L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXVI - n. 43 - 15 marzo 1946

Bit Un '7lagglo a MIiano Quattordici anni fa quando •in una sera d'inverno a.'ttraversai la città rapi<lamente, si incise in me l'ultima immagine di :Milano fascista. Era. un po' come dovunque. Que'l guardarsi alle spalle come per proteggere il proprio pensiero da un ladro insidioso; quel sussurrare discreto all'orecchio dell'amico fidato; quei lunghi e prudenti silenzi o quel barricarsi dietro discorsi insipidi e convenzi-gnali quando la presenza di persone non ben conosciuLe rkhiedeva una certa prudenza. Non era la prima volta che mi divertivo ad osservare sui v-01'tie negli occhi dei pase.anLi l'incubo della dittatura che era nell'aria, onnipresente come una divinità; 'l'incubo che era nelle anime e che faceva sentire il fascismo ·c-0me una punta di spiUo, più a fond-0 e più acutamente che non la visione degli ufficiali della milizia che passeggiavano ba1danzosi in galleria. E così l\filano sparì, spariron-0 ic ultime luci e gli ultimi frag-0ri; affogati in quel mare di nebbia, sembrava che palpitassero quei mille pensieri occulti, quell'odio non detto e che pur si sentiva. E passaflon-0 cosl tanti anni finchè a.rrivò il gi-0rno in cui potei riaccostarmi trepiidante alla grande città l-0mbarda. I manifesti multicolori dei vari partiti, i giornali dai mille titoli erano certo la voce de11a libertà riconquistata, il volto nu-0vo dell'Italia risorta; ma erano pur segni tracciati sulla carta e non ancora la -calda e diretta espressi-0ne umana. La sentii per la ·prima volta la voce dell'Ita'lia libera in un teatro milanese, resa vibrante e colorita ·dal genio napoletano di Nino T.aranLo. Fu uno spettacolo ~irichino e scintillante di ironia in cui lo spirito italiano sembrava avesse seguito la sorte di un uomo che -chiuso in un sacco per tanto tempo, manifestasse la gioia dell'improvvisa liberazione con una vitalità sfrenata, vibrando oolipi di spada verso tutti i punti dell'orizzonte con !',occhio avido di vita e di spazi-0. Gli uomini politici più in vista venivano ra;ppresentati l'un dopo l'al- , . tr-o, da artisti abili con que-1la « vis •comica » napoletana che, -corretta di ogni sguaiataggine, raggiungeva un'efficacia insuperabil.e. Il re ! Il re ! Grida qualcuno. - Tirato per mano come un bambino, e sballottato qua e là, un artista di bassa statura con una corona sulla testa che sembra voler cadere ad ogni momento, a1:lr.aversa la scena tra le urla della folla. - Il principe ! Il principe ! - Un a'ltro artista attraversa la scena portando la mano alla visiera d'un berretto galJ.onato con un sorrisetto d'occasione, un sorrisetto mondano e vanitoso in cui si sentiva un tale vu-0to mentale da far rabbrividire. Quel sorriso, che strappava .alla folla d_eg'li applausi frenetici, non era certo un'impresa [acile; ma il frutto d'una specializzazione rpazienite d'una tecniea raffinata ,che era costata , all'attore studio e genialità. Nemmeno gli alleati furono risparmiati. La compagnia <li Nino Taranto presenta sulla scena niente di meno che la « Cavalleria rusticana » americanizzata. Al t.ragico epilogo compare Alfio e compare Turiddu invece di finire a col-~ellat~ risol v-0no la contr-oversia con una 'Partita d1 box. Compare Turiddu, r-0vesciato da un colpo maestro, giace disteso a terra mentre l'arbitro batte il tempò in un silenzio di tomba. Turiddu non dà segno di vita. - Ma insomma ! Sei forse morto? Gli grida l'arbitro. - &ei matto ? - Risponde Turiddu - Come potevo morire senza il permesso degli alleati ? E' ,questo il nuovo volto dell'Italia risorta in cui l'individualismo latino, l'innata ironia, lo spirit,o critico che durante la dittatura. doveva contentarsi della barnelletta sussurrala con prudenza, riprendono la rivincita sul passato e si effondono con giovanile baldanza non solo sul teatro; ma nelle numerose rivis.te, nei gi-0rnali ed in tutti i campi della vita