L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXVI - n. 24 - 1 maggio 1945

mente uuilisj ui padigiaui <li Tito .. [~_,tj <lire che dopo oltre un anno cli lotta, date le condizioni mo_ rali e materiali in cui sono tenuti dagli jugoslavi, ,·ogliono luiti rientrare in llalia. Dalla Di,·isionc particolari «attenzioni» ricevono gli clementi ili origine giuli<lJlla che rifiutano cli abdicare olla loro nazionalità. Hccentemcnte sono stati fucilati selle ufficiali tra cui il capitano StuparclU, reo di aver l!.aliani.zzalo il suo nome (Stuparich) quon- ·do ciò era obbligatorio nella Venezia Giulia. Sappiamo che i partigiani hana10 già preparato delle liste (che per la sola città di Trieste enumerono decine di mi,glidùt di nomi) <:liitaliani da far sparire nella confusione dei primi giorni di oocUJpazionc di Trieste <ln. parte dell"escrcilo di Tito, allo scopo di eliluinare immediatamente la 111aggiorainza italiana nella ciltù italianissima prima che gli anglo-americani possano impedirlo. Sappiamo inoltre che tra le isole di Lissa e Biscvo ,Yi sono alctLnc nugliaia di soldati italiani :i.11 gran pS\.rle ex-prigionieri tedeschi. Essi sono adibiti ad ogni sorta di lavoro, ma il trattamento è inum.amo. Le condizioni igieniche di tutti sono allarmanti; forse pochi potran.no salvarsi. Qualunque manifestazione di italianità è repressa: daJ 10 novembre al 20 dicembre 1944 circa 1800 uomini sono stati fucilatati ed i loro ca<laveri gettati in mare. Soldati che quasi completamente nudi, denutriti, malati, dimostrano stanchezza duranfo il lavoro vengono fatti bersaglio dei fucili delle sentinelle partigiane. Le cure mediche vengono rifiutate; u11 medico italiano per avere operato un soldato cli appendicite, ftt segregalo, mentre all'ammalato furooo negali dai commissari politici un giaciglio, il vitto, l'assistenza degli infermieri e le necessarie trasfusioni di plasma. ln Istria i partigiani jugoslavi hanno superato le barbarie delle fosse di Katin e delle fosse Ardeatine. Dopo i disordini dell'8 settembre 1943, i partigiani jugosla'l:i riuscirono ad occupare vari paesi della pi-ccola penisola. Impadronitisi di tutte le armi socçhcggiarono case, magazzini, u ffici arrestando ed uccidendo in un primo tempo soltanto alcuni elementi fasci li. Ma in seguito ad ulteriori istruzioni di oltre wnfine, furono arrestate varie centinaia di italiani rei soltanto della loro nazionalità cd accentrate nelle carceri di Pisino. Nelle prigioni gli arrestati erano tanto pigiati che non avevano neppure possibilità di _stare seduti; il vitto era una schifosa brodaglia e per i bisogni corporali di tutti c'era ~ uni~o re: c-i,piente in un a.ngolo. Ogni notte t partigiani aprivano le sbarre e prelevavano un certo n.ume-: ro di persone che con le ma,ni legate <Xln filo d1 ferro caricavano sui camions. Successivamente, stÙ fondo delle < foi<le » (spc• cie di profonde caverne delle zone carsiche), furono rinvenuti ammassi di cadaveri orribilmente sfracellati. Difficilissima fu l"opera di riconoscimonto delle vittime. Risultò che esse, spogliate e derubale, erano state legate a catena e scaraventate vive nelle «foibe,. sui cui fondi si sfracellavano. Parecchie presentavano anche ferLtc di arma da fuoco. Le vittime ammontano a varie centinaia. Lo spazio ci costringe ad essere brevi cd a raccontare !"olo alctLni episodi: ne anemmo p-a1·ecchi altri sotto gli occhi. In queste note noi ci siamo limitati ~ rivelare soltanto gli as,pctti della propaganda JU?oslava senza voler ,polemizzare, ~cnza voler aggmngerc commenti perchè i fatti sono così gra,i, cos! alro~ ci e dolorosi da non aver bisogno di particolan Hlustrazioni. A tutti gli jtalianj intendiamo far aperc che ~ Trieste, a Gor:izia. a Pola, a ifiumc. a Zara 11111. · clt. 110stri fratelli tcmonQ per la loro sorte. g 1a1a . . . . .. · ma in particolare ci rivolgiamo a1 g1ovant _on~ 1nari giuliani affinchè non si loscino trarre JO inganno dalla propaganda jug_oslav~ ed ol Go,·erno al quale compete il compito eh sol_va?uar~a_re l'unità della Patria e la sicurezza clC'1('ltiadrn1. GIUSEPPE CRUCIA'.