~li- Bl.-\~CO il..11. llos.50 HH#hld Cattolici e Pci: c'è un domani diverso? Dopo l'anatema e il dialogo cosa viene? Parlare di Pci e cattolici vuol dire ripercorrere tanta storia degli ultimi decenni. La Dc ha festeggiato a modo suoi i 42 anni della vittoria elettorale del 1948. Possiamo partire da lì. Allora, con pochissime eccezioni, cattolici e comunisti erano davvero su due fronti. Il Pci era un partito ideologicamente e programmaticamente ateo ed antiteista. Era scritto negli statuti che la sua ideologia era quella del marxismo leninismo e che i suoi aderenti la dovevano conoscere e accogliere. Il comunismo di allora si era imposto dovunque con la forza delle armi o dell'inganno elettorale, come in Ungheria nel 1947. L'unico comunismo, anche quello del Pci, era quello di Stalin. Nel dicembre '48, ed è solo un esempio, a Budapest fu arrestato, processato e condannato il cardinale Mindszenty, oggi ufficialmente riabilitato, e in Cecoslovacchia, in una sola notte, tutte le strutture cattoliche furono soppresse: vescovi, preti e suore, a migliaia, furono imprigionati, chiese e conventi chiusi o occupati militarmente. Nel '48, da noi, la campagna elettorale vide in prima fila anche ecclesiastici e organi di chiesa. Davanti all'Assemblea costituente Togliatti aveva solennemente dichiarato che la Russia era «un regime di piena libertà religiosa, e che il regime socialista si rivela perfettamente conciliabile con questa libertà» (25-3-1947). Allora il Pci approvava senza distinzioni e precisazioni tutto ciò che avveniva ad Est. Oggi tutti sanno come stavano le cose. Anche così si spiegano il 18 aprile, i Comitati civici, e la scomunica del 1 ° luglio 1949. Poteva, la Chiesa cattolica, consentire ad un suo fedele, che tadi Giovanni Gennari le volesse restare, di appoggiare e propagandare tale stato di cose? Furono, certo, anche atti «politici», con effetti politici magari sgraditi, ma non sono stati solo partigianeria politica e ingerenza clericale della Chiesa. Acqua passata? Oggi certamente, ma nessuno che voglia capire, e cambiare il presente, può cancellare i fatti del passato. Qualche passo avanti teorico già era stato fatto, per esempio da Luigi Longo nel 1945, al V° Congresso del Pci («un partito non ateo, che accetta anche i credenti, non impone dottrine filosofiche materialiste e condanna l'anticlericalismo»), ma erano rimaste parole. Arrivarono poi, ancora con Togliatti, la distinzione tra ideologia del partito e programmi politici, l'affermazione della necessità di coinvolgere i cattolici, l'elaborazione di una «via nazionale». E tuttavia per Togliatti comunismo e cristianesimo sono e restano «due ideologie tra cui è impossibile una qualsiasi forma di compromesso», e nel suo ultimo scritto, il «Memoriale di Yalta», la religione resta una realtà che è necessario «conoscere» per poi «superarla». La vera novità, pensata e anche tentata, arriva con Enrico Berlinguer. La sua famosa lettera di risposta al vescovo di Ivrea, Luigi Bettazzi, del 1977, affermava che il Pci non solo è «un partito laico e democratico, come tale non teista, non ateista e non antiteista», ma anche che vuole «uno stato laico e democratico, anch'esso dunque non teista, non ateista, non antiteista». È la stagione del «dialogo», delle candidature di cattolici noti come tali che si presentano come indipendenti nelle liste del Pci, e infine del «compromesso storico», che tendeva ad una allean- : 28 - - - za politica con la Dc, e concretamente pensava anche e soprattutto di coinvolgere movimenti, gruppi e persone, «pubblicamente impegnati a restare cattolici», che non si riconoscevano più nella Dc del referendum sul divorzio, in preda a una grossa crisi morale e politica. L'epoca della segreteria Zaccagnini e del tentativo di coinvolgimento del Pci in responsabilità di governo. È andata come è noto, con l'assassinio di Aldo Moro e la fine della solidarietà nazionale. Ma il Pci continuò a muoversi sul fronte della questione cattolica. Nel XV Congresso (marzo-aprile 1979) ci furono ancora passi in avanti, con il riconoscimento del ruolo positivo della coscienza cristiana (Tesi 13), il rifiuto del laicismo di principio (Tesi 70) e la cancellazione ufficiale dallo Statuto del partito del1'articolo 5, che imponeva prnfessione e studio del marxismo-leninismo. In tutta questa fase il Pci guardava ai cattolici come forza organica essenzialmente nella Dc, e poi anche nei movimenti ecclesiastici e di volontariato, cercandone un coinvolgimento collettivo, politico e cultura!~. Dopo l'assassinio di Moro e gli scarsi risultati politici della solidarietà nazionale Berlinguer decretò la rottura con la Dc e la scelta dell'alternativa. La questione cattolica fu messa un po' in ombra, e il Pci di Berlinguer parve concentrarsi tutto sulla proposta del1'austerità e della questione morale. Occorre ricordare che forse furono proprio questi punti che in qualche modo incontrarono, tra 1'80 e 1'84, la sensibilità di ampie fasce di cattolici. Morto Berlinguer, e sepolta l'idea dell'alleanza con la Dc, si è avuta una forte eclissi del rapporto Pci-cattolici. Anche le personalità cattoliche elette
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