culturale. Ma acca:nto alle .luci le ombre. Nel sottosuolo della vita milanese si agita ancora una umanità irregolare che fonda la sua •possibilità di vita in parte sulla boic~ttante inerzia d'una polizia non epurala, lil parte sull'insu'ffi.cieuza numerica delle nuove (ormazioni di polizia rpolitica. Per ali. antifascisti l'esilio significava una volta r:ster-0, per i gerarchi e gerarchetti fu~- giLi dalle pr-0vince meridi-0nali l'esilio è Milan.o. Comoda soluzione : muniti di mezzi accumulati all'epoca delle vacche grasse o dediti al mercato nero, cercano nell'incognito che offre una o-rande città l'oblio sul passato e le possibilità per l'avvenire .. L'ill~g~lità . i? cui viv-0no anche quei gruppi fasc1st1 attivi, che .assoldati dai monarchici hann-0 <le·positi di armi e stampa clandestina è cosa ben diversa da quella dura illegalità c~e a_ffrontarooo un Lempo le minoranze antifasc~ste c~- stre.tte a lottare contr-0 una burocrazia poliziesca numer-0sa e ben nutrita. In un albergo dove mi recai rper d-0rmi.re non mi chiesero nè documenti, nè luogo di pr-0venienza; ma solo il nome. Quest,o basti per caratterizzare il facile ambient~ in cui si 11:1u?v~o quest~ gruo;EP.,m.ion~fìCl i e neofasc1st~ tal uazfw~ ~ profittano anche i rapinatori che nelle -0re notturne ren<l-0no ancora pericolose le vie dei quartieri periferici. .La -città, ·per insufficienza <li energia eletLnea, giace in un semioscurament-0 ed il corpo di polizia motorizzata creaLo recentemente, pur avendo già avuto dei benefici effetti , dovrà essere <li molto accresciuto ,per assicurare la tranquillità pubbli•ca. Le mille incomodità, molesLe per chi viene dall'estero, sembrano sopp,ortate dai milanesi ?on _qu_el.l~indiff,erenza dell'abitu<lin.e e paiono 1mp1cc1011te <li fr.onle ai ·problemi più seri sostanziali dell'esislenza. Nei caffè bisogna tenere il mantello per non prendere un raff rcddore; se siete in un tram vi viene il torcicollo per scrutare la strada ed intuire il punl-0 dove siete arriv.ati perchè molti vetri r.olli sono stati ostituiti con maleriale non 1.~asparen~e. Vole~ sa1ire con l'ascensore ? Non lunz1ona. Apnte un rubinett-0 ? Ottenete a stenl-0 qualche goccia d'acqua. I padr-0ni di casa non fanno più riparazioni p13rchè non possono elevare gli affitti che sono an-cora bloccati. Un appartamento di tre stanze cucina e bagno -costa mensilmente 500 lir~, la quarta parte del prezzo richiesto per un cappell.o « B-0rsalino ». Attenend-0si alla sconsolata eloquenza di certe cifre quella vita che si svol<Ye<lavanti . . o a noi appare impossibile. Teoricamente un giovane impiegato di banca che ~uadagna 6000 lire al mese, non potrebbe vivere in una <.;ittà dove un ·pasto in u~ modesto ristorante costa 200 lire, un pai-0 d_1scarpe da 5 a 6 mila lire, un cappello 2000 lire ed un vestito 20.000. Ma la fonte delle iniziative individuali degli adattamenti pratici, delle trovate f~ntasiose è così ricea, la vocazione dell' « arrangiarsi», così sviluppata negli italiani, che quella vita, pur attraverso mille sacrifici diviene possibile ed a-ccettabile come period~ di transizione. Quella vila che teoricamente non potrebbe sussistere continua a pulsare ed a fluire, con le mense popolari a 17 lire al pasto organizzaLe dal Comune di Milano, con vestiti e scarpe vecchie provenienti dalle prudenti provviste fatte nel periodo prebellico con l'aiuto di mille ripieghi, di rattoppatur~ e di :ipuli_ture fatte con quella cura e con quella rntelhgenza che sorgono dalla disperazione. Eppure una sana volontà di vita sembra tra volgere lentamente le r-0vine lasciate dalla guerra. Lungo i viali si vedono binari improvvisati sui quali -centinaia di carrelli hanno trasportato !