it)JJ. 81.\:\CO l.Xn.nosso Uiiihld Per un futurodella sinistra Q uesta conferenza segnala se non una svolta certo un clima diverso nei rapporti tra socialisti e comunisti. La sinistra italiana divisa non solo nei ruoli di opposizione e di governo ma più radicalmente divisa nei valori, nelle esperienze e nelle scelte di campo muove i primi passi nel dialogo e nella ricomposizione. Il Pci decidendo di cambiare il nome e la "cosa" - e cioé la sua natura e il suo nome comunisti - accelera un'evoluzione democratica iniziata da tempo, riconosce il fallimento del comunismo, si muove in direzione dell'Internazionale Socialista. Con il suo ultimo congresso e per bocca del suo segretario, il Pci si è reso finalmente disponibile a discutere le due opzioni di fondo lanciate da Craxi sul futuro della sinistra italiana: l'unità socialista anche articolata in più partiti e però vincolata da comuni principi e comuni riferimenti al socialismo democratico europeo; la grande riforma delle istituzioni politiche, come architrave della modernizzazione e del rinnovamento democratico dello Stato e della società italiana. Il seme del dialogo è stato gettato. Bisogna svilupparlo senza ritorni indietro, senza scarti e deviazioni verso altre sponde che non siano quelle dello spazio socialista democratico in Europa e dell'unità socialista in Italia. Sono certo utili tutte le occasioni di incontro, di comunicazione, di approfondimento interne e internazionali a cominciare da una messa a fuoco dei temi della Grande Riforma per un governo che sia espressione della volontà dei cittadini e per una Repubblica delle autonomie. Ma più che le parole contano i fatti. Le parole di Occhetto ci bastano purché divengano fatti - fatti di Claudio Martelli* nuovi come quelli che già sono intervenuti - anche gli annunciati cambiamenti della "cosa" e del nome, l'adesione all'Internazionale Socialista, la volontà di mettere in comunicazione la costituente di una nuova formazione politica con i progetti che ispirano la nostra prospettiva di avvenire. Bisogna insistere sui cambiamenti fondamentali e bisogna ragionare e dialogare anche sul contenzioso politico e programmatico tuttora attivo e non privo di antiche prevenzioni e di pregiudizi. (... ) Io avverto e capisco il bisogno del Pci che si vuole rifondare e ricostituire, il bisogno di compagni e di interlocutori che in qualche forma e in qualche misura condividano e facciano proprio il loro mettersi in gioco, la disponibilità a cambiare. Peccheremmo di orgoglio e di pre- ,..· ?-•_&;: :~ , ,r ...... ..>,.-......:.,; .. ,,._'..li ........ Roma 1919. Congresso nazionale della Fede• razione giovanile socialista. sunzione se dicessimo che noi socialisti non abbiamo nulla da cambiare. E penso che per realizzare attraverso le tappe e nelle forme possibili l'unità socialista, per dare sostanza alla nostra prospettiva di avvenire, dobbiamo esser pronti a tutti i cambiamenti necessari, a un incontro fecondo tra il meglio della nostra esperienza di governo e il meglio dell'esperienza dell'opposizione democratica. Ma deve essere chiaro un punto: vale anche qui, nei rapporti tra Pci e Psi e Psdi la stessa regola: prima la "cosa" poi il nome, prima l'identificazione con il socialismo democratico europeo e un'identità socialista in Italia, poi l'alternativa o comunque si chiamerà. Una grande forza riformista unita da un vincolo ideale, da uno statuto europeo, da un programma di azione sarà abbastanza grande per decidere insieme e unitariamente quale politica sviluppare senza pretendere noi, adesso, di mettere le brache all'avvenire. Viceversa il permanere di ambiguità e di riserve sui punti fondamentali creerebbe solo disorientamento, dando alimento a massimalismi e confusione nel Pci e facendo emergere anzichè una prospettiva di avvenire una ba~ele di linguaggi e di velleità, una politica politicante, una sinistra senza riforme, un harem antidemocristiano esposto a tutte le rivalità e a tutti i pentimenti. Non sarà questa la nostra strada, noi seguiremo una politica d'avvenire e fonderemo una prospettiva d'avvenire, non frettolosa ma paziente, non caotica ma coerente, non effimera ma duratura costruendo qualcosa che vale per domani e per sempre. • Dall'intervento conclusivo alla recente Assemblea Socialista di Rimini. I . 19 . .
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