Bi Tre plani di ■c,ale f I f alto è vero. Zeta potrebbe raccontarlo lui, ma non ~uol~. _Bisogn~ allora che lo narri io; chè troppo rimasi 1mpress1onalo il giorno in cui lui me lo racco,:itò: av~va ancora il sangue alla testa, l'occhio tumefatto. E la febbre gli accendeva gli occhi straordinariamente. ' Zeta era uno dei nostri capi. Quando noi andavamo a mettere le bombe sui binari e nei to/Tlbini delle strade c1 sembrava sempre d1 udire la sua voce, così ferma e inflessibile, ed avevamo la sensazione che la sua mano c1 strmgesse al braccio, forte, intensamente; che I suo, occhi ci guidassero nel mezzo del pericolo. !>pesso infatti egt1 era proprio con no, materialmente ed imprimeva ali azione il ritmo della sua prontezza. J:.'ravello lavorare con lui. E lui pareva t alato: di corsa, da una casa alI altra, per itinerari d equilibrio e d'astuzia, da una cantina all'altra dove s1 raccoglievano gli stampati, le armi, gli esplosivi. 1 banditi teaesch, e i banditi di Koch non /'avrebbero pescato ma, se non fossero state le due caro· gne, luride carogne, orrende carogne che vogliamo ancora massacrare, a denunciar/o. J::.ranocome v1uda e portarono la soldataglia al luogo del convegno, erano come il Griso e portarono i monatti per malvagità, per denaro. taci>>. Z:eta rimase interdetto, lo seguì come un auto_ma. . Scese_r'? le scale. « Eccoti il mio capello - disse ,I pol1z10llo. - Eccoti la mia sciarpa, la tua camicia è strappata e si vede. Fai finta di nulla». furono al portone. Uno sgherro era d1 guardia. f'...'on si mosse vedendo passare i due sollo i suoi occhi, non domandò nulla. Fuori al portone due ,nacchine della polizia uno dietro l'altra, coi fari accesi, presso al marciapiede. « Non di qua - disse lo squadrista -. Da quest'altra parte. C'è un giardino». Zeta lo seguì come si segue un messo del Signor~. T obiolo e l'Angelo. Nel giardino 10 squadrista disse: « Aspettami. Mi assicuro che l'altra uscita sia sgombra» e s'allontanò lasciando Tobiolo presso Ult lavabo, in quel vecchio giardinetto. Tobiolo restò immobile in attesa dell'Angelo. Udiva 11chioccolare della fontana. Fontanella di sangue era la sua testa. li sangue colava giù. Zeta lo sentiva passare sotto /'orlo del cappello, dietro la nuca. Attese in un p,;1>- cipizio di secondi, lunghi, angosciosi, tra goccd ~ goccia, acqua e sangue, la fontana e la nuca. Da due finestre si sentiva il parlare di due serve. Lo squadrista tornò, svelto. « Seguimi ... >> camminarono fino all'uscio dell'altro lotto di case, traversarono un cortile, sbucarono di nuovo in istrada. « Dammi il cappello - disse lo squadrista - la sciarpa tienila. E' necessaria. lo corro di là a dare false indicazioni». Si strinsero la mano. Lo squadrista guardò bene negli occhi quell'uomo, un patriota, uno strano ,taliano ~el 1944. Zeta corse come una gazzella, via, 1·1a, via mentre una sfrenala ilarità gli tempesla1•a 11el petto e nella gola e un senso di vaga spossatezza andava serpeggiandogli nelle gambe, minaccioso. Cadde quasi svenuto sulla poltrona dell'amico. /3el'1,e un bicchiere di cognac d'un fiato, distratto. I pensò improvvisamente al compagno che era rimasto in mano ai torturatori; e agli altri compagni che s'avviavano ignari verso i loro letti a dormire. Scongiurò l'amico di mettersi in molo e