\! Pi11ni di pacificuzione sociHle Si fa un gran parlare di piani di pacificazion_e O'Ciale c'è un fermento nei diversi paesi, una asp1s I I d" razione più O pteno distinta verso qua cosa 1 ~c-- glio e di nuovo nel campo delle prov_vi_denz.csociali. Talvolta sono le classi abbienti e dmgcntJ che assumono le iniziative, talaltra sono le classi proletarie che premono affinchè siano prese radicali misure in questo campo. Come si spiega questo app~rentc paradosso, questa unicità di intenti da parte d1 classi che, per la loro stessa natura, dovrebber~ aver_e fini contradditCYri? In altri termini, le classi possidenti trascinano o sono trascinate? Vero è, che, se lo scopo palese e immediato delle une e dell~ altre è identico, lo scopo riposto e mediato è ben diverso. Le classi dirigenti preconizzano detti piani come un mezzo profilattico per evitare una più violenta rea• zione da parte del proletariato e considerano queste misure come il massimo delle concessioni da farsi alle classi non abbienti, la classe proletaria vede nella realizzazione di detti piani un passo avanti verso la conquista del potere politico. Assai diversa è la situazione dei diversi paesi di fronte a questo> pullulare di progetti e di aspirazio· ni: taluni (come il Regno Unito) sono giunti allo stadio avanzato di una formulazione di un piano preciso e completo anche nei particolari (~fr. i due libri bianchi: la « Victory Charter of Soc1al Security » e il piano Bevin), altri si sono limitati a manifestazioni programmatiche ancora informi (Cfr. B1u o e o i rapporti del National Ressource!> Planning 8oar<l e del Socia! Sccurity Board per gli U .S.A. e il rapporto sul piano di assicurazioni sociali sottoposto al Comitato Parlamentare pel Canadà), altri ancora si sono accontentati di esprimere l'intenzione di elaborare piani di pacificazione sociale (come l'America del Sud e il Belgio), infine in altri sono singoli partiti O' singoli gruppi che si agitano perchè il problema venga seriamente affrontato. Ci è impossibile riferire sui singoli piani, basterà qui accennare al fatto che parte principale di tutti i progetti è una integrazione e un miglioramento del sistema delle assicurazioni sociali, in forma tale da proteggere l'individuo contro il bisogno, garantcndO'gli il minimo necessario per la sussistcn· z:. sua e quella della sua famiglia, in caso di ma• lattia, di infortunio, di disoccupazione, di vecchiaia, di morte, di matrimonio, di gravidanza ccc.; successivamente è da notare che tutti, o quasi, i piani cercano una soluzione a tre problemi che sono con· dizioni essenziali pcl succcssO' di un qualunque sistema di assicurazione sociale: il problema dell'assistenza sanitaria nazionale, quello dell'invecchiamento della popolazione e quello della disoccupazionc. Quest'ultimo problema ha ossessionato più o meno tutti i paesi, tanto che anche quelli che non hanno osato affrontare la complessa situazione nella sua interezza, devono portare la loro attenzione su questo grave e incombente pericolo (Cfr. la Svi::- zera col piano Zipfel). Si parla di « piani di pacificazione sociale » ma ci sembra che una tale dcnomin..zione contenga alquanta presunzione. Ciò che più pericolosamente insidia la pace sociale è il difetto> nel sistema di distribuzione