L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXVI - n. 22 - 1 aprile 1945

Problemi elettorali Italiani Oantlnu•~lane 12. Abbiamo dello nel numern precedente che la stabilità ciel governo., necessaria all'ordinamento dello Stato. si ottiene, a noslrn giudizio. soltanto con la formazione di una omogenea maggioranza parlamentare e ohe, cli conseguèJna, il partito socialista e i partiti democratici dovrebbern ricercare un sistema elettorale il quale consenta e aiuti la formazione della maggioranza. Tale ~istema, cui altri ha già accennato, po• frebbe essere a un dipresso quella di cui indi- -chiamo qui le lince generali. Stabiìito il numero dei deputali as cgnali al! .. Camera (il tradizionale numero di 508 deputati fu portalo, dopo l'altra guerra. a 535 in seguilo :ill' an ucssionc di nuove provincie); de. limitate le circoscrizioni eletlorali, le quali dovrebbero a,·ere carattere interprovinciaic, essendo risultale troppo vaste quelle a base regionale: assegnato ad ogni circoscrizione il numero dei deputati ad essa spettante, e nui proporremmo cli stnbilirc un deputato pe1· ogui !l0.000 abitanti: le elezioni dovrebbf'rO aver luogo in due ·rrntini: il primo per eleggere, col sistema della proporzionale, i tre .quinti dei deputali assegnali alla circoscrizione; il secondo, da tcner!,i a distanza -di 15 o 20 giorn.i, per ekggerc gli altri due quin~i, ma non p{ù con il islcma della proporzionale, sibbene con il si tema maggioritario, assegnando gli interi due quinti a quella li ta che consegui se il maggior numero dei voti. Come ognuno vede il isl.ema propost? è un sisl.cma ibrido: ma quc:51.oin sè è co a d1 scarsa importanza. Un sistema elettorale non è uri sistema scientifico, ma un mezzo per raccogliere la ,olonlà dei cittadini. Le JJecessitù pratiche e politiche debbono perciò ,prevalere su ogni considerazione astratta e pura men t~ dottrinaria, quando si riesca a raggithngere gli scopi prefissi. L'obbiettivo del i tema è di conseguire la costituzione di una maggioranza di governo: e vi si riesce, con il secondo scrul.inio. Il primo scrutinio vedrebbe lo schieramento autonomo dei partiti, e i risultati costituirebbero una 'Preziosa guida di cnndotta ,politica ed elettorale per il econdo scrutinio. Il quale si ter• rebbe a distanza di 15 o 20 giorni iper dar modo ai partii.i politici, tratta dalla prirn~ prova la realtà della situazione, di prepararsi al nuovo cimento con chiara coscienza dellf: possibilità e delle conseguenze. Si intende che al secondo scrutinio i partili don-ebbero avere facoltà di presentare nuove liste, senza che !c. !Presentazioni, le dichiarazioni e le accetta· zioni del primo ::crn tinio. costituis ero ,incoli <li sorta. Per la assegnazicne. a secondo scrulin.io. dei due quin li dei seggi, non si richiederebbe, nece.,sa.riamente. la maggioranza as oluta dei voti, e la lista che conseguisse il più alto numero di suffragi guadagnerebbe per intero i seggi medesimi. ~lussisterebbe, perciò, è ver_0. la possibilità di villoria della minoranza più forte, e ehe questa minoranza diventasse maggioranza di gover.no; ma tale possibilità sarebbe una conseguenza voluta dalla volontà e dalla sovranità popolare e non già l'effetto della leo-ge elettorale. I partiti politici non i~norer<ilibero la portata e la decisiva iafluenza del secondo scrutinio: ed i risultati elettorali del primo sarebbero lì con la insuperabi_lE: el?