologie di contratto e di strumenti legislativi per favorire l'inserimento; la formazione rispetto alla motivazione e alle caratteristiche della persona; l'informazione come consapevolezza della realtà e delle proprie possibilità. Nuovi termini devono entrare nel vocabolario e sono: - impresa di solidarietà; - profitto sociale; - volontariato professionale; Il mondo della marginalità non ha voce, né gli organi d'informazione lo aiutano a farsi conoscere, preferendo i temi a sensazione e l'allarmismo, eppure chi ogni giorno ne sente il grido e ne avverte il bisogno, viene inevitabilmente trasformato. Siamo convinti che solo da questo mondo che non ha rappresentanza, da questo terzo di società che vive nel1' ombra, possono giungere i messaggi, gli stimoli per disegnare una società più solidale, che accolga il debole e non lo disprezzi, una società finalmente di dimensioni umane.

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