L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXVI - n. 24 - 1 maggio 1945

I eoapagnl B. z. e F. « Una suora mi parla, una donnetta piccola, grassa, un viso rotondo raggrinzito, fasciato nel soggolo che gliel'ha deformato proiettando in avanti le guancie paonazze da ricordarmi le maschere che ci comperavamo ragazzi alla fiera di Sant'Ambrogio. Gli occhi sì, (suor Mariolimpia, mi hanno detto, ha quasi ottant'anni: cinquant'anni di insegnamento nelle scuole elementari, pur non avendo la tessera il minislero ha dovuto darle la medaglia d'argento al merito. Era in una casa di riposo, ma da quando c'è la guerra ha chiesto di assistere i moribondi in un ospedale), gli occhi, dicevo, sono vivi: glieli scruto mentre parlo, sono azzurri: capisco che sono stanchi ma per /'età soltanto; abbozzano le espressioni vagamente da una lontananza che, lo confesso, dapprincipio mi ha un poco imbarazzato. Ho dovuto insistere per persuaderla che la mia non era curiosità. Sono azzurri gli occhi di suor Mariolimpia, come fiordalisi: il loro sguardo, penso, è l'ultimo sguardo umano che R. ha visto. Forse ne è rimasto contento. Forse solo per questo sguardo staccato lui ha potuto parlare. « Tre giorni d'agonia, dice la suora, senza un lamento, senza una imprecazione contro i suoi uccisori. Ha perduto molto sangue: sapeva di dover morire e parlava; ha raccontato tutta la sua vita da quando era bambino fino al giorno che l'hanno portato qui. Se tanti che si dicono cristiani avessero una fede come l'aveva lui ne/ socialismo il mondo sarebbe migliore davvero. Piangevano anche le guardie a sentirlo parlare. Io non m'intendo di politica. Ho passalo tutta la mia vita a curare bambini. In questi anni ho visto morire tanta gente, soldati, marinai, aviatori e tante povere creature colpite dai bombardamenti. Moribondi ce n'è d'ogni età, i giovani fanno più pena, ma quando si vedono i loro corpi così sconciati dalle ferite allora si pensa che vita sarebbe la loro domani. Quando il suo amico era qui e parla.va mi son detta: forse un giorno qualcuno sarà contento di sapere le sue ultime parole. Ho preso la penna e gli occhiali e gli ho chiesto se voleva det· tare qualche lettera. Dapprincipio non voleva, poi si è persuaso. Ha detto: sì, oggi, perchè domani starò peggio. Era così sicuro di morire, né ha parlato fin dal primo momento, contava i giorni, le ore, quando è arrivato ha detto: sarà dopodomani, non arriverò a vedere la domenica. E il sabato mattina mi ha detto: sarà oggi. Soffriva, ma aveva troppe cose a cui pensare, troppe cose da dire per lasciarsi abbattere dalla sofferenza. Io non avevo tempo di stare tutto il giorno al suo letto e non tutti, anzi pochissimi sono i moribondi come lui. Ecco - conclude la suora traendo dall'ampia gonna un libretto e da questa un busta. Aveva parlato dei moribondi come di un modo di essere, co• me di una categoria particolare di persone che hanno la strana idea di « essere moribondi». - Qui ci sono le sue ultime volontà, i suoi pensieri. - Ma suor Mariolimpia è precisa: vuol mostrarmi il foglio e spiegarmi che una parte fu scritta sotto dettatura e l'altra fu scritta da lei, in fretta, il giorno dopo. E non sarebbe tutto - aggiunge - ma non ho più avuto tempo. Li guardi, mi dice, vada lì nella nostra cape/la, a quest'ora non c'è nes~uno e può leggere tranquillo. Il suo amico non credeva, forse neanche lei crede, ma que/le cose che sono scritte si possono leggere in chiesa, sono buone e il Signore può ascoltarle come una preghiera ». « Ho letto gli appunti di suor Mariolimpia. La sua calligrafia somiglia ai suoi occhi, i caratteri sono distesi secondo certe regole ma ora, forse per l'età o per la fretta, ne resta solo qualche accenno mentre qua e là forse un tremito l'ha assalita; per esempio, nella prima frase che dice: « Tutti gli uomini possono essere buoni, anche i miei assassini ... » la « s » doppia di « assassini», lunga, a/l'antica, porta le tracce di una emozione non dominata e poi molti tiretti dei « t », molti accenti e tutta la punteggiatura sono dimenticati. Mi guardo in giro e mi decido: forse suor Mariolimpia non vedendomi comparire nel corridoio non verrà a chiamarmi. Voglio tr.iscrivere rapidamente sul mio taccuino tutto que/lo che