Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 5/6 - giu./lug. 1990

1)JJ. BIANCO '-XltROSSO iil•iilid La casa: affitti e sfratti tra verità e imbrogli di Carlo Pignocco P eriodicamente, il problema della casa «fa notizia» e conquista le prime pagine dei giornali. Accade quando il ministro Prandini per non smentire la fama di grande decisionista, annuncia mega programmi per costruire nuovi alloggi, o la completa liberalizzazione degli affitti; o quando il vice presidente del Consiglio, Martelli, propone di riservare una quota predefinita di alloggi pubblicitari agli immigrati. Più recentemente, ha fatto scalpore l'ordinanza del prefetto di Roma che richiama enti previdenziali e società assicurative - i cosiddetti «investitori istituzionali» al rispetto della norma che li obbliga a riservare agli sfrattati il 500Jo del patrimonio disponibile; con l'obiettivo, afferma il dr. Voci, di eseguire gli sfratti solo quando sia stato individuato un altro alloggio disponibile. Cioè, come dicono i sindacati inquilini, gli sfratti «da casa a casa» e non «da casa a strada», come spesso disgraziatamente avviene. Raramente, però, queste notizie sono accompagnate da riflessioni serie sui termini reali del problema, sulle soluzioni possibili. Da registrare a questo proposito l'iniziativa dei sindacati inquilini per mobilitare con un appello le forze della società civile e difendere, con una Convenzione Democratica i diritti del cittadino alla casa al territorio; per una politica che mette al centro la necessità della gente o, più esattamente, i diritti sociali sino ad ora negati. Si tratta di comprendere, o di spiegare, che le regole (o l'assenza di regole) che governano la crescita, la trasformazione delle nostre città, lo sviluppo del territorio - uffici, direzionalità, commercio, ecc... - e, insieme, il debole controllo e intervento pubblico determinano grandi e sempre maggiori difficoltà per chi cerca un'abitazione. Difficoltà che diventano insuperabili, se si tratta di famiglie a bas- : 13 so reddito: pensionati, giovani, impiegati, famiglie con un solo reddito. In Italia il problema potrebbe non esistere: vi sono più alloggi che famiglie, più stanze che persone. Si continua a costruire molto, forse troppo. Ma il quadro reale non è positivo, la casa rappresenta ancora per milioni di persone, un «diritto negato»: oltre 4 milioni di alloggi sono sovraffollati, a fronte di 4 milioni di alloggi vuoti; in 6 anni sono state emesse oltre 700 mila sentenze di sfratto, e più di 100 mila sfratti sono stati eseguiti con la forza, praticamente buttando le famiglie per la strada, circa 3 milioni di persone spendono per la casa oltre il 300Jo dei loro consumi complessivi. Il solo Comune di Roma nel 1989 ha speso 30 miliardi per ricoverare gli sfrattati in residence spesso inospitali e antigienici. Ormai non si trovano alloggi in affitto a meno di 8-10 milioni all'anno. Perché tutto questo? La proprietà immobiliare utilizza a piene mani legalmente e illegalmente, il suo potere: sfrattando senza alcun motivo, per imporre agli inquilini i famigerati «canoni neri», per affittare le camere o singoli letti a studenti fuori sede o immigrati, per trasformare gli alloggi da abitazioni a uffici; o, semplicemente, per tenerli vuoti, considerando che il vero guadagno della proprietà non è il rendimento dovuto ai canoni, ma il vertiginoso incremento di valore degli immobili. L'intervento pubblico è latitante: sia come produzione diretta di alloggi per tutte le famiglie in condizioni economiche deboli (e questo intervento non è sostenuto con risorse dello Stato, ma principalmente attraverso la contribuzione ex Gescal); sia come produzione di norme che impongono il rispetto del principio costituzionale della «funzione sociale» della proprietà.

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