Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 2/3 - mar./apr. 1990

to, e le altre, le attività secondarie e marginali, e ad un aumento della mobilità e delle modalità di erogazione del lavoro. Le trasformazioni demografiche e dei comportamenti sociali a) La perdita di popolazione delle città di rango superiore e la concentrazione della popolazione attiva nei Comuni periferici. Da più di un decennio le grandi e medie città registrano una perdita di popolazione, che sembra inarrestabile e che, d'altra parte, non può essere compensata dai processi di sostituzione in atto che alimentano tendenzialmente situazioni estreme: classi sociali marginali "estese" e "ristretti" gruppi a più alto reddito. Nella popolazione urbana residente cresce il processo di invecchiamento e la presenza di singoli e di coppie di popolazione in età adulta: più del 50% dei nuclei familiari sono costituiti da una, massimo da due persone, spesso collocate agli estremi della piramide dell'età. b) La trasformazione della domanda di servizi e nei comportamenti sociali. Periodicamente riproposta, ma non risolta, la tradizionale domanda di servizi (per l'abitazione, l'istruzione, la salute, la prevenzione e l'assistenza) emerge con prepotenza e spesso con manifestazioni distorte una nuova domanda: quella che nelle città cerca occasioni di acculturazione, di formazione di scambio di informazioni; è una domanda più articolata per contenuti, tempi e modelli di consumo. Le città diventano sede di attività e di "occasioni" lavorative ma anche sedi di consumo del tempo libero per le classi sociali più diversificate e a base regionale. La mobilità verso e all'interno della città, aumenta, per motivi di lavoro, per il tempo libero e per le attività più varie. La mobilità non appare più regolata sulle otto ore lavorative consecutive della popolazione residente, ma sulle diverse esigenze degli utenti urbani con punte particolari nelle zone monofunzionali, sia nel corso delle sei giornate lavorative, sia nei fine settimana. La città, super dotata di strade e vo- ~lJ. Hl.\:\'0) lXII. HOSSO •b•#hid lumi privati e chiusi, appare priva di spazi e di volumi che possono essere visitati e consumati ed assiste alle crescenti contraddizioni tra interessi contrapposti con un degrado e un disagio sempre più diffusi. Su entrambi i versanti di queste trasformazioni il sistema delle città italiane, particolarmente ricco di città medio-piccole, sembra presentare divaricazioni meno accentuate rispetto a quelle di altri sistemi urbani europei. Ciononostante le spinte verso la terziarizzazione - troppo spesso identificata con l'innovazione - sono sempre più forti ed indifferenti, non sembrano tener conto che l'offerta di volumi terziari è già alta per cogliere una domanda più ristretta o comunque diversa e più selettiva, né che le prospettive di successo verso una più alta qualità urbana si giocano su altri fattori: tra tutti sul livello delle infrastrutturazioni dei servizi sociali e culturali. D'altra parte, in pochi anni, a livello delle politiche urbane si è assistito ad un mutamento radicale sia sul versante delle modalità di rappresentazione della domanda sociale che su quello del funzionamento dei sistemi politicodecisionali. Il cambiamento è stato spesso repentino e da posizioni definite oggi troppo garantiste e conservatrici si è spesso assistito ad un passaggio su posizioni tutte interventiste. Si sono rivisti i piani regolatori generali adottati negli anni '70 e in particolare, si è data forma ed immagine a molti progetti d'area, a molti concorsi, a innumerevoli varianti di piano e ad altrettante convenzioni. Dalla visione razionalista delle politiche e dal piano costruito sui grandi scenari degli interessi collettivi dove tutto o quasi si esplicita ex ante e per un arco di tempo definito - quello della validità del piano - si passa così all'enfasi della tematica dei grandi interventi urbani, che ritagliano le specificità delle situ~zioni e le singolarità mettendo spesso ogni nesso casuale e di relazione tra i fenomeni. Il sospetto di molti è che questi progetti abbiano ben poco a che vedere con un modo nuovo anche tecnico di • 25 . - - --- - - - - -- progettare e di costruire e che piuttosto abbiano a che vedere con circuiti di interessi parziali ed accelerati nel tempo che il sistema decisionale pensa di attivare per il rilancio del ruolo produttivo delle città, sostenuto ancora una volta dalla ripresa del settore edilizio e dal processo di estrazione della rendita urbana. In questa situazione, certo non semplice, che cosa si può fare o si deve tentare di fare? Non certo il ritorno al grande piano ma nemmeno le fughe in avanti dei troppi concorsi e di molti progetti senza esito ("l'immagine annunciata" del rapporto pubblico/privato). È necessario, invece, rifocalizzare il territorio e ripensare la città nel suo insieme; e senza ritornare a costruire grandi scenari statistici simulare alcune direzioni, alcuni rapporti tra interventi anche settoriali e le attese e le priorità da garantire, in particolare quelle sulla qualità delle innovazioni e delle diseguaglianze. Si tratta allora di simulare le situazioni, anche fisiche, centrali e periferiche, e di evidenziare gli effetti dei grandi interventi per fare emergere i circuiti di interessi parziali che innescano e per poter intervenire con opportune correzioni. Rifocalizzare il territorio e ritornare ad una visione d'assieme della città pone infatti dei limiti ai giochi decisionali; permette di evidenziare ogni volta le priorità ed anche gli interessi garantiti; dà modo di definire le connessioni tra l'attività edilizia ordinaria e le grandi trasformazioni urbane; apre gli spazi per l'innovazione e la realizzazione di nuovi modi del progettare e del costruire, oggi sacrificati dalla concentrazione delle energie e delle risorse sul versante delle "procedure" per l'acquisizione degli appalti e dei finanziamenti. In questo nuovo rapporto tra orientamenti generali di piano e grandi interventi anche parziali può trovare spazio anche una più corretta collocazione di strumenti quale le procedure di valutazione degli effetti e degli impatti ambientali e territoriali e, infine, possono essere più adeguatamente utilizzate (e so.cialmente orientate) le enormi potenzialità offerte dall'informatizzazione dei mezzi di conoscenza.

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