scesero insieme al portone a prendere la motocicletta. Bisognava girare fino al coprifuoco. Gli amici erano quasi tutti all'ascolto della radio e la radio diceva: Messaggio per Vincenzo: le pere sono mature. Invece le pere erano acerbe. Gli Alleali combattevano a Carroceto. Partisan (da «Mercurio» - Roma, dicembre 1944). Trac.cor-;o un certo periodo nei e-ampi italianj, i diserlo1 i \'Cngono trnsfcrili nei campi jugosla,·i o,e il trutwmenlo diventa uncora peggiore. Guai u lamentar-,i o a protc lare: gli sMnlenti ,cngono inviati nella tri-,lemcnt.c noia i ola di Biscvo o i11 altre località dcll'i11tcrno e considerati come pri- ~ion ieri le c-ui conci izioni po<;.,ono fac-ilmcn te dccl ursi. E 11011<,i nedd che 1111ti gli italiani disertori ~iano in, iaLi alle unità di combattimento. Sembra C'he su '.0.000 uomini <;oltanto QUO c,ono stati mili1armcnle inquadrali: gli altri -.ono rima:,ti nei campi di concenlramcnt0 o di l1noro in Italia o in Jugoslavia per completare la loro catec·hizzuzione slava. Eccezionali riguardi vengono tL:>ati agli elemenu del baL!.agUonc ~ Gra.r:ru,ci,. di cui sareblw in allo la Lrasforma7ione in brigata con militari comunisti italiani. Quec.ta nuo, n unità -.arehhc costituita per: a) formare un repdrW armato comunista da in ,,jiare m lla lia al momento opportuno; b) avere un nucleo d'attrazione e propaganda prr i nostri militari nei Balcani: Leta era nel garage . .Manifestini, armi, esplosivi, detonatori, lutto c er.i lì dentro. t.ra lui e il suo amico X. Lavoravano al sicuro quando si presentarono i due di Koch: « ln alto le mani» a1ssero e poi, spmt1li contro ,l muro, commciarono a percuoterli: calci, pugni, spuli, msult1. .:>fogavano la loro rabbia e 1orse la 1oro vergogna perchè erano così 111tognati nella loro vergogna che avevano il bisogno di abbrutirsi ancora d1 più nella violenza, nello sch1Jo, nel sangue. Volevano accecare gli occhi degli avversari poichè essi non erano capaci di guardare negli occhi. Erano assassini, delinquenti co· muni, banditi. llereansl jageslawl di bao■a volontà ... e) iinviare a suo tempo un reparto italiano agli ordini dei partigiru1i per la lihera.1.ione dell'Istria onde le ri,endicazioni ai danni dell'Haliia. siano appoggiate anche con azioni armale degli stC'-Si italiani. L'amico ;( cadde svenuto. 1 colpi del calcio della pistola l'avevano fiaccato, in terra; ma I altro, 11 nostro comandante non voleva svenire. Le due belve lo martoriarono con scienza. Uno s'allontanava di dieci passi e poi si precipitava di corsa a piantare la sua scarpaccia alla bocca dello stomaco. 1:.' poi ancora, ancora, mentre I altro porco teneva f erma la vittima, mchiodata al muro, e gli pestava 11 viso, gli occhi, il naso e gli piantava sutla resta, secco, feroce, il calcio della pistola. Jvla Leta non voleva svenire e prima di perdere i sensi sul serio s'abbai/è al suolo per finta: la sua mente era lucida come non mai. 1 on sapeva che cosa avrebbe potuto fare. Una sola cosa sapeva: bisognava essere sempre vivi e tenere /'intelligenza lì nel corpo, inch10data, non lasciarsela sfuggire. « Va a chiamare il dottore » - disse uno de~li sgherri all'altro. li dottore era Koch. L'altro andò alla saracinesca e la tirò su a metà per uscire. l:'u allora che Leta v1ae I aria libera e non perse