-Ontano le macerie delle case colpite. •- Rimangono molte facciate intatte che celano il tragico vuoto delle case sventrate e danno ad un prim-0 sguardo un'apparenza normale alle strade più colpite. Ma attraverso le finesLre senza imposte si vedono lembl sconsolati di cielo che richiamano alla dura realtà. Ancora vivi son-0 i ricordi dei bombardamenLi subili e tra di essi il ,più doloroso è quello di quella b-Omba caduta su di una scuola causando.la morle di trecento bambini e di venti maestri. L'eredità di odio lasciata a :Milano dai tedeschi durante il periodo neofascista è vasta e profonda. Parlando il tedesco per isLrada si corre il riS<!hio di farsi guar<lare dai passanti con aLtenzione poco benernla. Un amico mi mostra a fianco della stazione il grande Hotel « Gallia» occupato dal comando tedesoo. « Ve<li - mi dice - di iron te a quest-0 albergo i partigiani hanno fatto saltare un autocarr-0 Ledesco. In mancanza <lei colpevoli fu arrestato un gruppo di ferrovieri nella stazione vicina e fucilato immediatamente». « Vedi questo ca.fiè all'angolo ? Era frequentat-0 dai tedeschi. I partigiani vi hanno faUo scoppiare una bomba». Guardai ed ebbi la sensazione che l'evento fosse già lontam> nella storia. Le tracce dell'esplosione erano sparite, il locale pulito e ben arredato ed i numerosi avventori sorridenti e ciarlieri davano una nota festosa. Trascorso il periodo er-0ico e rienLrati nella vila ·civile i partigiani fanno ancora sentire la lor-0 v-0-ce. Sono dei gruppi di azione queste strisce di carta incollale qua e là sui muri delle case dove si leggono frasi brevi ed ammonitrici che colpiscono come gridi di sentinelle nella calma della notte : « CiLLadini attenti ! La reazione rialza la lesta>. In questa calma faticosa di una grande città che riprende la vita -c-0me un convalescente che lentamente ritorni a muovere le membra indolenzite, delle forze oscure sono in agguato, riserve di armi e di danar-0 attendono nel sottosuolo l'esercito della reazione che le utilizzerà; quelfesercilo invisibile che spia an i,osamentc l'ora dell'attacco. Nessuno lo vede chiaramente eppure nell'aria se ne ente l'irrequieta esistenza. Si sente che il nemico mortale non è stalo <lefiniti vamente col,pito. Che cosa si~nifica questo giovane partigiano armat-0 di mitra che sosia sulla porta d'un locale dove si svolge una festa della 40v nb socialista ? Io lo guardo o poi gli rivolgo qualche domanda. « Non si sa mai - mi risponde sorridendo -. Dobbiamo stare in guardia ». Dop-0 il proclama degli alleati •che ingiungeva ai civili di consegnare le armi, in una città come Milano che conta più di un milione di anime, non furono portali nei posti di raccolta che p-0chi vecchi fucili. Per ora sono sulla scena polilica i grandi partiti conservatori, quello liberale e quello cattolico che difendono sul terren-0 legalitario le posizioni della borghesia iLaliana, mentre i gruppi violenti dell'estrema destra, i gruppi monarchici e neofascisli, come formazioni di retroguardia, vi v-0no per ora nel sottosuolo utilizzando la resistenza che i democristiani ed i liberali fanno nel campo dell'epurazione contro le richieste dei ,partiti operai. Grazie a questa resistenza gli ,organi di polizia non sufficientemente epurati permettono un facile margine di vita a questi gruppi monarchico-fascisti che attendono l'ora dell'avventura. La stampa dell'Uomo qualunque con i su-0i giornalisti esperti nella tecnica del disf atlismo politico, ha attiral-0 a Milano in un primo temp-0 la curiosità del pubblico per poi decadere lentamente. Il movimento qualunquista non ha avul,o nella Milano operaia un successo organizzativo come nelle pr-0vince meridionali. Nelle Puglie, la roccaforte dei latifondisti, raccontano quelli che vi si sono recali, si respira l'aria della Vandea Haliana. TuLte queste possibilità di vita che ha ancora la reazione, dipend-0no naturalmente dal fatto che i suoi centri economici sono ancora intatti. K essuna riforma radicale è stata ancora attuata contro il latifondo ed il capitale mouop,olislico. Essi sen ton-0 solo la minaccia delle ri vendieazioni operaie ed inclinano ad una forma di difesa attivistica. i