posso, se sopraggiungerà le domanderò il permesso. Mi stupisco di non aver provato alcuna emozione a leggere gli ultimi pensieri di R. Mi dico che sono diventato insensibile come una µ,etra, poi mi giustifico pensando al lavoro che f acciamo, che anch'io faccio e mi sembra di scoprire la ragione della mia aridità nel fatto che conoscevo bwe R. e sapevo cioè quel che pensava e cerca- ,,., nella vita. Ne abbiamo parlato tante volte. Anch io avrei potuto essere con lui il giorno che è c:iduto. Invece S. mi aveva dato un incarico, sono staio via, per una missione, sono tornato solo ieri e solo ieri ho saputo. Sono qui a scrivere le sue ultime parole per un puro caso. Avrei potuto essere anch'io qui in un letto, oppure a S. Vittore oppure come lui nella fossa. S. avrebbe potuto dare que/l'ordine a R. oppure a Z. e forse, adesso, invece mia, uno di loro due sarebbe qui a .trascrivere le « mie» parole. Ma io non avrei detto niente, sono sicuro, perchè io non ho mai niente da dire, perchè non c'è niente da dire, davanti alla morte, lasciando dietro le spalle un mondo come questo. Se /'abbiamo, conviene che ce lo portiamo con noi sottoterra, quel qualche cosa di bello, di pulito, di « capito » che abbiamo in noi. Le foglie delle piante che cresceranno sulle nostre tombe saranno più verdi e i fiori, forse, più prof umati. Ma nessuno odora i fiori delle tombe dei morti ... Cli uomini non ne terrebbero alcun conio. Quante cose belle e giuste e vere sono sfate scritte e gli uomini sono rimasti sempre gli stessi violenti assassini prevaricatori sopraff atlori mostri di malvagità. R. ha voluto dettare le sue ultime volontà. Sì, capisco, gli occhi di suor Mariolimpia che ha fallo per cinquant'anni la maestra e da quattro anni vede gente morire gli avranno isp.irato fiducia. Finchè queste cose be/le ce le diciamo fra R., suor Mariolimpia, me e qualche altro non servono proprio a nulla. Nessuno le ha insegnate a R., nessuno le ha insegnate a me e suor Mari olimpia fa tante meraviglie perchè è arrivata alla sua tenera età senza averle mai sentile. Il mondo di oggi, gli uomini di oggi sono quelli a cui lei ha insegnato per cinquant'anni: bel risultato! Bel successo! Meglio restare a naif abeti tra le tribù africane che vivere colti in un mondo come questo. Avevo un amico: era R. Ma l'hanno ucciso. Di lui, della sua vita, di quello che lui er:, mi restano questi pochi foglietti scritti da una suora. Ecco che cosa mi resta. Li ho trascritti. E adesso, mi domando, che me ne faccio? Ci penserò. Esco dalla chiesa. Suor Mariolimpia con/ abula nel corridoio con una infermiera. Appena ci vede mi raggiunge. Le restituisco gli scritti e la ringrazio. Attende che io dico qualche cosa, ma io non sento di poter dire nulla. Mi guarda stupita, ammutolita. Esco dall'ospedale e cammino a lungo. La piazza dove è avvenuto il fatto è da/la parte opposta a quella dove sono. So che non troverò nulla, ma son diretto là. E' sera quando attraverso il viale Piave. Percorro il primo fratto di via Poerio ed entro nella piazza fratelli Bandiera. Mi dirigo al muricciolo di macerie nel mezzo della piazza, dove una volta c'erano gli alberi, e mi volto. A sinistra, la chiesa delle Benedettine è mezza diroccata. Per terra, non c'è ormai più nessuna traccia, ma il massacro è avvenuto qui, davanti al muricciolo. Così almeno mi ha spiegalo Alda. Quei cani hanno aperto il fuoco dal portone della scuola. Lo guardo, ora è chiuso e non c'è nessuno. Mi allontano pensando allo strano destino di R.: morire di fucilate nella piazza de• dica/a ai fratelli Bandiera. Penso: aggiungeranno il suo nome, un giorno, a questa piazza. Ma subito mi dico che sono uno stupido: che la cosa non ha senso: oggi ancora mi ricordo di lui ... ». F., autore di questi appunti scritti a matita, è staio arrestato pochi giorni dopo averli scritti. Ho impiegalo parecchio a decifrarli perchè affrettati e con frequenti abbreviazioni. Il taccuino è un'agenda dell'anno 1937, ricoperta in cuoio rosso. F. ha intelligentemente previsto che, nel caso di una perquisizione nel suo domicilio i poliziotti non avrebbero certo badato a una vecchia agenda di prima della guerra. Cosi inf alti è avvenuto. La casa fu «Compagndi settembre» Una storia del settembre 1943: la nascita sponta· nea di un gruppo di partigiani, qualche scontro, il passaggio in Svizzera. Un racconto di 160 pagine, secco, tirato di fiato, quasi sprezzante. ( 1) Ci senti la mano dello scrittore, che sa misurare gli effetti e li trascura quanto basta. La sintassi ha del discorso parlato, con rapide aperture ragionate, come, in certa pittura d'oggi, dei dettagli legati e realistici: un discorso parlato, di gergo e dialetto che s'impasta con un fondo di lingua sapiente e scritta, in una contraddizione che è quella stessa, storica, della lingua e della nazione italiana - o, quella stessa del pittore Righi che parla in prima persona, e che, tra i nuovi compagni operai e partigiani, non sa dimenticare il suo liceo, Mozart e Velasquez. Il pericolo della « attualità » è sormontato d'assalto, tanto è il disinteresse dell'autore per un problema letterario «assoluto». C'è l'aria, il tono e la passione di quelle giornate di settembre tremende che nessuno degli italiani dimenticherà - e figure che rischiano la macchietta, senza diventarlo. Si sente che quello che è visto e dello, non è una invenzione - nel senso di realtà trovata - ma qualcosa di accettato nella sua fugacità e nella cronaca. E il succo della storia è forse lutto nei colpi di sonda affondati in quella cronaca, condizionati gioiosamente da essa, ricordi, a/lusioni, ricostruzioni, che tengono ora di un mondo perduto (le illusioni borghesi) ora di un mondo sperato e atteso. Vogliamo dire, gli intervalli della memoria nel protagonista, gli « occhi canini» della ragazza, il bosco de/le penultime pagine. Ma il meglio del libro, quello che lo pone al disopra di ogni interesse di circostanza sta, come s'è detto in principio, nei grumi della espressione accartocciata: « ... Ltna donna vestita di nero coi capelli neri e la vote che pareva una vindice frusta rabbiosa. La folla pigiava e urlava ... » o ,, Lo starnazzare dei volatili strozzali in cucina mi atterriva e chiamavo « assassina » mia madre, se vedevo il lungo coltello insanguinato di visceri rosare l'acqua torbida dei lavapiatti». Crudeltà visiva: che è il meglio e il meno bene, a un tempo, di questa prosa. Il meglio: perchè solidifica la realtà più di certe pagine ben scritte (la veglia d'armi) e scopre i rapporti Ira le cose gli uomini e il sangue della lingua. Il meno bene: perchè vi vedi dentro un qualche intenzione feroce, un gesto un po' troppo evidente e volontario. E questo, che è To squilibrio essenziale del libro e che ne fa al tempo stesso il sapore e la resistenza, è in altro senso lo squilibrio del contenuto politico, o meglio del contenuto tout court. lnf atti, da una parte questi uomini 1111ovi e nudi ( « il partigiano è un uomo solo ») si sono spogliati delle vesti cadenti di una società marcia, di vecchie cadenze e scrupoli e amori. Ma d'altra parte hanno Ltn che di troppo rivo!- BibliotecaGino Bianco perquisita e rovistata, l'agenda non fu nemmeno toccata. Essa fu portala a me qui in Svizzera da Alda. Alda ha il padre deportalo in Germania. E' una ragazza in gamba; ogni tanto arriva in Svizzera, ci resta qualche giorno e poi riparie. L'ultima volta mi ha portalo l'agenda. Le ho chiesto come avesse potuto rintracciarla. Mi ha risposto che J:'. un giorno che lei era andata a trovarlo, vi stava scrivendo e le disse: - Ricordati, qui c'è un po' della nostra storia. Se casco anch'io, la porterai a G., che lui almeno sappia. (G. sono io, sono io, che scrivo e mi vergogno di dover scrivere qui do· po di lui. Ma devo farlo, perchè si deve sapere come sono morii questi nostri compagni. Alda mi ha raccontalo i f alti). R. era ispettore di zone, comandava gli uomini delle squadre di azione patriottica (S.A.P.) di tre rioni: Vittoria, Manforte e Venezia. T ulli i giorni doveva trovarsi coi capi-rione. I luoghi di appunramenti erano ogni giorno diversi, ma piazza fratelli Bandiera era uno dei più comodi e preferiti. Essi avevano avuto dei sospetti, circa un tale B, che aveva chiesto di lavorare con loro. Avevano cercalo di eliminarlo ma quello s'era squaglialo a tempo. Essi avevano dovuto cambiare tutti i luoghi di ritrovo e di incontro. lnf alti non era mai successo nulla. Dopo più di un mese, R., una sera, ridà appuntamento in piazza fratelli