tempo. Pareva un sac1.v afflosciato e diventò una dura catapulta. Lo sgherro di guardia non s accorse neppure d, chi I avesse spinto con tanta violenza e I altro, alla saracinesca, si vide sfuggire sotto il naso la preda. Per uscire sulla strada, dal garage, bisognava sormontare un pendio ast altato. !Juaranta metri di salita. $olo la disperata volonta di liberazione potè dare a Zeta le forze di arrancare correndo su per l'erta. Attimi vuoti come quando il tempo pare arreslarsi sull'orlo di un abisso. Rumore di passi in fuga e subito rumore di pistolettate; e bestemmie. Anche l'altra squadraccia che era in agguato all'angolo della strada aprì il fuoco. Un gruppo di passanti spauriti s'arrestò sul marciapieae. Lela si precipitò verso quel gruppo che si sbandò. Qualche pallottola gli miagolò vicino. Poi tagliò 111 diagonale il pendio, sbucò sull'asfalto piano della strada, svoltò l'anoolo e sentì veramente le ali ai piedi. Corse follem;nte verso la prima traversa. Pochi attimi di silenzio. Poi ancora le revolverate. Imbucò la Ira· versa, infilò un portone aperto prima che si riudisserò i colpi e volò su per le scale. Primo piano: tutte le porte serrate, impassibili, con aria abituale. .Secondo piano, le stesse porte, quasi murale, come un mcubo che si ripeteva. Ierzo piano: una delle tre porte socchiusa e una donna sulla soglia. Zeta spinse dentro la donna, si rinchiuse l'uscio alle spalle. La donna lo guardò terrorizzata: dalla tesla arruffala gli colava sangue a rivoli, gli occhi erano tumefatti, i vestiti in disordine, impolverati, strappati. « Sono inseguilo». « Per carità, andatevene». Parlava col « voi» secondo le leggi. « Non posso uscire di qui, nascondimi». « Per carità, ho un figlio, un piccolo figlio». La donna era in ginocchio. Aveva la maschera della paura, faceva pietà. Zeta la rialzò, cercò di parlarle con calma. « Può essere che non vengano nel palazzo, forse nessuno se n'è accorto. Posso chiudermi in una cassa, in un armadio. Bisogna soprattutto tacere, far finta di nulla». Cominciò ~ fare il giro della casa sorreggendo la donna che s1 lamentava: quattro camere nude, senza scampo. lf! ~amera da letto un bimbo dormiva, caldo, sudatrcc10, distaccalo dalla terra, dal tempo. A ~alincu?r_e Zeta concluse: « Non c'è niente da fare, 1mposs1bde nascondermi· fammi almeno lavare». La donna lo con~ dusse al iavabo, dove egli si rassettò, in fr~tta, s1 lavò il viso. li sangue continuava a colargl~. Non avrebbe ingannalo nessuno. Era troppo descritta sul viso la terribile avventura. Non resta che andarsene pensò, e pregò la donna di un ultimo favore: che s'affacciasse alle scale, che esplorasse. La donna s'affacciò al -pia_ne· rottolo e tornò dentro stravolta.« Vengono - disse - sono al primo piano. Perlustrano apparl~mento per appartamento. Siamo rovinati. Il bambmo - si raccomandò - il bambino dorme ». Zeta strinse i pugni e le mascelle: « Vado - di~se - E' l'unico tentativo, affrontarli nelle scale bwe: salutarli e sfilare loro dinanzi». Strinse un momento la donna con affetto, come si fa quando si parie: « Addio, buona fortuna». « li Signore ... » disse la. d~nna, ma le parole le si smorzarono in gola. Drgnrtosamente Zeta scendeva le scale, con le mani in tasca. Te7:1eva che un_ grido potesse partire da lui im'.olonta_riamenle