tenta così. di mobilitare i reduci dalla prigiO'Ilia. che senza lav-0r-0 e senza aiuto, educati in parte alla scuola del fascismo, rovinali da una guerra perduta, da terribili sacrifici per i quali nessuno li ricompensa o li loda, rappresentano un materiale facilmente infiammabile, sensibile alle più folli demagogie e disposto ad affrontare tutte le avventure. I partiti antifascisti si sono oceupali <li questo importante pr-0blema dal punto di vista organizzativo e pr-0pagan<listico; ma sono ben lungi dall'averlo risolto data la sfavorevole condizi-One economioea che impedisce di dare a questi disperati una normalità di vita ed una conseguente stabilità spirituale. In questo mare ondeggiante e turbolento che fa ricordare l'ambiente storico che si era ,prodotto in Italia nel 1919 il proletariato milanese, educato alla lotta di classe e maturato in lunghe e dolorose esperienze, costituisce una forza costante di resistenza e di. lolla contro tutti quei movimenti che tendon-0 ad un ritorno verso il triste passato; movimenti della reazione che si annunciano con forme nuove nelle frasi programmatiche e nella iniziale demagogia democratica; ma che attingono alle stesse fonti econ-0miohe a cui attinse il fascismo perseguendone, nel dinamico quadro della lotta <li •classe, gli stessi lini p-0litici. 1 L. Spada Presenetdeavvendireelldaemocrazìa • svizzera (Continuazione e fine Libertà. e democrazia, rispetto della molteplice varietà delle sue comunità regi~rnali e looali e federalismo, neutralità e largo spirito umanitario, concretantisi nelle istituzioni internazionali più varie e benefiche : tali son-0, con un diritto di. asilo con larga generosità in tutti i tempi accordat-0 ai profughi <li tutle le fedi e <li tutte le opinioni, le caratteristiche costanti della Svizzera. Sono esse che hanno assicurato al paese, con la prosperità materiale, una grande autorità morale. Il popolo svizzero può o vuole restare fedele al suo passalo ed alla sua storia, alle sue tradizi-0ni ed ai suoi costumi, alle sue libertà ed alle sue istituzioni, nel quadro eterno delle sue mon• lagne, ma esso non può tuttavia estraniarsi dalla vita europea, da una solidarietà internazionale che si manifesta sempre più necessaria, dalle grandi correnti della civiltà nuova che si prepara e si -0rganizza, sulle rovine accumulate in tanti anni di guerra e di deYastazi.oni. Esso non deve addormentarsi nella. calma che il destin,o gli ha assicuralo negli anni della t-0rmenla, non deYe c-0mpiacersi in una stabilità stagnante. Perchè continui a vivere ed apportare il suo contributo all'opera comune della eivillà ed alla ricostruzione delrEuropa - di un'Europa che si trasforma e si rinnova e non può più essere quella del passaLo - la vizzera non può essere un museo e vivere dei ricordi e di benemerenze <li tempi trascorsi. :i\la deve rinunciare a qualche vecchio pregiudizio, liberarsi dalla tendenza che v'è in taluni dei suoi uomini a<l impartire lezi-oni ed a presentare sempre ]e pr-0prie istituzioni come modello di perfezione, uscire <la uno .slat-0 che è talvolla di mediocrità e di vita lenta, <lisfarsi <li stati d'animo non più conciliabili con la realtà e di schemi mentali troppo rigidi, non indugiarsi nelle soddisfazioni delle mete raggi unte, ricercare e vedere con occhio vigile e sguardo sicuro i difetti <la correggere, indagare i pericoli che la minacciano e le vie che possono condurla alla salvezza. Forse ancora oggi sono vere e degne di riflessione le parole che uno degli ~piriti più nobili e dei quali la , vizzera si onori, Leonardo Ragaz, seri veva nel corso della preeedente guerra mon<liale, come un monit-0 severo ai suoi concittadini. La democrazia svizzera deve Lrovare la forza di. trasformarsi, <li evolvere, <li pcrf ezi-0narsi. Essa non può iden tificarsi nel riposo, nell'indifferenza, nell'egoismo di un paese ricco e prospero, in mezzo ad un mondo sconv,olto dalle rovine e dalla miseria. La