L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXVI - n. 39 - 15 gennaio 1946

BiL Dl8a...lone •oolal,.ta Operai e Nei num. 221 del 27.12.45 dell'« Avanti :o, l'ex vice segretario del partito, Lelio Basso, in un articolo molto ben fatto, esamina i risultati delle elezioni sindacali testè svoltesi, rammaricandosi che il nostro partito, pur riportando un ottimo risultato, si è visto battuto (e in qualche sede abbastanza sensibilmente) dal partito comunista. Qualche « fusionista :o potrà certamente essere molto meno rammaricato del compagno Basso, pensando che dopo tutto il successo ha arriso ai compagni comunisti e non, ad es., ai demo-cristiani, ma, e giustamente, il Basso ne trae le conclusioni come socialista, e denuncia alcune imperfezioni organizzative che, secondo lui, ancora giustamente, sono le <:ause del nostro mancato pieno successo. Dove non siamo d'accordo con il Basso è sul punto in cui egli dice che, oltre tutto, va rilevato eh.e i voti socialisti sono stati di una qualità diversa da quelli ottenuti dai comunisti, contandosi fra quelli numerosi voti di impiegati tecnici, certo in misura maggiore di quelli ottenuti da comunisti, fra questi « ceti medi». E il Basso, pur non svalutando, <:omedice, tali voti, si rammarica di ciò perchè secondo lui il partito socialista è stato, e dovrà sempre essere, un partito essenzialmente operaio, come afferma nelle conclusioni dell'articolo stesso. No, compagno Basso, io penso che se proprio fra i voti socialisti in queste elezioni sindacali ce ne siano stati molti di impiegati e tecnici, questo è certamente da ascriversi come un successo del nostro partito. Se è vero, come è vero, che '1a classe operaia è stata sempr.e quella che ha quasi esclusivamente formato il partito socialista perchè più rivoluzionaria, e la categoria impiegati-te.cnici '(che non ha nulla a che vedere con i così detti ceti medi) è stata quasi costantemente al di fuori del partito, .ciò si deve attribuire al fatto che questa ha più spiccato il senso critico, e si attarda nelle sue decisioni e nelle sue convinzioni. La categoria degli impiegati-tecnici è sempre stata proletaria e non si è proletarizzata in questi ultimi tempi, non sentita viva, ecco, come la classe operaia, la lotta di classe. Impiegati Cessa forse di essere proletario quell'operaio nullatenente che ha la cattiva abitudine di votare « liberale» ? No, e alla stessa guisa i nullatenenti impiegati (moltissimi I) non hanno mai cessato di essere proletari anche quando, come per il passato, non votavano «socialista». Non penso opportuno poi, dire oggi che il partito socialista debba sempre essere partito « operaistico» oggi che, come gli i.tltimi risultati delle elezioni sindacali ci dicono, molti impiegati si sentono socialisti. Marxisticamente, .essi debbono essere so• cialisti perchè proletari, e entrando organizzativamente nel partito, sia pure tardi (purtroppo) entrano come tanti operai che ricreduti dalla falsa strada battuta, chiedono di far parte del partito e che è per loro e che precedentemente ripudiavano. Un senso di opportunità, quindi, (la Costituente è ahle porte) e la convinzione che tutti dobbiamo concorrere ad un diverso assetto sociale ed economico, non dovrebbe ancora dividere operai, contadini, impiegati e tecnici non stancandosi mai invece dall'affermare che gli interessi delle quattro categorie (e non classi, essendo tutti proletari) sono identici e comuni, e che da ogni parte, o almeno dalle parti sane delle quattro categorie, si aspira ad un sistema di giustizia che ipotrà essere raggiunto quando .essi avranno chiara e precisa una propria coscienza dei loro diritti sacrosanti di lavoratori. Più che il mestiere e la appartenenza ad una determinata categoria, è la sete di giustizia che spingerà gli uomini di ogni paese al socialismo, altrimenti come si spiega che tanti uomini, il Basso compreso, sono sempre stati socialisti, anche senza essere operai ? Se non questa sete .di giustizia che:: cosa li avrebbe spinti a dedicare il meglio di loro all'organizzazione proletaria ? Coscienza di classe, quindi, e aspirazione ad una giustizia sociale sono alla base del nostro movimento, ed il lavoro più prezioso sarà quello di convincere un sempre maggior numero di uomini a ripudiare il vecchio