e s1 controllava con scrupolo. Ogni gradmo aveva un significato, ogni passo scan~ìva un tempo f alale. li pianerottolo del secondo p,a_no era vuoto. Nelle scale dal primo al secondo piano era fermo un poliziotto della banda, in borghese. Certamente una pistola senza « sicura » sollo quel cappotto scuro. Gli altri evidentemente erano nelle case a frugare come segugi diefro la lepre. . . , . li poliziotto pareva impass1bde con I ari~ vag~ dei poliziotti di piantone. Quando Zeta gli pass~ dinanzi stese la mano improvvisamente, I? fer.~o prendendolo per un braccio: « Sei fu, ... b1sb1gl10.:· si sei tu ... ma ti voglio salvare. Sono ~"'? squadrisfa, ma ti yoglio salvare o st~sso. Vrenr c n me, Qualche tc111po fa una JH1tt11g·lia cli carabiJiicri fc, mò 11no strano Lra<;pOrto. Erano parecchi Cd· mion carichi di miliLu1i e civili ilaliani, alcuni stllpefatti, altri ubriachi. altri tenorinaLi non -,i comprendc,a di che. J C'arnbinieri. ,edendo che il tra porto era &cortato da ufficiali jugosla- , i. compresero subi lo di che co,;a &i tratta e; non era la prima ,olla che italiani Ya)idi venj- ,ano reclutati nl'l .. no~lro stc so territ0rio,. cou promc-;se. trucchi e miinaccic. per c-,scrc poi eonda11nali ad una ,·ila di sc:hia, itLt e di torl11re. \lu la no-,tra pattuglia non potc,a ormai far n11llu. perchi- gli ufficiali jug·o~la, i accompaguatori si dichiaravano ufficiali alleali il c11i operato non può c:,~re ·indacalo da controlli italiani. Son i· un mi-.tcrn !'atti, itù dcllu propagunda -,)a, a in lta Iia. in primo Iuogo 11<•llc zone giuliane e poj a Roma. a Xapoli. et Taranto, a Bari, o,c è il quarti<•rc g(•ncrulc di Tiw - c clonrnque JH>S'>n fare opera effieac:c cli proselitismo, nelle cu-,crme. :.ulle mi, i e fra lc truppe al fronte. Essa giuugc perfino nei C'Umpi dii prigioni<.'ri italiani in Egitto. in Pale~tina, in India. Sue mi re di rct te !>Olio: a) n<'lle 1,one di confine perc;uadcrc, :,Cn1a ccc:cssi, i scrupoli, le popolazioui al diritto della J1uo,·a J ugo la ,·ia di annetter ·i quelle terre, onde ottenere l'opzione ucll'e,·entualc plebiscito postbellico: b) nelle altre looaliuì reclutare uomini per 1u1irli ai partigiani di Tito, con sensibili pressio11i sugli originari giuliaui per catechizzarli e lusingarli onde a 110 tempo dichiarino ehr l~ loJ·o terna deYe essere jugosla, a. Il tutto tende alrunico fine di ro,c-.ciare l'attuale s1luazio11e etnica adoperando qualsia. i mezzo non e clu ·i. ben inteso. quelli molto efficaci dell'intimorimento. delle minacci<·. delle rappresaglie, deJle vendette. Alle popolazioni vicne ripet ufo in tu I li i modi e sere ormai slabililo dic lu Jugoslavia coll'aiuto di talin avrà Trieslc, l'I tria. Zara. fiume e tutta la Dalmazia e che rerigendo . lato terrà conto a uo tempo dcll'altualc comporiamrnto degli abitanti delle 1,onc a11ne· c. I propagandisti dicono: Gli itaJiani dr,ono --comparire dalla terra jugoslava»; Dimostrate che , i sentite jugo lavi e ,·crrc!C' trattati a parità con t11tti gli ollrj 11cl nuo,o grande Stato della Jugoslavia ._o,·ictiea >. .