ma come un'espressione, ad un diverso livello, della medesima logica partecipativa che informa gli altri livelli, a partire dal basso. Il quadro qui descritto è indubbia- .{)jJ. BIA~CO l.XltBOSSO 11 t#1 1 id mente schematico ed astratto, ma vuol essere solo un ragionamento iniziale per dimostrare che è possibile un percorso per ridare una visione strategica al sindacato italiano che può trovare consenso in tutte e tre le organizzazioni e quindi avviare un processo positivo. Democrazia • economica • nelle imprese e nella . ' soc1eta: N ell'espe~ienza itali~na la democrazia economica «nasce da una costola» del sistema di relazioni industriali. Anzi per certi aspetti, è ancora pervasa di cultura armistiziale (se l'aggettivo non è troppo licenzioso). Le parti si sono schierate da oltre tre lustri lungo il «38° parallelo» dei diritti d'informazione, in genere contenuti nelle cosiddette prime parti dei contratti collettivi e col passare del tempo divenuti sempre più ampi - relativamente alle materie affrontate - articolati a vari livelli, portatori di nuove e più ricche suggestioni: osservatori, comitati di concertazione, procedure di consultazione, banche dati, ecc. Addirittura nelle intese del gennaio scorso con la Confindustria (poi estesi sostanzialmente alle altre controparti) si sono previste vere e proprie conferenze congiunte, nonché la possibile predisposizione di strumenti societari comuni in taluni campi di grande interesse. C'è in tutto ciò la sensazione di un regime transitorio che sta diventando definitivo,pur non avendone le caratteristiche. Un regime quindi che, per il fatto di rispondere ad altre logiche, rischia di non avere le potenzialità necessarie per adeguarsi alle mutevoli realtà del presente e del futuro. una proposta di Giuliano Cazzola In sostanza, alla base delle esperienze di democrazia economica invalse ed affermatesi nel nostro paese c'è una scelta di rapporti antagonistici; non solo riconducibili al normale conflitto d'interesse, ma ad una concezione della lotta di classe secondo cui l'emancipazione dell'una era possibile solo attraverso la sconfitta e il «superamento» dell'altra. Ne derivò così una pratica di rapporti che, risalendo dalla definizione delle condizioni di lavoro alle scelte strategiche della produzione e dell'organizzazione delle risorse, imponevano alle rispettive controparti di ribadire prima di tutto i propri ruoli distinti e di fondare su tale presupposto i possibili terreni di lavoro comune. L'altra caratteristica, tipicamente italiana, risiede nel fatto che gli ambiti della democrazia economica sono completamente occupati dalle organizzazioni sindacali. Sono cioè i soggetti collettivi titolari dei rapporti e dei diritti riconducibili al modello italiano. I lavoratori ne ricevono conseguenze mediate e ne subiscono riflessi indiretti. Questo dato è certamente il prodotto di una situazione di fatto (la sostanziale rappresentatività generale del sindacalismo confederale) esistente negli anni in cui le prime forme di democrazia economica fecero capolino nell'universo delle relazioni industriali. Oggi non può essere certamente negato, in via di principio, un interesse dei lavoratori in quanto tali a forme di partecipazione, codeterminazione e cogestione. Né le confederazioni sindacali sono in grado di rivendicare soluzioni di rappresentanza esclusiva. È giunto il momento di abbandonare l'equivoco dell'unico agente contrattuale a livello d'impresa. Per questa via, vanno certamente riconosciuti i diritti del sindacato anche nelle materie della democrazia economica, pur sapendo che deve essere mantenuta una certa distinzione dei ruoli tra l'organizzazione sindacale e il management. Mentre va previsto un'organismo di rappresentanza universale, eletto proporzionalmente, fortemente ancorato alle diverse professionalità, a cui affidare la funzione di essere interlocutore dell'impresa nei campi della partecipazione, codetermina:done, cogestione. Ma le problematiche della democrazia economica vanno ben oltre le esperienze di governo delle singole imprese. Siamo peraltro convinti che su questo terreno, i processi di ristrutturazione e l'introduzione di una nuova tecnologia abbiano rifondato la «costituzione materiale» delle im- ; .. 34
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