{)jJ. Hl.\~0) '-.Xn.nosso •h•#Oilii il Sistema Italia: nuovo disagio abitativo Il problema abitativo in questi ultimi quarant'anni ha assunto connotazioni e articolazioni sempre più complesse, e per certi versi preoccupanti, circa gli esiti futuri per questo scorcio di secolo. Se si tentasse di tracciare molto brevemente le fasi salienti dell'evoluzione del problema si potrebbero definire temporalmente le seguenti tappe: gli anni '50 contrassegnati da un diffuso bisogno casa, determinato dalle distruzioni del secondo conflitto mondiale; gli anni 60-70 caratterizzati dalla ripresa dello sviluppo economico italiano, che generò come naturale conseguenza un flusso migratorio di popolazione di ingenti proporzioni dal sud al nord, dai centri agricoli periferici ai centri urbanizzati e/o metropolitani. Gli anni '80 attraversati da una costante emergenza abitativa determinata, da un lato, dalle finite locazioni, dalle migliaia di sfratti, dalla deregulation; dall'altro, da condizioni alloggiative di forte degrado e da preoccupanti processi di suburbanizzazione ed emarginazione sociale. Pensare quindi che il problema abitativo negli anni '90 sia in fase di risoluzione, per chi pratica e osserva questo segmento di domanda, è pura illusione. Non v'è dubbio che tale affermazione continua a trovar (e ancor più si è rafforzata, nell'ultimo periodo) forti opposizioni, specie fra chi ha governato la politica abitativa in Italia dal '50 ad oggi. Questi settori, infatti, hanno espresso e praticato la teoria, che il problema abitativo sarebbe potuto andare a soluzione, favorendo con ogni forma di agevolazione creditizia e fidi Ermanno Ronda scale di tipo pubblico, l'accesso alla casa in proprietà. La filosofia della casa in proprietà è stata, quindi, anche un forte veicolo ideologico del concetto del raggiunto benessere, da parte degli strati di popolazione del sistema italia. Fino ad un certo periodo (anno 85) tale politica è stata portatrice di nuovi concetti di status-simbol, nella società rampante degli anni' 80. Il dato che nel nostro Paese vive ormai il 700/odella popolazione che possiede una casa in proprietà, colloca l'Italia in una posizione anomala rispetto al contesto europeo. Fra i paesi che dichiarano di aver ormai raggiunto un modello economico moderno e maturo, il nostro paese presenta ancora questa forma di arretratezza, tale da avvicinare la nostra esperienza a quella della Spagna o della Grecia dove chiaramente sono ancora presenti forme precapitalistiche di sviluppo economico. L'aver con ogni mezzo favorito l'accesso alla casa in proprietà ha reso, in secondo luogo, il segmento dell'affitto marginale. Dal punto di vista quantitativo, scadente nella qualità dei manufatti offerti (sia pubblici che privati) caotico e contradditorio il quadro di riferimento legislativo e infine incerto l'esercizio del diritto da parte dell'inquilino. Sicuramente l'Italia è l'unico paese in Europa, nell'ambito dei paesi a capitalismo avanzato, dove il diritto proprietario viene esercitato con così grande disinvoltura. Infine il non aver seriamente messo mano ad una politica abitativa rivolta all'affitto pubblico e privato, ha ulteriormente accentuato negli anni più recenti il disagio abitativo nel nostro : 39 paese. Un dato significativo di tale problema è determinato dal fatto che nonostante il tasso di crescita della popolazione sia stato prossimo a zero nel periodo 80-90, il numero delle famiglie è stato in costante aumento, soprattutto nelle aree metropolitane, a cui non ha fatto riscontro un aumento delle abitazioni poste in affitto. Ciò significa che la condizione di affollamento e coabitazione sia la norma della risposta spontanea ad un problema abitativo irrisolto. Quindi il problema casa, lungi dall'essere risolto, si presume possa manifestarsi nei prossimi anni nei termini seguenti: aumento delle coabitazioni e degli indici di affollamento; aumento del tasso di invecchiamento della popolazione (200/o nel 2000) a cui farà riscontro una scarsa capacità economica nell'accedere alla casa in proprietà. Aumento della domanda in affitto determinata dalla forte dinamica migratoria delle popolazioni extracom unitarie e terzomondiste (1.200.000 mila unità a fine anni '80); un aumento del disagio abitativo, specie nelle aree urbane e metropolitane, che si traduce in progressivo degrado funzionale dello stock alloggiativo, suburbanizzazione ed emarginazione sociale nelle periferie, aumento generalizzato dei costi di gestione delle città; effetti boomerang della domanda collocata forzosamente nel settore della casa in proprietà (es.: indebitamento o incapacità di pagamento della gestione della casa, etc.).
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