L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXVI - n. 39 - 15 gennaio 1946

B A1111• DXVI (nuowa ••rie) N. 39 : Zurigo 15 Gennaio 19•6 QUINDICINALE SOCIALISTA RiUZIONE • AMMINISTRAZIONE Casella Postale N. t25 Selnau, Zurigo!; - Conto postale Ho. VIII 2606; - Tait.fono: 27 47 02 · AllBCHAK.ENTI: 24 numeri Fr. 4.. 12 numorl Fr. 2 - UNA COPIA ceni 20 Il Comitato centrale del P. S~ I. LARELAZIONDELSEGRE1'ARCIO,MP. NENNI La polltlea del Partito dal t 943 « Che cosa ha voluto il Partito socialista ? La politica del nostro Partito si è determinata dal luglio 1943 in poi in funzione di due obiettivi fondamentali: 1) schiacciare il fascismo e concorrere alla guerra di liberazione del Paese; 2) porre il problema politico della Costituente e della Repubblica come pregiudiziale della rinascita della Nazione e della sua ricostruzione. « Alla liberazione del Paese il Partito ha concorso con le sue energie migliori, allineando nella lotta le forze militari intitolate al nome di Matteotti, le quali hanno dato un apprezzabile contributo all'insurrezione popolare e alla guerra partigiana. La impostazione del problema della Costituente e della Repubblica è stata in gran parte opera del Partito socialista. <e Non che la Costituente, la Repubblica e le fondamentali riforme destinate a completarne il contenuto sociale fossero esclusive dei socialisti. Ma noi siamo stati i primi e i più tenaci nel mettere questi problemi all'ordine della Nazione, facendone un motivo di agitazione permanente e non accettando diversivi, nè quello della guerra, nè queilo della contingenza economica, entrando in polemica coi compagni comunisti quando ci è sembrato che la loro formula dell'unità nazionale rischiasse di attutire la coscienza democratica del Paese appena risvegliata, premendo sui democristiani per farli uscire dall'imboscamento del « ni », attaccando l'ala moderata antifascista che mirava ad eludere ii problema istituzionale. « La nostra oppos1z1one a Bonomi e il recente netto rifiuto di accettare al Governo la direzione politica di Orlando sono stati motivati dalla ferma volontà di impedire esperimenti neogiolittiani in fa_ vore di una prevalenza della tecnica o dell'economia sulla po·litica. « Senonchè, non c'è una funzione del Partito sociale che sia qualche cosa di opposto o so1tamo di diverso dalla funzione della classe operaia, la quale è per eccellenza la classe rivoluzionaria. Il sociali. smo cammina con i piedi degli operai. Realizzare !"unità dei lavoratori è una organica necessità di vita e di sviluppo per il movimento operaio. I rapporti col eomunlsfl « Ciò ha posto in termini del tutto speciali la questione dei nostri rapporti con i comunisti. « Occorre premettere che non intende nulla di questi rapporti chi giudica i comunisti àell'anno 1946 alle stregua di quelli del 1921, al momento della scissione di Livorno. Venti anni e tante catastrofi non sono passate inutilmente nè per noi nè per loro. Ci sono due momenti decisivi nello sviluppo del partito comunista: uno è alla svolta del 1934-1935, da posizioni settarie a posizioni unitarie, l'altro è lo scioglimento del Comintern nel 1943. « Ci sono nello sviluppo del nostro Partito due momenti di uguale importanza: il primo è il congresso dell'unità socialista a Parigi che, presenti Turati e Treves, si fece su una formula che superava il riformismo ed il massimalismo, l'altro è ii patto di unità di azione che socialisti e comunisti sottoscrissero a Parigi nell'agosto 1943 e che ebbe iarga eco in tutta I tali a. « Noi non potevamo prescindere da questi fatti, per noi suscettibili dei più grandi sviluppi, e siccome per noi la democrazia non è un vestito per le occasioni solenni, ma appartiene alla nostra stessa natura, cosicchè è naturale che attraverso l'unità d'azione ci siamo sforzati da dieci anni in qua di consolidare le convergenze delle comuni esperienze dei partiti operai. « Opporre alla lotta dei comunisti per ia democrazia l'affermazione che essi dicono una cosa e ne pensano un 'altra, è un argomento dei filistei borghesi. Prima di tutto perchè centinaia di comunisti hanno firmato con il loro sangue le cambiali sottoscritte in difesa della democrazia e poi, anche a voler ammettere per modalità di discussione che Togliatti sia capace di dire il contrario di ciò che pensa, pure in questo caso egli lavorerebbe dato che i lavoratori che lo ascoltano e lo seguono non sono per una soluzione democratica, abituati alle riserve mentali ed ai misteri del doppio gioco. Lasciamo quindi da parte questi argomenti m:-serevoìt e constatiamo invece con gioia, in rapporto alle deliberazioni a conclusione del 5. congresso ciel Partito comunista, che, dopo anni di lavoro comune, ma anche di contrasti ideologici e politici noi siamo oggi di fronte ad una concreta comunità di obieltivi immediati, di scopi ed anche di mète. La "fusione,, « Comune è la nostra lotta per la Costituente, comune è l'obiettivo della repubblica, comune il proposito di dare alla repubblica un netto rilievo e contenuto sociale, con la riforma agraria, la riforma industriale e bancaria, comune soprattutto ia volontà di fare della classe lavoratrice la guida animatrice dell'unità del popolo nella lotta per la conquista e la difesa della democrazia. Ciò convaliderebbe le conclusioni contenute in una deliberazione del Partito di un anno fa, adottata all'unanimità da una direzione dove siedevano Saragat, Giuliano Vassalli e Zagari e che diceva: « L'unità di azione non è un fatto accidentale, un ripiego tattico, ma uno degli elementi essenziali e permanenti della politica di classe del Partito socialista, il mezzo per ricreare l'unità della classe lavoratrice lacerata dalla scissione del 1921 e per preparare il ritorno all'unità organica sul piano interno e su quello internazionale realizzando nel pensiero e nel metodo la sintesi delle esperienze socialiste e comuniste in funzione dei compiti nuovi che la storia assegna alla classe operaia. Nenni dichiara a questo punto eh.e basta vedere la sua relazione al Consiglio nazionale di luglio e la sua replica al compagno Saragat per constatare che l'ordine del giorno Pertini, Basso ecc., era andato oltre il suo pensiero che è sempre stato questo: [a fusione è un, punto di arrivo, una speranza ed una prospettiva che si realizzano attraverso le comuni esperienze e le comuni lotte. « Il problema della unità di azione domina e precede quella del cosiddetto partito nuovo. Non sono le condizioni di unificazione e le premature decisioni dei congressi che consentiranno di fare la fusione. Questa sorgerà dal basso quando ogni diffidenza tra i militanti sia caduta ed i f alfi abbiano dimostrato le stesse cose con lo s/esso spirito. « In definitiva, il problema non è stato posto in modo diverso al V Congresso comunista nè nel rapporto di Togliatti nè nella discussione e specialmente nell'intervento del compagno Negarvi/le. Perchè allora il compagno Longo ha creduto che fosse venuto il momento di esaminare la questione non nel quadro di una prospettiva politica ma in quello dell'attualità organizzativa? Il compagno Longo è partito dalla premessa che la fusione è una prospettiva ed un punto di arrivo, ma ha poi parlato come se si trattasse di un problema di immediata soluzione. ; Politique d'abord è la negazione in fieri di ogni compromesso. Che questa funzione sia stata assunta proprio da noi socialisti è appunto il segno che la classe lavoratrice assurge a protagonista della storia. Nella sua tradizione riformista e in quella massimalista, la lotta di classe degli operai e dei contadini è caratterizzata da una certa indifferenza per la politica, e soprattutto per la questione istituzionale, che i riformisti trascurarono nel 1900 come cosa secondaria ai fini della difesa degli interessi economici delle plebi rurali e degli operai della nascente industria e che i massimalisti considerarono nel 1919 un dìversivo ai fini della lotta contro la