Bi Compagni, vi sono molto grato del vostro saluto e credo che troverete naturale che le prime parole dopo tanti anni siano l'ivolte a coloro che non sono tornai.i. Voi avete appena sepolto i Yoslri morti, 0·iovani che nella lotta clandestina e nelfa lotta partigiana hanno scritto pagine magnifiche di eroismo, uomini che negli ultimi dicotto mesi hanno salvato l'onore d'Italia. Consentite che vi ricordi la lontana notte di tredici anni or sono quando in pochi compagni abbiamo vegliato l'agonia di Filippo Turati (applausi), quando un anno più tardi, la morte ci strappava Claudio Treves {applausi) al ritorno della commemorazione di Giacomo Matteotti (applausi). Il male che uccise Turati e stroncò la vita di Treves io lo chiamerei mal d'amore per l'Italia lontana. Spe_ro di potel' r~- trovare fra le mie carte rimaste a Parigi il manoscritto dell'ultimo discorso di Turati e il brogliaccio di un ordine del o-iorno che Treves stava scrivendo, quando fu colto dalla morte, per denunziare la politica del patto a quattro col quale alcune democrazie, le quali ci rimproverano oge;i di essere stati troppo intolleranti col fascismo, davano Ja prova esse di una tolleranza che diventava complicità (applausi). Le esigenze della lotta Nenni assoc.ia poi al ricordo di Turati e di Treves quello di Giovanni Bensi, segretario della Camera del Lavoro di Milano, e quello di Bruno Buozzi, segretario della Confederazione, il cui cadavere egli riconobbe fra altri corpi straziati dai nazi fascisti proprio la sera in cui Roma tripudiava per la riconquistata libertà. Senonchè questa non è per noi l'ora delle commemorazioni. Viviamo ancora in mezzo alla tormenta scatenata dall'avvento del fascismo e della guerra, abbiamo di fronte a noi compiti di un'urgenza e di una grandiosità tali che non ci consentono di sostare nè per congratularci nè per rattristarci. Il segretario generale del Partito dice di essere venuto non col desiderio di parlare, ma di ascoltare e di raffrontare. Ma giacchè la riunione odierna era già stata indetta, così ne approfitterò per parlare dell'attività del Partito da quando è stato ufficialmente ricostituito nell'agosto del 1943. ·Quando il Partito ha ripreso pubblicamente la sua attività nell'agosto del 1943, non si aveva una prospettiva molto chiara di ciò che sarebbe successo in Italia. Si intuiva che il 25 luglio era non un punto d'arrivo ma un punto di partenza, che la euforia che aveva preso un po' tutto il Paese e che a Roma aveva portato molta gente ad acclamare sotto il Quirinale il salvatore della libertà nelle persone stesse del re e dei ministri che erano stati per ventidue anni gli autori della nostra sciagura, era illusione, che il fascismo aveva radici ben più profonde della dittatura personale di Mussolini e dei gerarchi e che non si -sopprimerebbe radicalmente il fascismo senza sopprimere le cause di ordine sociale individuabili nella monarchia, negli agrari del sud e nei grandi industriali del nord. Da ciò l'esigenza di porre il problema istituzionale e quello della nuova struttura dello Stato. Senonchè dopo il 10 settembre diventava impossibile mantenere l'accento sui problemi politici e sociali di fronte alla necessità di una concreta politica di unione nazionale contro l'i:nvasore tedesco. La morte polltlea della borghesia Se noi ci fossimo estraniati da queste esigenze fondamentali del nostro Paese, non avremmo oggi nel Paese la posizione morale e politica che abbiamo, perchè un grande partito nazionale e internazionale come è quello socialista non può sottrarsi alle esigenze della lotta quotidiana; ai bisogni più impellenti della gente italana, senza condannarsi ad essere uno sterile club per discussioni accademiche senza legame col popolo (applausi). Perciò, compagni, coloro che hanno più fedelmente servito la causa del socialismo in questi ultimi diciotto mesi, sono stati quelli che hanno combattuto affermando con le armi alla mano la capacità della classe lavoratrice di assurgere a nuova classe dirigente e di diventare l' interprete delle esigenze fondamentali di tutta la Nazione. La morte politica della borghesia nel ciclo della guerra apertasi in Spagna nel 1936 e sboccato nel 1939 nella seconda guerra mondiale del nostro