sistema capitalistico per uno nuovo in cui solo il lavoro sarà fa vera ricchezza. E. Ingegno. La ■e■tra ml■slene e I ■ostri eompltl aell'lmmedlato avvenire Il Partito Socialista si trova ad un'importante svolta del suo cammino. O aif ermarsi come il gran<le partito ca.pace di difendere e realizzare, sul piano democratico, le aspirazioni delle classi lavoratri'Ci e prodiuttrici della nazione, o accontentarsi di raippresentare la minoranza, che, attraverso la critica costruttiva, controlla l'esercizio de.I ,potere da parte della maggioranza. Repubblica, riforma agraria e riforma industriale, sono ormai punti ben chiari nella nostra mente. Repubblica, in quanto la monarchia, per · le tremende responsabilità assunte durante il l"entennio Fascista, ha dimostrato, ancora una volta,· di essere indegna di identificarsi colla nazione e di raippresentare l'unità italiana; riforma agraria e riforma industriale, ipoichè quella parte dell'alta borghesia che esprime gli interessi del latifondo agrario e del monopolio industriale, è, dopo la monarchia, la prima responsabHe del fascismo, che essa volle e finanziò come strumento di dominio della classe lavoratrice. NeCe6sità, quindi, di espropriare il 5Ud, sooialinare il nord, decentralizzare, liberare, federare. Nell'attuazione di questo programma il Partito è travagliato da una divergenza di metodi dì azione e di lotta, dii scopi e di atteggiamenti nei confronti degli altri partiti di massa, che dovrebbe:ro essere - se una profezia in questo campo è· permessa - il Partito Comunista e la Democrazia Cristiana. Quanto più l'epopea della -guerra partigiana e della insurrezione popolare, si allontanava dalla realtà di ogni giorno, ,per diventare un glorioso ricordo, tanto più respressio• ne dt e unità. proletaria », di cui il Partito si era fregiato all'inizio della sua ri<:ostituzione ufficiale, assumeva il significato di un vago desi.derio, formulato durante l'esaltazione degli spiriii nel periodo della lotta viva, anzichè quello della meta da raggi11ngere mediante l'azione di ogni giorno. La soluzione del problema della fusione del Partito Socialista col Partito Comunista, in un partito unico della classe lavoratrice, non dipende tanto da una divergenza di interpretazione della dottrina e della tattica marxista, dal metodo di lotta per la realizzazione ,ultima del socialismo - se cioè attraverso lo Stato e tramite la realiz· zazione dii entità economiche collettivistiche e cooperativistiche, operanti come elementi disgregatori della struttura capitalista - e, tanto meno, su u1ia diversa organizzazione e funzionamento interno dei due partiti, ma essenzialmente dalla posizione dell'Unione Sovietica di fronte all'Europa e viceversa. Infatti il patto russo-tedesco del 1939, permettendo alla classe borghese al potere ~ei paesi democratici, di ostraci~zare il comu_nismo dalla vita della nazione, accusandolo di averne tradito, al momento del pericolo, gli interessi supremi e di> gettare, per riflesso, un"omhra di sfiducia e di discredito sui partiti socialisti che con esso avevano precedentemente collaborato. ha mostrato la possibilità del verificarsi, LDdeterminati momenti storici, della segillente tragica situazione: il Partito Comunista in contrasto con gli interessi del proletariato del paese a cui ap• partie~e. ·Eppure il patto stesso non esprimeva. in qu!)il<? determinale drcostan,e, che l'iciosa esigenza, per lo stato russo, di difendere, a qualsiasi costo, le conquiste della rivoluzione e la democrazia economica, dalla serie di abbandoni e di concessioni ohe le democrazie occidentali andavano facendo da venti anni ai fascismi di tutte le latitudini. I parti,ti comunisti, quindi, modificando, di punto in bianco, la loro posizione politica, agi•vano in contrasto con gli interessi del proletariato del loro paese ed in perfetta arm°' nia -con quelli del ,popolo rasso. E dal momento in cui quest'ultimo fu aggredito, il comunismo si pose in primissima linea nella Resistenza di tutti i paesi e si reiintegrò ,perfettamente con la nazione. La chiave di volta del problema della fusione è, dunque, per noi, questa: essa non sarà realizza-bile fintanto che questa possibilità non sarà zero, ossi.a fin tanto che, agendo nell'interesse del popolo russo, il Partito Comunista