oorghesla capitalista. Sia nell'un caso che nell'altro i ceti reazionari del paese hanno trovato nell'istituto monarchico il loro punto di appoggio per snervare, corrompere e stroncare le forze di avanguardia. I rapporti con la demoerazia erlstlana Il p•oblema istltuzloaale « Da ciò l'esistenza d'un problema istituzionale, il quale domina e condiziona non soltanto l'avvenire della democrazia, ma anche lo sviluppo della lotta di classe. Noi crediamo di non esagerare se diciamo che, senza la nostra agitazione, il tentativo di narcotizzare il Paese sarebbe riuscito, creando ancora i presupposti a un neoriformismo giolittiano e paternalista destinato a concludere un pateracchio con la monarchia. « All'inizio, i n_ostri compagni hanno avuto l'impressione di urtarsi a un muro; come tradizione riformista o massimalista (che poi è un riformismo in. transigente) il socialismo era tramontato nella coscienza dei lavoratori italiani. La sua ripresa è avvenuta sul terreno della fusione intima di due aspirazioni insopprimibili: la conquista della democrazia politica e l'eguaglianza economica attraverso la d1struzione della società capitalista. « Questa è la nostra funzione nella società italiana: integrare le conquiste democratiche con le conquiste sociali, respingere il compromesso della monarchia riformista e del capitalismo riformista, fare della classe lavoratrice, nel più vasto significato del termine, la nuova classe dirigente, sollecitare ogni iniziativa di autogoverno delle masse, creare lo Stato democratico e repubblicano dei lavoratori secon. do la classica affermazione del programma di Genova trasformare lo Stato ed i suoi organi, da strum;nti di opposizione in strumenti di liberazione del jo o laviatoreCcl I no « Senonchè la discussione che si è svolta nell'At1la magna della Università romana ha mostrato che le cose non stanno così e che anche nel Partito comunista, dove c'è l'abitudine di mettere la sordina alle opposizioni, così come da noi c'è quella di impugnare il megafono, non esiste ancora il clima dell'unità organica. Perciò pare a noi che non sia il momento di discutere le condizioni organizzative di un fatto del quale si stanno stt1diando le premesse fra non pochi contrasti. Togliatti ha ragione quando dice che davanti a un problema non maturo il nostro compito è di farlo maturare. Però ogni frutto ha la sua stagione e per grande che sia il talento organizzativo del compagno longo, egli non può far sì che il grano maturi a Natale e l'uva a Pasqua. « Perchè noi consideriamo che l'unità è una prospettiva e non un problema organizzativo da risolvere oggi. Nessuno dubiterà che intendiamo seppellire la questione. Far avelli dice: non parliamone più; seppelliamo la questione. Caro Faravelli, bisognerebbe seppellire la classe operaia e non ci sono pale sufficienti in tutto l'arsenale della borghesia. Quindi nè campane a morto, nè campane a stormo. Lavoriamo fianco a fianco avendo presente l'mteresse delle classi lavoratrici e della nazione. A' chaque jour sufrit sa peine. Nella lotta per la Costituente e la repubblica il Partito comunista ha la sua funzione specifica da compiere, che è di mettere al servizio della democrazia le vaste masse che controlla sottraendole alle tentazioni ài uno sterile estremismo». A questo punto il compagno Nenni affronta il problema dei rapporti con la democrazia cristiana. La «sezione» provocata dalla mozione PertiniMorandi-Silone votata dal Comitato centrale di ottobre, trasse tutti i suoi valori dall'esplicito invito alla concorde volontà democratica di tutti i grandi '< partiti di massa » e dall'esplicito appello « a tutte le forze politiche dei lavoratori, comprese quelle delle masse cattoliche». In questo senso si parlò addirittura di una svolta e persino di un cambiamento di fronte nel partito. La polltiea generale del Partito « In verità, ancl1e in questo punto la politica del Partito non ha subito variazioni fondamentali. Già il Consiglio nazionale di Napoli, in una mozione votata anche dai giovani che oggi cammtnano sulle orme dell'« Asino» di Podrecca, rivolgeva alla Democrazia cristiana la proposta di allargare nel campt') politico l'accordo già raggiunto nel campo sindacale. Analogo invito fu fatto nell'agosto del 1944 dalle direzioni unite del Partito socialista e di quello comunista. L'atteggiamento costante del nostro Partito verso la Democrazia cristiana è sètato di intesa e di solidarietà con la sinislra repubblicana che oggi è la maggioranza nel partito di De Gasperi. « Nella crisi ministeriale del giugno scorso, 1 nostri due partiti si sono scontrati senza una definitiva rottura; in quell'ultima crisi di dicembre si sono intesi senza confondersi. Noi non ignoriamo che per il suo carattere confessionale il Partito della democrazia cristiana è uno e multiplo e che il problema non è ancora risolto dalla natura conseguentemente democratica di un partito sul quale pesa la disciplina della chiesa cattolica. Ma l'esperienza odierna, come quella del 1919-20-21 ci insegna che ogni soluzione democratica dipende dalla possibilità di un 'in tesa con le masse cattoliche. L ~ Incredibile Se un profeta avesse predetto qualche anno fa i fatticelli che verremo narrando non sarebbe stato creduto e tutti gli italiani ragionevoli avrebbero proposto il suo immediato internamento al manicomio. Eppure si è avverato l'incredibile. Caduto il fascismo, il popolo italiano, uno dei più infelici e dissanguati popoli d'Europa, paga ancora undici milioni all'anno per l'angusta persona del re, milioni per il mantenimento del luogotenente, dei carabinieri, del personale di corte e dei generali monarchici. Più del fatto economico è grave il fatto storico e morale. Alla tragedia si unisce la beffa. La monarchia italiana, mentre vacilla la casa reale belga, mentre il popolo greco e quello jugoslavo destituiscono i loro regnanti, presiede ancora indismrbata al dolore ed alla rovina che ha causato al paese in più di un ventennio di aperta ed attiva complicità col fascismo. Incredibile ma vero. 11 re fascista, complice volontario di Mussolini nella soffocazione delle libertà politiche della nazione per quasi un quarto di secolo, nella guerra contro l'Abissinia, contro la Spagna. contro la Grecia, contro gli alleati, il sostenitore del nazismo, è ancora sulla scena politica italiana e pesca tranquillamente sulle spiagge napoletane mantenuto a suon di milioni da quello stesso popolo di cui egli ha causato la rovina. Maria J osè, di cui sono note le ottime relazioni con Hitler, la quale tentò di alleare al nazismo la casa reale belga, ha ancora la disinvoltura di assistere dal palco reale agli spettacoli teatrali italiani e di presentarsi al ricevimento dei reduci dalla campagna di Russia che nelle gelide steppe orientali hanno sentito nelle loro carni i benefici effetti delle guerre e delle alleanze decise a Roma da Mussolini e da Savoia. Quando a Napoli la fiduciaria del fascio femminile offrì la tessera del partito alfa principessa, gliela diede retrodatata accompagnando il gesto con un grazioso versetto: « E per farvi cosa grata, principessa camerata, ve la dò retrodatata. E la « principessa camerata» militò infatti con ardore per la politica dell'Asse, ricomparve nel Belgio durante l'occupazione accanto ai papaveri del nazismo provocando lo sdegno degli eroici combattenti della resistenza, per poi raggiungere a battaglia perduta il confine svizzero sotto lo sguardo benevole della Ghestapò. Giunta in tenitorio elvetico incominciò a fare la povera esiliata a parlare di democrazia ed a distribuire le pipe a quei disgraziati sudditi italiani che nei campi di lavoro o nei forzati ozi delle quarantene, guardando il mondo attraverso i fili di ferro spinato, avevano una brillante occasione per meditare sulla geniale politica della Casa Savoia. Mentre il padre pesca ed attende le fortune di Giannini o di Nitti il luogotenente riceve. Il luogotenente, comandante àelle