preoccupazione di doversi emancipare, oltre che dalla cultura monoteistica del leninismo in variante italiana (Gramsci, Togliatti ecc.), anche dagli strumenti operativi del partito di massa. Quadri, apparato, professionismo politico possono essere riciclati sulla base di nuovi compiti: assumere in proprio i diritti dei cittadini, e indicare canali e procedure per sapere dare, in tempi rapidi, risposte concrete a problemi concreti. Si aprirebbe ai funzionari comunisti un fronte appassionante - non meno della vecchia lotta di classe - e ricchissimo per grandi conflitti e per un'altrettanto grande cultura di governo. Fin quando il Pci è rimasto un tendine dello stato si è limitato a organizzare gli interessi legittimi e le domande collettive o in termini sindacai-corporativi o in termini di mobilitazione per una rendita elettoralistica differita. Si tratta, invece, di impostare un ri-uso massiccio del lavoro dei militanti per fare da centralina (come ha detto Toni Muzi Falconi), da apparecchio intelligente per la raccolta e lo smistamento - presso l'assessore, il parlamentare, l'intendente di finanza, il preside di scuola, il direttore sanitario, il consiglio di stato, gli uffici per le pensioni o per la previdenza ecc. - dei mille disagi, angherie, oppressioni della pubblica amministrazione, delle imprese ecc. I cittadini sono sempre più, soprattutto se privi della protezione sindacale e partitica, una folla solitaria, da quando le politiche redistributive e assistenziali del Welfare State hanno trasformato partiti e sindacati in agenzie di servizio dei grandi interessi frazionali aggregati. Artigiani, commercianti, coltivatori diretti, operai sono ormai organismi "corporati", vere e proprie lobbies palesi che, dopo essersi integrate nei partiti, hanno assunto tale forza di pressione autonoma da poter fare a meno della maschera politica sul volto, agendo in prima persona e per conto proprio. Il mito (con relativo trucco) di presentare agli altri un interesse particolare come un bene comune può essere asciugato dalla decisione del Pci di non demonizzare più, come ha fatto finora con esorcismi non dissimili da quelli della cultura cattolica, gli interessi parziali, stabilendo regole precise per il i.>11.81.\~CO lX.-11. nosso •h•ihld Il problema è di sapere se un personale politico-burocratico come quello dei funzionari, formatisi per assumere gli interessi dei braccianti, degli operai e dei ceti medi (cioè morfologie di classi) può essere riconvertito per assicurare giustizia (l'antica pretesa comunista) agli immigrati, ai vecchi, agli ammalati, ai giovani, ai devianti ecc. Tutto ciò esige un processo di neoalfabetizzazione, l'accumulo di know how sulle procedure amministrative, la legislazione comunale e regionale, il diritto industriale, la politica della solidarietà ecc. Sono conoscenze ternatiche, settoriali, specialismi generalmente estranei ad un ceto abituato alla riproduzione allargata della macchinapartito. Nello stesso spettro delle assemblee elettive (dai quartieri ai consigli comunali e regionali) e degli enti pubblici (dalle banche alle municipaliztraffico delle lobbies. Milano, 1970. Corteo in Corso Venezia. = 17 zate), l'elite comunista opera come promotore e garante del compromesso e della spartizione partitocratica più vantaggiosa per sé, non avendo alcuna competenza preventiva. Sono impressionanti le quote del bilancio pubblico che gli assessori comunisti (non meno di quelli di altri partiti) spendono per supplire al loro deficit di preparazione specialistica attraverso consulenze esterne, conferenze, seminari di lavoro, convegni ecc. Se il Pci accettasse di metabolizzare la sua struttura ''pesante'' investendola nella formazione di mille punti di ascolto, rilevazione e trasmissione delle domande sociali, diventando un partito di tutela dello stato di diritto, sarebbe una buona fine per la sua, troppo spesso sciagurata, storia di distaccamento nazionale del sovversivismo internazionale.
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