secolo è nel fatto che essa ha dovuto in tutti i paesi tradire i più elementari diritti del popolo per salvare i propri interessi, mentre la funzione di interprete degli interessi generali è passata alla classe lavoratrice. Quando, dice enni, parecchi mesi _fa ho cominciato a pa~lare nell« Avanti » « del vento del Nord» molta gente ha sorriso scetticamente, ma avevo allora Notizie dall'Italia Il discorsodi Nenni aglioperaimilanesi la convinzione che la soluzione del problema italiano doveva avvenire qui al Nord, visto che la fai.alità collocava tra la pianura padana e le Alpi l'atto conclusiYO della guerra si compisse senza una partecipazione attiva delle popolazioni laboriose dell'Italia seticni.rionale raggruppate nelle fabbriche, nelle grandi associazioni dei lavoratori. e destinale, per difendere sè stessi, a difendere la nazione tutta intera. La candidatura della classe lavoratrice al potere è stata posta con le lotte che sono cominciate in modo decisivo con i grandi scioperi del marzo 1943 e che hanno avuto la loro conclusione vittoriosa nel movimento insurrezionale del 25 aprile. Contro questo fatto, tutti i tentativi che si fan no in questo momento per spegnere gli ardori combattivi del popolo, per versare secchi d'acqua fredda sull'entusiasmo popolare, per far dimenticare la parte preponderante che risale nella liberazione all'iniziativa delle masse lavoratrici, è destinato al fallimento più completo (applausi). La camomilla di Bonomi che ha debilitato i deboli Comitati di Liberazione del Sud non debiliterà quelle del Nord, che non ono sorti da calcoli politici ma si sono forgiati nelJa lotta. (Applausi vivissimi). Non tradire gli seopi della nostra guerra A questo punto l'oratore si chiede come si pone oggi il problema dell'accesso delle classi lavoratrici alla direzione della società italiana. Esso si presenta in condizioni sempre difficili ma non più sotto il segno del ricatto della guerra. i-ischiava di degenerare io conflitto con gli Alleati, che era cosa assurda e moralmcni.e e politicamente impossibile. Per- ~iò noi credemmo, allora. di interpretare il sentimento di voi milanesi e dicendo che in opposizione col governo Bonomi ci considerevarno agli ordini del C.L.N.A.f. (applausi) e che perciò non avremmo mai detto una parola, mai presa una iniziativa. o compiuto un gesto che direttamente o indirettamente potesse diminuire l'autorità e la forza combattiva del C.L.N.A.J. Oggi il problema si presenta in condizioni diverse per due ragioni: prima di tutto perchè la natura stessa del C.L.N.A. f tali a è profondamente diversa dalla natura dei Comitati dell'Italia meridionale, non perchè la qualità dei lavoratori dell'Italia meridionale sia diversa di quella dei lavora tori dell 'Itali a settentrionale, non perchè i contadini della Sicilia o delle Puglie siano al disotto dei metallurgici di Milano e di ToTino, ma perchè i Comitati di liberazione sono sorti nella Italia meridionale per calcolo e molte volte addi_rittura per manovra politica, mentre da Roma in su essi sono sorti dalla lotta concreta contro il nazi-fascismo e si sono forgiati non pensando ai posti amministrativi o politici nell'Italia politica di domani ma al dovere da compiere nella lotta armata per riscattare la Nazione dalla abbiezione in cui la monarchia l'aveva precipitata il 19 settembre 1943 quando. avendo ancora un esercito a sua disposizione, aveva preferito al dovere della lotta, la fuga di Pescara (vj. vissimi applausi). Importanza del C. L. N. L'altra fondamentale differenza è che q1;1i_nell'It~lia settentrionale, i Comitati d1 L1beraz10ne non sono sorti e non si sono sviluppati come una coalizione di partiti ma come un grande moYimento di massa, che affonda le sue radici nelle officine. negli uffici pubblici e privati, nelle aziende e nei villaggi_ Sotto questo aspetto essi sono una creazione nuova. adeguata ai fini rivoluzionari della guerra per l'indipendenza e della lotta per la democrazia. A questo punto l'oratore si chiede se sia già venuto il momento di considerare c.