agirù non soltanto nell'inter~se del proletariato del paese a cui appartiene, ma di quello europeo in generale. Ciò significa, in altri termini, quando l'Unione Sovietica sarà. reintegrata nella famiglia dei popoli europei. Se il Partito vuole a,ere come ~copo principale l'unità della classe lavoratrice, esso deve assumere l'alta missione cli integrare la Russia all'Europa, conciliando le esigenze della conservazione delle conquiste della rivoluzione socialista, colle condizionv storiche, economiche e sociali particolari ai paesi occidentali ad assurgere, in tal modo, a creatore e realizzatore di una nuova ci,viltà: qi.;ella che non trascura i valori ideali nel forgiaTe le armi necessarie alla conquista dei valori materiali, sin tesi di umanesimo e di, marxisnfo, espressione di libertà, in quanto democrazia politica, di giustizia e di uguaglianza, in quanto democrazia economica. Così il socialismo, nella sua concezione morale, si eleva fino a diventare vera e propria religione dell'umanità. La prima cosa per essere buoni socialisti è quella cli essere degni del socialismo. Quando il Piartito dovrà superare la 1posizione in cui si trova oggi nei C.L.N. e svolgere un·azione più ampia e più vasta, si porrà, allora, i1 problema dei suoi rap• porti con la Democrazia Cristiana. Se essa, oltre a riconoscere la necessità di procedere ad importanti. riforme di strnttura, si impegnasse a rispettare il principio dell'assoluta laicità dello stato e a non svolgere nessuna azione diretta ad isolare e porre il Partito Comunista in opposizione con r,oi, sarebbe possibile una collaborazione, anche al di fuori e dopo i C.L.N. Nell'abbandonare la posizione superata di un anticlericalismo sterile c ponendosi quale di,fensore della libertà di co· scienza e di culto, il partito deve essere la forza di attrazione verso cui converge, da una parte, il proletariato industriale. dall'altra, quella parte più progressiva del proletariato rnrale, che sente di essere, esattamente come l'operaio, lo stru· mento del capitalismo terriero. Mentre l'artigiano ed il piccolo commerciante si avvicina al socialismo, poichè vede che esso solo può protegge· re -i suoi interessi immediati ed il suo avvenire, garantendogli la libedà. Farsi centro di tutte le forze della produzione e del lavoro. significa, so• prottutto, nel campo internazionale, poter svol• gere quell'alta missione di civiltà e di pace, che &bbiamo indicato più sopra. Cesare Sacerdote neo La relazle■e del segretarlo, eo•p. lle■III Ctnt111uulon1della prl1111pagina Il compagno Nenni esamina il valore dell'opposizione interna contro le linee politiche della maggioranza del Partito. L'opposizione di destra, che fa capo alla « Critica Sociale», ha ripreso sostanzialmente i motivi del riformismo turatiano, nel che è un pericolo perchè il riformismo conduce al paternalismo e il paternalismo alla monarchia. Esso non si rende conto che se fossimo usciti dal Governo, o se ne uscissimo, cosa che nessuno può escludere, dovremmo riconquistare la Costituente con una lotta rivoluzionaria resa tremendamente difficile dal fatto che siamo un Paese ad autonomia limitata. Non vuole l'unità di azione per quanto esiti a dirlo e con ciò spezza l'unità della classe lavoratrice che è la sola leva rivoluzionaria efficiente. « Quando questa politica negativa è spinta alle sue posizioni estreme, allora abbiamo addirittura delle manifestazioni di squilibrio mentale con appelli al ricorso alla violenza di fronte ai quali occorre richiamare la classe operaia alla più severa vigilanza. La Ooatlt■••*• « La verità è che, nel suo complesso e salvo inevitabili errori di dettaglio, la politica generale del partito è stata giusta e ciò che ha indebolito il partito in questi ultimi mesi è stato invece il lavorio corrosivo delle minoranze, di alcune nostre sezioni che sono state distratte dal lavoro costruttivo e trasformate in un campo chiuso di rivalità personali e politiche, le quali rischiano di allontanare i lavoratori dal partito. A questo stato di cose la nuova segreteria del partito è risoluta a porre fine. La libertà di discussione e di critica è sacrosanta, ma non può intendersi nel senso di una disputa permanente. Fra il centralismo democratico dei comunisti dove c'è troppo centréllismo, e