armate fasciste contro la Francia all'epoca del colpo di pugnale. presiede alla formazione del nuovo gabinetto e riceve l'un dopo l'altro gli uomini politici dell'antifascismo. Il semplice fatto della sua presenza in tale funzione, il semplice fatto che combattenti della libertà italiana siano costretti a sostare nella sua anticamera, costituisce un insulto ed una beffa per il popolo italiano. La realizzazione della giustizia umana è purtroppo opera faticosa, irta di ostacoli e di amarezze. Se essa fosse stata facile esecuzione dell'imperativo morale dei popoli, i primi epurati, da anteporsi di gran lunga ai poliziotti, ai generali, ai giornalisti, ai gerarchi ed agli squadristi del passato regime, sarebbero stati i membri della dinastia italiana Essi sono di diritto i primi accusati di fronte ad un comitato di epurazione che si identifichi con la coscienza del popolo. Questo atto di storica giustizia che appare a tutti naturale chiaro ed inevitabile, nella presente situazione italiana, è lotta, è realizzazione contrastata è meta politica non ancora raggiunta. L'elezione della costituente e la proclamazione della Repubblica è la via che gli italiani devono percorrere per creare una nuova Patria libera e progredita. L. S. « Non è che noi trascuriamo il valore dell'alleanza con le sinistre. Noi sappiamo di avere molto cammino da fare insieme agli amici del Partito d'azi0ne o di quello repubblicano, ma l'alleanza delle sinistre non rfsolve il problema della Costituente nè quello della repubblica. E' una formula ormai 1 caduca nella stessa Francia voltairiana e assolutamente insufficiente da noi. Il fatto nuovo nella pobica italiana è dal 1919 l'esistenza di un partito c.1ttolico di massa col quale bisogna fare i conti, e che nella sua composizione sociale va dalle filatrici del Veneto ai contadini della Valle Padana e dtlle Puglie, dagli agrari all'aristocrazia nera. « A seconda che in questo partito prevalgono le correnti popolari o quelle clerico-moderate, si va avanti o si va indietro. Noi possiamo e dobbiamo Biutare le prime sulla base di un programma realistico che partendo dal presupposto della libertà e della responsabilità della Chiesa cattolica postuli lo Stato repubblicano e laico e le riforme sociali e di struttura che sono comuni a noi e ai lavoratori cattolici. Tanto meglio se il Consiglio nazionale della Democrazia cristiana, riunito in questo stesso giorno, ci offrirà l'occasione di fare un passo innanzi nelle intese locali e eventualmente su scala nazionale"· Continua In sec1nda pagina

BiL Dl8a...lone •oolal,.ta Operai e Nei num. 221 del 27.12.45 dell'« Avanti :o, l'ex vice segretario del partito, Lelio Basso, in un articolo molto ben fatto, esamina i risultati delle elezioni sindacali testè svoltesi, rammaricandosi che il nostro partito, pur riportando un ottimo risultato, si è visto battuto (e in qualche sede abbastanza sensibilmente) dal partito comunista. Qualche « fusionista :o potrà certamente essere molto meno rammaricato del compagno Basso, pensando che dopo tutto il successo ha arriso ai compagni comunisti e non, ad es., ai demo-cristiani, ma, e giustamente, il Basso ne trae le conclusioni come socialista, e denuncia alcune imperfezioni organizzative che, secondo lui, ancora giustamente, sono le <:ause del nostro mancato pieno successo. Dove non siamo d'accordo con il Basso è sul punto in cui egli dice che, oltre tutto, va rilevato eh.e i voti socialisti sono stati di una qualità diversa da quelli ottenuti dai comunisti, contandosi fra quelli numerosi voti di impiegati tecnici, certo in misura maggiore di quelli ottenuti da comunisti, fra questi « ceti medi». E il Basso, pur non svalutando, <:omedice, tali voti, si rammarica di ciò perchè secondo lui il partito socialista è stato, e dovrà sempre essere, un partito essenzialmente operaio, come afferma nelle conclusioni dell'articolo stesso. No, compagno Basso, io penso che se proprio fra i voti socialisti in queste elezioni sindacali ce ne siano stati molti di impiegati e tecnici, questo è certamente da ascriversi come un successo del nostro partito. Se è vero, come è vero, che '1a classe operaia è stata sempr.e quella che ha quasi esclusivamente formato il partito socialista perchè più rivoluzionaria, e la categoria impiegati-te.cnici '(che non ha nulla a che vedere con i così detti ceti medi) è stata quasi costantemente al di fuori del partito, .ciò si deve attribuire al fatto che questa ha più spiccato il senso critico, e si attarda nelle sue decisioni e nelle sue convinzioni. La categoria degli impiegati-tecnici è sempre stata proletaria e non si è proletarizzata in questi ultimi tempi, non sentita viva, ecco, come la classe operaia, la lotta di classe. Impiegati Cessa forse di essere proletario quell'operaio nullatenente che ha la cattiva abitudine di votare « liberale» ? No, e alla stessa guisa i nullatenenti impiegati (moltissimi I) non hanno mai cessato di essere proletari anche quando, come per il passato, non votavano «socialista». Non penso opportuno poi, dire oggi che il partito socialista debba sempre essere partito « operaistico» oggi che, come gli i.tltimi risultati delle elezioni sindacali ci dicono, molti impiegati si sentono socialisti. Marxisticamente, .essi debbono essere so• cialisti perchè proletari, e entrando organizzativamente nel partito, sia pure tardi (purtroppo) entrano come tanti operai che ricreduti dalla falsa strada battuta, chiedono di far parte del partito e che è per loro e che precedentemente ripudiavano. Un senso di opportunità, quindi, (la Costituente è ahle porte) e la convinzione che tutti dobbiamo concorrere ad un diverso assetto sociale ed economico, non dovrebbe ancora dividere operai, contadini, impiegati e tecnici non stancandosi mai invece dall'affermare che gli interessi delle quattro categorie (e non classi, essendo tutti proletari) sono identici e comuni, e che da ogni parte, o almeno dalle parti sane delle quattro categorie, si aspira ad un sistema di giustizia che ipotrà essere raggiunto quando .essi avranno chiara e precisa una propria coscienza dei loro diritti sacrosanti di lavoratori. Più che il mestiere e la appartenenza ad una determinata categoria, è la sete di giustizia che spingerà gli uomini di ogni paese al socialismo, altrimenti come si spiega che tanti uomini, il Basso compreso, sono sempre stati socialisti, anche senza essere operai ? Se non questa sete .di giustizia che:: cosa li avrebbe spinti a dedicare il meglio di loro all'organizzazione proletaria ? Coscienza di classe, quindi, e aspirazione ad una giustizia sociale sono alla base del nostro movimento, ed il lavoro più prezioso sarà quello di convincere un sempre maggior numero di uomini a ripudiare il vecchio sistema capitalistico per uno nuovo in cui solo il lavoro sarà fa vera ricchezza. E. Ingegno. La ■e■tra ml■slene e I ■ostri eompltl aell'lmmedlato avvenire Il Partito Socialista si trova ad un'importante svolta del suo cammino. O aif ermarsi come il gran<le partito ca.pace di difendere e realizzare, sul piano democratico, le aspirazioni delle classi lavoratri'Ci e prodiuttrici della nazione, o accontentarsi di raippresentare la minoranza, che, attraverso la critica costruttiva, controlla l'esercizio de.I ,potere da parte della maggioranza. Repubblica, riforma agraria e riforma industriale, sono ormai punti ben chiari nella nostra mente. Repubblica, in quanto la monarchia, per · le tremende responsabilità assunte durante il l"entennio Fascista, ha dimostrato, ancora una volta,· di essere indegna di identificarsi colla nazione e di raippresentare l'unità italiana; riforma agraria e riforma industriale, ipoichè quella parte dell'alta borghesia che esprime gli interessi del latifondo agrario e del monopolio industriale, è, dopo la monarchia, la prima responsabHe del fascismo, che essa volle e finanziò come strumento di dominio della classe lavoratrice. NeCe6sità, quindi, di