della ricchezza: solo quelle misure che possono ovviare alle più evidenti sperequazioni di tale distribuzione possono essere seri ed effettivi fattori di pacificazione sociale. Ora non occorre perdere molte parole per dimostrare che tutti i piani basati sulla eliminazione· del bisogno, e che prevedono un sistema assicurativo universale obbligatorio, -per quanto completi e perfetti essi siano, possono, in ipotesi, eliminare le punte di indigenza, togliere di mezzo quei casi di bisogno- e di miseria che più offendono, ma non hanno alcun effetto pratico sulle junte di benessere. Una rendita di 20 fr. la settimana potrà impedire all'operaio disoccupato di morire di f~me, ma l'obbligo di versare un contributo· di fr. 3.65 la settimana non affcttcr;1 in modo alcuno l'opulenza di un milionario. In altri termini, questi piani potranno far sparire le classi più miserabili, ma lascieranno sussistere i grandi industriali, commercianti, banchieri, i ricchi oziosi ccc., e quindi non sarà fatto neppure un passo verso quello che dovrebbe essere l'ideale di tutte le classi e cioè che gli uomini possano partire pel faticoso cammino da punti di partenza approssimativamente eguali. Rimarrà cosi nelle classi non abbienti quel senso di insoddisfazione e di aspirazione verso una superiore giustizia dalla quale soltanto la pace SO'cialepotrà essere garantita. Altri sono i mezzi coi quali si può tentare una ridistribuzione della ricchezza come le imposte sul capitale, le imposte progressive, la abolizione totale o parziale del principio ereditario, la socializzazione dei mezzi di produzione e scambio ecc. Non si intende con ciò di svalutare il scnsO' e il contenuto dei piani di assicurazione sociale che in diversi paesi si stanno elaborando, ma è pericolosa illusione attendere da essi quel che essi non vogliono nè possono dare. e. m. IL MOVIMENTOPERAIOITALIANOIN SVIZZERA DAL 1900AL 1914 °' Federazione Edile e Unione Sindacale Svizzera Il pri.mo conflitto nella Federazione Muraria scop,piò a rpropooito -dei raipporti ,con l'Unione Sindacale S, izzcra. L"organizzaione interna e il funzionamento de.Ila Federaizionc edile e quel che le ~ue a,gitazioni avevano di i:Jnp1·ovvisa to, •conlra>5ta va nettamente con ,i 'Principi .ri,gidamenlc centraliuzatori e i criteri quasi scienti'fici di lolla delle .altre organiz2ioni svizzere foderate ne1la Unione Sindacale S\·izzera e che tro\·avano la loro oopre~ionc nc,gli Gtatuli che re&Se<ro quoot'ultima tra il 1890 ,e d 1906. L"Unione Sindacalo a,·eva istituito ,due ,cla.6- ,-,i di soci: i -sinct,a.cati a,de1·enti .rulla ,clat;6e a) dovevano ver'5are per ogni socio 10 -cent., C€6i conservavano inte<rannente l'iniziati\·a per gli scioperi. l'aippoggio ctoll'Unione Sindacale si limitava alla. diiE-trlliuizione di Liste di sottoscrizione, era quindi solo di natura morale e di un ,alore spes.so diJSlcutibile. I sindacati aderenti. aLla cl.a&:;c b) versa va.no •ccnt. 30 ;pe-r Ògni ;;,ocio, ,perdevano •però di .fatto l'iniziativa nella p,rocLaimaizione òeg.li scioperi. Il Comitato Centrale dell'Unione 6'indacaJe amministi-ava Ja cassa per ,gli scioperi di ques-tc or-g.anizzazioni. ohe veniva ooncC€iSOé:'Otlose ;erano ,soddisfatte a'lcune condizioni, spe-ci.ficate nell'Art. 4 dello statuto. 