Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 4 - maggio 1990

~-lJ,BIAl\CO U-11, HOSSO Ui•iil•P tuale organizzazione della società una buona "vivibilità" e qualità della vita può essere garantita solo dall'efficienza dei servizi offerti ai cittadini. Ora il paradosso è costituito dal fatto che il recupero salariale si sta mostrando molto più difficile per i "produttori" di ricchezza che non per i "produttori" di servizi pubblici, peraltro di non elevata qualità. Difatti pur tenendo conto che gli aumenti nel pubblico impiego sono comprensivi di tutte le voci (rivalutazione dell'anzianità, salario di produttività e accessorio ecc.) e che non esiste una contrattazione salariale articolata, c'è da rilevare che: a) la struttura salariale dei dipendenti pubblici è molto più condizionata dagli automatismi (anzianità ecc.); b) spesso intervengono "leggine" o sentenze dei Tar, su ricorso individuale dei dipendenti, che causano aumenti per gruppi particolari di lavoratori o per particolari figure professionali, con un "effetto domino" a favore di altri gruppi di lavoratori e con pesanti riflessi sia sulla spesa pubblica che sulla autorevolezza delle organizzazioni sindacali confederali. Inoltre gli ultimi contratti di comparto sono stati rinnovati con notevoli benefici economici. Né fa eccezione quello riguardante la sanità, firmato pochi giorni fa, anche se non sembra che abbia trovato il consenso di tutte le variegate professionalità che vi operano. Per questo non meraviglia che le rilevazioni statistiche sugli incrementi retributivi vedano le categorie del pubblico impiego ai primi posti (ovviamente non tutte sono ''relativamente privilegiate": il "Rapporto Camiti" ne ha ben messo in evidenza la giungla esistente anche tra i pubblici dipendenti). Non a caso l'ultimo Bollettino Economico della Banca d'Italia può concludere: " ... Nell'ipotesi che gli aumenti concessi negli accordi siglati nel 1989 si estendano ai comparti ancora in attesa del rinnovo, per l'anno in corso l'incremento delle retribuzioni di competenza per dipendente nel settore pubblico dovrebbe collocarsi intorno al 9 per cento". Dall'altro lato per la maggior parte dei lavoratori del settore privato, nonostante lo straordinario aumento di produttività realizzato (e costato la perdita di un notevole numero di posti di lavoro, soprattutto nella grande industria) e una ripresa della contrattazione articolata, i risultati economici non promettono di essere altrettanto soddisfacenti. Gli obiettivi minimi che dovrebbero essere raggiunti con il rinnovo dei contratti nazionali sono i seguenti: 1) un recupero del potere di acquisto per tutti i lavoratori; 2) una distribuzione delle erogazioni salariali che difenda e, se possibile, premi la professionalità e la responsabilità; 3) una limitazione del potere erogatorio unilaterale che hanno oggi le aziende e ché è stato da queste abbondantemente usato negli scorsi anni (vedi ultimo Rapporto Asap sui salari). La partita si sta dimostrando dura e difficile: lo testimoniano le vicende del ceni turismo e dei cartai e, recentissimamente, quelle dei chimici, ma soprattutto dei metalmeccanici. Il rischio, non peregrino, è quello di avere un'estate - quella dei Mondiali di calcio - non proprio tranquilla. Minatori in sciopero, Parigi 1935.

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