Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 1 - febbraio 1990

B {)Jt BIANCO '-X11, nosso H011k 11 A ii ii basta volerlo. Si debbono realizzare le condizioni necessarie e sufficienti, anche nella prassi pubblica di tutti i giorni, perché un credente non democristiano non sia, e neppure appaia, un errore di natura. Queste condizioni sono attinenti ai programmi dei partiti, la cui laicità deve essere rigorosa senza mettere in questione l'identità di chi crede e vuole essere coerente con la sua fede. Laicità è metodo, prima che contenuto, ed esclude che si affermi per tutti un principio teoretico che contraddice questa o l'altra coscienza, anche in temi scottanti e controversi. Non è laico chi impone le sue idee e i suoi principi solo perché li ritiene veri, né chi pretende che la legge di tutti consacri le sue opinioni, per quanto le ritenga giuste, o anche moderne e in apparenza progressiste. Non giriamo attorno ai problemi: su temi come divorzio e aborto è laico chi, pensando in piena coerenza con i suoi principi, credente o no che sia, riconosce che la comunità civile ha il diritto, e il dovere, di legiferare in modo tale da prevenire al massimo, anche con qualche doloroso contrappeso, fenomeni che sono e restano negativi, ma che non si superano con l'ipocrisia o con l'abbandono alla dinamica del puro scontro di forza, in cui non quasi sempre, ma sempre, a soccombere sono i più deboli. Può apparire singolare che nell'opinione di certi uomini di chiesa risulti favorevole al matrimonio e alla vita, tra le forze politiche italiane, quella che è certo più responsabile di altre del fatto che nell'aria si respira, e nella vita si mastica quotidianamente la difficoltà concreta a vivere in coppia (lavoro, casa, salute, stress ... ), e a procreare gioiosamente (educazione sessuale, procreazione responsabile e davvero libera, parità uomo-donna ... ). Nessun partito italiano, se si escludono i radicali, che del resto sul tema dell'aborto hanno subito dalla volontà popolare un rovescio di quasi il 900/odei voti contrari, ha presentato il divorzio, e soprattutto l'aborto, come un fatto naturale, che va da sé, un diritto assoluto, e certo non lo ha mai fatto la legge. L'impegno di tutti, credenti e no, può e deve essere quello di favorire la libera fedeltà coniugale e familiare, e la libera accoglienza del concepimento voluto e deliberato. Forse la fine pratica dell'unità politicopartitica dei cattolici italiani, favorita dalla presente situazione internazionale e nazionale, può restituire libertà di annuncio, e di presentabilità, agli stessi valori cristiani, non più intralciati e sviliti da indebite identificazioni storiche. Anche per questo una iniziativa come Riformismo e Solidarietà può essere opportuna.

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