Il progetto d'area può trasformarsi in banale operazione di aggiramento degli obsoleti vincoli di piano e di arbitraria selezione degli operatori abilitati alla partnership con l'ente pubblico o può essere invece articolazione di un disegno generale sulla città più modesto e consapevole dei propri limiti attorno al quale occorre tenere aperto il confronto senza irrigidirlo in un appai)JJ, 81.\~CO '-Xli. llOS... ',t) •U•ihld rato di norme destinate rapidamente ad invecchiare. Rescindendo il nesso tra comprensività e rigidità del piano si può tornare a discutere senza imbarazzo dei grandi problemi delle nostre città sui quali nel decennio trascorso si è molto taciuto. E si può forse anche incominciare o continuare a fare buoni progetti d'area. (*) "Piano comprensivo" è la traduzione di comprehensive pian e denota un modello di piano, quello caratterizzato dal voler decidere su tutto al di là delle capacità di intervento del- )'Amministrazione Pubblica, ma anche uno stile proprio della pianificazione urbanistica che tenta di collocare ciascun problema particolare nel complesso sistema di relazioni causali che costituiscono la città. In questo duplice senso del termine sta il problema. Mobilità, trasporti, inquinamento L'emergenza Da qualche tempo a muovere su questi temi l'interesse dei cittadini delle grandi aree urbane, sollecitati anche da gruppi di opinione e ambientalisti, ma soprattutto dall'entrata in campo dei mezzi di comunicazione di massa, non sono stati i disservizi del trasporto pubblico o le code ai caselli autostradali o all'interno della città, ma la somma di queste componenti "sensibili" con un'altra componente impalpabile e invisibile ma assai più minacciosa: l'inquinamento dell'aria da parte delle sostenze tossiche emesse dai veicoli in movimento. Quando in questi ultimi anni i responsi delle centraline di rilevamento hanno segnalato che le concentrazioni di ossido di carbonio e di biossido di azoto superavano la soglia di guardia, e di conseguenza un insieme di disagi diffusi (il traffico) si è trasformato in un pericolo collettivo (l'inquinamento), è scattata l'emergenza. Emergenza evidentemente non in termini di calamità naturale e improvvisa, ma ampiamente annunciata e preparata (come i voti presi dalla Monaca di Monza) da tutta una serie di piccole e grandi concessioni a progressione costante, in particolare dal sostegno pubdi Anna Moretti blico fornito ad iniziative private in quei settori la cui dominanza se è motore di sviluppo è anche acceleratore di dinamiche di cui i flussi di relazione (cioé i movimenti) sono una componente determinante. L'emergenza per certi versi può essere considerata un fatto positivo, perchè obbliga a prendere atto concretamente dei problemi: se degli icebergs non emergesse la punta i naviganti privi di radar non ne avvertirebbero mai la presenza. Ma noi riteniamo di vivere in una società dotata di radar, e non vorremmo essere messi all'erta dalle grida dei marinai sopra coperta (i giornalisti, in questo caso, che ogni giorno ci trasmettono i livelli di inquinamento raggiunto, anche se pronti a dimenticarsene quando cambia il tempo), ma essere guidati da comandanti che dispongono di rotte, cioè di piani in grado di adattarsi a nuovi scenari economici a nuovi bisogni sociali e alla nuova emergenza ambientale. Un esperimento interessante Mentre in genere in questi casi gli amministratori sembrano invece riporre rotte e piani e annunciare provvedimenti appunto d'emergenza, cercando responsabilità e soluzioni a 360°, chie- : 27 dendo la collaborazione dei cittadini (e lasciando intendere che un po' è anche colpa loro che si muovono troppo, ma che altro possono fare?), da parte di organismi più sensibili ed avvertiti si comincia a proporre l'utilizzo di uno strumento abbastanza inusitato in Italia, la "consultazione popolare" su quelli che i cittadini, di fronte a un certo problema, ritengono i rimedi più efficaci e da assumere più urgentemente che è come chiedere ai passeggeri della nave come pensano ci si debba comportare per evitare l'iceberg. L'iniziativa è interessante e legittima, ma vediamo le questioni che solleva, prendendo come campione la proposta presentata dal sindacato alla città di Milano, in termini di misure da adottare per decongestionare il traffico nell'area metropolitana. Dal Sindacato queste proposte alla città. Quali misure adotteresti per decongestionare il traffico nell'area metropolitana? (indica con una x le 3 misure che ritieni più efficaci) 1) Potenziamento del trasporto pubblico. 2) Aumento dei parcheggi in corri-
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