espropriare il 5Ud, sooialinare il nord, decentralizzare, liberare, federare. Nell'attuazione di questo programma il Partito è travagliato da una divergenza di metodi dì azione e di lotta, dii scopi e di atteggiamenti nei confronti degli altri partiti di massa, che dovrebbe:ro essere - se una profezia in questo campo è· permessa - il Partito Comunista e la Democrazia Cristiana. Quanto più l'epopea della -guerra partigiana e della insurrezione popolare, si allontanava dalla realtà di ogni giorno, ,per diventare un glorioso ricordo, tanto più respressio• ne dt e unità. proletaria », di cui il Partito si era fregiato all'inizio della sua ri<:ostituzione ufficiale, assumeva il significato di un vago desi.derio, formulato durante l'esaltazione degli spiriii nel periodo della lotta viva, anzichè quello della meta da raggi11ngere mediante l'azione di ogni giorno. La soluzione del problema della fusione del Partito Socialista col Partito Comunista, in un partito unico della classe lavoratrice, non dipende tanto da una divergenza di interpretazione della dottrina e della tattica marxista, dal metodo di lotta per la realizzazione ,ultima del socialismo - se cioè attraverso lo Stato e tramite la realiz· zazione dii entità economiche collettivistiche e cooperativistiche, operanti come elementi disgregatori della struttura capitalista - e, tanto meno, su u1ia diversa organizzazione e funzionamento interno dei due partiti, ma essenzialmente dalla posizione dell'Unione Sovietica di fronte all'Europa e viceversa. Infatti il patto russo-tedesco del 1939, permettendo alla classe borghese al potere ~ei paesi democratici, di ostraci~zare il comu_nismo dalla vita della nazione, accusandolo di averne tradito, al momento del pericolo, gli interessi supremi e di> gettare, per riflesso, un"omhra di sfiducia e di discredito sui partiti socialisti che con esso avevano precedentemente collaborato. ha mostrato la possibilità del verificarsi, LDdeterminati momenti storici, della segillente tragica situazione: il Partito Comunista in contrasto con gli interessi del proletariato del paese a cui ap• partie~e. ·Eppure il patto stesso non esprimeva. in qu!)il<? determinale drcostan,e, che l'iciosa esigenza, per lo stato russo, di difendere, a qualsiasi costo, le conquiste della rivoluzione e la democrazia economica, dalla serie di abbandoni e di concessioni ohe le democrazie occidentali andavano facendo da venti anni ai fascismi di tutte le latitudini. I parti,ti comunisti, quindi, modificando, di punto in bianco, la loro posizione politica, agi•vano in contrasto con gli interessi del proletariato del loro paese ed in perfetta arm°' nia -con quelli del ,popolo rasso. E dal momento in cui quest'ultimo fu aggredito, il comunismo si pose in primissima linea nella Resistenza di tutti i paesi e si reiintegrò ,perfettamente con la nazione. La chiave di volta del problema della fusione è, dunque, per noi, questa: essa non sarà realizza-bile fintanto che questa possibilità non sarà zero, ossi.a fin tanto che, agendo nell'interesse del popolo russo, il Partito Comunista agirù non soltanto nell'inter~se del proletariato del paese a cui appartiene, ma di quello europeo in generale. Ciò significa, in altri termini, quando l'Unione Sovietica sarà. reintegrata nella famiglia dei popoli europei. Se il Partito vuole a,ere come ~copo principale l'unità della classe lavoratrice, esso deve assumere l'alta missione cli integrare la Russia all'Europa, conciliando le esigenze della conservazione delle conquiste della rivoluzione socialista, colle condizionv storiche, economiche e sociali particolari ai paesi occidentali ad assurgere, in tal modo, a creatore e realizzatore di una nuova ci,viltà: qi.;ella che non trascura i valori ideali nel forgiaTe le armi necessarie alla conquista dei valori materiali, sin tesi di umanesimo e di, marxisnfo, espressione di libertà, in quanto democrazia politica, di giustizia e di uguaglianza, in quanto democrazia economica. Così il socialismo, nella sua concezione morale, si eleva fino a diventare vera e propria religione dell'umanità. La prima cosa per essere buoni socialisti è quella cli essere degni del socialismo. Quando il Piartito dovrà superare la 1posizione in cui si trova oggi nei C.L.N. e svolgere un·azione più ampia e più vasta, si porrà, allora, i1 problema dei suoi rap• porti con la Democrazia Cristiana. Se essa, oltre a riconoscere la necessità di procedere ad importanti. riforme di strnttura, si impegnasse a rispettare il principio dell'assoluta laicità dello stato e a non svolgere nessuna azione diretta ad isolare e porre il Partito Comunista in opposizione con r,oi, sarebbe possibile una collaborazione, anche al di fuori e dopo i C.L.N. Nell'abbandonare la posizione superata di un anticlericalismo sterile c ponendosi quale di,fensore della libertà di co· scienza e di culto, il partito deve essere la forza di attrazione verso cui converge, da una parte, il proletariato industriale. dall'altra, quella parte più progressiva del proletariato rnrale, che sente di essere, esattamente come l'operaio, lo stru· mento del capitalismo terriero. Mentre l'artigiano ed il piccolo commerciante si avvicina al socialismo, poichè vede che esso solo può protegge· re -i suoi interessi immediati ed il suo avvenire, garantendogli la libedà. Farsi centro di tutte le forze della produzione e del lavoro. significa, so• prottutto, nel campo internazionale, poter svol• gere quell'alta missione di civiltà e di pace, che &bbiamo indicato più sopra. Cesare Sacerdote neo La relazle■e del segretarlo, eo•p. lle■III Ctnt111uulon1della prl1111pagina Il compagno Nenni esamina il valore dell'opposizione interna contro le linee politiche della maggioranza del Partito. L'opposizione di destra, che fa capo alla « Critica Sociale», ha ripreso sostanzialmente i motivi del riformismo turatiano, nel che è un pericolo perchè il riformismo conduce al paternalismo e il paternalismo alla monarchia. Esso non si rende conto che se fossimo usciti dal Governo, o se ne uscissimo, cosa che nessuno può escludere, dovremmo riconquistare la Costituente con una lotta rivoluzionaria resa tremendamente difficile dal fatto che siamo un Paese ad autonomia limitata. Non vuole l'unità di azione per quanto esiti a dirlo e con ciò spezza l'unità della classe lavoratrice che è la sola leva rivoluzionaria efficiente. « Quando questa politica negativa è spinta alle sue posizioni estreme, allora abbiamo addirittura delle manifestazioni di squilibrio mentale con appelli al ricorso alla violenza di fronte ai quali occorre richiamare la classe operaia alla più severa vigilanza. La Ooatlt■••*• « La verità è che, nel suo complesso e salvo inevitabili errori di dettaglio, la politica generale del partito è stata giusta e ciò che ha indebolito il partito in questi ultimi mesi è stato invece il lavorio corrosivo delle minoranze, di alcune nostre sezioni che sono state distratte dal lavoro costruttivo e trasformate in un campo chiuso di rivalità personali e politiche, le quali rischiano di allontanare i lavoratori dal partito. A questo stato di cose la nuova segreteria del partito è risoluta a porre fine. La libertà di discussione e di critica è sacrosanta, ma non può intendersi nel senso di una disputa permanente. Fra il centralismo democratico dei comunisti dove c'è troppo centréllismo, e la nostra anarchia pseudo democratica c'è posto per un giusto mezzo. Tanto più che davanti a noi stanno grandi difficoltà e durissime battaglie». « La questione dei poteri della Costituente ha tutta Paria di una civetteria: di che cosa si tratta? Di mettere la camicia di forza alla Costituente? E una cosa impossibile. La Costituente è per sua natura un'assemblea sovrana. I limiti dei suoi poteri non sono nè in una leggé, nè in un referendum, ma nell'accordo dei partiti e nella composizione dell'Assemblea. I moderati hanno un modo infallibile di disciplinare la