L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXVIII - n. 78 - 30 novembre 1947

' • Bibl La questione italiana alla Conferenza di Anversa lfna importante lettera di ,,Europa Socialista" La cr.isi d,eil ,socia,li,s1no ,europeo e fo ,crisi del sociwli.,s1noi/,(1lU1Jno si •sono ·rese ancora una volta manifeste ,a,lla wnfe1·1mza dii Anve1·sa eh.e Si è inizia,.. fo vene1·di 28 novem1bre sott,o l,auir.e.si'denza d,el -com_ vagno De Hroucloere, del,?galo d,e,l partito soc-ia'Lista be.Lga. L'inf,ùll,raz1one co,niunista a,lla «Con[ e1·enza» è palese e l'at111osfera 1Y1,e,l/qauale i lavori si. svolgono i: molto lesa. Eviden/,em,enle malgrado c~rle oUilnisliche prev,ision:i non è la Conf r:r---nza la sede ada.Ua per 1·isolve1ie e comporre ,La questione it,a,liana. Sul piano inl,ernazio,nale -la del,egazione ilaLi(lfna pre.sieduta dal •compagno Piet,ro Nenni Si è assoc;.ial<i ag/il oriienta./i in una chepl01-aziane del piano M<tl'shaU, presunto strum,ento de.Ll'«imperwM>Smo» ame·ricwno. A qu,:,s/a i-nler,pretaz<i.one hanno violentemenl,e replicato i delegati ing,lesi e norve,gesi. In un messa,ggio al/.a «Confer.enza» ,l -compa,gno Giuseppe Sa,1,a,gat ha a11<0hea prezzo del proprio ,,itfro, se mcce.ssario, dalla vita poLitiC<titaliana indicalo le condizùoni a/.lra1,,e1·so le quali si potrà giu,ngere ,al:l,aq•iu,nificaz:i.one dei du,e part-iii soc-ia,- li-s lti itu.l.1'a,ni. U,nfoa richi:·sta è che il PSI, r.inunci aLl'unild d'azione ,con i co,mwnisli,. Il compagno Nenn,i, ha ri_ sposto ,che ,l'a,·gomenlo è di spettanza wn:lcamente del ,congresso d,e,l PSI. Di fronte a,l 1Y1,etl,orif'iuto di Nenni di discutere il prob:bema, l',a.ssemhJ,(Wh, a dee1iso di ,pennetter,e ai deLegaU dei diversi pm•ti,U di stu,d:i,a11efu01•i dieUa sede della ,wnfie:reinza ,con il c01n,pagno Saragat, [,a ,situazione <le,l•socia/,ismo in Itaibia. A ma,ggiore in,[onmaa--ione de,i nostri leU.ori pubblichi<imo l'im,p01~tante i, llera invia-la dal Comitato Centraile di «Eu,ropa Socialisl~ alla Conferenza •1ni<e1-.na.zi0'1ws1olce.fo,liSlla dii Acnver.sa, .sull'a/.tua,Le gran>e situazione del soci,ali.smo ilal-iano. Eoco i'l lesto de.Ida Lettera: minoranza da ri&labilire: ma è, pregiudizialmente il pl'oblema politico di un orientamento collettivo in~ dipendent2 da ogni politic1 di potenza. Solo un w1(' orientamento può eliminare le cause che in Halia come in altri paesi. han prod-0Uo la ~issione tra i socialist[ e può ristabilire una liben. convivenza fra tutte 'le Joro tendenze e il giuoco democratico de Me maggioranze e delle minoranze. IL PER1C01-0 DELLA BALCANIZZAZIONE Dal semplice confronto tra quest'obiettivo polit:co che noi ci .siamo a&segn:i.lo e il profondo stato :li •depre!'-c;ionemorale in cui si dibatle attualmente il .socia,lismo italiano, risulta certamente un·imprcss;one assi pessi m1&tica e .scoraggi 1nte. E. cerio, nessuno di noi :nutre illusioni su!Ja facilità di ridare al socialismo itaJiano la sua indipendenza. la su1 dignità, Ja sua Jibertà, la ~ua forza. ~es.suno di noi si naoconde che, per Li china su cui alcuni diriaentl si sono posti, la situazione minaccia anzi di pe;giorare e di diventare irreparabile. :{e.s.suno di noi si nasconde che, nella carenz,a .:li un soci~li&mo democratico unito ed efficiente, un grave pericolo di balcanizzazione minaccia ora la vita pubblica del nostro paese. :Ma consentiteci di ricordare che neppure negli anni pit1 oscuri de!Ja dominazione fascisti. noi cedemmo alla disperazione. Toi dunque non iamo disposti a con.siderarci battu li nelJa :no!