<1~1en~a~elle cifre a ~re~n~unciare le dec1s10ni finah, L uro a. da apnrs1 <l1nuovo. non sarebbe più cieca. Tutto invece, sarebbe chiaro e manifesto, a meno che un pentimento 110n intervenisse nel corpo elet~orale (e ii secondo scrutinio servirebbe anche a far :,ì che i risultati definitivi rappresentassero, in profondità, i senti_me.nti popola_ri e non_ una fiammala di entusiasmo od un impelo d1 rea• zione). Chiaro e manifesto, in modo che i partiti po· trebbero decidere, a ragion veduta, se coalizzarsi perchè la vittoria arridesse alla maggioranza assoluta o combattere divisi e lasciare il successo alla minoranza più forte. Nessuno avrebbe il diritto di dolersi della decisione. go si potranno mangiare fragole, meloni, ostriche freschissime. Eppoi? Un mondo senza guerre non potrà esaere che un mondo di ghiottoni ? Rimangono le « facoltà fisiche e intellettuali» che si avrà tutto l'agio di sviluppare. Secondo la stessa tesi marxista, dunque, il mondo della libertà, il mondo di domani. implica un capovolgimento della prasei, fondamentale per la nostra vita .. Mentre _si~o ad oggi le preoccupazioni economiche cost1tu1vano il centro della nostra attività, e il nostro fervore attivistico si eeauriva nella dura lotta per procacciarci gli alimenti, domani, sempre più liberi e materialmente pìù ricchi, le attività contemplati\·e e speculative dovranno prendere il posto lasciato vuo~o da_lle _P_reoccupazioni economiche? Ma l'ozio dei m1l10nari e la noia che li uccide, non è una vana met~fora. Quanti sono gli uomini cJ-~e hanr.io saputo esaurire il loro « slancio ~1tale » m pure atti vi tà speculati ve, lottando cioè con se steSSi e non con i loro simili? Socrate, .Montaigne, Kant... Gli artisti lotta_no coI1: le p~- role con la materia, con i suoni, con 1 colon. Gli 'scienziati lottano conti;o i mi.steri della natura. Senza contare ch'è difficile dire fino a che punto quooti grandi non abbiano pure « lottato », col pensiero se non con la forza, contro il pubblico che li doveva a.scortare. E gli altri? Nemmeno in un mondo di benessere scompariranno le mogli infedeli, i mariti gelosi, gli uomini b_elli e gli uomini brutti, gli intelligenti e gli stupidi, coloro che la voce della coscienza imbarazza e coloro che non se ne curano i deboli e i forti, i felici e gli infelici. Vi sarebbe sempre chi è felice senza accorgersene e chi sa di essere infelice. J\.essun uomo potrà mai far ecomparire quoote umili realtà che oono il fondament~ dell'unica vera felicità o infelicità che <'.,ontl per l'uomo. Chiamiamole ingiustizie di Dio, o giustizia di Dio a noi inconnscibile: sono là, nessuno le può spostare, sono il nostro cibo. I patriottismi e le guerre, lo spirito di corp_o e le rivalità tra gruppi umani nascondono mirabilmente nella gioia di presunte vittorie o nel dolore di immediate sconfitte, queste « umi- !: realtà.-4. c°'neto_,,çhe Juòm,p nn viva cn Ove i rpartiti org·anizzali lascia scrn Jjbcra hi strada al pù numeroso. e creassero volontaria. mente la possibilil.à di Yittoriu alla pu:·J maggioranza legale, è c,·idente che quest'atteggiamento avverrebbe perchè il risultato non costi tu ir~bbe, nelle preYisioni. nè un perico!o nè una minaccia; e per i pericoli concreti clw potessero essere portati dall'ulteriore sviluppc, dcli.a situazione politica sarebbero remora s1• cura. oltre le guarentigie costituzionali cli ca· ratte re generale e pcrma nen le. l'isli tu to elci rcferend um popolare cd il diritto di iniziativa e di revoca che un regime democratico clonù avere in onore. Noi siamo e restiamo fedeli al principio cl<' mocratico che il go, cmo spetta alla mnggi,,- ranza, ma respingiamo il criterio che nessuno debba g·ovcmare quando il paese si frazion·1 in tante mi,noranzc: e -pensiumo ed affermi;i. mo che un sistema elettorale il quale non impedisce alla maggioranza cli formarsi e di govc!·narc e nel~o stesso tempo ~onscnle a tull.c le mmoraozc di avere un egg10 ed una Yocc. quel sistema è veramente e profondamente' democratico. Se invece la soluzione della maggioranza r<'.· lal:va apparisse danno a ed inopportuna sin dai comizi elettorali, i partiti si coalizzeranno fra di loro. Ma la coalizione che i vecchi istemi cli rappresentanza proporzionale lasciavano agli eletti cd alle manovre parlamentari, dovrebbe farsi, per la nuova legge, orima delle elezioni, al co petto degli elettori. Fatte darnnti al co1po elettorale le coalizioni a vrebbcro senza dubbio una serietà cd una durata di gran lunga maggiore nlla durala ed alla consistenza degli accordi parlamentari. 