B i.)JJ, UIANCO l.XltROSSO •b•ihld Uguaglianza e solidarietà Uguaglianza e solidarietà sono due termini evocativi come pochi altri. La loro capacità di evocazione è quasi pari alla loro ambiguità. Attraverso il primo passano visioni spesso distanti, se non contrapposte, della convivenza sociale. C'è quella liberale (e progressista) della uguaglianza delle opportunità, foriera nella pratica di clamorose disuguaglianze sociali, come nel campo delle differenze razziali. Ma c'è anche quella del socialismo autoritario (o statalista), negatrice degli spazi di libertà economica e politica, e delle stesse tensioni necessarie fra libertà e uguaglianza. Attraverso il secondo termine, solidarietà, si riescono a coprire comportamenti sociali fra i più eterogenei (ed anche le corrispondenti ideologie). Per esempio si possono comprendere i commoventi atti compiuti, nella storia del movimento operaio, dalle categorie più forti e protette nei confronti di altre categorie di lavoratori protagoniste di dure lotte per l'affermazione dei propri diritti (pensiamo alla Valle Padana nei primi dieci anni del secolo). Ma si comprendono anche i comportamenti di sciopero di piccoli gruppi di lavoratori dei servizi, in quei processi di 'terziarizzazione' del conflitto, che non raramente conducono alla solidarietà di pochi contro tutto e tutti (soprattutto i più deboli ed esposti). Termini evocativi e ambigui dunque, essi continuano a possedere un certo fascino. Forse un modo per ridurne l'ambiguità è quello di considerarli contemporaneamente. Il loro rapporto, la lo- _rointerazione, ha la capacità di ridurre la ambiguità di entrambi. Da questo punto di vista, essi costituiscono parti non rinunciabili di ogni concetto di cittadinanza che voglia andare oltre la pu- - - - - di Gian Primo Cella ra definizione dei diritti civili e politici. Come tale l'uguaglianza è un orizzonte di riferimento (morale, politico, sociale), e la solidarietà è il comportamento (o la strategia di azione, se si preferisce) adatto per mantenere visibile, innanzitutto, e perseguibile poi, questo orizzonte. Con la solidarietà si dovrebbe tendere a rendere più 'uguale' possibile la fruizione di un bene, l'utilizzazione di un servizio, la condivisione di un destino, la possibilità di scegliereliberamente fra diverse combinazioni di beni, servizi, destini. Come tale la solidarietà si configura come una sorta di rinuncia ad agire secondo la logica degli interessi individuali, o secondo il proprio potere di mercato, una rinuncia a favore dello stato presente di altri, o dello stato futuro di tutti. Ma essa può anche, in modo più semplice ed esplicito, riguardare l'azione di un singolo, o di un gruppo, a favore di altri soggetti, esterni al singolo, o al gruppo, che hanno intrapreso l'azione. Un esempio tipico ha riguardato quei 'contratti di solidarietà', che nell'esperienza recente delle relazioni industriali hanno regolato (fra non poche avversità) lo scambio fra riduzione di s.alario e di orario, da una parte, e difesa dei livelli occupazionali dall'altra. Nella loro combinazione i due termini tendono, insomma, a prefigurare delle logiche di azione ben differenti da quelle che si affermano spontaneamente nel mercato. Sarà anche per questo che essi, in questi ultimi anni così segnati da ritorni individualistici e da un talvolta patetico edonismo, appaiono non poco appannati, evocatori di visioni e destini difensivi e limitati, comunque alternativi rispetto ai segnali culturali do17 minanti. Tuttavia rispondono ad un bisogno di 'protezione' che continua a caratterizzare, magari in modo nascosto, la vita dei cittadini delle società post o neo-industriali. Un bisogno di protezione dagli effetti del funzionamento del mercato, ed ancor più dai suoi 'fallimenti'. Un bisogno che il disastro delle cupe e autoritarie società del socialismo reale può solo temporaneamente occultare, ma che resta l'anima del movimento del lavoro nella storia e nel presente delle società occidentali. Logiche di azione di questo tipo sono più che mai rese necessarie in una società che si dichiara, ad esempio, così attenta ai problemi della difesa ambientale. Per la maggioranza di questi problemi le difficoltà di risoluzione sono poste più da limiti sociali, che da limiti di origine tecnico-scientifica. Non esiste solo un bisogno di solidarietà da parte di soggetti in cerca di protezione, ma anche da parte di società che avvertono su di sè il peso di conseguenze 'irragionevoli' di una miriade di comportamenti 'razionali'. Tali logiche di azione non sono tuttavia spontanee: esse richiedono sostegni organizzativi, ed istituzionali, opportuni. Questo dovrebbe essere il terreno di azione di sindacati che mirano alla rappresentanza di qualcosa che va oltre gli interessi di piccolo gruppo. E di partiti concepiti come strumento di organizzazione, e non di occupazione, della società civile.
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