la nostra anarchia pseudo democratica c'è posto per un giusto mezzo. Tanto più che davanti a noi stanno grandi difficoltà e durissime battaglie». « La questione dei poteri della Costituente ha tutta Paria di una civetteria: di che cosa si tratta? Di mettere la camicia di forza alla Costituente? E una cosa impossibile. La Costituente è per sua natura un'assemblea sovrana. I limiti dei suoi poteri non sono nè in una leggé, nè in un referendum, ma nell'accordo dei partiti e nella composizione dell'Assemblea. I moderati hanno un modo infallibile di disciplinare la Costitu~nte e di conquistare la maggioranza o di essere abbastanza forti perchè si debba fare i conti con loro. Altro da escogitare non c'è se non un accordo dei partiti sui modi e la procedura delle elezioni, dell'insediamento, del regolamento interno della Costituente e dei suoi rapporti con il potere esecutivo. Ciò che aiuta le destre è il disorientamento dei ceti medi, la miseria dei ceti popolari e impiegatizi, la difficoltà di assimilare i partigiani, i reduci e in genere gli ex combattenti che ammontano a parecchi milioni. Il vero problema dei ceti medi è un problema di stabilità economica e di sicurezza di carriera, due cose difficili da realizzare dopo le immense distruzioni di ricchezze operate dalla guerra. Pane e lavoro sono le due fondamentali esigenze del popolo e per l'una e per /°altra letteralmente dipendiamo dagli Alleati. « La disintegrazione dell'apparato dello Stato è la causa dell'inefficienza relativa del Governo e delle amministrazioni locali e a questa disintegrazione non si può rimediare in qualche mese». « Per uscire da questa situazione non c'è in verità che un modo: affrettare 1e elezioni ed è per qu.esto soltanto che noi siamo al Governo. Dalle elezioni sortirà un Governo capace di dare alla situazione i rimedi energici ed eroici che essa comporta. « Un altro fattore che aiuta la destra è la politica degli Alleati verso il nostro Paese. Dobbiamo loro gratitudine per il nostro poco pane quotidiano e il poco carbone, la benzina e le materie prime. Ma. dobbiamo loro anche l'incertezza del nostro destino, e la mancanza di uno statuto di nazione autonoma. I compiti eh.e si presentano sono spietati. Tito reclama Trieste, l'Austria vuole l'Alto Adige, in Fran. eia si insiste per toglierci a titolo di riparazione simbolica Briga e Tenda. Gli Alleati hanno la loro da dire su tutti i nostri problem,i interni, sulla preceden. za delle elezioni amministrative su quelle politiche, sui poteri della Costituente, persino sulla lista di Stato nelle elezioni. Ogni intenzione e ogni atto sono soggetti a riserva. Non è evidentemente questo il modo migliore per aiutare una giovane democrazia nata dalla cospirazione e çlalla guerra partigiana>. Nonostante tutto, Nenni esprime la sua fiducia nell'avvenire. Ci saranno però ancora molte dif.fi. co1tà da sormontare, molti complotti da sventare, molte oblique opposizioni da vincere. « La Costituente dovrebbe radunarsi il 5 maggio e si radunerà, se le forze popolari e la democrazia manterranno e rafforz.eranno la loro unità e niente ci distoglierà dall'obbiettivo, nè crisi interne, nè crisi internazionali, se il Partito socialista non rinunzierà al suo compito che è di portare a compimento la rivoluzione democratica e di fondare la società italiana sul mondo del lavoro». NOTIZIARIO LO SBLOCCO DEI LICENZIAMENTI La Confederazione Italiana del Lavoro, l'o.rga• nizzazione degli industriali, i ministri competenti stanno occupandosi a Roma del problema sullo sblocco dei licenziamenti. Scaduto ool 3/ dicembre il blocco, gli industriali avrebbero riacquistato la libertà di procedere ai licenziamenti; ma tempestivamente la Confederazione del Lavoro richiese una proroga allo sblocco fino al 34 marzo, allo scopo di evita.re un aumento immediato ed eccessivo della disoccupazione in questi mesi invernali. Si apprende ora che gli industriali avrebbero in linea di massima accettato l'idea della proroga che vorrebbero, però, limitata al 28 febbraio, sempre che il Governo s'impegni di mantenere la cassa di integrazione. D'altra parte nel recente Consiglio dei Ministri, dove il problema fu incidentalmente trattato, si mani/ estò una certa tendenza allo sbloccamento graduale con inizio dalla metà del