1n tal modo l.Q conlinuil:ì del governo sarebbe assicurala. 13. Certo. il sistema proposto non può anda.ri: esente eia critiche. Si è, infatti. detto che con il scc()ndo scrutinio tale sistema potrebbe portare a risultati opposti a quelli prefissi, nel senso che. cono ciuli i risultati del primo crutinio eletloraìe. potrebbero i partili minori coalizzarsi fra loro all'unico scopo di impedire la vittoria ciel partilo maggiore: coalizione puramente elettorale che non si trasformerebbe in una coalizione di governo, ma si scioglierebbe ubito ad elezioni avvenute. Con la conseguenza che verrebbe mantenuto il frazionamento dei partiti. mancherebbe ogni magg·ioranza governativa e resterebbe danneggiato o diminuito il part~to maggiore. L"obbiezione merita la_ m~gg1or riflessione. Se essa fosse esalta 11 sistema perderobbe la sua ragione di essere. Ma, !~1 verità. a chi scrive l'obbiezione appare ptu un'ipotesi astratta e dialettica che l'enunciazione di una pos ibililà pratica e concreta. Quarant'anni di esperienza a collegio uninominale accertano che, in votazione di ballol.- taggio, i partiti minori non si coalizzano fra loro soltanto per avversione al partito più forte, ma si raggruppano secondo le affioitù programmatiche o ideologiche. Non c'è ragione ~ dubitare che così non sia anche nell'avvemre. H. Se così non fosse. dovremmo deciderci senz'altro per un sistema maggioritario ad u,n\co scrutinio con la proporzionale per le m111oranze analogamente a quanto abbiamo pro:postc., per le elezioni ammin.istrative. Bisognerà al· lora assegnare alla maggioranza i tre quarti o almeno i 2/3 dei seggi statali, ossia trecentonovanta o almeno trecentoquaranta deputati su 520 seggi e lasciare i rimanE;nti alk minoranze; e bisogperà far luogo a circoscrizioni regionnli e non già interprovinciali, affinchè la ripartizione dei seggi tra le minoranze avvenga in misura più equa, senza sacrificio di alcun partito. Non paia eccessiva l'assegnazione proposti:! per la maggioranza. Per quanto forte, uJ1 partito politico od una coalizione non riuscirà mai a vincere in tutte le circoscrizioni elettorali. Ci saranno sempre, nel paese, alcune zone in funzione di una lotta è oggi talmente diffuso che già si propongono surrogati agonistici delle guerre: gare sportive, rivalità scientifiche o tecniche, tornei d'arte e cli cultura. Assistiamo al tentativo di una ultima codificazione della guerra. Ma che la guerra d'oggi abbia travolto quel poco che s'era sinora praticamente codificato dovrebbe farci riflettere sulla vanità di simili riforme dall'esterno. Cosa faremo in un mondo senza motivi di lotta? Li inventeremo? Oppure dobbiamo ri· nunciare all'idea che possa esistere un giorno un « mondo migliore », e rassegnarci a sopportare guerre sempre peggiori? La debolezza di questa domanda, e ognuno faccia un sincero esame di cosc1cnza, sta tutta nella proounziont- che il mondo migliore che vogliamo cootrnire sia un mondo migliore per ognuno di noi, un mondo socialmente migliore che compia il miracolo di essere anche individualmente migliore. Vogliamo un mondo che garantisca ad ognuno la propria felicità.· Vogliamo guarire mali inguaribili. ~è le guerre, nè la miseria sono mali inguaribili, ma lo saranno fin tanto che fallaci illusioni ci spingeranno a sperare dalla guarigione di queeti mali trascendenti miracoli che sfuggono al dominio degli uomini. V'è una i ngi uslizia terrena e una ingiusti zia divina che anche i miscredenti non possono negare (e che i credenti spiegano col mistero del peccato originale e della redenzione). La prima ingiustizia (guerre, miserie, inutili dolori che vanamente ci procacciamo nel desiderio di superare il nostro miserevole stato), è per nc,i un impegno d'onore di vincerla; ma non a\'remo l'animo mondo pe1· affrontarla fin tanto che non avremo trovato in noi (con Dio o senza Dio) una « ragione sufficiente,, per sopportare l'ingiustizia divina. Il bimbo si fa uomo