Costitu~nte e di conquistare la maggioranza o di essere abbastanza forti perchè si debba fare i conti con loro. Altro da escogitare non c'è se non un accordo dei partiti sui modi e la procedura delle elezioni, dell'insediamento, del regolamento interno della Costituente e dei suoi rapporti con il potere esecutivo. Ciò che aiuta le destre è il disorientamento dei ceti medi, la miseria dei ceti popolari e impiegatizi, la difficoltà di assimilare i partigiani, i reduci e in genere gli ex combattenti che ammontano a parecchi milioni. Il vero problema dei ceti medi è un problema di stabilità economica e di sicurezza di carriera, due cose difficili da realizzare dopo le immense distruzioni di ricchezze operate dalla guerra. Pane e lavoro sono le due fondamentali esigenze del popolo e per l'una e per /°altra letteralmente dipendiamo dagli Alleati. « La disintegrazione dell'apparato dello Stato è la causa dell'inefficienza relativa del Governo e delle amministrazioni locali e a questa disintegrazione non si può rimediare in qualche mese». « Per uscire da questa situazione non c'è in verità che un modo: affrettare 1e elezioni ed è per qu.esto soltanto che noi siamo al Governo. Dalle elezioni sortirà un Governo capace di dare alla situazione i rimedi energici ed eroici che essa comporta. « Un altro fattore che aiuta la destra è la politica degli Alleati verso il nostro Paese. Dobbiamo loro gratitudine per il nostro poco pane quotidiano e il poco carbone, la benzina e le materie prime. Ma. dobbiamo loro anche l'incertezza del nostro destino, e la mancanza di uno statuto di nazione autonoma. I compiti eh.e si presentano sono spietati. Tito reclama Trieste, l'Austria vuole l'Alto Adige, in Fran. eia si insiste per toglierci a titolo di riparazione simbolica Briga e Tenda. Gli Alleati hanno la loro da dire su tutti i nostri problem,i interni, sulla preceden. za delle elezioni amministrative su quelle politiche, sui poteri della Costituente, persino sulla lista di Stato nelle elezioni. Ogni intenzione e ogni atto sono soggetti a riserva. Non è evidentemente questo il modo migliore per aiutare una giovane democrazia nata dalla cospirazione e çlalla guerra partigiana>. Nonostante tutto, Nenni esprime la sua fiducia nell'avvenire. Ci saranno però ancora molte dif.fi. co1tà da sormontare, molti complotti da sventare, molte oblique opposizioni da vincere. « La Costituente dovrebbe radunarsi il 5 maggio e si radunerà, se le forze popolari e la democrazia manterranno e rafforz.eranno la loro unità e niente ci distoglierà dall'obbiettivo, nè crisi interne, nè crisi internazionali, se il Partito socialista non rinunzierà al suo compito che è di portare a compimento la rivoluzione democratica e di fondare la società italiana sul mondo del lavoro». NOTIZIARIO LO SBLOCCO DEI LICENZIAMENTI La Confederazione Italiana del Lavoro, l'o.rga• nizzazione degli industriali, i ministri competenti stanno occupandosi a Roma del problema sullo sblocco dei licenziamenti. Scaduto ool 3/ dicembre il blocco, gli industriali avrebbero riacquistato la libertà di procedere ai licenziamenti; ma tempestivamente la Confederazione del Lavoro richiese una proroga allo sblocco fino al 34 marzo, allo scopo di evita.re un aumento immediato ed eccessivo della disoccupazione in questi mesi invernali. Si apprende ora che gli industriali avrebbero in linea di massima accettato l'idea della proroga che vorrebbero, però, limitata al 28 febbraio, sempre che il Governo s'impegni di mantenere la cassa di integrazione. D'altra parte nel recente Consiglio dei Ministri, dove il problema fu incidentalmente trattato, si mani/ estò una certa tendenza allo sbloccamento graduale con inizio dalla metà del corrente mese. Quello che in ogni modo appàre evidente è che lutti si rendono conio della necessità di esaminare e risolvere con la maggiore ponderatezza e calma, il grave problema. E' chiaro che un provvedimento di transizione è necessario perchè non si può, così su due piedi, gettare sul lastrico una massa di diverse diecine di migliaia di operai, senza andare incontro a conseguenze pericolose, specialmente dal punk> di vista dell'ordine pubblico, che lascia già troppo a desiderare. Ma che allo sblocco si debba venire questa è pure una necessità universalmente riconosciuta ed inevitabile. Si tratta di conciliare 1e esigenze ai una massa di lavoratori che ha bisogno di lar,orare e di vivere, e le possibilità della nostra vita industriale. Non è in effetti un problema facile a risolversi. Bisogna che tutti facciano appello al più. alto senso di comprensione e di ragionevolezza. Le organizzazioni sindacali si trovano certamente di fronte ad un compito molto ingrato e tremendamente difficile; ma la piena coscienza delle responsabilità che pesano szL di esse è chiaramente espressa anche nella mozione votata dal recente convegno delle Camere del Laooro dell'Alta Italia, alle quali non poteva sfuggire il problema da noi posto. Del resto, malgrado il blocco, non si può dire che I in qu.i licenziamenti non siano stati effettuati.' Una prima riunione preparatoria. - Il 5 gennaio sotto la presidenza del ministro del laooro, Barbareschi, si soTU>incontrati i segretari della C.G. T.L., on. Di Vittorio e Oreste Uzzadri, con i rappresentanti della Con/ ederazione dell'industria, avo. Toscano e Segni, per pr~ndere i primi con• tatti e procedere ad un esame dei rispettivi punti di vista in merito alla questione dello sblocco dei licenzi~ment; in Alta. Italia., E" stato oonfennafo che l' // corrente st terrà una riunione plenaria, con la partecipazione dei delegati degli indu,triali e dei lavoratori, alla presenza del min'i$tro Barbareschi e oon fintervento del ministro del Te soro Corbino; nel frattempo saranno tenute altre riunioni preparatorie. • NEOFASCISMO Graziani erede e capo delle • secoBda.> repubb~icafascista. - Le indagini della polizia speciale circa la «centrale.,. neofascista di via Belisario, hanno portato ad interessanti rilievi. Anzitutto è st~to possibile accertare che il gruppo dei fasd81!• che I aceva. naturalmente parte dell'organizza. z1one « squadre d'azione Mussolini», era capita· nato da Giovanni Grassia di anni 23, studente e da Gi.orgio de Martin,~ ventenne, pure studente di ingegneria, entrambi arrestati unitamente ad altre quindici persone. . La «centrale», intitolata al nome di Don Calcagn<i, il prete legato a dqppio /ilo con Roberto Farinacci e propugnatore della. ben nota « Crociata italica», giustiziato dai patrioti nei giorni della insurrezione, era in diretti contatti con il gruppo dei neofascisti. torinesi ~li ordini del francescano padre Blandino, tratto in arresto a Torino unitamente ad altri aderenti al movivento rea~ionario che trovava ricetto nelle celle di un convento, e che si proponeva la restaurazione del peggiore fascismo. Agi~ arrestati milanesi è sfato trovato copioso m~teriale di propaganda, nonchè fucili, rivoltelle, ~itra, bombe a mano, detonathri e tubi di gelatina. Gli opuscoli propagandistici presentano una bizzarra miscela dei più trii; luoghi comuni della retorica fascista. Dalla certezza di veder trionfare nuovamente « il mito degli eroi », alla promessa di porgere la maggiore assistenza. possibile ai_reduci dai c~mpi di concentramento allo scopo d1 rec1Lperare il massimo numero di ex-brigatisti e di valersene per le azioni « rivoluzionarie ,. in programma per un prossimo /1tturo. A proposito di queste azioni è bene ricordare e~, s~pre negli opuscoli di propaganda, si assicura l appo,:to di non meno di /00 mila camicie nere all'imminente rivoluzione, uomini perfettmnente organizzati e i.nquadrati mUiiarmente agli ordini nienterrumo che di Graziani, erede di retto di Mussolini e instauratore certo della seconda Tepubblica dcial.e italiana. Tutti gli arrestati pertanto sono stati deferiti alla ~orte d'Assise straordinaria che si occuperà prou1maTT11?nte della lttboriosa e I interessante istruttoria.

