Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 5/6 - giu./lug. 1990

ilJJ, BIANCO Ol.11.ROSSO lii•ii••U Il risultato è desolante: raffrontando la situazione italiana con quella degli altri Paesi europei, registriamo la presenza di un patrimonio immobiliare tra i più consistenti, una quota di patrimonio pubblico tra le più esigue, dei livelli di tensione abitativa inesistenti altrove. Questi primati negativi si accompagnano a gravi ritardi politici e culturali. Tante che, quando un prefetto - come nel caso già citato - si permette di criticare i criteri discrezionali e gli abusi della grossa proprietà (e per giunta di una proprietà sottoposta a controllo pubblico, come gli Enti e le assicurazioni) si innalza un coro sdegnato di protesta che vede in prima fila proprio Prandini - ad accusarlo di protagonismo e di abuso di potere. Ma cosa ha fatto, di tanto grave, il dr. Voci? Ha solo ricordato che una legge dello Stato impone a quei particolari proprietari (ma perché non imporlo a tutti?) di dare in affitto una quota di alloggi agli sfrattati, non a condizioni di privilegio, si badi bene, ma ai canoni previsti dalla legge. Ed ha aggiunto che ciò non deve avvenire scegliendo ad arbitrio lo «sfrattato amico», ma adottando il criterio molto semplice di dare la precedenza a coloro che hanno più prossima l'esecuzione dello sfratto. La sconfortante conclusione che si deve trarre è la seguente: fino a che lo Stato non sarà in grado di varare norme equilibrate e ragionevoli - e di garantirne il rispetto - e in primo luogo di assicurare le entrate fiscali dovute (l'evasione fiscale nel comparto supera il 50%): fino a che non verrà attivato un adeguato flusso di risorse pubbliche per realizzare il diritto alla casa; fino a che verranno messi alla gogna i malcapitati che pretendono il rispetto delle leggi esistenti, pur insufficiente; fino ad allora non sarà possibile parlare di riformismo, chimera irraggiungibile nel settore di cui stiamo parlando. Ma non sarà possibile, addirittura, parlare di Stato di diritto. Piccole Imprese: un passo avanti in un problema a rischio di SilvanoVeronese I 1 quotidiano di proprietà dell'organizzazione degli industriali privati si richiama, addirittura, «ad una di quelle coincidenze astrali, imperscrutabili ai più, che governano i ritmi della politica italiana» per spiegare le risposte, venute in sede di assemblea di Confindustria a «due consistenti preoccupazioni del mondo produttivo: la sorte di Comit e Credit minacciati di lottizzazione; la sorte delle imprese minacciate dalla demagogia travestita da legge». Bello, e incredibile, l'incipit confindustria- -- • 14 le. Bello, incredibile e... favolistico. Lasciamo da parte le sorti del mondo bancario. La minaccia che opprime il mondo delle imprese è (meglio, sarebbe) costituita dai provvedimenti legislativi concernenti la proroga dell'attuale sistema di scala mobile e le tutele dei lavoratori nelle imprese minori. Minaccia che il ministro Battaglia, «dopo aver concordato il proprio intervento con il presidente del Consiglio» (davvero??), ha prontamente sventato da par suo, preannunciando «che il provvedimento sulla scala mobile verrà lasciato cadere

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