quando ha imparato ch'è inutile picchiare lo spigolo contro il quale ha battuto la testa. Meno chiederemo e più otterremo (dalla politica, dalla scienza, dalla tecnica, dal nostro proosimo). Se il mondo di domani verrà, non sarà nè un mondo di ghiottoni, nè un mondo di felicità: sarà soltanto un moneto pulito, un mondo nostro, una dolce vendetta degli uomini di fronte ai cluri misteri dell'in· conoscibile. L. c. in cui quel partito o q11rlln coalizion" 1pur essendo la più numero~a. considerata nella g·cneralità della nazione) arà in minoranza. f n concreto. la maggioranza riuscirà sempre i11fcnorc u 390 e a 340 e la minoranza risulter.i !-Cmprc upenorc ai 130 o ai 180 deputali. E se per an·enturn accndessc che. pur con i sistemi maggioritari qui proposti. il -partito o la coalizione più forte non riuscisse a raggi1111. gere la maggioranza assoluta -dei seggi in conseguenza della ineguale distribuzione delle forze politiche sul terril.orio nozionale. tutt.a- , ia quel partilo o quella coalizione conqui• sterebb(' certamente un gruppo di rap,presenlanti talmente numeroso eia potere con estrema facilità accordar i eo11 11n altro gruppo e rormnre la maggiornnza. I, •01•,li ne di elezione 15. La 1·apprescnlanza proporzionale, così come era stnln congegnata <lalla legge del 1919 e dalle successive, presenta,·a anche altri difetti. minori certo di quello rclati,·o alla formazione di una maggicranzn di governo ma tale sempre da richiedere nondimeno la loro rimozione. Que.sl.i altri difetti derivano da i criteri adottali per la dete1111inazione dell'ordine di elezione, e più precisamente dcrirnno dall'aYere ia legge in!roclotti i voti di preferenza ed i voti aggiunti. Che co a siano questi Yoti e come giuochi110 nel meccanismo elettorak ognuno lo sa; e chi ne ha veduti gli cffel.li i11 ltalia nelle elezioni politiche del '19 e del ·21 sa che tali Yoli creano competizioni di caraltcre personale verame11le poco edificanti frn i candicluti della medesima li ta. E per eh più, conseguenza anche peggiore, avvenne inoltre tal rnlta che i maggiori centri della circoscri· zionc elettorale, disponendo di un maggiore e più compatto numero di voti, riuscirono a fac cleg·gcre i proprii candidati a prefcrenzn ed a danno dei candidati dei piccoli centri e delle campagne. 1·eccorta alchimia dei comitati elettorali. i quali si erano industriali a dosare la lista con rappresentanl.i di tutte le zone territoriali influenti. veniva sconvolta dalle predilezioni incliYiduali fiche degli elettori. Ne C'onscguiYa che molte zone non veclcnrno fra gli eletti i propri preferiti (nell;i circoscrizione di Firenze, ad esempio. nella elezione del '21 su 14 deputali 6i ebbero eletti 12 candidati di Firenze città, e due soli fra 1 Yari candidati di tutte le altre zone) e che tra quelle zone e gli eletti si Yerificava una scissione. I rrupporli fra i piccoli centri e gli eleth Yenivano meno con delusione degli, elettori i quali finivano per avere l'impressione di non aver più rappresentanti propri. L'eletto. dal canto suo. trascuraYa le località minori un po' perchè l'ampiezza della circoscrizione elet: torale rencle,·a faticoso il suo lavoro, un pù perchè tali localil-ì influivano debolmente :mi risulrali personali della votazione. La cura dc- ~li interessi nmministratiYi del piccolo centro. la stessa µropaganda politica in esso riman~- vano abbandonati, di regola, ai comitati dd luogo. Tutt'al più il deputato vi compariva all'avvicinarsi delle elezioni, e questo era uno spettacolo pocc educatiYo. Per stabilire l'equilibrio fra le varie iparli delle circoscrizioni elettora I i e togliere una sorgente di competizioni meschine. bi~og'11~• abolire i Yoti di preferenza ed i voti agg1unt1, e congegnare un altro metodo -per tablirc l'ordine di elezione. 