corrente mese. Quello che in ogni modo appàre evidente è che lutti si rendono conio della necessità di esaminare e risolvere con la maggiore ponderatezza e calma, il grave problema. E' chiaro che un provvedimento di transizione è necessario perchè non si può, così su due piedi, gettare sul lastrico una massa di diverse diecine di migliaia di operai, senza andare incontro a conseguenze pericolose, specialmente dal punk> di vista dell'ordine pubblico, che lascia già troppo a desiderare. Ma che allo sblocco si debba venire questa è pure una necessità universalmente riconosciuta ed inevitabile. Si tratta di conciliare 1e esigenze ai una massa di lavoratori che ha bisogno di lar,orare e di vivere, e le possibilità della nostra vita industriale. Non è in effetti un problema facile a risolversi. Bisogna che tutti facciano appello al più. alto senso di comprensione e di ragionevolezza. Le organizzazioni sindacali si trovano certamente di fronte ad un compito molto ingrato e tremendamente difficile; ma la piena coscienza delle responsabilità che pesano szL di esse è chiaramente espressa anche nella mozione votata dal recente convegno delle Camere del Laooro dell'Alta Italia, alle quali non poteva sfuggire il problema da noi posto. Del resto, malgrado il blocco, non si può dire che I in qu.i licenziamenti non siano stati effettuati.' Una prima riunione preparatoria. - Il 5 gennaio sotto la presidenza del ministro del laooro, Barbareschi, si soTU>incontrati i segretari della C.G. T.L., on. Di Vittorio e Oreste Uzzadri, con i rappresentanti della Con/ ederazione dell'industria, avo. Toscano e Segni, per pr~ndere i primi con• tatti e procedere ad un esame dei rispettivi punti di vista in merito alla questione dello sblocco dei licenzi~ment; in Alta. Italia., E" stato oonfennafo che l' // corrente st terrà una riunione plenaria, con la partecipazione dei delegati degli indu,triali e dei lavoratori, alla presenza del min'i$tro Barbareschi e oon fintervento del ministro del Te soro Corbino; nel frattempo saranno tenute altre riunioni preparatorie. • NEOFASCISMO Graziani erede e capo delle • secoBda.> repubb~icafascista. - Le indagini della polizia speciale circa la «centrale.,. neofascista di via Belisario, hanno portato ad interessanti rilievi. Anzitutto è st~to possibile accertare che il gruppo dei fasd81!• che I aceva. naturalmente parte dell'organizza. z1one « squadre d'azione Mussolini», era capita· nato da Giovanni Grassia di anni 23, studente e da Gi.orgio de Martin,~ ventenne, pure studente di ingegneria, entrambi arrestati unitamente ad altre quindici persone. . La «centrale», intitolata al nome di Don Calcagn<i, il prete legato a dqppio /ilo con Roberto Farinacci e propugnatore della. ben nota « Crociata italica», giustiziato dai patrioti nei giorni della insurrezione, era in diretti contatti con il gruppo dei neofascisti. torinesi ~li ordini del francescano padre Blandino, tratto in arresto a Torino unitamente ad altri aderenti al movivento rea~ionario che trovava ricetto nelle celle di un convento, e che si proponeva la restaurazione del peggiore fascismo. Agi~ arrestati milanesi è sfato trovato copioso m~teriale di propaganda, nonchè fucili, rivoltelle, ~itra, bombe a mano, detonathri e tubi di gelatina. Gli opuscoli propagandistici presentano una bizzarra miscela dei più trii; luoghi comuni della retorica fascista. Dalla certezza di veder trionfare nuovamente « il mito degli eroi », alla promessa di porgere la maggiore assistenza. possibile ai_reduci dai c~mpi di concentramento allo scopo d1 rec1Lperare il massimo numero di ex-brigatisti e di valersene per le azioni « rivoluzionarie ,. in programma per un prossimo /1tturo. A proposito di queste azioni è bene ricordare e~, s~pre negli opuscoli di propaganda, si assicura l appo,:to di non meno di /00 mila camicie nere all'imminente rivoluzione, uomini perfettmnente organizzati e i.nquadrati mUiiarmente agli ordini nienterrumo che di Graziani, erede di retto di Mussolini e instauratore certo della seconda Tepubblica dcial.e italiana. Tutti gli arrestati pertanto sono stati deferiti alla ~orte d'Assise straordinaria che si occuperà prou1maTT11?nte della lttboriosa e I interessante istruttoria.

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