\'umcrosi giornali in lingua ~larn c italiann quali assicurano che: < Trieste Jolta per la annc-,siom• allo Jugo,lavin >. "Trieste attende c·on impazirn1in l'C',e1-cito cli liberazione»; « I tdest.ini hanno cominciato u raccogliere IC' Ii rme cl i coloro che eh icdono ru nnc., ione u II.i Jugoslavia federale»· Nole,ole, oltre ai giornali. è· la diffusione della tampa clandc tina che aumenta man muno che i lede chi i ritirano lasciando presidi soltanio in alcuni centri di importnnza tratcgic-n. così che i partigiani po 0110 circolare liberamente ccl o Lenlotamentc nella ca1npugne .. inora sono tali tampali a cura dell'apposito Comitato di propaganda dell'ciiercito di Tito circn :2 milioni e 500 mila fogli. Nelle ca.erme, ulle na,i. fra le truppe operanti cd in tutli g)j '>tubilimcntit militari gli agenti slavi '>i1insinuano abilmc11tc suggerendo. aiulo11do e Jacilitando lo clise1·zionc dei soldati. pcc-iali 11ffici cli reclutamento e nu mcro'>issimi propaga ncli ·li ono adibiti a queiito scopo. Praticamente tutli gli uffici militari e cidi jugo~hn i '>par.,i nel territorio libcrulo funzionano da centri di re_ clutamcnto e di a.,si lenza elci cli.,ertori. A Roma funzionano: - [I Con..,olulo jugosla, o. in , io Quintino la. 56. - [l Comitato jugo ...la,o. a. anta \faria in \"ia. - la sede elci partigiani. in ,·itt Garigliano. 5'i (\ illa Bordighera). A Bari: - J Comandi dclla . tella Ro,sa. in ,·,a Piccinini. , ia Carbonara e , it1 Podgora. A Taramlo: - L'uffjcio ck, partiginni di Tito. 1n via Ciro Giovinazzi, 20. - LTfficio dei partigiani di Ile Pietro in Cor- &o Umberto. llf.l. :\ 1apoli: • La lappu di Tito, in piana Sicola .\more G. - La Lappa cli Hc Pietro, in Hi,·icra di Chiaia 4. .\d . \ncona, Firenze. Perugia risulLcrcbbcro analoghi cenrri di reclutamento. non anc·orn idc11. LÌ fica ti. Tra i priJ1cipali agenti si cli&tingt10110 particolarmente il capitano del N.O.\ .J. Ferrari e, caporal maggio.e, nati, o di Pc1 ugiu, discnore. imputato di furto prima cieli· c.cltcmbre 1943. opc rante nelle zone 1eccnleme1ue liberale cd ancora sollo il controllo militai e allealo, il tenente sia, o h.o\·ace,·ic-lt. il capitano .\1ar,ino, ich ed il lenente ~\1cdich .\'icola che operano a Sapoii. Gli ageoli •i ,algono a-, ai pc .. o intclligentemc111c cli tutlP- le forme della per uasione e della suggestione. 1\la con gli originari giulinni, <;e recalcitranti dlla diserzione dulie forte armate italiane, i u ano gli efficaci sistemi delle minaccie. a sicurandoli che per il loro rifiuto sanrnno con icleratj traditori della J ugosla,·ia e le proprie famiglie do, ranno inc,·itabilmente pagare per loro. Lusinghe di un sic-uro migliore a, venire, ideologie di facile pre a sugli animi semJ)lici. offerte di agi. di c<•modilà. di facili piaceri, di rdpide carriere e perfino cli lauti tipcndi che vanno da un minimo di otto-dicci mila lire ai semplici -,oldati. fino alle quindici mila lire ai sottufficiali. Molto cff1cacemente anche lc partigiane jugoc;la,·e vengono unlizznte come agenti reclutatrici cd esse circuiscono cd adescano i militari invitan_ doli a pranzo. al cincmawgrulo. in luoghi di di- ,·erlimenlo ccl infii11c li accompagnano al centro cli reclutamento. Qui,·i, una ,oltu firmata !a JlrOpria aclc<,ionc. si chiudono le porte dietro ai di- ,crtori italiani. Diffic-ili,simo e quasi impossibile uscirne. La rcnltèÌ i· ben divcr a daJle lusinghiere promc. se dei propagandi-;ti. Caricati su camions alleati. <,o[lo scorta di militari j11goslavi. dopo q11alc-hc giorno volenti