~!l,lll.\~CO \Xli.BOSSO •it•W•IA I fili dispersi dell'etica P rendere atto della crisi del comunismo non significa solo cominciare a mettere in discussione un modello politico (quello del socialismo reale) ma fare i conti con la dissoluzione di tutto un universo culturale che coinvolge valori, principi morali ed orientamenti di fondo. Si tratta di un passaggio cruciale che non poteva essere ignorato dalla relazione di Occhetto al XIX Congresso. Come riproporre infatti il pur insostituibile valore dell'uguaglianza senza riflettere sulle disastrose conseguenze economiche e sulla repressione di ogni libertà che l'applicazione coatta (e distorta, certamente) di quel valore ha comportato? Come continuare a pensare ad una società priva di classi e di conflitti senza vedere a quale prezzo una tale fine del conflitto sociale si è realizzata ad Est? Tuttavia, se queste domande rendono l'idea di uno scuotimento della tradizione comunista che non è solo politico ma anche ideale, la riposta che ad esse viene data non riesce ancora a delineare con chiarezza il punto di approdo. Anzi forse rende ancor più palpabile lo smarrimento che a quella crisi inevitabilmente è seguito. Il problema ideologico di fondo con cui la relazione di Occhetto deve fare i conti è infatti da un lato quello di non abbandonare i valori portanti della tradizione socialista, dall'uguaglianza alla socialità, dalla critica della ''produzione per la produzione" alla maggiore sottolineatura dei "bisogni" umani e degli aspetti qualitativi dello sviluppo. D'altro lato, tuttavia, quell'esigenza deve conciliarsi con la ormai definitiva consapevolezza della irrinunciabilità dei principi su cui si reggono le società occidentali, vale a dire le libertà individuali, la democrazia formale, il mercadi Lucio Cortella to, l'economia capitalistica. È il classico problema della conciliazione di libertà ed uguaglianza. Se il problema è chiaramente delineato, meno lo sono le soluzioni. Una prima strada è la sostituzione dell'uguaglianza con il concetto di equità, definita da Occhetto "giustizia in rapporto alle capacità ed ai bisogni". Si tratta, come si vede, di un concetto non ancora ben determinato. L'equità, infatti, a differenza dell'uguaglianza, presuppone una situazione di differenze sociali ed economiche, non tali tuttavia da essere inique, cioè da trasformarsi in privilegi e favoritismi. Al contrario, la perfetta equità si realizza quando proprio quelle differenze si rivelano più vantaggiose per tutti che non un piatto egualitarismo. Ma non è in questa direzione che la relazione di Occhetto si muove, anche perché questo presupporrebbe una riflessione ancora più radicale sul significato delle disuguaglianze e sullo stretto rapporto che lega la differenza sociale, l'incentivo e la messa in moto di meccanismi vantaggiosi per tutti. La strada maestra scelta dal segretario comunista è invece meno politica ed indica una vera e propria riscoperta del terreno dell'etica. Egli vede infatti la mediazione tra libertà ed uguaglianza nella fraternità e nella solidarietà. "La fraternità apre la libertà all'uguaglianza, e rende possibile l'uguaglianza come scelta libera". In tal modo il raggiungimento dell'uguaglianza cessa però di essere un obiettivo politico per diventare un dovere morale, una libera scelta da parte di chi condivide l'istanza della solidarietà. Ma qui ormai siamo fuori della politica. Più esattamente siamo su quel terreno dell'etica sociale che è stato da sempre un ambito ■ )) ■ -- privilegiato della tradizione cattolica. Questa considerazione ci è confermata anche da altri segnali, come l'invito a riscoprire il valore della persona umana come perno centrale a partire dal quale riattualizzare la critica cattolica all'individualismo capitalista ed al collettivismo burocratico. Indubbiamente si tratta di una novità rilevante all'interno del pur variegato arcipelago comunista. Quello che nel passato era stato niente più che un terreno di confronto tra comunisti e cattolici, o al massimo la scoperta di spinte ideali affini, diventa qui l'architrave ideologica del nuovo partito. Ma è a questo punto che cominciano i problemi. Non c'è dubbio infatti che oggi un rinnovamento della politica debba partire dall'etica e da un progetto che le rimetta insieme. Ma la ripresa dei temi cari al cattolicesimo sociale deve Italia del sud. Inizio anni 50.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==