,L)JJ. Bl.\:\'CO il.-11. HOSSO 1111 #0111 Partecipazione: oltre le parole i fatti I 1tema della partecipazione e quello della democrazia economica ritornano spesso nel dibattito sindacale, particolarmente all'interno della Cisl. Di essi sono piene le relazioni congressuali ed i vari seminari e sessioni di studio. Disgraziatamente, secondo il costume italico, si tratta di enunciazioni generali, saltuarie, destinate troppo di frequente a non influenzare seriamente l'attività sindacale operativa. Non sono mancate certamente anche proposte di merito sul piano del1'azione sindacale, basterebbe richiamare qui l'idea dello 0,50% o quella dei fondi integrativi, ma esse o non hanno potuto realizzarsi oppure rappresentano più casi sporadici che una vera linea orientativa dell'insieme del sindacato. Le complesse vicende del sindacato italiano fanno anche sì che temi fondamentali della strategia unitaria, come è stata la prospettiva della concertazione, cadano in disuso e siano accantonati di fatto senza un qualsiasi esame di valutazione sulla loro validità. Il tema della partecipazione, anche per qualche difetto nella sua presentazione, a volte più enunciata ad effetto che dimostrata come una linea strategica portante nella nuova situazione, corre un altro rischio, quello di non decollare neppure. Vorrei pertanto in questa sede svolgere un ragionamento su come sia possibile contemporaneamente un rilancio serio della partecipazione, della democrazia economica ed anche della concertazione, sia in una prospettiva strategica, sia su un piano immediatamente operativo. A tal fine bisogna tenere presente di Sandro Antoniazzi che le critiche alla concertazione furono sostanzialmente due; di eccesso di centralizzazione e di essere sostanzialmente difensiva. La situazione economica attuale, quella generale e quella aziendale, sembra oggi consentire il superamento di quei limiti e quindi la concertazione si potrebbe riproporre, ma in termini più di attacco (vedi ad esempio la questione fiscale) ed anche maggiormente collegata ad un rapporto coi lavoratori. Su questo secondo aspetto entra in scena appunto la partecipazione. Ho cercato di dimostrare altrove (ad esempio nel libro "Il senso del lavoro oggi", Ed. Lavoro) che i due grandi motivi per cui il lavoro è stato storicamente importante e cioè il lavoro come principale forza produttiva ed il lavoro come questione sociale sono praticamente venuti meno. Il lavoro però, a mio avviso e contrariamente a quanto ne pensano noti sociologhi come Touraine o Dahrendorf, continuerà ad essere importante per altri due motivi fondamentali: il primo perché continuerà a costituire l'attività principale dell'uomo e quindi richiede di essere dotato di senso e rispettoso della sua dignità; il secondo perché se oggi prevalgono le tecnostrutture, le grandi organizzazioni pubbliche e private, esse hanno comunque bisogno dell'uomo per essere orientate e controllate. Si tratta appunto dei due grandi temi della umanizzazione del lavoro e della partecipazione. Questi terni, che sono in grado da soli di riempire costruttivamente l'attività del sindacato per i prossimi decenni, hanno anche il merito che riguardano, almeno potenzialmente, ; 33 tutti i lavoratori e dunque sono strategie che, una volta tradotte in rivendicazioni e proposte specifiche, possono diventare universali, a partire dal posto di lavoro, dal singolo reparto, all'impresa. Ma contrariamente alla concezione del lavoro come principale forza produttiva e come questione sociale che facevano del lavoro una forza antagonista al capitale per definizione, la nuova visione del lavoro come umanizzazione e partecipazione non esprime pregiudizialmente una visione antagonista, anche se certamente la sua realizzazione postula una seria conflittualità di fatto per superare resistenze, vincere gli avversari, suscitare coscienza e consenso. E contemporaneamente una concezione del lavoro come umanizzazione e partecipazione non si può realizzare senza un'adesione attiva anche degli imprenditori, perché si tratta di impostare diversamente l'organizzazione del lavoro e l'impresa. Dunque da un'iniziativa sindacale che parte dal concreto lavoro umano di ciascuno si risale per logica conseguenza a forme di partecipazione più complesse, come quelle di democrazia industriale ed economica (di cui si incomincia a parlare un po' astrattamente a proposito di posti al sindacato nei Consigli di Amministrazione o in riferimento alla futura Società per azioni europea), non più viste a se' stanti, separate, delegate a rappresentanti od ad esperti, ma strettamente collegate nella logica e nei fatti alla pratica sindacale. E perché allora, in questo quadro, non riproporsi anche il tema abbandonato della concertazione, non più come un'azione puramente di vertice,
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