{)!I. BI \ :'\( :() lXII.BOSSO 1i11ike,ilbil indistinta. Non può quindi che suscitare preoccupazioni il fatto che non siano le Camere il luogo dove si propone la modifica, ma il corpo elettorale in un misto di "democrazia plebiscitaria" e di scarico di responsabilità che delegittima ulteriormente la rappresentanza politica. I dubbi su questa iniziativa referendaria sono anche di natura politica. Perché accresce invece di ridurre la confusione e, oltre tutto, rischia di compromettere il fragile dialogo che si sta avviando tra le forze della sinistra. Se infatti la Corte dichiarerà improponibile il referendum resteranno solo le divisioni e le lacerazioni che esso ha già provocato. Se invece si effettuerà e dovesse essere vinto dai proponenti si regalerà alla DC (come ha messo in evidenza una attendibile simulazione dei risultati) una immeritata maggioranza assoluta al Senato. Per evitare questo esito c'è chi ha suggerito alla sinistra di unirsi, magari con l'aggiunta di qualche laico. Ma una simile alleanza può realizzarsi e funzionare solo nel contesto di nuovi Anni cinquanta. schieramenti politici incoraggiati da una riforma istituzionale complessiva e da un nuovo sistema elettorale con voto a due turni. In ogni caso anche ammesso che per eventi del tutto imprevedibili l'alleanza a sinistra si riesca a fare avremmo una maggioranza di sinistra al Senato, mentre alla Camera, dove si continuerebbe a votare con la proporzionale, resterebbe probabilmente il pentapartito. Così il referendum anzichè produrre una riduzione della frammentazione politica, dell'instabilità e dell'inefficienza governativa, dell'eterogeneità delle maggioranze, rischia di accrescere soltanto la confusione, l'impotenza, la paralisi. Si conferma così che in condizioni troppo aggrovigliate, chiedere aiuto alla gente, scaricare sui cittadini una impossibile responsabilità, equivale soltanto ad una deresponsabilizzazione della politica. Ad una ulteriore diminuzione della sua credibilità ed autorevolezza. Questo può non essere un problema per il direttore dell'Espresso. Credo che lo sia, e serio, per la Democrazia Cristiana.
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