>tra speranZ'L di 'Un forte socialismo :lemocratico in Italia finchè non saremo inieramenle vinti. ~è intendiamo limitarci ad oppone agli errori e alle deviazioni una ,c;oluzione ideale e teorica cli tutti i contrasti; m.t vogli·amo, anche nell'avvenire, appTofittare ogni occasione che l' .tUua,lità politica, ci off,rirà, per operare con suggerimen li e propo&ie nel .senso deffunita del socialismo e della sua autonomia. AVVIAMENTO ALL'UNITA' 0Ta noi -dobbiamo dirvi, c.ui compagni dell'Internazionale. che in questa Jolta noi contiamo enormemente su1la vostra fraterna ooldarieta, facendo appello J.lla vostra ragione, al \'Ostro intere»se e al vostro sentimcmlo. Un'Italia balcanizzala costituirà un grave pericolo per lulta la democ-razia eu-ropea. LI proletaria:t.o it.1liano ha reso ne!Ja .sua storia, come voi .sapete. servizi non inctifferen ti all'Internazionale; ess'o 1i ba Te&i quando era forte e anche quando era perseguitato. Ecco l'occasione in cui flnternJ.- zionaJe può sgravarsi di una parte del debi.to ohe ha v&rso i,! .socialismo iL1liano, aiutandolo a ritrovare la via smarrita, <l.l. via dell' indipenden:r,a politica, e della nece.ssaria unità, o almeno, aiutandolo a ravvicinarsi a quella via che per molli Jecenni fu sua. Il Comitato centrale del Jfovimento di •Europ.l.. socialista• rivolge dunque un vivo appello alla conferenza interna,:ionale socialista di Anversa e sottopone ad es.sa due proposte concrete: 1. - Ch'es,,a rj,·olga un invito forma.le al P. S. I. e ai gruppi soci.1,listi minori affinohè si presen lino a.Ile prossime elezioni politiche con liste unile e un programma comune e intanto pongano quest'argomento all'ordine ciel giorno dei foro immine-nti congres.si, la.sciando liberamente decidere Je sezioni locali e le federazioni provinciaili; 2. - Ch'e.,St .mandi in Italia, almeno per un pcrioJo di a,lcune settimane, una delegazione di compagni autorevoli. j quali prendano contatto non soltanto coi i comitali nazion.1li <lei partili interessali, ha anche con le loro organizazzioni di base e presso di queste si facciano portavoce del!e nooe~ silà di un hlocco ociali l.1 per le pr~sime elezioni politiche e di ogni a.llra proposta utile al riavvicinamento dei socialisti italiani ora divisi e nemici. Consentiteci, cari comp.1gni, di salutarvi con l'augurio che nessuna conside,,azione d,i neutTalità e di opportunità vi trattenga da,ll'e!x!minare con la Jornta se-i·ietà jl presente invito che ci è stato dell.1to dalia nostra co&cienza di socialisti internazionalisti. Il Comitato ·Centrale del Movimento di «Europa ,sooia,lista». Il Comitato centrale di • Europa Socialista• è costituito dalle seguenti persone: on. Ignazio SLlone, prof. Franco Lomba.r~i, on. Walter Binni, Dr. Vjttorio Libera (soci•alisti indlpendenli), On. Jvan M.1llco Lombardo, on. Luigi Carmagnola . on. VirgHio Lui.setti, Dr. Gaetano Russo (membri del P. S. L), on. Framcesco Zan.1rdi, on. Roberto Tremelloni. prof. Enrico Paresce, avv. Jiario ?\igro (membri del P. S. L. I.), Aldo Garosci, Paolo. Vùltorel,li, on. Tristano Codignola, avv. P.1&erualeSchiano («Italia socialista•), prof. Zappa (del partilo cristiano-sociale), ing. Adi'ia.no Olivelli (dei gruppi Comunità), prof. on. Guido Cazzamalli (dei gruppi socialisti cli Azione cristiana). C.1rlo Spinelli (del Centro .socialista di cultura e di educazione politica), Dr. Pana.vicini (dell'Istituto studi socialisti). Marx, delegato della « comumta » di Bruxelles, e l'Engels di quella di Parigi si trovarono per