Bandiera. Nè lui nè nessuno degli altri ci ripensa più. In via Poerio R. incontra Z. e C. e insieme raggiungono P. che è presso il muretto di macerie. Improvvisamente, dal portone della scuola, in pieno giorno, mentre innocui passanti transitavano, alle loro spalle Ire militi neof ascisli puntano i mitra e li scaricano a tradimento. R. e Z. cadono gravemente feriti, C. leggermente e P. è incolume, ma anch'essi si buttano a ferra. I militi accorrono e stanno per finirli lì, tutti e quattro. con colpi a bruciapelo, se non fossero stati impediti da alcuni passanti che coraggiosamente si intromettevano. Questo li fatto che mi ha raccontato Alda. I feriti gravi vengono portali all'ospedale, gli altri due a San Vittore. Z. è morto il giorno stesso. R. dopo tre giorni di lenta agonia. Non ho altro da aggiungere. Non potevo più tener chiusa nel cuore questa storia atroce di come sono stati uccisi, vigliaccamente, due nostri compagni. Ho chiesto ad Alda se avesse trovato la copia degli scritti di R. Mi rispose di no. L'ho in· caricata di cercarla o, se fosse smarrita, di andare a trovare suor Mariolimpia, forse essa li avrà ancora i manoscritti. Per ora non ci resta dunque di R. che la prima frase: « Tutti gli uomini possono essere buoni, anche· i miei assassini ... ». G. fato, d'improvvisato e primitivo nel loro rivoluzio· narismo, proprio come il gergo che adoperano. Dietro l'operaio partigiano il lettore scorge, più che non voglia scorgerlo l'autore, il vecchio fondo anarchico italiano; e così dietro la «sprezzatura» della sua prosa, affiora la muscolatura di certi scrittori e moralisti dell'altra guerra, lacerati tra l'assoluto capitalistico e la dialettica marxista: Jahier Slataper - e persino Soffici. Di questa contraddizione la pupilla è Tullio Righi, che dice « io», nel libro. Ma dalla metà in giù quella pupilla cessa di far la critica di tutta questa rete di contraddizioni; e il racconto scadrebbe a pathos. Tutte ragioni che fanno del libro qualcosa di ben diverso di un componimento d'occasione o da un esperimento letterario; e lo indicano quale saggio esemplare di un momento della storia.fell'autore, e di quella italiana. (Fr. F.) (I) Tullio Righi: I compagni di settembre - Ghilda del Libro, Lugano 1944. ' ' La precisione s· Impone ovunque... Una casa ben costruita? Certo, l'architetto avrà fatto cal. coli minuziosi e precisi e l'opera gli farà onore. Anche il vostro avvenire dipende dall'esattezza. La precisione s'impone ovunque colla ZENITH. Nr. 1693 - Acciaio inossidabile Fr. J37.- 1 Maggio a Zurigo e a WIDtertbar E' un dovere per tutti gli operai italiani residenti in Svizzera partecipare alle manifestaz.ioni di primo maggio organizzate dal Partito Socialista. Italiano unitamente a quello ticinese, sia dal Partito Socialista svizzero. ZURIGO: La manifestazione in lingua italiana avrà luogo nella sala bianca del Volkshaus, Helvetiaplatz, alle ore 9,30 del mattino. Oratore il com• pagno prof. A. Petralli. Il tradiz.ionale corteo di prima maggio muoverà alle ore 14.30 dalla Helvetiaplatz. WINTERTHUR: Dopo terminato il corteo alle ore 9 avrà luogo alla Volkhaus la manifestazione in li~gua italiana. Oratore il compagno prof. A. Petralli. .. VIT ! DELPARTITO SEZIONE DI WINTERTlIUR I compagni del nucleo so'Cialista sono pregati di non mancare a1l'assemblea mensile che si tetrà domenica 29 corr. alle ore 14. Inoltre sono raccomandati per il Primo Maggio di trovarsi alla pubblica conferenza commemorativa che si terrà alle ore 15 nella Volkshaus. SEZIONE CHIASSO-MENDRISIO Il 16 aprile 1945 si è riunita la sezione Chiasso . Mendrisio presenti quasi tutti i compagni. Dopo aver esaurito le trattande all'O. d. G. si ~ aperta una vivace discussione su uno_ dei problemi che più interessano l'opinione pubblica in questo momento, cioè la questione di Trieste, rivendicata dal governo jugoslavo. Tutti hanno esposto il loro punto di vista, e infine si è espresso il desiderio di conoscere dalla stampa l'opinione al riguardo della direzione del Partito CO'Il un articolo di orienta• mento per i compagni residenti in Svizzera. Redattore: E r I eh Va 11 r - Znlfe TI II o II r I Il a : 8. A. Arti Qratleh, ••• Veldlnl I& c.. LlltaH ,

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