-hei Comitati di Liberazione hanno esaurito la loro funzione. E risponde che nei Comitati di Liberazione è ancora un fermento di vita che deve essere utilizzato nella loUa per la democrazia. Ad una concl izione però ed è che non si rallenti la ~Jressione dal basso. fn verità - cdi.ce ~ enni - se voi volei.e a vere un nuovo goYerno, se volete un governo che sia la rspr·essione della volontà popolare. non aspettatelo dai segretari dei partiti, ma imponetelo attraverso la vostra agitazione (applausi). Se gli uomini politici che sono venuti a Milano a prendere la temperatura del \Tord con la speranza di trovarla in ribasso, torneranno a Roma con la certezza che la febbre non è passata (applausi) e non può passare senza dare al Paese un g-overno che sia l'imma~ine del popolo, allora forse si farà un deciso passo in avanti. Se no si continuerà a rimestare acqua nel mortaio. Venendo al contenuto delle rivendicazioni socialiste Nenni afferma che noi non domandiamo niente che sia incompatibile con i criteri di una vera e moderna democrazia. In ordine alla politica estera domandiamo la valorizzazione dei sacrifici della avanguardia del popolo nella lotta anti: fascista e nella guerra di liberazione Nel campo della politica interna non do~anctiamo per tutti i nemici del popolo italiano l'esposizione dei cadaveri in piazza ~oreto, ma domandiamo che per imoed1re appunto la giustizia sommaria funzionino sul serio tribunali del popolo (applausi). Egualmente noi domandiamo che si proceda con severità esemplare in materia di avocazione dei profitti di regime e di guerra. Bisogna espropriare e;li espropriatori che si sono serviti del fascismo e della guerra per ammassare milioni e miliardi sulla miseria e sul sangue del popolo (vivissimi applausi). Ora in questo campo nell'Italia centrale e meridion_ale non si è fatto nulla o quasi, ciò che dimostra gravi complicità coi profittatori del fascismo nel seno stesso del governo, sorto per schiacciare il fascismo. In primo luogo siamo un paese occupato e occupato in condizioni per noi estremamente difficili, perchè gli eserci-' ti accampati sul nostro suolo hanno impugnato le armi per la stessa causa che ha fatto di noi i nemici del fascismo per venti anni. Noi non dimenticheremo mai il contributo inglese ed americano alla guerra con quello dell'esercito sovietico. Bepubbliea, Riforma agraria, Soelallzzazlone Siamo riconoscenti per i sacrifici degli alleati, ma in base ai nostri stessi sacrifici che sono proporzionalmente molto importanti, pensiamo che è venuto il momento in cui l'Inghilterra e l'America, per essere fedeli alle ragioni stesse che han.no determinato il loro intervento nella guerra contro il nazi~fascismo, devono rispettare il diritto di autodeterminazione del nostro popolo. (Applausi vivissimi). Finchè esistevano ragioni d ordine mi1 itare che giustificavano l'amministrazione militare, noi abbiamo sempre considerato nostro dovere inchinarci di fronte a questa esigenza, ma la guerra in Europu è finita, nessun pericolo minaccia più alle spalle gli eserciti inglesi o americani, e in base all'insurrezione vittoriosa dell'aprile noi abbiamo il diritto di porre il problema della revisione dello statuto internazionale italiano. Non si può fare una guerra per la democrazia e cercare di imporre ad un paese delle istituzioni che sono ripudiate dalla gran.de maggioran:za del popolo (applausi) e non si debellano il fas?ismo ~ l'hitlerismo se poi si assume la difesa d1 coloro che sotto un certo aspetto del fascismo e dell'hitlerismo sono ancora più responsabili dei capi fascisti giustiziati dal popolo, perchè non hanno corso neanche il rischio di farsi giustiziare ed hanno organizzato la loro vita sulla base del doppio gioco permanente cosi <da essere profittatori sempre sotto il fascismo e sotto la democrazia (applausi). U Partito e Il Governo Anche sul piano interno il problema della lotta per la democrazia si pone in termini nuovi dopo la vittoriosa insurrezione d'aprile. Oggi l'opposizione non rischia più di mettersi in disfattismo e in conflitto contro gli Alleati. Può essere sembrato a qualcuno che quando noi socialisti uscimmo dal governo Bonomi non dessimo poi all' opposizione uno sviluppo adeguato. In verità non lo potevamo perchè la opposizione spinta oltre certi limiti diventava disfattismo nei confronti della lotta contro il nazifascismo, o come durante la crisi Roatta Ma oggi il compito principale di un governo che fosse effettivamente l'interprete delle aspirazioni popolari, dovrebbe essere di porre e di risolvere il problema della Costituente Anche in questo campo, se c'è un mo- ~~ di evita!