B Cronache dell'emigrazione Italiana 1 servizio dell'ideale socialista e <lella classe prolet l'ia. Aibbiamo compiti di propaganda, <li educazion di organizzazione, di protezione yerso i la ,·oraton della nostra emigrazione. Xe ·un socialista potrebbe sottrar ·i a questi doYeri senza tradire se stesso. Fede,.a11lone Soolallsta .. Olindo Garni .. Per Il eonvegno Or.ti■, d«l Kler■• 1. Nomina del ipresiidEmte, nomina deUa Comm.is6ione della veriiica dei conti e de□ a commissione >Clella verifi-ca deUe deleghe. 2. ,La situazione politioa attuale. (ReJavione di un compagno della direzione <iel Partito Socialista Svizzero). 3. Relazione morale e organizzativa della Fede.razione Socialista Italiana. (Relatore un crurupagno deJla Comrn.us.sione EsecutiYa). 4. ,e L'A ..,-.,enire dei iLavoratori ». (Relatore <ttn compaigno della .Redoziaine). 5. La situazione politi-ca in Italia. (Relatore un compa.gno della Dire1,fonc del Partito Socialista Italia.no). 6. I -socialist,i italiani in Svizzera e le Colonie Libere. (Relatore un icolTljpagnO della Se-z:ioM di Zurigo). 7. [,'attività .cultw·ale. 8. Scelta della Sede Centrale della Fede.razio- 'l\e e rinvio della nomima della Com.IDÌB6ione Esecutiva alla sezione deUa località scelta. 9. Varie. Con il ipr066icrnO numero ritorneremo sull'a11gomento. La segreteria lela1leae « Herale L'ultimo convegno della nostrn Federazione che precedette la cadutu del fascismo era stato convocato a Zurigo il 23 maggio del 1937; erano state l'Wppresentate le sezioni ticinesi, quella di Ginevra, di Kreuzli.ngen, di Wlnterthur e di Zurigo. Presiede,a il compagno prof. Giovanni Valiir, ed erano pre- >-enti Rugglmenti, cbe rappresenta va la direzione del Partito, Olu ·eppe Fara velli e Carlo Pedroni. 1 Fu un convegno di :,:>reparazione al terzo congresso d'esilio tenuto dal Partito Socialista Italian<> nei giorni 26, 27, 28 giugno 1937 a Parigi. Le sezioni presenti al convegno di Zurigo, parteciparono pure al terzo congresso d'esilio al quale furono delegati i compagni: Favarelli, Lomml, Valilr, A.rmuzzi, Stefanini, Gauro, Pedrooi, Vuattolo, Armari, Gorni, Rirn, Bianchi, Lombardi e Zaozi. va e che ogni socialista clovern senlir i mobilitato per una maggiore intensificazione ùel lavOl'O di propugaodn e 11)er unn più rnlida organiziazione intesu a <.-onquitare i la,·orntori italiani non ancora organizzati nelle file del pal'tito. ln quell,l occa::;ione il compagno Ignazio Silone in una riuscilissima relnzione sriluppò alcuni eone-etti inerenti alla situazione politka del dopof1l'Ci mo e <lei do1>0guerru e i compiti dei . ocialisti. Lu relazione riuscl a (limo·lrnre com<.'re,:*rleu1.a di questi ultimi n~nti anni non eriL undntu pcnluta per i socialisti, entusiasmò i compagni prl'Sent i e tutti furono cl'accordo nelle conclusioni. L,1 delicata . ituuzione politico e i rapporti in quel momento piuttosto tesi fra la U'ede1·uzione ·ociali ·ta Ituiiarui iu SYizzenl che si era subito dichiarnt.a untifusioni.sta e la Delegazione del Pal'tito 'o<:iali ta Italiano che insiste-- Hl particolnrmente sulla necessità clella fu ione, oou ,pcrmiSE>la disc•uS!ione politica ulla situa1.ione italiana. Il .convegno intendendo onorare la memoria del compagno Olindo Gorni decise all'unanimità di denominare la Federazione Socialista Itallnna in Sviz1.ern con il nome lirl caro 8<-ompa 1~0. LE DIFFICOLTA' ,11 coo,·egoo del 3 settembre 19-IB, avrebbe don1to segnare la prima tappa di una ripresa cbe non dovern ammettere soste. Diverse e importanti ragioni hanno invece obbligato a una stasi. J,a. partenza ,er l'Italia di Sil-One, e quella del segretario della federazione per il 'l'icino, ·gravarono particolarmente sull'attività immediata della Federazione, che fu ro;;tretca a un nuo,·o ripiegamento su se stessa. li lavoro di riorganizzazione delle sezioni, di propaganda e di reclutamento fu quasi abbandonato, e le conseguenze gril vi di questo stato di cose non si fecero attendere. E' doloroso dovei' dire che il principio della crisi è 'I.alo determinato da una motivazione d'ordine finanziario in dipende111,a.della difficile situazione nella qunle era ,·enuto a trovarsi l'< A·nenire dei Lavoratori>. Xon era bastato il lavoro dislnteressato di tutti i compagni della redazione e dell'amministrazione (le sole spese del giornnle erano quelle di stampa e di spedizione), l'« An-enire dei Lavoratori> doveva cessare la pubblicazione. Momento doloroso. Fu A1·- muZ1.i che per il primo sostenne l'assoluta necessità della pubblicazione del giornale. ~[a la ricooosc.-enza di tutti i socialisti italiani in Svizzera, ,·a particolarmente a quei com:,:>agnioperai che si sono tassati spontaneamente per una modesta cifra mensile, purcbè il giornale uscisse. E un ringraziamento particolare rn ai compagni di Wloterthur cbe so tennero il sacrificio più grave. E <.luisncrificio sorse quasi un simbolo il nostro giornale. Ln battaglia per « L'Anenire dei Lavoratori> è stata vinta. e adesso noi rivolgiamo un invito parti- ·1 cola1·e a tutte le se?.iooi e a tutu i compagni l!)erchè regolarmente inviino le relazioni sulla loro attivitù. « LA lt'EDERAZIO'.\lt,~ E L'AVVE 'IRE DEI LAVORATORI» li problemn del momento intanto è c1uello de'.ia l'iorganizza1jo11e dei quadri della federazione. No: appialllo benbsimo che difficoltà ne esistono. Sappiamo che i compagni ono dispersi io molle localitù n distan1,e do,·e i chilometri si contano a centi1rniu. ~appiurno che la distanza m11 soprattutto le s1>eSe ostac.-oltlno le possibilità di propaganda. Il cumpo d'azione di unn federazione numerlcamente ridotlu come la nostra si allarga a tutta lu Svi1r zera. 'l'utlo considerato è da ritenersi che l'< A.Trenire dei Lavoratori> dovrà diventare il me-z1.oplù valido per la p1·01>aga11dae per Il collegamento. E' per mezzo del gioroa le che i compagni devono scambiarsi le loro idee, sviluppare i propri punti di vista .. Utraverso il ~iornale i potrà trovare e tabilire l'unità necessaria del ,eosiero e dell'azione. Può un compagno socialista trascurare e non leggere il suo giornale ? Non lo può perchè fatalmente verrebbe ad isolar i e a miscono.scere la vera natura <lei suo Purtito. Con l'< Avvenire dei Lavoratori> noi dobbiamo s,·olgere un'opera di educazione che ci permetta la formazione di sicure co clenze socialiste. F<>rr-e che il fascismo non ha stroncato ogni possibilità d'educazione per la classe operaia al fine di sradicare dalla mente la grande idea del Socialismo ? Lo sruppiamo; le noslre possibilità ono minime, siamo d'accordo, bisognerebbe fare di più, ma intanto che ognuno cerchi di educare se stesso, e l'c Avvenire> lo potrà slcurameot.e aiutare. E' beo naturale che il giornale rappresenti qualche cosa di più della tessera. Questa è un simbolo e un semplice atto amministrativo