Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 2/3 - mar./apr. 1990

,i).li. BIANCO \Xll,HOSSO iii•iii•P identità civile propria, è normale che le donne si pieghino ai soli modelli esistenti, modelli che vengono presentati come neutri, ma che sono in realtà maschili». E conclude: «Le donne rappresentano la metà del popolo umano. È giusto che esse definiscano le norme che a loro convengono, e non che debbano diventare uomini per accedere all'ordinamento pubblico ... I diritti ottenuti dalle donne da qualche anno sono per la maggior parte diritti che permettono loro di scivolare nella pelle degli uomini. .. ». Il discorso che fa la filosofa e psicanalista belga può sembrare paradossale, utopico, invece è realistico: è a vantaggio di tutti, dice, che sia venuto il momento di esigere che le donne abbiano dei diritti «che stabiliscano dei criteri di responsabilità propri». Diritti e doveri, insomma, riconosciuti da precise norme giuridiche e costituzionali. La Irigaray fa qualche esempio. Diritto alla verginità: «Bisogna che il diritto civile protegga la giovane da ogni abuso sessuale, anche estraneo alla pura e semplice deflorazione, che le garantisca la sua integrità fisica. L'iscrizione giuridica della verginità come componente dell'identità femminile... permette di dare alla donna un diritto a conservarla per tutto il tempo che vorrà e di sporgere denuncia contro chi vi attenta, in famiglia o fuori». Ed ancora: «Più nessuna utilizzazione commerciale dei corpi delle donne o delle loro immagini. In tutti i luoghi pubblici rappresentazioni che valorizzino le donne, in gesti, parole ed immagini. I mass-media, come la televisione, per i quali le donne pagano le medesime tasse che gli uomini, saranno loro adattati in ragione della metà. Le donne saranno rappre- !! ii ·■ ii • iii 1 1TTTTTT1 :-,-,-,~-,-,-,-,1 ................... sentate alla pari in tutti i luoghi di decisione, civili e religiosi, rappresentando la religione anche un potere civile». Sulla maternità e sulla relazione madrefigli, la Irigaray chiede norme giuridiche che sanciscano «il diritto alla maternità come componente dell'identità femminile». Quindi saranno le donne le uniche a poter decidere se e quando e per quante volte restare incinte. Sarà la madre, o una persona da lei autorizzata, ad iscrivere il neonato nei registri di stato civile. È necessario, dice la lrigaray, statuire «un diritto preferenziale delle madri nei confronti dei bambini che hanno generato». «Sembra necessario - aggiunge - che esse abbiano un aiuto della società civile in questo impegno, che siano le tutrici privilegiate dei minori. .. I doveri madri-bambini devono essere reciproci. Un bambino avrà dunque il diritto e il dovere di chiedere un soccorso civile per sua madre se questa è in pericolo, che si tratti di violenze subite o di difficoltà economiche». Infine, «il diritto al lavoro e al salario le donne devono ottenerlo come persone civili e non come uomini forniti di alcune caratteristiche problematiche: le mestruazioni, la gravidanza, l'educazione dei figli, ecc.». Insomma, ribadisce la Irigaray, «alle donne non spetta mendicare né usurpare un posticino nella società patriarcale, facendosi passare per uomini mezzo riusciti. Esse rappresentano la metà dei cittadini del mondo, devono ottenere l'identità civile con diritti corrispondenti a questa identità» 1 • 1 Luce Irigaray, «Il tempo della dif erenza - Diritti e doveri civili dei due sessi per una rivoluzione pacifica», Editori Riuniti, Roma, 1989. I i . . ' . . . "I . - . - . - " ,. . Schema di lottizzazione edilizia in base alle norme del Public Health Aci, 1875 (a sinistra); Veduta di un'espansione residenziale del tardo '800 (a destra). : 20

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==