~ che usciti appena dalla più miqua e pm terribile delle guerre. l'Italia precipiti in balia della guerra civile. questo _modo è di convocare rapidamente la costituente del popolo italiano. perchè in piena libertà e in piena ·ovranità esso risolva i problemi della organizzazione dello Stato. Si parla molto di crisi mi- ~1isteri~l!, s~,parla di _c~·is_idi governo, ma 10 verita ce una cri ·1 di Stato nei cui c?1~fronti ~gni passo innanzi sa:r:à imposs1bde se prima non gettiamo le fondamenta del nuovo Stato repubblicano. Nel settembre dell'anno scorso, nel Consiglio nazionale del nostro partito, noi abbiamo posto tre problemi davanti alla cocienza della azione. Il problema della r·epubblica, quello della riforma agraria e della socializzazione della grande industria .monopolistica. Abbiamo insistito e insistiamo sul carattere indissolubile di questi ire problemi. perchè se è vero che la riforma agraria e la socializzazione della grande industria monopolistica senza la conquista popolare della repubblica poteebbe contenere in è i germi di un rrnovo paternalismo monarchico, è pure vero che senza la riforma agraria e senza Ja socializzazione della grande industria. la repubblica potrebbe essere. sec.;ondo la caustica espressione di Carlo Marx, l'ultima veste da ballo di una borghesia che cede sul terreno della forma per- difendersi su quello della sostan.za (applausi). Il partito socialista non può porre il problema repubblicano dissociandolo dal problema sociale senza mancare alla sua funzione specifica e senza farsi la espressione di illusioni borghesi o piccolo borghesi. fl problema della monarchia è oggi, in Italia, un fondamentale problema di sostanza. ma come arebbe possibile ini.eressare al problema della- repubblica il cafone di cui parla Silone nei suoi romanzi e che vive ancora ai piedi della Maiella lottando e sudando su una terra che non sarà mai la sua, se contemporaneamenle al problema della repubblica non poniamo quello della riforma agraria che spezzi il latifondo e la grande proprietà agraria e crei le grandi associazioni cooperative dei contadini per la ge- ·tione collettiva della terra? Come potremo interessare al problema della repubblica il minatore sardagnolo che scende a ?00 metri sotto terra senza scarpe e senza vesti di lavoro e rientra a casa sua per trovare la miseria installata nel desco .familiare. Come potremo interessare i zolfatari di Sicilia se per essi repubblica non significherà emancipazione sociale contro i baroni della terra e delle miniere? La funzione storica del partito socialista è appunto di portare davanti alla Costituente l'insieme dei JH'oblemi politici e sociali dell'epoca, ciò che noi faremo respingendo qualsiasi transazione e compromesso. Ma repubblic-a. riforma agraria, socializzazione della grande indusfria sono problemi sui quali può non esserci unanimità nei comitati di liberazione. C'è però un problema sul quale dobbiamo essere tutti d'accordo ed è sulla necessità e sulla urgenza della Co- ~tituente. La Costituente Qualcuno ha affermato che quella dellu Costituente è una porta aperta. Vorrei - dice Ienni - esortavi a credere che non c'è mai nessuna porta aperta davanti al popolo e che ci apriranno le pori e soltanto quando sentiranno che siamo abbastanza forti per aprirle a srintoni (applausi). Da ciò la necessità dell'unione di tutti i democratici sinceri e in primo luogo della unità d'azione dei socialisti coi comunisti (applausi). Vedremo a suo tempo, in fraterne e libere discussioni, se esistono già oggi le condizioni per la creazione del partito unico della classe lavoratrice. Nessuno lo desidera più ardentemente di noi, ma non è un problema di carattere sentimentale, è un problema di carattere politico che esige maturazione di studio e di giudizio. Quello che oggi possiamo affermare come un dato fondamentale della nostra politica è che noi non transigeremo sulla necessità di mantenere unite fra di loro le forze delle clas1otecaGino 1anco
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