ne è il suo ritiro. Il giornale Invece è l'idea del socialismo che vuole diventare realtà. Tanti sono i membri della sezione socialista e tanti devono essere gli abbonati al giornale. Di più gli abbonati al giornale dovrebbero essere òop:;ii se ogni compagno sentisse il dovere di procurarne almeno uno. Se tutti i compagni leggessero il giornale, anclle le discussioni sarebbero maggiormente frequentate. Risultato: maggior prestigio delle sezioni rlspetto agli altri lavoratori che non fanno parte del partito. La nostra pro[>OSta è questa: i gruppi, le sezioui e i compagni tutti, studino il problema che deve essere considerato il più importante d1 tutta la loro attività. PER CO~CLUDERE La Commissione g ·eculiva òecidendo la coo,·ocaziooe del Co11Yegno,ha anche dì posto che il segreta rio della Fed.ernzioue rolga un giro di propaganda agli effetti dell'orgaoizzaziooe del Convegno. Sono i !)rimi sintomi di una buona l'ip1-e·a. Poichè siamo nuoramente sulla buona strada, occorre pe1·se,·erure, occone anche che ogni compagno si 1-eoda conto di essere un centro di attrazione nell'ambiente io cui vive e larora, occorre che la parola del sociali mo corra mag~iormeote e con più frequenza sulle no tre uocche e che ognuno di noi senta l'obbligo della dirnlgazione. Perchè, ed è molto fucile e ere dei profeti, un partito politico si mantiene soltanto se ha io sè la pos ibilitù di potersi rinnovarn e noi dobbiamo proprio sentire fortemente l'esigenza di un profondo rinnoramento. Pe1· i compagni ai quali non fa difetto la buona volootÌl, la soluzione dei problemi anche se difficili è possibile. La segreteria sollecita vi\·amente la rispos~ alla circolare di conrncazione al convegno. (.,"hetutte le sezioni rispondano nel più breve tempo e che tutti si rendano conto che il 3 febbraio è molto ,·icloo. P. Qlnevra Clrtol• operalo"La Semlaatrlté ,. Domen.i.ca, 30 dicembre, j} Circolo Operaio « La Seminatrice » ha tenuto il suo tradizionale banchetto di fine d'anno. Un abbondante e ricco pranzo, ottimamente preparato da alcuni compagni. improvvisatisi cuochi per la circostanza, ha per messo ai soci e<l alle loro famiglie di ritrovarsi io un ambiente di calda e simpatica amicizia. Il presidente, Frateschi, ha presentato il Circolo al Console generale d'Italia, dr. Rotini, ricordandone le origini e gli scopi che esso persegue, fra cui lo sviluppo dello spirito di solidarietà fra i lavoratori e la loro educazione. Dopo avere elevato un pensiero a coloro che non sono più: Olindo Corni, Pedron.i, Fava ed altri ancora, il presidente ha .riaffermato la volontà della Seminatrice di continuare a tener fede a questi ideali di libertà e di giustizia che hanno animato la sua azione in questi ultimi vent'anni, reagendo contro le manovre di chi vorrebbe ora a vvicioarsi ai lavoratori e<l esserne maestro, quando ancora poco fa li tacciava di anti-italiani. Il Console generale, ringraziando, ha incitato ciascuno, nel nome degli Scomparsi, a dare opere e lavoro alla ricostruzione dell'Italia. Numerosi altri compagni ed amici, hanno poi esposto le loro impressioni sugli avvenimenti dell'anno passato e le loro idee sull'azione da svolgere nel futuro. Questa simpatica manifestazione si è protratta fino sull'imbrunire con ballo e trattenimenti vari. Con l'inizio della seconda guerra imperialistica del 1939, l'attività politica e propagandistica della Federazione In Sviz1,era venne colpita dalle leggi speciali emanate dalle autorità federali, intese ad impedire qualsiasi attività politica 'él tutti i partiti stranieri anche se democratici. Questa stasi nell'attività della nostra federazione si prolungò fino a quando gli avvenimenti militari e politici determinal'Ono, con la caduta dell'Italia fascista e poi della Germania hitleriana, una maggiore possibilità per il movimento attivo. IL « PARTITO SOCIALISTA» E LE « COLONlE LIBERE» ATTMTA' DEI SOCIALISTI Tutto questo naturalmente non vuole significare che i socialisti italiani io Svizzera siano rimasti lnatthi dal 1939 al 19-15. Nei momenti più difficili i socialisti svolsero, tanto una proficua azione assistenziale attraverso le cooperative socialiste come quelle di Wioterthur e di Zurigo, quanto un'opera educativa, appoggiando lo ogni momento le Scuole libere, i Circoli di cultura, ed altre istituzioni similari emanazione diretta dell'emigrazione antifascista.' Ci piace particolarmente sottollooare l'importante opera svolta nel campo sociale e cooperativo dal compagno Olindo Gorni. Oltre alle leggi repressive, cootribulrooo a limitare le ipossibllltà del no- &tro lavoro Il fenomeno assenteistico della gioventù. l'esaurirsi dell'emigrazione economica e come con~- guenza di tutto ciò l'insufficienza rtei mezzi finaoidari. Xel luglio 1944 la C<nnmisslone Esecutiva si completava accettando per cooptazione i compagni Sil<>- oe Paolino provenienti dal Centro Estero del Partito Socialista. Il secondo assumeva poi, la Seg1-eteria della Federazione. SI lnlziarn da quel momento la ri:presa propagandistica e si intensifica rn il lavoro di reclutamento. I primi risultati non si fecero attendere, le sezioni già esistentl veoh·ano rafforzate e venivano fondati nuovi gruppi. IL CONVEG:-WDEL 3 SETTEMBRE 1944 Do:><>la caduta del fascismo, si convocava il primo convegno che si smise il 3 settembre 10-J4, a Zurigo con la partecipazione del compagno Han· O],Jrecht, presidente del Partito Socinlista Svizzero, e <'lei compagno Guglielmo Canevascini. Jl Partito Socialista Italiano era rappresentato da una delegazione composta dni compagni Sternuti, Santi e Luzzatto. F;rano rappresentate 14 sezioni. Presiedeva il compagno Augusto Vuattolo. 1 lavori furono caratterl1.zati dalla più fraterna solidarietà ,·err-o i compagnl che in quel momento lotta rnoo in Italia contro le barbarie nazl-fascistn e della fiduciosa ce1tezza che il nostro partito in Italia sarebbe tato all'altezza del compito al quale <>rastato 11aturalmente chiamato. Il convegno trattò la questione dei rapporti fra la Federazione Socl.a1istn e la comunità italiana In Svi.Zzera rendendo-JI conto che oramai iii era tni,ziata un'epoc-a n l,a situazione :><>liticache si è creata io seno alla collettività italiana. delln Svizzera, come dlretta , conseguenza del crollo del fasci mo e della miseremie fine della guerra voluta dalla. monarchia italiana, p1ima complice del fascismo, e il permanere dei funzionari fasciHti, sah·o qualche lodevole caso, nell'apparato consolare, ba posto sul tappeto un grave problema che noi come sociali ti non dobbiamo e non possiamo eludere. Xoi siamo entra.ti nelle « Colonie Libere> per collaborarvi fraternamente, non solo, ma anche e o- {)rattutto pe1· mantenerle sul terreno della digoill"\ e per evitare alle !