,Q.. Jt BIANCO l.XltllOSSO •Ni•Bi)QiiiitiiifrD ' 'Il Brasile vi manda a dire" Lula, Luis lgnacio da Si/va, è il leader del Partito dos Trabalhadores, PT (Partito dei lavoratori), e nelle scorse settimane ha fallito per pochi voti l'elezione a presidente della Repubblica del Brasile. I giornali hanno riferito della grande coalizione di forze e di interessi conservatori che hanno determinato questa sconfitta, ma è sicuro che l'esperienza servirà in futuro, per affrontare con prospettive più concrete altri turni elettorali. Oggi Lula è già l'uomo più popolare del Brasile, soprattutto tra la gente. Figlio di fa miglia numerosa e povera, 45 anni, da bambino emigrato per fame dal Nordest a Sao Paulo è sposato e ha 5 figli. Meccanico-tornitore, a 25 anni dirigente sindacale, presidente del sindacato dei metallurgici nel 1975. È ilpiù fiero oppositore del regime militare, e conosce la tortura e la prigione. Nel 1980fonda il Partito dei Lavoratori, e nel 1983la Centrale unica dei lavoratori. Nel 1982 ha avuto un milione e mezzo di voti alle elezioni del governatore dello stato di San Paolo, e nel 1986 è entrato in parlamento come deputato più votato di tutti. Ha concorso, di recente, alle elezioni presidenziali, candidato di tutti i lavoratori, e al II turno è stato sconfitto, di poco. I suoi 31 milioni di voti, tuttavia, sono una grande promessa per un futuro diverso. Il Partito dei lavoratori ha la caratteristica di essere diretto dai lavoratori stessi, ed è la più grande forza politica del paese, organizzata alla basepopolare soprattutto tra i neri, le donne, i giovani, i contadini senza terra, gli studenti. Si definisce "partito di massa, democratico, socialista e pluralista". Ha 700.000iscritti, più di 1000membri delle camere municipali, 17 deputati federali, 50 deputati statali e dirige 31prefetture, tra cui quella di San Paolo, 12milioni di abitanti, la città più grande del Sudamerica (g.g.). intervista a Lula di Franco Petrignani e Francesco Monini Cosa ha significato, per te, e per il P. T. l'esperienza delle recenti elezioni? Queste elezioni sono state una tappa. Abbiamo scoperto che era possibile fare un passo in avanti e, cioè, invece di limitarci alla rivendicazione salariale, strutturarci come organizzazione che poteva tentare di conquistare il potere. Queste elezioni, tra l'altro, mi hanno permesso di smentire un'idea che avevo. Nel 1985, in una dichiarazione rilasciata alla "Folha de Sao Paulo", affermavo di non aver mai avuto l'illusione secondo cui la classe lavoratrice sarebbe potuta arrivare al potere tramite elezioni. Solamente cinque anni dopo, l'esperienza appena trascorsa ci ha insegnato che potremmo arrivare al potere tramite elezioni. Mi sento addirittura di poter affermare che, una settimana prima del secondo turno è stato come se avessimo vinto le elezioni. Noi stavamo al potere. Abbiamo perso durante il trascorrere di quell'ultima settimana. Comunque questo è stato un processo ricchissimo: dal punto di vista della militanza politica, dellapartecipazione, della costruzione di un movimento sociale; dal punto di vista dell'alleanza di sinistra, che sembrava fosse impossibile in Brasile, e improvvisamente, è sorta un'alleanza di ampi segmenti della sinistra, popolari. È stato un movimento di massa, è stato qualcosa di straordinario. Una tappa molto ricca. Adesso dobbiamo fare in modo di non disperdere questo patrimonio. Bisogna che manteniamo accesa la fiamma per poter continuare, tenere banco, fino alle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento e dei Governatori degli Stati. Sono molto vicine: saranno in ottobre prossimo. Come hai vissuto l'esperienza della costruzione del Frente Brasi! Popular? Durante il primo tempo di costruzione delle alleanze per la costituzione del "Frente Brasi! Popular" (FBP), quando cioè si è trattato di unirci al PSB (Partido Socialista Brasileiro) ed al PCdoB (Partito Comunista do Brasi!), siamo riusciti a stabilire una alleanza su un programma comune, in tredici punti, che definiva gli elementi di base. La seconda tappa, quella tra il primo e il 2° turno, è stata più complicata. Questa volta c'era una maggior differenziazione tra i partiti che si sarebbero uniti. Con il PSB siamo stati facilitati dal quadro del processo ormai storico di impegno e di alleanza di sinistra. Non è da sottovalutare come le elezioni si siano di fatto trasformate in plebiscito: cioè non c'era alternativa all'infuori della scelta tra Collor e Lula. I candidati progressisti che erano rimasti tagliati fuori dal1'esito del primo turno di votazioni, appunto, non hanno esitato ad appoggiare la mia candidatura. Parlando della difficoltà per costruire un programma comune, anche quella con il Partito comunista del Brasile non deve essere stata piccola. È vero. Il PCdoB ha una visione ortodossa dell'Est europeo e la sua concezione di società è basata su un'esperienza come l'Albania. C'è tra noi una grossa divergenza ideale. Noi difendiamo un socialismo che, per essere effettivo, deve permettere la pluralità dei partiti politici, la libertà ed autonomia sindacale, il diritto di sciopero; cioè un socialismo intimamente legato alla democrazia, basato sul dibattito politico. Non è concepibile il partito unico, il sindacato unico, l'assenza di disputa politica. Ciò che ci ha unito è stata la determinazione assunta di elaborare un programma comune in tredici punti, l'esecuzione del quale si sarebbe dovuta rispettare nel caso in cui fossimo arrivati a vincere le elezioni. È stata la discussione su obiettivi comuni, e non sulle differenze ideali, a permetterci di sederci attorno a un tavolo e costruire l'al-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==