Le quantità così contrattate sono ancora limitate (di solito non oltre il 5-60Jo della retribuzione) ma in molti casi rappresentano una quota consistente degli incrementi concordati negli ultimi rinnovi contrattuali. In prospettiva si tratta di una delle tendenze contrattuali più significative. Il sindacato non può disinteressarsi delle logiche sottese alla retribuzione di produttività, né accettare caso per caso accordi sporadici e senza nesso. Rischierebbe di avallare in modo acritico gli obiettivi propri dell'impresa nella ricerca di retribuzioni flessibili. Viceversa intervenire con una strategia consapevole nella contrattazione del salario di produttività serve a dare un contenuto concreto ad una pratica partecipativa dell'azienda, collegandovi l'elemento centrale del rapporto di lavoro che è appunto la retribuzione. Ma il significato fondamentale non solo economico di scommettere su un obiettivo comune ad azienda e lavoratori che è l'uso ottimale delle risorse, a cominciare dalla risorsa lavoro. Per procedere in questa direzione occorre che le parti elaborino, in modo congiunto, criteri e obiettivi della partecipazione alla produttività. La definizione concertata dei criteri deve dare ragionevole certezza ad entrambe le parti che i propri contributi, i>JJ. BI.-N\ CO l.X1t nosso •h•#§iid quello del lavoro e quello dell'innovazione organizzativa e tecnologica, siano adeguatamente valutati, tenendo conto nella misura del possibile di fattori esterni di perturbazione. Non esistono ricette preconfezionate. La loro identificazione ed applicazione pratica richiedono responsabilità da ambo le parti ed un rafforzamento degli strumenti di controllo di gestione aziendale; richiedono altresì uno sforzo informativo per socializzare e rendere comprensibili al massimo tali parametri. Una scelta critica è quella di come destinare i risultati della produttività fra azienda e lavoratori ed anche rispetto agli utenti (si pensi in genere alle tariffe pubbliche). Inoltre all'interno della parte spettante al lavoro si pongono scelte delicate di destinazione della produttività, almeno in tre possibili direzioni. Incrementi retributivi, riduzioni di orario e partecipazione a quote di accumulazione aziendali (azioni). La sperimentazione di queste forme di retribuzione di produttività procede, a partire dall'azienda; ma non può fermarsi a questo livello, se il criterio della produttività deve diventare un elemento guida fondamentale delle dinamiche retributive contrattuali nel settore pubblico come in quello privato. Un'ipotesi in tal senso è esplicitamente avanzata dalla commissione ministeriale più volte ricordata. La valorizzazione della produttività quale determinante di quote significative della retribuzione anche nella contrattazione di settore, al posto di altri criteri tradizionali (capacità di pagare, etc.), propone con ancora maggiore delicatezza i problemi già ricordati: i parametri e le procedure per la misurazione della stessa produttività, le modalità di ripartizione, ed in più il bilanciamento fra questo criterio (che può· essere fortemente selettivo e di difficile conciliazione con gli obiettivi occupazionali) e criteri solidaristici di distribuzione del reddito (fra settori e fra gruppi di lavoratori). Come si vede l'obiettivo qui indicato si lega in duplice senso a quello di prima: lo sviluppo del salario flessibile specie se legato alla "complessiva" redditività aziendale, richiede che si sviluppi la partecipazione dei lavoratori nella gestione delle imprese cioè la loro possibilità di influire su scelte che toccano direttamente la loro retribuzione. D'altra parte la sperimentazione di forme partecipative nell'impresa si può giovare dalla sua applicazione ad un terreno concreto e non ideologico come la retribuzione. Europa '93: i sindacati per un forte Parlamento Europeo Tra le poche certezze all'orizzonte dell'Europa del '93 vi è di sicuro quella della ristrutturazione dell'industria e della finanza continentali. Il processo è in corso, cammina più spedito delle macchinose concertazioni di Enzo Mattina politiche e burocratiche; per molti versi queste lo seguono, ne prendono atto, lo legittimano. Siamo di fronte ad un formidabile cambiamento che meriterebbe ben più attenzione di quanto non ne riceva, ; 25 perché la modificazione dei confini del "mercato domestico" sollecita la ridefinizione totale dei modelli organizzativi e compartimentali dei soggetti economici. Il legislatore comunitario, nell'ac-
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