i>ll. IU \'.\O) lXII.HOSSO •h•#hiii Aree industrialidismesse: quali regole e strumenti? Il processo di dismissione di impianti industriali, e più in generale di aree che hanno perso la loro funzione originaria (ex macelli, ospedali, caserme etc.) sta divenendo un fenomeno di rilevanza sempre maggiore nelle aree urbane e metropolitane di consolidata industrializzazione, e si sta conseguentemente imponendo come obiettivo primario delle politiche urbanistiche il tema del loro riuso. Si possono distinguere due grandi categorie di aree dismesse: quelle di "grandi" e quelle di "piccole" dimensioni. - Le aree dismesse di grandi dimensioni possono trovarsi in posizioni strategiche, essendo sempre direttamente connesse alle principali vie di comunicazione. Il loro processo di dismissione, significando al tempo stesso defunzionalizzazione di aree, trasferimento di attività e di servizi, interessa di fatto il livello territoriale. La trasformazione di queste aree deve in primo luogo saper fornire risposta ai gravi problemi socioeconomici che la loro dismissione ha determinato; anche quando non è la crisi del settore di produzione la causa della chiusura dell'impianto, ma la necessità di espansione e di riorganizzazione dell'azienda oppure il sopraggiunto livello di incompatibilità ambientale con il contorno, la dismissione comporta comunque perdita dei livelli occupazionali e nuove problematiche relative alle attività economiche indotte. Infatti, i cicli produttivi di vecchio impianto comportano un consumo di suolo molto elevato; è presumibile quindi che, le attività di nuovo insediamento vengano ad F--· --- - - - - -- -- -- - di Paolo Fusero occupare una superficie minore; conseguentemente molte aree potrebbero essere recuperate ad uso non produttivo. Gran parte delle grandi strutture industriali interessate oggi da processi di dismissione, hanno i seguenti caratteri: - sono in conflitto ambientale con il contesto urbano, - sono aree "chiuse" e perciò avulse dal tessuto urbano. Le attività di nuovo insediamento devono invece avere i caratteri della "permeabilità" sia perché direttamente connesse ad un uso pubblico, sia perché i nuovi usi produttivi necessitano di servizi (sportelli bancari, sale conferenze, punti ristoro, spazi verdi e di aggregazione, parcheggi) che da soli garantiscono un buon grado di permeabilità con il tessuto circostante. La trasformazione di queste aree può determinare una opportunità unica per affrontare i grandi temi della riqualificazione urbana e del riequilibrio territoriale. Le aree dismesse di piccola dimensione· sono spesso inglobate all'interno del tessuto urbanizzato. Sono in genere caratterizzate da un processo spontaneo di riutilizzazione che vede sostituirsi all'attività originaria una serie di attività per lo più artigianali come ad es. magazzini di autotrasportatori, carrozzerie, officine che rapidamente si susseguono nell'occupazione degli immobili dismessi. Si tratta generalmente di vere e proprie sottoutilizzazioni in quanto gli edifici non vengono utilizzati interamente ma solo in parte; tipico è il caso del1'officina o dell'autotrasportatore ■ 29 che si insedia in un edificio pluripiano, ma che occupa solo il piano terra. Data appunto la spontaneità dei fenomeni di riutilizzazione si possono determinare situazioni non solo di sottoutilizzo ma addirittura di cattivo utilizzo dell'area a causa della incompatibilità della funzione insediata con il contesto residenziale al contorno (traffici indotti, inquinamento acustico, etc.). Poter intervenire su queste aree significa avere la possibilità di affrontare il tema della ricucitura del tessuto urbano attraverso la dotazione di servizi. Queste aree hanno, per la loro diffusione all'interno del tessuto urbano, una naturale destinazione d'uso pubblico. Attraverso operazioni più o meno rilevanti di sfoltimento e/o di consolidamento, ed anche attraverso un'accurato piano di rilocalizzazione delle funzioni artigianali insediate, si possono ricavare servizi corrispondenti a rilevanti quantità di standard altrimenti difficilmente attuabili. Il processo di dismissione delle aree industriali, siano esse di grande o di piccola dimensione, rappresenta dunque un'occasione forse storica che la città ha, non solo per ridefinire il suo tessuto produttivo, ma anche per ridisegnare il tessuto urbano in un'ottica di riqualificazione ambientale e di riequilibrio funzionale. Di fronte ad obiettivi di così ampia portata e ai problemi che derivano da una assai ampia gamma di situazioni, occorre chiedersi quali siano gli strumenti a disposizione della Pubblica Amministrazione per il governo della trasformazione. Il Piano Regolatore è uno strumento in crisi per la sua iner-
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