traversare assieme la Manica. Il co11gresso che si aprì il 31) novembre, dimostmrn gli incoraggianti successi della « Lega dei comu11isti ». Il nerbo era costituito pur sempre dagli operai ed artigia11i tedeschi: e logico era che ne fossero alla testa co111,edirigenti, confermati per acclama- ' zio11e dal congresso, i tre animatori della vecchin « Lega dei Giu-sti »: fo Schapper, l'infaticabile Heinrich Bauer, u,1 ex calzolaio, e ]oseph Moll, un oro- /'ogiaio, il meglio dotato di senso politico " di sensibilità diplomatica. Ma molti erano anche i parteci[Janti di altri l'acsi: e 11011solo di lingua tedesca, ma rus i, polacchi, unghcrPsi, francesi, italiani. Il compito di discutere ed approvare gli slattai della «Lega», preparati dallo Schapper, forse il primo esempio di una orga11izzazione democratica di un movimento socialista, non portò l'ia troppo tempo. Il Comil.1to cenbrale del 1fovjmento di «Europa socialista• ha deciso d'indirhzarvi j\ &eguente messaggio per attirare J'allenzione -di tuLli voi suU'a,t,- tuale g.rave stato -<le1socialismo in lt,a,li.i. e su alcuni doverj urgenti che da ciò, a nostro avviso, doVJ·ebhero de.riva.re ai p-artiti &oci.a1lisli.:legli a!Lri pae6Ì. Il :Movimento -<li «Europ.1, Socialista, come probabilmente voi già sapete, è SO'l'to quale organo di cooTdinamento Lra le correnti sociali&te iavornvoli all'in<lipendt::nza politica e all'unità del socialismo ita,Ji.1,noe, ne1 momento attuale, es.so raggruppa compa,gnj de.1P. S. I., del P. S. L. L. dei gl'uppi socia- .]i.sti sorti dopo ,lo .scioglimento de! Partito cl' Azione, del Partilo cristiano-wcia,le, Jel Gruppi socialisti di azione cri&tiana e dei Gruppi di «Comunità•, oltre ad un ceTlo n'llmero di socialisti che dop-0 la sci.s.sione deno scor.so genn.1io ha.n rifiutato d-i a,deri:re .al P. S. L. I. pur dimettendosi dal P. S. L La stessa compo&izione -<le.Inostro Comjtato ci mette perta'llto in conJ,iz;io:ne di esprimervi sul lamentevole stato de11'orga,nizzazione socialista nel nostro paese un'opinione impairzi.1le e oggettiva, unicamente ispirata ali:'mieresse della democrazia e della cla,,,se ope'rai-a. Cronache di cento anni di socialismo l.,a discussione si accese invece - protraendosi per ben dicci gior11i ! - sul carattere ed il contenuto della «professione di fede». Anzillltto si scartò quella forma catechistica, a domande e risposte, a cui :.i erµno attenuti i precedenti progetti. L' En.gels stesso, che ci si era promto - e a vero dire egregiamente -, aveva gi.à manifestato a .11arx l'insoff eren~a per uno schema che impediva la coritinuità del discorso e il concatenato sviluppo del ragionamento: e fu uno dei più accaniti oppositori. In secondo luogo, verosimilmente apparve non rispondente la forma di una « professione di fede», cioè di u11 «credo» dogmatico, autoritario, da accettare in blocco, come un « verbo » consacrato. Prese così origine l'idea di un più vasto lavoro espositivo di principi e di conseguenze, di analisi del processo storico in atto e di prospettive rivoluzionarie, di intenti e di critiche, di idee e di azione, cioè di un vero e proprio «Manifesto » che costituisse la carta insieme dottrinaria e programmatica del movimento. Ma, raggiuntosi l'accordo su ciò, 110n Ju• affatto facile l'intendersi circa il contenut.o. Marx, coadiuva io efficacemente dal fido Engels, diede qui la sua prima grande e pa;;iente battnglia ideologica. Il « Manifesto dei comunisti» avrebbe dovuto rispondere al cenio per cento a quei principi del « comu11ism.o critico» e