neutralità. non può costi1uirc un mantello buono conLro ogni intemperia, il mezzo unico di salvaguardare l'indipendenza ed il benessere in un mondo cho si trasforma, nella nuova organizzazione del mondo che si prepara e si compie. e, nel nuovo mondo che sta creand-0si, la vizzcra vuole mantenere la sua originalilà e conservare il posto che le compete, essn. devo spogliarsi di -certe tracce di egoismo particolari ad alcune categorie dei suoi cittadini ed accompagnare un intelìigente sagace realismo con un pit1 largo soffio d'idealismo morale e sociale. E deve conservare una. larga e chiara coscienza delle sue necessità moderne, della sua missione <li mediatrice delle varie e talvolta eonlrastanii forme di civiltà europea. V. mimero precooenbe) Quasi un secol-0 fa, un grande esule ilaHano, che le dolor-0se vicende della palrb. avevano portato nel Ticino, Carlo Cattaneo, facendosi propugnal-0re di una delle più audaci e geniali imprese della tecnic::i. modem~, il traf.oro del an Gottardo, additava, in un mem-0riale all'Assemblea federale, la missi-0ne che la Svizzera è chiamala a compiere nella comune civiltà, con parole, che appaiono vere anche oggi : « Tra le idee divergenti che possono anc-0ra sopravvivere nei governi o nei popoli - egli scriveva - la Svizzera per l'altitudine sua, neutrale, pa,cifica, ospitale, aliena da ogni ingrandimento, da ogni minaccia, da ogni invidia, è chiamala ad essere una conciliante e provvida mediatrice. Essa virtualmente rappresenta i comuni interessi di quei cento milioni di uomini, che, divisi da tre lingue in tre grandi masse; troppo sovente nemiche, non mai sinceramente amiche, predominate sempre da sa.nguin-0se ambizioni, solo in quanto fanno parte della Confederazione vivono in una li ber a, giusta, fedele amicizia, che vede il bene della patria anche nel be.ne degli altri popoli, e primamente dei su-0i fratelli di lingua. Anche nell'infausto momento di quelle disastr-0se auerre sul Ren-0 e sul Po, il cui ritorno sembra una necessiLà di ogni sec-010, il cui rilorno embra una barbara derisione dei tempi, il commerci.o e le industrie delle stesse nazi-0ni combattenti devono augurarsi che una parte <lei loro approvvigioname.nli e dei loro esiti possa Lrovare presso le l-0ro frontiere un rifugio dalle mutue rappresaglie. La libertà svizzera è un'istituzione che può proteggere le nazioni confinanti dagli eHetti dei loro propri errori e dei momentanei l-0ro furori. Il santuari-0 della libertà dev'essere il santuario dell'umanità». E' quel che la vizzera ha mostrato di voler e di sapere essere nel corso di due guerre mondiali. Gelosa delle proprie libertà, fiera. della sua indipendenza di fronte a lutti, cosciente della sua inf eriorilà in una lolla di giganti ma decisa a resistere con le armi contr-0 ogni tentativo d'invasione, essa ha saput,o adempiere quell'alto e nobile compito che l"esule italiano le additava, trasformandosi, in un mond-0 di orrori e di stragi, di vendelle e di odii, di ferocia e di follia, .nel santuario dell'umanità. e centinaia di migliaia di uomini hanno potuto ancora riscaldarsi ad una fiamma c1·amore e di carità, se migliaia di -donne e di bambini hann-0 ritrovato un lelto ed un pane, se uomini di ogni eU1 e di ogni condizione, sfuggendo ai campi di concentramento o all'orrore delle torture. sono riuscili a salvare la vita da una morle lenta e da sofferenze senza nome, se ancora il mondo ha potut-0 credere che la bontà, la solidarietà, la fratellanza non fossero di venu ie parole vane priYe d'-0gni Eignificato, tull-0 ciò si deve alla vizzera, alle sue mollepl ici iniziali ve, ali e sue istil uzioni internazionali, al senso di umana solidarietà nello sofferenz.e ed alla larga generosità del suo popolo. Ed è anche perciò che questo piccolo popolo può dire ancora una sua parola al mondo e cosliluire per molli un grande esempio. E. Reale •

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