Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 5/6 - giu./lug. 1990

.{)JJ,HIAM:O lXll,ROSSO iii•ii••il ro migliori condizioni di lavoro e di vita. Per costoro occorre applicare criteri di compatibilità col nostro mercato del lavoro, con le nostre strutture socio-sanitarie e con le normative comunitarie europee entro cui sempre più intensamente ci verremo a trovare. Il resto è pura demagogia, e spiace vederla sia in organismi che si richiamano a una sinistra che dice di essere in via di cambiamento, sia anche di area religiosa, ma che - ci sembra - non sempre applicano il necessario discernimento al Comandamento della Carità, provocando alfine danni maggiori a chi si sarebbe voluto aiutare e soccorrere. Ripensando all'unità sindacale di Ottaviano Del Turco PER APRIRE UN DIBATTITO: con questo articolo introduciamo la questione dell'unità sindacale. È un tema da sempre controverso. Per molti i tempi della società italiana, e anche dellapolitica, fanno ritenere superate le ragioni che hanno portato, quaranta anni fa, alla rottura dell'unità. Ma tra il dire e il fare ... E inoltre: ammesso che siano maturati tempi nuovi, resta il problema di «come» costruire, o ,i-costruire, l'unità. Per fare cosa? Con quali programmi? Con quali tempi. «ÌI Bianco e il Rosso» apre un dibattito, con lo scritto di Ottaviano Del Turco, Segretario generale aggiunto della Cgil, e sarà lieto di accogliere diversi contributi. I 1 sindacalismo confederale deve prima di tutto prendere atto dei cambiamenti che sono intervenuti nei punti cardinali del sistema. Il dato principale di oggi non è più la dialettica tra Cgil, Cisl e Uil, i cui contorni divengono sempre più flebili. Basti pensare a quanto abbia perso di significato la contrapposizione comunismo-anticomunismo, con tutte le sue possibili varanti ed i suoi corollari: una contrapposizione che, non dimentichiamolo mai, ha rappresentato l'origine e la motivazione forte dell'attuale pluralismo confederale. Ora, la prima scelta vera che il lavoratore è chiamato a fare è quella di aderire ad un sindacato confederale o di ricercare altre forme di tutela. Si è determinata una condizione del tutto nuova, nella quale la turbolenza del mondo del lavoro non è un fenomeno conseguente solo alla rottura organizzativa con i sindacati tradizionali e alla ricerca di altre forme di rappresentanza, ma trova riscontro anche all'interno della base associata. Cgil, Cisl e Uil infatti fanno fatica non solo a garantire = 18 una democrazia dei lavoratori, ma anche una democrazia degli iscritti. L'altra considerazione che va messa in conto è che Cgil, Cisl e Uil, erano e sono maggiormente rappresentative, se considerate insieme ed unite da un patto, anche minimo, di collaborazione. Ma se questo patto continua a logorarsi, ad essere affidato alla più inaff errabile casualità, in un mondo sindacale in cui si affacciano alla ribalta altri soggetti può anche succedere che ciascuna confederazione sia costretta a dar prova singolarmente del requisito della maggiore rappresentatività, non solo nei confronti delle ex-consorelle, ma di tutti i protagonisti vecchi e nuovi. A mettersi cioè su di un mercato non più protetto dalle regole dell'ideologia, ma sottoposto alla fortissima concorrenza di soggetti svincolati da un rapporto complessivo con la politica, pronti invece ad usarne fino in fondo i vizi e le debolezze, per il proprio immediato tornaconto. È ormai cominciata una nuova epoca della quale non si conoscono ancora le grandi coordinate. Si sa

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==