Il Bianco & il Rosso - anno I - n. 1 - febbraio 1990

B ~li, RIAl\lf:O l.Xlt HOSS(> 1M111A11ii1l1 calismo e di sbrigativa liquidazione del fenomeno religioso (di tipo volterriano, per intenderci) è da archiviare. Tesi di questo tipo si trovano fin dal 1907 in Critica Sociale, anche se filoni e tendenze anticlericali continuarono a manifestarsi, nonostante ciò, nel socialismo italiano. Nel dopoguerra Rodolfo Morandi precisa notevoli aperture fino dal 1945, in un testo che val la pena di citare ampiamente: '... La dottrina politica marxista, plasmata nella lotta e come strumento di lotta, è dottrina atea nelle forme più radicali che mai siano state espresse. Non è però questo il legato che essa tramanda alla posterità. Questa è di essa piuttosto laparte caduca che appartiene al tempo, e un aspetto che il tempo ha consumato e dissolto. ... Se certe correnti politiche borghesi si attardano ancora in una intolleranza della vecchia maniera, il socialismo non ha impedimenti che lo trattengano da un riconoscimento aperto della libertà di credenza e dellafacoltà di praticarla in seno alla chiesa. Esso non ha da salvaguardare gli interessi in cui si radica il laicismo borghese, ha invece interesse a valorizzare tutti quei vincoli che valgono afonda re nella società liberi sentimenti di fratellanza tra gli uomini. ... Esso sa che l'insegnamento di Cristo è la solidarietà, è il debito di ogni uomo e della collettività di sostenere i deboli, di sovvenire i bsiognosi. ... Il socialismo si rivolge alle grandi masse dei lavoratori cattolici, che dalla fede e dalla chiesa non hanno voluto disgiungersi quando esso doveva temprare apiù cruda fiamma la coscienza di classe del proletariato, perché, oggi che esso ha superato le limitazioni ideologiche d'una fase che s'é conclusa, vengano nelle sue file, e in una schiera sola il popolo lavoratore muova alla conquista della nuova società'. Dopo queste aperture razionali e lucide, anche se espresse col veemente e romantico stile della pubblicistica socialista di quell'epoca, si ripropose però la logica dello scontro. La guerra fredda venne importata in Italia. Il PSI ne fu indotto al legame frontista con il PCI. Lo scontro ridiventò aspro e non si distinsero più i cattolici dai democristiani. Se consideriamo dunque l'andamento complessivo dei rapporti fra il cristianesimo e il socialismo, mi pare evidente che la tensione, la difficoltà di rapporti, è sempre stata prevalente nei momenti in cui que- -- - --- -- - - --- -- 14 ste due realtà, cristianesimo e socialismo, si confrontavano come due dottrine dogmatiche, come due chiese, come due realtà organiciste. È da questa impostazioen che dedvò l'affermazione della enciclica Quadragesino anno del 1931, che 'non si può essere ad un tempo buono cattolico e vero socialista'; ciò fu detto nel momento del pieno vigore della 'dottrina sociale cristiana', cioè del cristianesimo che tentava di darsi una interpretazione o anzi una teorizzazione organicista della società e dei rapporti sociali. Oggi peraltro la dottrina del Concilio (con tutti i limiti della sua prassi applicativa) va contro questa teorizzazione; e mi pare comunque che la dottrina sociale cristiana sia entrata da tempo in una fase di deperimento irreversibile. D'altra parte il Partito Socialista si propone oggi come un partito aideologico, come un partito pragmatico; 'un partito pragmatico - dicevano fin dal 1981 le tesi per il 42 ° Congresso del PSI - che non è una chiesa e che non ha una soluzione filosofica complessiva per i problemi della società e del mondo'. Detto questo, non è che non ci siano problemi aperti anche nel PSI per questo rapporto vitale fra riformismo socialista e solidarismo cristiano. Nella fase di rilancio del cosiddetto nuovo corso socialista l'esigenza del primum vivere ha dato di fatto ampio spazio nel partito al r~dicalismo culturale e al rampantismo di costume: due fenomeni ben diversi nella sostanza, ma convergenti nell'effetto divaricante rispetto al pensiero e all'etica cattolica. Frattanto, i cattolici impegnati nel PSI sistematizzavano forse all'eccesso la pregiudiziale di laicità della politica che li aveva portati fuori dalla DC, fino a comportarsi come 'lingue tagliate' e cioé autocensurandosi nell'apporto specifico di sensibilità e di valori che è loro proprio. E' forse venuto il momento (nell'interesse stesso del PSI e della sua potenzialità di accogliere e portare a sintesi una pluralità di 'culture') che i cattolici riprendano un dialogo culturale esplicito su questi temi, sia fuori che dentro il partito. Questo non è certamente un tema secondario. Ma le dimensioni che ormai ha assunto questo intervento consigliano di riprenderlo in altra occasione.

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