1Art. 43. Un ultimatum con la minaccia de·llo sciopero può eS&ere p,resentato solo quando si,ano soclcli6faltc ,le se.guenti preme66e: a) Almeno due 1erzi degli operai intere~ati debbono appa,.rlcncrc a ll"organizza,zione ,da almeno sei ,mec;i; b) Al.meno il 900/o di •e&Sidebbono e&Se-rsi diohiarati in votazione 19egreta favorevoli allo sciopero cd -oosersi impegnati per i.scritto a parteciparvi; e) Almeno una, metà. clcgli operai non organizzati cleblbono a \·ere dfohirurato per iscritto cli a.deri,re a,i.lo scio,pero; cl) Le autorità. competenti deU'orga,nizzazione debbono aver da-io il loro consc~o; in ca.so contrario il Comit~1,to ,centrale de.1l'organizzazione o quello dell'Unione sinclaicale ,hanno il cliritlo ,di ,rifiutare ogni sussidio. E" c,idente, dopo quanto abbiamo detto della Federazione edile, cthe quest·u1tima non sarebbe mai .sia<ta. in gra.do di soddi~Iare tali condizioni, che q:uincli, se gli statuti dell'Unione ;:;incla,calc fooscro tali a.p-plicati alla lettera, e.sca avrebbe dovuto ,·e,~are regolarmente de.Ile somme notevoli nc.lla ,cas.sa ,della Unione Sinclacalc senza poter ,ma.ti sperare di vc.derc riconosciuto e su~idirut.o uno ecio,pero. In rcaJ.tà i•l Comitato clell' Unfonc Sinda•cale tenne conto, neHa questione finan2iaria, della situazione p.a,rticola1·e della Fede-razione Edile; trOippi motivi di maJ.contento sussistevamo però ira ·le due C06Ì ,cliver;;,e organizzazioni e la 1ensione ,si acuì col tempo; il Comitato ,dclr Unione Sindacale non poteva rassegnarsi a vecle,rsi posto cli tanto in tanto dagli edili di fronte al fatto compiuto di uno sciopero inizi-a,io senza che le prescrizioni statuta~·ic fossero rispettate; c56o non a\•ern 'n~'-!Suna 1comp,rensionc fpe~· una rrtaniera. di lottare. che giudiec'lva arrc~rat.a., «primitiva». Dopo i fatti rparticolarmente gravi cli Bru.,ile-a dc'1 1903, clorn i,l cl-cìiòeralo .sciopero fu impot:.to da •una ma,ggioranza cl i operai non organizzati cli passaggio ·per la città., il ,Comitato clell' Unione indacalc convoca.va aJla Pasqua <li queu·anno a Bema una •conferenza .a,ppositamen tc per c<'-arninarc il problema degli edili Haliani; la. conferenza delioberò aJ.l'unanimitit che non c1·a possibile continua.re in queJla manic1·a. &cioipcri <iichiarati senza ,che le })rescrizioni, <legli 6tatuti fossero ~tate rigi,damenie OS6ervatc, non clcrnno più eisscre su~idiati. Greuli>ch riconosce,·a l'unicità de.Lia &ituazione degli eiclHi, rifene\·a. ,però « che malgra,do ciò, anche .,e il ,compito è eia. noi in S\ izzera più difficile che in al,tri pac~i, dove prernlgono ~li operai staJbili, esso deve e-ssere a.s.solto ». (GrelLlioh H .. \Vo wollen wir hin? 1903, -p. 24). anca ,La. di&cus.,,ione -ohe ebbe luogo tra gli itaJi.aui Gu questi rprobl-emi ,fu oltremcdo confusa e degenerò presto in una violenti&Sima tpole.mica tra Scr.rati, Seg1·etario de.I Prurti to Socialista Italiani in Svizzera e il ,comitato Centrale della Federazione Edile. Aloune &ez·ioni, irnalcontente, U1Scirono dalla Federazione, riidivenlando autonome, e qucLla di Losanna ,prendeva l'iniziativa di fondare una Fede.razione Edile della Svizzera Jranccec (2 noYembre 1901), alla quale aderì.vano 9 sezioni: la nuoya Federaozion,e dic11ia:rò però subiio di eBSCTeproni.a a !rientrare nella Federazione Edile svizzera, quando c;:uestn avJ·eib-be offerto &ufficienti garanzie fPer un lavoro serio e positivo. Poco a poco si diffel't•nziaa-ono ne.LI.a Federazione edi•le òue .correnti, una di italiani, favoreYoli all'uscita della loro organizzazione dalla Unione Sindacale Svirzze.ra, ,e un'altra, òi tedesichi, contrari. Il COOJo"T~ di Ber.na (17-18 ottobre 1903) riool&e il <li.s6ictio nel modo ,più com eni.ente: gli italiani si costi'uirino in una federazione ,aderen,te a.l,l' Unione Sindaca,le Svizzera, mentre i pochi ediJ.i te-deschi aiderivano alLa Federazione Mura~•ia tedesca. Gli ata,tu li ,d,e,11.a nuo\ a Federa2ione Muraria Italiana rilevarono in confronto al ,paseato, un noiev-0le prog,re.s.so. Solo al Comitato ~enrrale i;jpetta il <li11•itto di -proclama.re uno .sciopero; i'rurt. 