di buono, la storia penosa della legge quadro (che forse nemmeno ci voleva, per come è impostata) che si potrae, in una "presa in giro" colossale, dall'82. È poi contraddizione il blocco della 482, legge mai rivista, e i vari decreti e leggi contro cui si è dovuto lottare per farli tornare indietro. Come ultima la legge che assegna alle commissioni militari la visita per essere riconosciuti invalidi. Come se poi ci lavorassero i militari per gli handicappati. Cosa assurda. Per cui oltre i processi in avanti, innegabili, con i risultati raggiunti, ci sono ritorni indietro impensabili. E potremmo parlare della finanziaria dell'88, che mette a disposizione 400 miliardi in 3 anni per strutture che dovrebbero essere comunità alloggio, perché questo è il bisogno ultimo dell'handicappato, e invece saranno istituti. Eppure la realtà ci dice che ormai l'handicappato, al di là di queste situazioni contradditorie, è inserito nella società, è in città. Da Capodarco, presso Ascoli Piceno, siamo venuti a Roma per inserirci nella società, e le nostre famiglie, le nostre cooperative, i nostri servizi per gli altri handicappati, al di là anche dei grossi limiti che sono riferiti a come il pubblico lavora con noi, funzionano. Siamo così cittadini come gli altri. Il processo di riabilitazione nelle sue linee fondamentali si è precisato e giunto sino in fondo. Ma poi si è bloccato nelle contraddizioni, e per certi versi rischia di tornare indietro. Perciò c'è bisogno di una azione politica vasta e concentrata che faccia superare le contraddizioni, e credo che lo sblocco non debba tanto accadere a livello generale, ove la voi.>.V• 81.\M:O \Xll.llOSSO 11#1h1ld lontà politica sembra ormai paralizzata, quanto invece proprio nel governo della città, noi diciamo del territorio preciso. Di lì si potrà rilanciare, approfondendolo, il discorso dei diritti bloccati o tornati indietro. È come se il respiro delle grandi politiche e riforme, nella crisi generale dello Stato sociale, nella partitocrazia, ormai devastante e involuta in se stessa, giunta così al punto limite, abbia bisogno di quella democrazia di base, che è ancora un'articolo inesplorato della Costituzione (art. 49), quando parla dei cittadini che hanno diritto alla politica. Essa non può ridursi alla forma partito. Per questo è questione ormai di nuovi poteri da dare alla base della società. Perché, per fortuna, mentre il potere dei partiti e delle istituzioni, troppo manovrate da essi, si è involuto in se stesso, i cittadini hanno dato sviluppo a tante forme di partecipazione, non di interesse cooperativo, ma di interesse generale. I gruppi di volontariato poi, che hanno dovuto,per condividere la condizione degli emarginati fino in fondo, cambiare il loro quotidiano, farsi cioè comunità di accoglienza, cooperative integrate o di solidarietà e servizi _integrati sul territorio, sono una realtà di base della società civile, con cui i poteri, almeno a livello locale, devono confrontarsi. Non in termini consociativi ma devono essere ritenuti pari, nella programmazione, nella gestione e nella verifica di ciò che sul territorio si deve portare avanti per il bene di tutti e non di una categoria. Ciò è vero anche perché il vero processo di riabilitazione che questi gruppi hanno compiuto o compiono per Karl Friederich Schinkel, Schizzo delle fabbriche di Manchester (1826). -~ -- ---- - --~ I 45 L - - --- - - - - -- essere vero fino in fondo, deve farsi processo preventivo. È quello che noi diciamo nella federazione del Coordinamento Nazionale della Comunità di Accoglienza, a cui apparteniamo, e vale per tutte le comunità (anche quelle terapeutiche, se non vogliono rimanere un mondo a sè), che il processo della normalizzazione essendo una "diversa normalità" realizzata nel territorio deve divenire una proposta culturale per il cambiamento del contesto intero. Deve divenire proposta politica in un processo di integrazione tra Ente locale e cittadini, tra sociale e sanitario, tra affermazione di diritti e offerta di solidarietà in una compartecipazione effettiva. Un Ente locale quindi tutto da rifare, da governare insieme, espressione dei cittadini che partecipano, degli operatori che si motivano sempre più. Ma restano aperti anche altri problemi. Sino a che punto il contesto dovrà cambiare, se si da il fatto che, pure inserito nella scuola, nel lavoro, nel tempo libero, l'handicappato ha bisogno per il suo futuro di un'altra casa di accoglienza, quando i suoi non ci saranno più? Quale discorso ciò presuppone per una società che vuol dirsi o farsi cristiana? È una grande scommessa, che non riguarda la società civile e la sua crescita di nuovi poteri, di nuova politica, ma riguarda la coscienza etica, e direi il suo bisogno profondo di assolutizzare il senso dell'Altro, altrimenti la coscienza etica non matura. Non sarà anche questa un'altra grande riscoperta da fare? I• ,'\-=- ,e:;.;...=;.;.;;_ ___ ,,, •• tf I• I e ........ .. ... . ....
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