del « materialismo storico» che erano ormai. il suo grande apporto dottrinario. Non gli fu facile - nw qu-ei dieci giorni di discussior1e sui quali poco o nulla sappiamo sono di per sè eloquenti - nè esporre in maniera chiara, persuasirn e popolare questi principi e la loro coricaterw=:io11enel previsto schema del «Manifesto». Ancor meno facile gli fu dissipare di/ f iden;;e ed ostilità che spo11ta11eame11tedevono essere sorte verso di lui e verso l'Engels, con.siderati un po' come degli « intelettuali » che pretendevano avere tutte le ragioni; f or rinunciare a miti egualiu1ristici di spartizione dei beni e a miti di universale affratellamento; eliminare postula;;ioni o astrattamente filosofiche o sentimentalistica mente umanitarie: insomma alla stantìa zavorra tramandata dalla « Lega dei Giusti». CA•RATTERE SOCIALIST•A DEL P. S. L I. li nost.ro giudizio può compiendiarsi in questa .1Hermaz:one -fondamentale: il problema de11'unilà 1 organizzativa -del socialismo itali-a,no resta tutt'-ora interamente aperto per il fa,tto a.ssai semplice e incontrovertibi,le che esistono .a•lmeno due p.1:rti,1i, 1 quaLl, ognuno a mod-0 suo, sono &ociali..sti; e id problema della JoTO unificazione non è risolubile che col superamento effettivo -<lei grav.i motivi po1it.ici che provocarono Ja loro scissione. Ogni a,llra versione tendente a f.1.rvi cre:lere che i•l problema dell'unità sociali.sta ormai in Ita.lia non esista più, perch.è i1 P. S. L. I. non saTebbe affatto un partito ~ociailista ma un pJ.,rtito borghese o dei celi medi, o poiohè, d'altra parte, il P. S. I. non sarebbe più un partilo socia1li.sta ma un organismo intera.mente crjpto-comu.nista, è d.1, considerare una v&sione tendenz-iosa, frutto di -livore polemico j,n contra.sto con J'evidente realtà dei fatti. Ognuno ii quale segna fo qualche mu-ura l,a vita .pO'lilica ita.lia:n.:1.è in grado di sape.re che l'orientamento g•enerale -<leiP. S. L. I. (verso l' U. R. S. S., verso i partiti comuni-sti, ve.rso i paesi occidentali, nel,la -tattica sindacale, nella politica pa,rlamentare, e nel resto) è assa.i vJcino e in mO'lti punti ·addirittura identico co:n. quolilo degli a:!Lri pa1,titi socialisti dell'Europa occidentaJe. L',a,ccusa e-0ntro il P. S. L. L dii non prat.icare un politica socialista ha perciò lo stesso fondamento di quella gia rivolta -dall'attuale s,egretario dei J->. S. L contro i.I socialismo fr.mcese e belga, da lui -<lefiuiti, in una relaziooe uffioiaJe, pseud-0-socia,lismi. E noi 1·iteniamo, l'altra parte, anche p.uziali e .ingiusti i giudizi &ul P. S. L, i quali, prendendo a motivo Je i,nnegabi'li iufiltrazicmi comuniste nel suo ap•p.1,rato, tanto periferico che centrale, e la n~lleità anli-clemocratiche e totalitalI'ie spc..."-Soricorrenti nei discorsi agitatori di alcun.i dei suoi attuali dirigenti, concludono in una rondann.1 sommaria -<li tutto il partito .nel quale ancor oggi è raccolto iJ ma.ggior numero dei socialisti Ha::iani. La Jiffe-renzazione politica tra id P. S. L e il P. S. L. L è senza -duhbio notevole, ma noi riteni.amo ch'~.sl sia, neìle sue linee essenziali, una differenzazione interna del socialismo. Essa riproduce. nel clima politico parLicolare di questo dopo-guerra. e quindi con alcuni elementi .nuovi e comp,iicazioni di cui bisogna tener conto, J'·antlca · differenzazione tr.1. soc:rulismo e massimalismo, che già nel passato, come voi 6apete, ba peno.samente travagliJIO il movimento oprraio itali·ano. Le complicazioni ii•piche di questo dopoguerra, al'le quali abbiamo .sopu accennato, sorgono, in Italia, come a,ltrove, principalmente dalle intel'ferenze sempre più frequenti della poil.itica Jeìle grandi potenze mondj .1Ii nel.la ,·i la interna del sociali&mo) con le grnvi e inevitabiJi incomoalibiliià che ne risultano ira i socia.listi aulentici · e qu,anli sembrano disposti ad Jippoggiarc la forza proletaria agii inleres!