Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 2/3 - mar./apr. 1990

cante jondo andaluso, dei canti dei carrettieri siciliani, delle serenate napoletane. Qualcuno degli egiziani cantava assieme al cantante del juke-box, altri tamburellavano con le dita sul piano del tavolo, un altro ballava, dondolando la testa dai capelli crespi. Ordinai un caffè. Che fu insufficiente a far svanire i fumi del vino, a togliermi la sonnolenza che mi ottundeva e che quella nenia ancora accentuava. Gli egiziani bevevano tè scuro dentro bicchieri, fumavano. Parlavano fra loro a voce alta, con suoni gravi, gutturali o fortemente aspirati, spesso sghignazzavano. Erano meno riservati degli eritrei, più caciaroni, più scugnizzi. Uno venne ad offrirmi una sigaretta. - Piace musica araba? - mi chiese. - Piace, piace tanto. E, sedendosi al mio tavolo, cominciò a sciorinarmi nomi di divi delle loro canzoni, fra cui riuscii a distinguere solo quello della mitica Om Kalsoum. Gli diedi delle monete e gli chiesi di mettere Om Kalsoum. Appena s'udirono le prime note, venne a risedersi e smise di parlare, si chiuse nel silenzio, in religioso ascolto. Anche gli altri si fecero silenziosi e malinconici. In quella, s'aprì di schianto la porta ed irruppero nella stanza tre poliziotti. Ordinarono a tutti d'alzarsi e, mani in alto, di mettersi a faccia al muro. lorimasi fermo al mio posto. Un poliziotto m'afferrò per un braccio e mi spinse contro il muro. Ci perquisirono tutti, palpandoci da sotto le ascelle fino alle caviglie. Quindi chiesero a ognuno il passaporto. - Non ce l'ho - dissi io. - Ho la patente. - La patente? Tu guidi in Italia? - E dove devo guidare? - Ma sei italiano? Mi veniva voglia di gridargli, con voce profonda, gutturale, "No, no, son negro, sono arabo, sono ebreo, sono di tutte le razze, come te!" - Fai vedere la patente. Gli feci vedere anche quel pezzo di giornale sgualcito e sbiadito dove si parlava di me, del mio libro. - Sono uno scrittore - gli dissi pateticamente. - Va be', va be'. Maleichecifaqua? - Pioveva, mi sono riparato - risposti vigliaccamente. E ancora più vigliaccamente tirai fuori quel tesserino """-lt BIAM:0 lXltllOSSO 11111 ii i IW iii dei Pubblicisti per cui s'appartiene, sia pure da poveri sottufficiali, al magnifico Ordine dei Giornalisti. E il poliziotto, subito: - Dotto', a quest'ora di notte, per questi quartieri è assai pericoloso. Si faccia accompagnare almeno da un fotografo. "Ecco", mi dicevo in macchina, ritornando umiliato a casa, "così difen- - Le Corbusier, Disegno da "Précision" (1929). diamo il nostro ultimo respiro, la nostra agonia. Ci illudiamo di sopravivere difendendo il nostro benessere da ogni minima minaccia. tutta questa enorme ricchezza sotto cui finiremo schiacciati, sepolti, bianchi e immobili per sempre". (per gentile concessione di "Linea d'ombra") ----------

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