o nolenti vengono portati nei campi cli c-oncentramcnlo. L'euforia cauc.ata d~llc lusinghe del periodo eh intubazione» \'a rapidamente scemando per ,, po,·cri discrwri italiani. Se jl trattamento ruil centro di rcclutamonto al campo cli conccnlramcnto può dir-,i buono - salvo la limitazione di liberU1 - giunti al campo la musica cambia com. plclamcnte. La di cipli,ia diventa rig-010 i,;c;ima: le piìr lic,·i violazioni <.ono p11nite <'On pene corporali. mentrc le piÌt gnl\ i. trn cui i contatti con le clonn<· partigiane. po-.c,ono <·osta1·c perfino la ,·ita. Il .<'ibo r le ~igarcltc diminuì cono. il lil\orn a11mrnfu. Sc,crn è· Ja , igilnnza: clifficilr i- ('rndcrc. Chi c·i riesce è ricercalo con molto ac·eanimento e se catturato immcdialumcntc portalo a Li sa e fucilalo. Chi '-i rihrlla ha la <;tessn '>Orte. Frcq11cnti. molli<-s1111i I casi di disl'rtori italiani chr pentitisi di cs<;rro;i la'-<inli ackc.ctirc. rifiutano poi cli divenire slA, i. P,1gnno cara la loro puerile crcd11litù. 1 n sin te i gli elementi italiani che p.re t.ano servi1:io coi part.igiani - oltre a quelli appartenenti alla di,·isione Garibal<li - possono jn linea di ma ima es&ere di timi neUe seguenti categorie: J) Elementi - pochi - che, o per a vcr disertato prima dcli' settembre 1943 o per altre ragioni di cannterc penale trornno preso i partigiani rii ugio u tornaconto. J partigiani li chiamano • speculanta,. (SJ){;<'U· latori) e li fruttano ai loro fini. Sono di massima elementi C<JlLivoci molto danno,;i pcrchè è loro affidala la propaganda fra gli it.auani. il crvizio informazioni nei riguardi d<:>l1'1talia. il C.~-- ecc. Questi emi sari e in di'"isa jugo<;lavi » hanno la massima zionc i11 !ut1a Italia )jherata. e con documenti libertà di circola2) Elementi giuliani - numerosi - che si -.ono uniti ai partigiani per timore di rappresaglie sulle fanuglie o per le minu<·cc partigiane di non farli tornare più al loro pae,;c una volta la Vcnc1ia Giulia arme.sa alla Jug()l,la,·ia. :3) Uemenli italiani - in mm1.ero abbastanza notevole - che, in pessime condizioni linanzia1·ie o matcriiali. si ·ono lasciali sedurre dalle promc<,- <,c dei 1propagand1Sli di altre paghe. buon ,ilto. n1a comoda. ecc. Jn que li ultimi tempi opera analoga di rcdutamenlo viene s,·olta anche nel campo femminile: con gli !-lessi i temi donne italiane e particolarmente nate nella Ycnczia Giulia ,·cngono ade~care e poi arruolale come infermiere, o come propaga,ndistc o per sen·izi au<.iliari. A Hom.a lc reclute sono stai.e principalmente trou1tc tra le numerose d01111e cli scn-izio orig;inaric della \'C'- nc1.ia. Giulia. Cè da notare con -,oddi fazione che allualmrn_ le i propagandisti slavi incontrano maggiori l'<'· si tcnzc da parte degli clementi cafochizzahili. sin pcrchè· questi incc:,minciano a ,per 11a<lc1· ...i dc•ll'a,- Stfr.C:litùdelle ri,·cndicazioni slave. sia pNc·hi· hanno potuto ascoltare dalla viva ,·oce cli quulcuno che è .riuscito a fuggire dai campi e dai rimpatriali dei Balcani, ri,·e)azioni convincenti '-ttllr reali condizioni di vita e ul trattamento u,alo da partigiani slavi agli italiani. Su tale trattamento abbiamo purtroppo noti1.i<' che allingi•amo da fonti c;icuri-;-,imc. I si,;lemi drgl i la vi per ro,·ec;cia re l'attua k c:il11,.11ioncet o icu a loro -.,favorrvolc- ci fan,no rabbri,·idirc di tc:r1orc. Gli italiani dc,ono c;parirc rc·co In tragira parola d'ore! ine dci propng-a nd i,f i. Gli italiani eh<:>danno fastidio ulln ,!n,-ia,n1.io ne delle terre giuliant' ,engono mallraltnti. ricattati. ma,sacrati. La fcrociu ,lava non ri<;parmi« neppure gli uomini chc hunno combattuto o combattono pcr la libC'r,11ionc• dcllH loro krra c·onlrn il c·omunc nemico. Alludiamo ai la.,ti d('llu Di, i...ionr Cnribaldi C'hc. come -.,isa. è· c-ompo-.,tn cli elrmenti ,;ponlan!'aAgnosticismi penosi lJn operaio ci scrive e volentieri pubblichiamo: Signor Direttore, nel numero precedente è stata data notizia, c/1e nel gennaio scorso a Roma si è proceduto al/'elez,one, in forma democratica, dei dirigenti del sindacato ferrovieri. A noi sembra non possa lasciarsi passare inosservato, che mentre alle votazioni hanno partecipato in massa gli operai ferrovieri e gli agenti di stazione e di linea, il personale degli uffici e della direzione generale, in numero di circa duemila persone, si è invece quasi totalmente astenuto. In un momento storico come /' attuale, nel quale ogni uomo, ariche il più modesto, dotato di un mi· nimo di comprensione dei dol'eri derivantigli dall'essere membro di una collettività, sente istintivamente il desiderio di manifestare il proprio pensiero, in forma legale, poichè ciò gli dà la sensazione di adempiere ad u11 dovere morale verso la società della quale è membro, si assiste al fallo che una numerosa categoria d'impiegali messa in condizione di poter liberamente procedere alla nomina di propri rappresentanti, 11011 si vale di tale diritto e, dando prova di un agnosticismo inqualificabile, si astiene dalla votazione. F.ppure le liste presentale erano cinque, delle quali quattro di partilo ed una apolitica e nulla vietal'a ne venisse presentala qualche altra ancora. Ciò nonostante i su ricordati lavoratori ... i11tellett11ali, hanno preferito scegliere la l'ia del/'aslen1tion<'. La notizia ha prodotto in noi operai una pe11os:1 impressione. Sono purtroppo i fatti del genere, che rendono più agevole ai partiti reazionari di ordire ogni sorta d'intrighi tendenti a salvare uomini e principi fascisti, che consentono ai monarchici di asserire con maggior alterigia, che il popolo ,ta liano 11011 sarebbe maturo per essere go,,erna/o cl., libere istituzioni repubblicane. I/ «preludio» non è certo stato felice. Esso però non deve scoraggiarci, nè, tanto meno, indurci ad inFeire contro coloro i quali per incoscienza, o per poca coscienza, si sono astenuti dalla votazione. Dobbiamo tener presente, che la maggioranza di essi è in modo indubbio forma/a da persone sprovviste di qualsiasi fonte di reddito, al/'inf uori dello stipendio, ed è quindi costituita da autentici proletari. E' pertanto dovere dei socialisti andare a loro, svolgere attiva opera di propaganda, per strapparli dal torpore nel quale vegetano. E' dovere dei socialisti infondere in loro la coscienza della propria appartenenza alla grande famiglia proletaria, onde indurli a mettersi a fianco di tutti gli altri lavoratori, perchè in tal modo, e solo in tal modo, ci sarà dato giungere rapidamente a quell'organizzazione socialista della società, alla quale aspiriamo. C. P.
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