20 :µre.scriveva, che la sezione ,che aveva l'intenzione di proclamare uno sc:io,pero, -doYcva irnviare al Comi-lato centrale pr-eeise informazioni ~uJ salario in ,·igo>re, sulla du.rata della giornata la, ora ii va, su 1 numero dei lavoratori dell'arte muraria occupati in piazza, suJ numero aJJ)J)'l'OStsiJmativo ,dei disoccupati, sul nlllffiero degli orgam..izzati da armeno 5ei me.sì, i:,ul nume'l'O approssirnatiYo dei diisorgainizzati, sul numero degli operai ,coinvolti nello scio-pero, s-uL1a ,ca-paciià di Tesh;.tenza degli imu)roowri in raip,po1,t.o aLla situa.rzìone degli opera.i, agli ÌlmJ)egni ohe ef:.Si jpOs.sono avere WS6unti, alla staigione ecc., su!Ja possibi,Utà, per gli impretSari, di trorn,rc dei crumiri. JUcevuli, i rnippO'rti hl COlffiilato ,centrale inYierà. sul P<X'-lo i,l segretario cl1e cercherà <I i risolvere paci-ficamente la vertenza, e in caso negati, o -prooiederà aLio sciopero. Lo stes,so verrà però diohia,rato &olo se i.n asse,mblea str201•dina,ria <li operai organizzati e disO'l'.eanizza.ti almeno 1'800/odei soci del Sinda.cato si Ba.Tà òichia.rato in ml.azione a scrutinio segreto .favorevole allo scio,pe1·0 e almeno il 600/o dei non organizzati avrà dato voto favorevole allo scio-pero. Ottenuta tale maggioranza, l:utti i volanti daranno la loro firma di solidarietà e di garanzia tmO'l·ale a:lla re.si&tcnza ,da appor.si in un apposito registro. (Continua In quarta pagina) (1) La prima parte di questo studio è apparsa nel n. 23 del 15 aprile scorso. Per la Fede·razlone eu·ropea ADESIONE SOCIALISTA L" « A oantil " del 30 novembre 19-i4 ( edizione per raffa Italia), pubblicò il lesto della mozione che concluse i laoori dell'ultimo congresso de'l Partito Socialista llaliarw. Per ciò che concerne il Federalismo, esso si chiuse con le affermazioni che riproduciamo e che aprono la porta ad una stretta e f atlioa collaborazione oerso lo scopo, cui tutti fendono, di una Europa Unila. <: I socialisti ospirnno alla ricostruzione di una unica Internazionale dei lavoratori, come presidio della pace nel mondo e forza promotrice elci socialismo in tutti i paesi. II P.S.I.U.P. auspica la convocazione di 11JI1a conferenza internazionale operaia che abbia mandato ed> autorità di intervenire nella conclusione della pace e nelle tratt.atiYC per il aiuovo ordinamento dell'Europa. Jl Partito Socit1lista è persuaso che l'intervento diretto di questa conferenza internazionale operaia varrà a fayor:ire la costituzione di una federazione cli nazioni europee. che i socialisti hanno sempre propugnalo ritenendo che i popoli europei soltanto in una stretta solidarietà potranno risollernrsi dalla rovina in cui sono caduti per ogni forma di autorchia nazionale. l socialisti danno quindi il loro appoggio ai movimenti che agitano, senza mire interessate, fidea cli una Federazione dei popoli europei fondata sulla esigenza popolare di stabilire una unità economica e politica superiore agli stati e .ad ogni forma di autorchia nazionak. » I COMPITI DEL COMITATO INTERNAZIONALE PER L.-1 FEDERAZICNE EUROPEA Dal 22 al 24 marzo 1945 si è len11la a Parigi la prima conferenza per la Federazione Europea (di cui è staia data notizia sn « Libera Sta"!