Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 4 - maggio 1990

i.)-lJ. BIANCO lXll,ROSSO iii•iil•U ciare dal nulla l'attività pastorale. Tutto è ancora da costruire. In Ucraina quattro milioni di cattolici di rito greco sono stati incorporati a forza, nel 1946, da Stalin, nella chiesa ortodossa di Mosca, ma non si sono mai piegati, e oggi vogliono recuperare piena libertà. In questi decenni si è realizzata una vera e propria chiesa delle catacombe, con decine di vescovi e centinaia di preti in prigione, parecchi uccisi, migliaia e migliaia di credenti perseguitati. E oggi non è solo una questione di anime: sono in ballo migliaia di edifici, chiese, seminari, scuole, conventi. È il problema più grosso nei rapporti tra Urss e Santa Sede, anche perchè in mezzo c'è il Patriarcato di Mosca che non vorrebbe cedere, mentre il Cremlino vorrebbe chiudere in fretta questo contenzioso. L'ortodossia teme anche il proselitismo cattolico animato dallo spirito del papa polacco, testimone di una resistenza aperta al regime ateo che non sempre è stata prerogativa, invece, del Patriarcato di Mosca. La situazione della chiesa in Polonia è nota: essa ha per decenni, da sola, rappresentato la nazione intera e la società polacca. Poi è arrivato Solidarnosc, con l'appoggio e la presenza potente e simbolica di Roma, e tutto è cambiato. Oggi il comunismo non esiste più, e i problemi che ha creato sono tutti sulle spalle dei governanti, in gran parte cattolici, e della gente. Forse per la chiesa i tempi difficili cominciano ora. In Ungheria e in Cecoslovacchia la precedente legislazione antireligiosa è stata anche ufficialmente spazzata via. Gli ordini religiosi sono di nuovo legali. A Budapest già 58 ordini religiosi maschili si sono riorganizzati e un vescovo, il carmelitano Nàndor Takacs, è stato nominato coordinatore di tutte le loro attività. Prima della presa del potere dei comunisti gli ordini religiosi maschili, in Ungheria, erano 66, ed avevano 12.000 membri. Oggi i numeri sono molto lontani dalle cifre di allora: 120 benedettini (erano 350), 170 francescani (erano 600), 32 carmelitani (erano 107), 72 gesuiti (erano 300) e così via. I beni confiscati non si sa dove siano andati a finire, gli stabili verranno restituiti, salvo i casi in cui il loro uso attuale rende regionevole il contrario: il convento di Miskolc è una casa per anziani, la curia dei gesuiti a Budapest è una caserma, quella dei Verbiti è un ospedale per bambini. Sono problemi concreti, e ci vorrà tempo per affrontarli e risolverli tutti, ma la realtà oggi : 12 cammina più in fretta di quanto non si sia mai potuto pensare. In Cecoslovacchia è subito scomparsa nel nulla l'associazione di preti e religiosi vicina al regime, chiamata "Pacem in Terris", e sono venuti alla luce i numerosi clandestini che per anni avevano lavorato di nascosto, spesso rischiando la prigione e la stessa vita. Si è saputo che quasi tutti gli ordini religiosi avevano noviziati e comunità clandestine: sono venuti fuori, cosi, 90 nuovi salesiani slovacchi e 70 gesuiti boemi, 30 redentoristi, 40 verbiti e altrettanti francescani, 50 cappuccinsi e così via. Ma l'età media è alta, oltre i 60 anni, e i problemi veri cominciano ora. In Bulgaria e Romania le leggi antireligiose sono ancora ufficialmente in vigore: la Chiesa non ha riconoscimento giuridico, è tollerata senza alcuna garanzia legale. I cattolici, del resto, sono piccola minoranza, e l'età dei pochi preti sopravvissuti ai massacri e alle persecuzioni è molto alta. Un esempio: in Bulgaria 40 anni fa c'erano 50 cappuccini, ora sono soltanto in quattro. Difficile, in conclusiosne, una previsione univoca e chiara. Certo: alla religione di chiesa, e alla chiesa cattolica in particolare, si apre oggi all'Est una sconfinata promessa di attività libera, di rinascita spirituale, di espansione religiosa. Ma si apre anche, e Giovanni Paolo II dimostra di averlo chiarissimo davanti agli occhi, la prospettiva di una pura e semplice conquista mercantile da parte delle società occidentali· secolarizzate. Come dovrà attrezzarsi ora la Chiesa, vittoriosa nei fatti sul sistema dell'ateismo marxista fatto dittatura, per resistere e restare viva nel confronto con il consumismo, l'individualismo, la competitività esasperata, la riduzione dell'uomo a merce e della donna a oggetto del possesso maschile? Che tipo di clero sarà in condizioni non più e non solo di resistere al regime ateo oppressivo, ma di evangelizzare nella libertà, di tradurne il messaggio del Vangelo per gli uomini di oggi? Una risposta potrà venire solo dai prossimi anni, e l'entusiasmo trionfale di queste settimane non deve indurre a facili illusioni. Il primo a non nutrirle, in verità, proprio stando a quanto ha detto nei discorsi in Cecoslovacchia, è lo stesso Giovanni Paolo II, che fa appello alla speranza, certo, ma senza ottimismi e senza voli pindarici. La storia europea è, da sempre, per tutti maestra di prudenza. Ciò vale anche per i papi moderni.

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