per iniziativa della Fondazione Sistema e di prossima pubblicazione in numerose lingue europee (l'edizione italiana, imminente, è a cura di "MondOperaio"). La rivista è senza dubbio bella e interessante, mette a frutto un lavoro pluriennale che la Fondazione Sistema ha in corso (e di cui sono testimonianza i periodici incontri di Javea), raccoglie già nel suo primo numero contributi di primissimo piano (le firme sono quelle di Michail Gorbaciov, Willy Brandt, Oscar Lafontaine, Luciano Pellicani, Giorgio Napolitano, Alfonso Guerra e altri di non minor levatura). La presentazione dell'edizione spagnola, tenutasi a Madrid il 22marzo scorso, s'è risolta in una sorte di summit della sinistra europeo-occidentale d'ispirazione socialista e ha avuto per l'Italia un'importanza particolare: Achille Occhetto è riuscito a ottenere il sospirato assenso dei partiti socialisti europei a un'eventuale adesione del Pci all'Internazionale socialista e ha trovato sostanziali punti di contatto (è presto per dire se si tratta di reale intesa) con Claudio Martelli all'indomani del 19 congresso e mentre Craxi sanciva dalla tribuna di Rimini la fine sostanziale della conventio ad exc/udendum. Eppure l'incontro di Madrid s'è affermato - almeno questa è l'impressione ricavata dalla lettura di cronache addirittura entusiastiche - più come punto d'arrivo che come autentico punto di partenza e, quando si parla esplicitamente di futuro, la cosa non può destare perplessità. È anche vero che dalla rivista non ci si possono aspettare acquisizioni immediate, proprio per il suo carattere costitutivo che è di estrema apertura. Se il suo comitato di direzione è dichiaratamente espressione del socialismo istituzionale europeo, il comitato di redazione si apre anche a figure significative del revisionismo comunista, confermando così quella che ormai è impressione diffusa e cioè che il futuro della sinistra non si decida più su dispute di sapore ottocentesco, ma sulla base di contraddizioni del tutto nuove. E tutto il primo numero della rivista, che sarà semestrale, dichiara questa volontà, liquidando come chiuse le esperienze del passato (quella sovietica di stampo leninista e quella socialdemocratica classica) e prospettando le necessitè di metterle a frutto in una situazione global- .P-lJ,RIAM.:O \Xli.ROSSO •h•#§•id mente affatto originale. Semmai c'è da notare in alcuni, e penso a un lungo articolo di Ernest Mandel, la riaffermazione della validità del pensiero di Marx, cosa in Italia abbastanza incomprensibile, dal momento che la sinistra comunista è stata per lunghi anni leninista, ma non marxista, come si può facilmente riscontrare dalla recente polemica sull'egemonia cuslturale del Pci nel dopoguerra. Il punto è un altro. Unanime nella rivista e tra coloroc he l'hanno presentata è il riconoscimento del fattoc he solo la fulminea evoluzione dell'Est europeo ha consentito la chiusura in tempi rapidi d'un necessario processo di revisione tale da aprire prospettive rinnovate per il futuro. Ma lo sforzo per capire quel che realmente succede nella ex provincia dell'impero sovietico rimane debole. Che Gorbaciov identifichi l'avvenire della sinistra con la perestrojka è comprensibile. Meno comprensibile è che i socialisti europei, in passato tanto attenti a quel che succedeva oltrecortina, oggi si cristallizzano in letture della realtà invecchiate ancor prima d'essere compiutamente espresse, il cui maggior difetto è quello di trascurare come un'esperienza quarantennale di totalitarismo in parte capace di sconvolgere lo scenario politico classico quale viene vissuto ancora (ma per quanto?) in Occidente. Lasciamo pure perdere la Spd, incapace di rendersi conto del fatto che l'attuale trionfo democristiano va pure ascritto alle sue strumentali intese con la Sed e alla sua passata difesa dell'ordine costituito nell'Est europeo. Ma veramente c'era bisogno che i partiti socialisti cosiddetLipari 1927. Arrivo al confino. ti latini si impegnassero nei mesi scorsi nel sostegno a una sequela di formazioni socialdemocratiche, nate occasionalmente con pochi iscritti, pochi voti e con ancor meno idee che non fossero quelle d'un generico desiderio d'appartenenza alla grande famiglia del socialismo europeo? Non si tratta, come pure è stato detto a Madrid, di semplice discredito ampliatosi dai comunisti a tutti coloro che professano ideali socialisti. Il risultato d'una simile e consolatoria interpretazione è che oggi in Polonia, tanto per fare l'esempio più clamoroso, la sinistra laica e socialista rappresentata da Geremek, Michnik e Kuron, si trova in crescente difficoltà all'interno d'una Solidarnosc che non riesce a far chiarezza sulla propria natura e sui propri fini. E a contenere la loro influenza non provvede una Democrazia cristiana mercantile e liberoscambista, ma una strana miscela di populismo e di nazionalismo che nella storia polacca affonda radici più che consistenti. Se si vuol pensare alla nuova realtà in termini europei, non si può fare a meno di tener sempre presente un dato sostanziale: metà del Vecchio continente punta all'integrazione con la più ricca e forse più fortunata parte occidentale, dovendo quotidianamente fare i conti con il problema cruciale della liquidazione delle sopravvivenze di quarant'anni di totalitarismo. La sinistra occidentale che in molte sue componenti può vantare il merito d'aver contribuito a far luce sui meccanismi di quel totalitarismo, non può permettersi ora di ignorare le dinamiche di una possibile transizione dal totalitarismo alla democrazia, pensando che siano affari internid i paesi ormai "liberati". Questo vale ancor più per la sinistra italiana, soprattutto dopo il congresso comunista di Bologna, la conferenza socialista di Rimini e le convergenzeregistrate a Madrid. Il vecchio Pci, quello precedente la costituente, ha sempre lavorato per ritardare ogni analisi sulla realtà sovietica ed est-europea: lo stesso termine totalitarismo, oggi comunemente impiegato perfino a Mosca, è stato per decenni uno spauracchio da demonizzare anche con il ricorso all'insulto nei confronti di chi ne faceva un uso non propagandistico. La nuova formazione non può ignorare di nasce-
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