Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 4 - maggio 1990

ic)JLBIANCO lXILROSSO i I Il BO41 i i ii tiM itii Cile: la transizione democratica I 1Cile ha voltato pagina. Dopo l'insediamento del nuovo presidente: il democristiano Patricio Ailwyn, nel marzo scorso, ricomincia la vita democratica, in uno dei paesi dell'America Latina con maggiori tradizioni per la sinistra ed il movimento operaio. Ma 16 anni di dittatura militare non sono passati invano: nulla è più come prima da quell'll settembre 1973, in cui Pinochet fece bombardare il palazzo presidenziale di Allende: la "Moneda", oggi restaurata e restituita ad un inquilino democraticamente eletto. Le ricette economiche dei "Chicago boys" cui Pinochet si è affidato, dopo gli effimeri successi degli anni settanta, hanno seguito negli ultimi anni il ciclo discendente del prezzo internazionale del rame; il bilancio finale della politica economica del regime porta comunque un inequivocabile segno di classe: il Cile presenta oggi contemporaneamente uno dei tassi di inflazione più bassi dell'America Latina ed uno dei tassi di disoccupazione più alti. Tutto il peso delle scelte economiche è stato pagato in maniera evidente dai ceti sociali più deboli: soprattutto operai nelle città e contadini nelle campagne. I ceti medi autonomi o dipendenti (commercianti, autotrasportatori, burocrati pubblici) per anni hanno assicurato le basi di massa del regime, insieme agli imprenditori (soprattutto i latifondisti) e ai militari che sono gradualmente divenuti il ceto dirigente nuovo del paese. Ma l'emblema della politica economica fascista è costituito dal processo di "deregulation" che ha attraversato tutti i settori della vita economica; naturalmente la repressione antisindacale e l'incoraggiamento dei sindacati "filo padronali" ha rappresentato un elemento di rilievo all'interno di questo processo. Paradossalmente un regime che affermava tra i suoi valori fondamentali il "nazionalismo" cileno si è invece caratterizzato non solo per la strategia delle privatizzazioni (contrapposte alle nazionalizzazioni di di Andrea Stuppini "Unidad popular"), ma per la vera e propria svendita del patrimonio economico nazionale. Rame, nitrati, foreste, telefoni, banche, ecc. sono diventate altrettante occasioni di investimenti stranieri per i capitali giapponesi, australiani, neozelandesi, americani ed europei; ad esempio recentemente la compagnia telefonica nazionale è stata rilevata da una società australiana. Le tariffe doganali, i cambi fissi, i sussidi che promuovevano e proteggevano l'industria nazionale dalla concorrenza delle società multinazionali prima del golpe sono stati eliminati del tutto, il che ha causato una diffusa serie di fallimenti. In questo quadro i compiti che attendevano la nuova Cut (il sindacato democratico unitario) appaiono enormi. Analogamente alle vicende italiane del patto di Roma del 1944, la Cut riceve innanzitutto la sua legittimazione dai partiti della Concertaciòn Democràtica e soprattutto dalla·Democrazia Cristiana, dal Partito Socilista e dal Partito Comunista (anche se quest'ultimo ufficialmente non è ancora legalizzato). Il gruppo dirigente della Cut si raccoglie Milano 1960. Corteo sindacale. attorno ai principali esponenti della resistenza al regime militare come Bustos e Rodiguez ed il processo di ricostruzione del sindacato democratico procede parallelamente a quello dei partiti attraverso un percorso prevalentemente centralizzato a Santiago. L'unità della Cut poggia su di un compromesso politico tra le altre principali componenti e l'elezione dei dirigenti attraverso liste di partito ha il pregio della trasparenza, ma non incoraggia l'autonomia. Poichè non esiste un sistema di canalizzazione di quote sindacali, corrispondente al nostro l O/o, e legato al tesseramento, le entrate della Cut sono assai aleatorie e tali da costituire un freno notevole alla sua crescita. Non deve stupire quindi il dibattito che anima in questa fase la discussione all'interno della Cut, sul "sindacato obbligatorio"; in realtà questo problema è collegato alle modifiche da apportare al sistema contrattuale ed alla legislazione del lavoro. Proprio a causa dell'articolo 155 del "Codice del lavoro" in tutte le aziende cilene è possibile licenziare senza "giusta causa", e spesso a causa di questo motivo le affiliazioni al sindacato sono pressoché clandestine. Oltre che alle modifiche del "Codice del lavoro", la Cut punta le sue carte nell'immediato su intese nazionali con il nuovo governo democratico, soprattutto per ciò che concerne la riforma fiscale e la rivalutazione del salario minimo garantito. Il complicato sistema di leggi che Pinochet ha disseminato come altrettanti ostacoli sul cammino della democrazia, sarà rimosso solo gradualmente. Ma la Cut, se riuscirà a mantenere la sua unità, appare come una componente essenziale in questa fase di transizione democratica che culminerà tra un anno nelle elezioni amministrative. La difesa del ruolo del sindacato libero appare come una delle condizioni per elevare il tenore di vita dei lavoratori, anche al fine di rilanciare il mercato interno.

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