-pa" del 5 aprile u. s.) alla q11ale hanno partecipai'? personalità d'Inghilterra, della Spagna ReJ?ubl>hcana, dell'Italia, della Soizzera, della Grecia, clell"A11slria e della Francia. Al termine della conf erenza è stata adottala una risoluzione comune (pure pubblicata su < Libera_ Sla_mpa,, _ciel 7 apr~- le) ed è staia decisa la coshtuzwne eh un Comitato Internazionale per lo studio e la propaganda dei problemi federalisl~, con sede a Par[gi, .n~e Réaumur fOO, i cui compili veng~no precisati m lln programma che qui pubblicluamo. Perchè po sa svilupparsi una politica fed~~alila cttropea, è necessario, ~a trna partc 7 che _I1<.le~ rcderalista penetri nella vita dcmocrahca di tuth i paesi europei e si inserisca nelle loro fonclomenlali que tioni nazionali c. dall'altra, che le correnti federaliste di ciascun paese si mantcnguno collegate in m.oo~ da coordi~arc la loro azione che ha un ob1ctl1vo supcrnaz10nale. I co'mpili che ne conseguono per il Comitato ono pertanto i seguenti: 1) Il Comitat~ (C.Lf.E.) ~~\·e sto_bilirc_ dei legami permanenti con I parhtr. movimenti cd or- ~anizzazioni dei diYersi paesi, che accettano di tar uso dello loro influenza per la realizzazione della Federazione Europea. Deve invitarli a costituire dei comitati di azione federalista allo scopo di raggruppare in orni nazione le forze federaliste, di designare i ~oro rappresentanti in seno al C.I.F.E. e di elaborare in collaborazione con esso una politica internazionale federalista. 2) Direttomentc od attraYer o tali comitati dazione federalista, il C.I.F.E. doHà mettersi in contatto con tutli i partili. mo,,imenli ed organizzazioni dei diver i pae europei che propugnano, sia pure in modo generico, una politica di collaborazione e di fraternità fra i popoli europei e si op__pongouo alla politica nozionalista dei loro Stati. Esso dovrà cercare di conYincerli della nece ~ità ài concretare le loro aspirazioni in un senso federai i ta. 3) Il C.I.F.E. deve preparare, a breve scadenza di temp(), un primo congresso federali ta europeo fra i partiti, movimenti ed organizzazioni che Accettano il punto di vista federalista o Io considerano con simpatia. Tale congresso detcrmi,nerà solcnnemen le l'azione politica da sYolger i per raggiungere gli scopi preconizzati e darà così alla lotta per la Federazione Europea la ri onan1.a e il peso che gli sono necessari per impor i e trascinare tutti coloro che esitano. 4) il C.I.F.E. non intende costituire umo spccit- di internazionale di nuovi partiti, ma un centro di raggruppamento che si propone di coorcli11are, ~ul piano della lotta per la Federazione Europea, i partiti. i movimenti e le organizzazioni progressiste esistenti, indipcnden lemcn te dalle divergenze che possono awre nei prohlemi interni di ogni singolo Stato ed indipendentemente da vincoli internazionali particolari che pos ono aYcrC' con altri partiti analoghi. purchè accettino c0me fondamento della civiltà europea i metodi drmocralici. 11 movimento federali ta ch~vc dimostrare che la soluzione federalista non si oppone alle esigenze dei partiti progressisti, ma fornisce loro la ba e nccc aria per la vittoria. 5) Il C.I.F.E. cercherà di agire in modo do far nascere nelle assemblee nazionali sovrane de9Ji Stati democratici europei delle maggioranze tcderalistc che dovranno determinare i loro goYcrni a procedere alla costituzione di organi mi federali europei. 6) Il C.I.F.E. deve pubblicare. immediatamente. 11n periodico intitolato « L'Europe Fédéraliste » al quale si dovrà dare la più larga diffusione in tutti i paesi. Questo periodico per prima cosa donà metodicamente analizzare gli SYiluppi politici internazionali e nazionali dal punto di vista federalista, dimostrando che la politica federalista si collega in modo immedioto con i più urgcn ti problemi della ricostruzione di ogni poese di Europa e del mondo. Jl C.I.F.E. dovrà anche favorire la na ci la di pubblicazioni federaliste in lutti i paesi, e mettersi in relazione con quelle che già com paiono per stabilire dei servizi stampa comuni e contribuire così alla diffusione delle idcç federaliste.

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