>i :imperialistici di un qualsi:isi Stalo. J.nche noi. dunque. che attualmente ci siamo 1.s.segnato come compito principale della no.stra lotL.l politica l'un.jficazionc ,JeJJe forze ocialislc. non ci na ·conci iamo clùissa. non è, malgrado alcune app ucnze. un probiema di rivalità peroonali da compo11e, nè di . ,upremazia organizzativa da _rco110srerc, 11° .li ·a.p1?orti tra ma~ranzi. e Cosi naeque Il Manifesto Ricorrono giusto cento armi dal congresso della « Lega dei comunisti.» apertosi a Londra il 30 novembre 1847. Era il secondo dell'ancor gioL"Une orgcmi;;=:azione proletaria, a cui Marx ed E11gels legarono il loro 110me. In realtà il congresso autunnale non era che la prosecuzione dei temi e delle discussioni intavolati in un precedente congresso del g/ugno, tenutosi parimerùi a Londra. Questo aveva gettato i /ondantt!rrti della « Lega». E non soltanto per avere mutato il nome dell'ormai clandestina « Lega dei giusti», caru agli operai ed agli artigiani tedeschi, i11 quello, assai più esplicito e congruo di « Lega dei comunisti», o per avere sostituito il vecchio motto sentimentalistico - umanitario: « Tutti gli uomini sono fratelli» in quello, suggerito da Marx, e divenuto ormai fatidico: « Proletari di tutti i Paesi, unitevi». Infatti il congresso del giugno aveva portato ad evidenza quel profondo processo di revisione critica dei vecchi metodi e delle antiche co11ce=ioni, in vista del quale soltanto Marx ed Engels, che pur da tempo si pro/essava110 comunisti, si sentirono di uscire da una posizione di critico riserbo verso i nwvimenti operai di tale tendenza e di dare ad essi una attiva, convinta e piena adesiorie. In parte questo processo di revisione era /rutto di spo11t<mee esperienze: e molto aveva contribuito l'avere il comitato centrale della « Lega dei giusti» sede a Londra, chè ad un tempo il mordente politico e la concretezza programmatica del cartismo inglese, aveva costretto ad aggiomarsi. In parte era invece frutto di quell'assidua opera di costruzione dottrinaria e di revisione critica che da più di due a1111ai ndavano esplicando Marx cd Engcls a Bruxelles, improntando delle loro idee novatrici la piccola ma autorevole « comunità» che essi vi avevano organiz=:ato. Così il congresso di giLcgno aveva deciso di abbandonare i vecchi metodi cospirativi-carbonareschi che dal più al meno, viziavano tutti i movimenti di opposi=:ione rivol11=:ionaria prequarcmtotteschi - si ricordi la « Giovane ltalw. » del Ma::=:i11i -; di 11011/arsi illusioni sulla istaura=:ione del 11uovo regime comu11ista con un fortunato colpo di mano: di considerare la attuazione dell'ordine conumista com.e 1111complesso sfor=:o di realizza=:i~ne da parte della classe operaia, assurta a consapevolezza del processo storico in atto, e di cui la « Lega dei comunist.i » intendeva essere la orientatrice forza politica, e non come la miracolistica e improvvisa concreta=:iorie di un sistema elaborato e rifinito nel cervello di qm,lche più o meno geniale « riformatore della società». Quest'ultima esige11zc1era quella che allora disti11gueva i « comunisti» - che facevano esclusivo aff idamcnto sul potenziale rivoluzionario del proletariato - da quelli che allora, con qualche acccento spregiativo, venivano chiamati «socialisti» - ancora persuasi che le stesse classi dominanti avrebbero potuio e dovuto introdurre per loro elargizione dall'alto le riforme capaci di risolvere la questione sociale. (Occorre ricordare che dopo la met.