16. Uno scrittore ha proposto di conservare le :preferenze, limitandole ad un solo voto e disponendo che il candidato, il quale raccol~a il maggior numero di voti preferenziali abbitt. per leg"'e, la facoltà di designare fra i candidati rleila propria lista quelli che debbono ri• coprire i seggi spettanti alla lista medesima. T n tal modo lo scrittore crede cli e"itare gli inconyenienti derivanti dai YOli preferenziali; ma tale credenza ci appare del tutto errnt.a. Con un metodo siffatto le gare tra i cand-i<lati non cesserebbero e continuerebbero a sussistere gli altri inconYenienti a cui abbiamo accennato perchè attorno ai più a~t<?revoli d\ ~iascuna lista si formerebbero distinte coal1z1oni di compagni i quali off rireb~ero i v~ti preferenziali cli cui potrebbero disporre 1n cambio dell'impegno di essere poi designali qual i eletti. 17. J n alcuni sistemi elettorali l'ordine di elezione è dato dall'ordine di lista; ma anche questo metodo ha sollevato e solleva numerose obbiezioni. Si è detto, sopra tul.lo, che i comitati clcltorali acquisterebbero troppo ampi poteri se potessero stabilire anche rordine di elezione. Questa obbiezione, inYero, non sembra abbia molta consistenza. Una simile potestà costituirebbe certo una facoltà minore della potestà, che i comitato hanno, di co1:1pilar_e la lista. Poi non è nemmeno vero che 1 comitati siano gli arbitri assoluti in ~ateria di elezioni: di rc17ola, i lavori dei comitati sono sempre controllati, modificati? app~ovati 1alle assemblee di partito. Tutt al p1u considerare l'ordine di lista come ordine di prcf erenza e di elezione potrebbe dispiacere ai candidali che non si trovassero ai primissimi posti. Ma questa sarebbe faccenda di ca~attere personale e di caral.lere interno di ciascun partito; e se per-ciò molti declinassero la can· dida tura e 11011 si l.rovassero candidati oltre un certo numero, non sarebbe un gran male. Le liste conterrebbero una buona volta solo quel limitato numero di candidati che avessero probabilità d·i riuscila: e ne guadagnerebbe la serietà delle competizioni elettorali. Contro l'ordine di lista, inYece, sta a nostro giudizio un'altra obbiezione, la quale a noi s~mlna fondata e <lcfinitirn: rordine di lista porterebbe nl sacrificio dei centri minori a Yantaggio dei maggiori, ove, di regola, i partii.i sono più numerosi e più organizzati. Questi centri maggiori serberebbero a sè i primi posti e ne risulterebbe. per altra via, lo stesso grave inconveniente. del q1ialc abbiamo parlato a :proposito dei Yoti <l~ preferenza, di escluder~ . i pi-ccol-i centri dalla rappresentanza politica. Nemmeno l'ordine di lista risponde, dunque. alle <lovute esigenze: anzi esso ci offre una :nuova spinta a ricercare _un diyerso mc_tod~ il quale non porti con se gli inconvenienti lamentati. E.L.S. Continuazione e fine al prossimo numero Redattore: E r I eh V a I li r - Zurigo TI po g r a f I a : S. A. Arti Grafiche già Veladlnl & C. - Lugano Qoestioni di stile Si parlò mdl/o una volta - si direbbe, secoli or sono - dello< stile fa.9cista >. Ricordiamo: non era mollo ben definito. Era, ora il « me ne frego» degli squadristi, ora la grandezza imperiale della E. .J2, ora il fufuris,no di Marine/ti, ora rarte • sana, di Farinacci. Il duce voleoa <t incidere sul cosfome , secondo unE1 sua frase preferita. Ambizione cli ogni riooluzione o pseudo-riooluzione, nelle sue forme più soggelle 11llt1moda (il calendario rivoluzionario di Fabre d'Eglantine era diventalo - perchè no? - l'« Era Fascista.») rivelt1 lutlaoia una esigenza profondt1: 11n molo innovatore non può dirsi tale finchè non è giunto n modificare i rapporti più consueti e triti. Non è un paradosso dire elle una rivoluzione è tale, t.olo a condizione di creMe wrn sua tradizione. Ma lo sii/e 110n si modifica per decreto minisleri;;1le nè imponendo il « voi . l?icordiamocelo. Ricordiamolo, e proprio noi, e proprio ora. Ci vien fallo di leggere e di sentire, qua e là, locuzioni, espressioni, giri di frase, nrlicoli del più puro « sfle I ascisli:t >, o per meglio dire di quella retorica barbar,1 e grottesca nella quale sembra essersi convoglialo tutto qnel che