-tesse qualsiasi pericolcwo compromesso. Noi, che non di.Ipeotlchiamo mai d'es!"er<' prima, e sopra ogni cosa socialisti dobbiamo dire e ben chiaro, anche a quelli che non a,·essero orecchie per intendere che l'ubollzione a parole, del fascismo, assolutamente non :,:>uòbastare. Slamo rimasti sgrade,-olmente sorpresi di leggere sull'organo ufficiale della Federazione delle « Colonie Libere> e La pagina dell'emigrazione italiana> del 22 dicembre, una equiToca interpretazione sulle forze italiane in Svizzera. Esplicitamente si riconosce che le < C-0Iooie Libere> sono molto lontane dal rapreseotare la « Collettività Italiana in S\'izzera > e abilmente si propone che agli effetti delle < Consulte con...'"-Olari> l'autodtà consolare potrebbe far parte<:ipnre qualche elemento indipendente non compromesso (leggi fascista opportunista) in rappresentanza della co 1 detta massa amorfa cbe non partecipa alla attività polltica e a quella delle varie organizzazione italiane. :Xoi richlnmiamo l'attenzione di tutti i compagni su questo tentulivo di sminuire l'antifasci mo militante italiano in vizzera, <' affermando la n<>Stra assoluta indipendenza dai consolati, diciamo fio dn questo momento la oostl'a avrnrsione al com:,:>rome so fra le e Colonie Libere> e i «Consolati> per un rlconoscimeuto che riteni.amo umiliante. La Federazione delle Colonie Libere lndlpendeotemente dal numero più o meno rilevante dei suol aderenti è la naturale rappresentanza della collettlvilà italiana in Svi1.zera. T1llto U resto è discussione òi1.antina, che conduce l'acqua al mulino della reazione. Con quale diritto si verrebbe ad attribuire ai «consolati> la facoltà cll com·ocare come rappresentanti... della mas,;a amorfa, I co'<l detti indipendenti che poi all'ultima ragion veduta risultano ~ere del fasclstls.-;lrni llberalooi? La massa amorfa è la massa amorfa, e per quella ltall.aoa 10 Sv17.zera non c'è Legazione o Coosolato che la possa rappresentare. E' assurdo ,·oler attribuire facoltà e possibilità di decisione a delle autorità che doHebbet'◊ essere !Puramente ra[)presentatl\-e, che non hanno nessun diritto all'intervento diretto in qualità di dirigenti della e Collettività italiann>. La < Consulta consolai-e> è una. cosa molto utile, ma sarebbe ridicola se io nome della e ma - sa amorfa> i Consolati delegassero all'organo che sarebbe preposto anche per chia1-e funzioni di controllo, elementi cli loro com:,:>letafiducia, che rid:i1·- 1·ebbero il controllo a una commedia. Non dobbiamo dimenticare che numerosi nostri compagni operai hanno sofferto moltissimo per la caccia dei consolati, ai lav<watori antifascisti. Oggi ancora le così dette nostre autorità che ci !'appresentaoo sono rimaste io gran pal'te r-ostanzialmente fasciste. Per questo non dobbiamo la clarci sviare da scopi illusori e secondari. E' a ·solutameote necessario per noi capire il fascismo anche nelle sue forme più velate e non dobbiamo ar-solutamente dimenticare che, dalla Legazione di Berna fino alle rappresentanze consolari e ai raggruppamenti fascisti I più in ignificaoU, il fa ·ci~mo è stato uno stmmento del grande crupltalismo. L'opinione pubblica italiana in s,·iz1,era è tata giu tamente indignata dalle losche atti,•itit degli agenti deli'Ovra e dei giornalisti prezzolati dalla stam:,:>afascista, ma ancbe qui non dobbiamo assolutamente dimenticare l'opera della < Camera cli Commercio> e delle banche Italia.ne in Svizzera, nè dobbiamo dimenticare le ingenti fortune ruhute al popolo italiano, mentre lo si manda,·u a morire in Africa, io , 'pagna, In Francia, in Grecia, dalia banda fasclsto-mooarchlca dirigente la politica e bl finanza italiana. Queste fortune sono sin te t rn:;fugate io . 'vizzera. L'a petto reazionu1•io dell'azione fascista ull'estfrro, assolutamente non deve essere lasciato nell'ombra ma bisogna ioYece denunciarlo c-ome il faltore principale del vecchio e corrotto <:lc;tema c·he, condannato, non vuol morire. Il Pa rllto Socialista natu raie rnppre.<:.entante degli interessi dei lavoratori itnliani in s,·ìzzera, rivolge l'invito ai compagni i ·crilli nelle ezionl delle e Colonie Libere> di loteru;•ificare la loro azione a fine d'ottenere una influenza determinante atta a sventare la manovra rea,-.ionaria iuteRa a p<>-rtarele « Colonle Lib(>ro> al senl7.IO dei Consolali. Raccomandiamo pert> c-he rutti i compagni non si lascino assorbire completam<'nte dalle varie attiriti1 delle «Colonie> a scapito del nostro Parli lo. Intanto ogni compagno ricordi c-he il nostro Partito, non è floe a s.?! stesso, ma ben.'31a un'organizzazione al E' morta nella città natale di Chieti (Abruzzi) la Mamma adorata del nostro amico e compagno Alberto prof. Preziosi. L'.ullimo suo pensiero è stato per il figlio intensamente amato e che non ha poiuto rivedere, dopo una vana attesa di oltre 12 anni, prima della fatale partenza. Al noslro caro Alberto, collaboratore attiYO e stimato del nostro giornale, la Redazione dell'« A,venire dei Lavoratori» porge con le scu e più sincere per l'involontario ritardo le più vi,·e c-ondoglianze. LA COSTITUENTE La preparazione per le elezioni. - // « Bollettino> che il Ministero della Cosliluenle ha pubblicato in data 31 dicembre non dà elementi con/ orlanti sulla preparazione ciel Paese alle elezioni. 1 comuni nei quali la lista maschile è sfa/a gitì pubblicata sono 22 iS, cioè poco meno cli un ferzo, e quelli nei quali essa è -~tata anche approoata si riducono n un nono. Gli stessi rapporti si verificano, press·a poco, nei riguardi delle liste femm.i1tili, anclie .~e que.sfullime sono tanfo più spedite perchè, per le donne, non c·~ /"obbligaforietii del1 la consultazione del casellario penale. NBfuralmenfe, le regioni meridionali si avvanfaggeraruw su quelle sellenlriorwli. perchè il /11ooro di preparazione delle lisfe è sfato inizialo nel meria,one nel gennaio scorso. Solo nella provincia di UaguM oglli preparazione è staia ultimata, co- -~icchè la popolazione infiera potrebbe essere chiarruiln subilo a votare: in tutte le altre la situazione è 111più disparata, .\enza dire che vi sono èmcora 27 provincie nelle qnali nessuna lista elellorale ha ancon1 aoulo approvazione. il «Bolletlino,. precisa che quesli dati si riferiscono a/l'ottobre scorso, ma aggiunge che da allora la .5ifuazione non è mutala gran che, e questo induce a pessimistiche previsioni, chè, se le cose continuerétn110 ad andare di questo passo. anche [1;1 consultazione di mag!tio per la Cos/1tuenfe è tutt'altro che certa. Errata corrige r ell'ullimo nume,o, sono incorsi errori di tampa ... pi11 numero i del olito. Ci teniamo a c-orrcggere che l'autrice del nec..rologio per L<!onhard Ragaz. è la ignora El a Pavoni-w.zi. e non Pavolini. R•-•tter, : Er I e h V a Il r - Zurigo

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