à del secolo i comunisti si ribattez=:erar1110«socialisti» - solo con la RivolLLzio11e d'Ottobre risorge il vecchio nome - e che qui11di la Lega e il Manifesto dei comunisti 11011 hanno alcwi diretto riferimento col comu11ismo <•- dicrno?). Il congresso di gi11g110aveva anche, sommariamente. abbo=:=:atolo scopo del movimento: « rovesciamento della borghesia, il potere al proletariaio, elimina=:ione della vecchia società fo11data sui contrasti di classe, fonda~ione di w1a 1rnoL·a società senza classi e sen~a proprietà privata». Nel fra1tempo a questa impresa ci si erano cimentati vari esponenti comunisti. A Londra, lo Schapper, uno dei tre dirigenti della «Lega», gigantesca, irruente e generosa figura, aveva redatto u,1 progetto, di cui ci è pervenuio qualche frammemo: e di esso ·verme anche iniziata la pubblica discussione, punto per punio, nella « comuinità 1 londinese. Ma si sa come vanno queste cose. A furia di dissensi, di critiche, di emendamenti il progetto era ancora in alto mare all'apertura del congresso. A Parigi Moses Hess, un ebreo renano come Marx e che sit Marx ebbe una influe11za notevolissima, aveva fatto altrettanto, ma forse eccedendo 11ei postulati filosofi ci, sentimentalistici ed umanitaristici: e la « comunità» parigina 11011aveva esitato a bocciarlo, dopo pubblica discussione. Ci si era accinto allora, in gra11 fretta, l'Engels che in quel peri.odo soggiornava a Parigi: ecl il suo « catechismo dei comunisti» è tuttora un interessante documento per chi voglia studiare la genesi del «manifesto». Ma, alla fine, ebbe battnglia vinta. Poichè si constatò la pratica impossibilità di addivenire ad una stesura collettiva, il congresso diede mandato ai compagni Marx cd Engels di redigere il testo definitivo, teriuto conto delle discussioni. Così ebbe origine il « Mani/esto dei Comunisti». Nemmeno due mesi dopo, il testo definitivo de! « Manifesto», spedito da Bruxelles, tra.versava la Manica. La «carta» fondamentale ed irrevocabile di tutto il socialismo moderno, aveva visto la luce. . .GIULIANO PISCHEL L'Internazionale Socialista I. - Brevi note storiche: Partiti nazionali e partiti internazionali del passato l l convegno di Anversa ci irul:uiee a raccogliere in wna serie di articoli alo-unenote molto sommarie e schennatic,he sul-la storia <Lella Internazionale socialis.ta. Confidiamo che, attravMso l'esame critico del passalo esse aiu_ tino i compagni a /arsi un'idea più chiara della sit-uazione presente e dei gravissirni problemi ehe pone ai socialisti europei l'attuale momento rpolitico. I ,parti.ti .pol~tici si formamo dentro i singoli stati e raggrupano tutti coloro che hanno gli stessi ÌUllteressi,gli stessi s-entimenti e le stesse opinioni di front.e al problema della diirezione da dare agl.i atti dell'autorità pubblica, o in altre parole di fronte ai ,problemi politici. Ma -siccoonedh regola succede che in ogni epoca le condizioni di vita politica sono ,sim,ili in parecchi stati, ne segue che in ciascuno stato si formano partiti simili, i quali il più delle volte prendono anche il ,medesimo nome. E sempre succede che i par.titi di un paese prova,no simpatia per i partiti analoghi e-dello ste.5so nome degli altri paesi. Così si formano dei legami i.deali di simpalia politica al di sopra degli stati. Talii legami di simpatia, però,'alle volte portano pure a forme concordate di azione com.une fra i partiti simili dei singoli -stati. Esempi del genere tne poos,iamo trov.a,re in varie epoche della storia, e soprattutto nei periodi di più intelllSa trasformazione int.er- ,na di una <letermi,nata sociietà. Uno dei ,più -tipici è quello dell'antica Greci,a. L'antica G,recia politica.mente era div.i.sa ,in tanti staterelli quante eraIDo le città, ed in ciasctma di queste città si contendeva.no id. potere due partiti: quello aristocratico' e quello democratico, i quali - per dfrla in modo del tutto -schematico - •r&.ppre.sentav.M10 rùsp€ttivamente gl'interessi della grande proprietà fondiaria '(nobiltà) e gl'i,nter€Ssi del capitale mobUiare (,borghesia merc&n tile, a.rtigia:nato ecc.). Le lotte fra questi due partiti nell'interno delle singole città furo.no complicat,e da una lotta per la supremazi& fra le due principali dttà del mondo greco: Atene e Sparta. A Sparta si conservarono a lungo un'economia prettame,nt,e agricola ed il predomiinio di una cla.sse mobiliare guer.riera e ca.sì la città rima e sempre la roccatforte del partito avi.stocratico. Ad Atene invece si svilupp&.rono traffioi ed industrie, le classi bo~ghesi ed arti_ giane acquistarono importanza sempre crescente, conquistarono il potere politico e creairono un ,governo che sL chiamò democratico. Ciascllllla delle due città poi riuniva .into11no a sè una con.federazione di minol'li città alleate le quali tendevano a modellare le proprie istitu1-ioni politi.che -su quelle della città priincipale. Così, quando scoppiò Ja lotta per la supremazia fra Sparta ed Atene, questa divenne rurncheuna lotta fra il partito aristocratico ed il partito democratico e &i delinearono quelle tali forme conoordat.e d'azione comune fra à. pa·rtiti delle singole città, alle quali abbiamo accennato. In genere Sparta appoggiava dappertutto àl partito aristocratico e ,ne dirigeva le mosse. Così ad esempio, quando espugnava una città alleata di A.t,ene, vi imponeva un governo formato dagli a.ristocr.atici locali ed 1n, tal modo era sicura di conservare il corutrdJlo e la alleamza di quella città. I capi del par.tito democratico dovevano fuggire ma - in attesa della rivincita - e.rano sicuri di trovare assistenza ed aiuto i,n un'altra città governatada democratki. Naturalmente Atene faceva lo stesso appoggiando e durigenclo i i))artiti democratici delle sfo_ gole città. Quando im una città un rivolgimento interno portava al governo un nuovo pa.rtito, di .regola, ainic.he in piena ,guerra, quella città passava dall'uno all'altro campo. Insom.m.a nel mondo greco ciascuno, oltre che essere cittadino di una ci-ttà, era anche uomo cli parte. Patriottismo e spirito di parte eramo i due sentimenti che runimavano la vita politica. · Fatti molto simili s.i possono osservare anohe nei comuni medioevali italiain~, i quali spesso erano i1n guerra gli un,i contro gli a!ltri e per di più dilaniati all'intenno da lotte feroci alimentate dallo spirito di parte. Ed a questo punto qualcuno potrebbe già trovare delle sorprendenti somiglianze tra quaJI1to avven·iva nel mondo greco o im quello dei comuni HalianiJ da un lato ed il most..ro mondo contemporaneo claQl'aJtro. Ma a tutta prima riesce ru1fficile trovare una analogia fra que- ,~t,e vicende e quamto avvenne nel secolo (Continua in /Il.a pagina)

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