di ,narcio, di fnlso, e di cartapesta ha composto il repertorio del giornalismo e dell'oratoria degli ultimi, non diremo venti, ma quarant'anni: svolnzzi dannunziani, frasi lapidarie> del dillatore, eloquenza col tremolo alla. Delcroix - e in più, /u.lto il repertorio che !e dittature naziste e fasciste avevano già sapulo così ben imitare dalla rivoluzione sovietica. Ci sono degli articoli sui partigiani, cui basta sostiluire la parola. <squadristi» e datare 192.J, perchè la musica suoni ili stessa canzone. Ci capila di leggere di un< Fronte della Cultura,>: per ques[a via ci sentiremo dire un giorno: < Libro e moschetto _ anfif ascisfn perfetto>. Un ministro italiano termina 1111 discorso con la parola < vinceremo». La parola <eroe» è di uso corrente. Va bene che in U.R.S.S. oltre agli Eroi ciel Lavoro ci sono anche (vedi la rivista ,. Trails >) le Eroine della J,fa/ernifà: ma preferiamo credere che nella lingua russa la parola eroe suoni diversamente che d11 noi. Noi sappiamo di tanfi (davvero eroici), compagni cadu.{i che, se fossero vivi, disprezzerebbero quella qualifica, lroppo grande e lroppo piccola. Ma come fare? Sembra che non si possa vivere senza le parole d'ordine e le «consegne» e le frasi fatte: una psicologia da quattro· soldi (falla, in fondo, di pigrizia mentale e di scetticismo) ci ripete che l'animo delle masse esige lutto ciò. Ebbene, bisogna dire, che è proprio questo che noi rifiutiamo ài ammettere, è proprio quella psicologia che ci proponiamo di carribiare. Non ci si venga a dire che son cose senza importanza. Le sole cose veramente importanti son le questioni di dettaglio che arrivano ad essere di dettaglio, quelle che toccano alla persona. Noi sappiamo bene che queste seguono alla lontana - e non sempre, purtroppo - le modificazioni della struttura generale della società: ma, in Italia, si è così sofferto di un.a così mostruosa inflazione verbale, di una così profonda corruzione del costume e dello «stile,, («sagre» e <giornate,, e <a.il unate > e < sorw fiero di voi >...) che ci sentiamo rivoltare in profondo quando vediamo (e pur Marx ce lo aveva insegnato!) che è più facile imbracciare un fucile - per alcuni, beninteso - che mutar coscienza, pensiero e sintassi. Non si versa il vino nuooo negli otri oecchi: di più, non c·è vero vino nuovo senza otri nuovi. Un esempio: quando Cromroell decise cli decapitare Carlo I d'Inghilterra, le sue truppe accampate digiunarono e cantarono salmi per tre giorni perchè lo Spirito del Signore le visitasse e suggerisse loro se si doveva o meno condannare il Re. Quando si volle condannare Luigi XVI, i rivoluz1orrnri, giusta il carattere istituzionale e giuridico della Grande Rivoluzione, istruirono wi complesso e clamoroso processo. Nel 191?, la nwrte dello Zar era cosa di così scarsa importanza. che (come racconta Trotzkij) il telegramma da Ekaterimburg fu comunicato semplicemente ai Commissari del Popolo, per riprendere subito le trattande della. seduta. Questioni di stile: dovremo riparlarne. F. F. SezioneMrndrisio-Chiasso Vita del Partito Il 10 CO'J.Tente s~ è riunita a Mend,risio la Assemblea delila Sezione, presenti un gran numero di compa.gni. Una Te1ruzione è stata fai.WJ ~n merito all'Av- \. eniire dei La,voratori, i, COiill.pagni -pre....,;,enti hanno eG'pTesso le loro opinioni .f,wcendo varie i·aiccomandazioni da trasmettere alla Redazione percllò ne tenga iil debito conto. U.n'am-pia discussione fu 1poi fatta .sulJa mozione dPll'Esecutivo dell'Alta Italia. I !Presenti hanno m.a.nife~taJto il J.oro ,con6€n- .so ,con le direttive traociiato dahla. Dio·ezione. Errat.a-co1•rige =--:ell'al'ticolo appal'so sul nostro ultimo numero « Ritratto {o quasi) di Calandrino» siamo involontariamente incor,,i in un errore di stampa che pregiudi~a il significato di una fraee. Dove infatti si legge\·a: « ... e da nessuno richiesta perchè l'autore NO ha pagato con la prigione e con la tortura il suo, non recente, òesiderio cli evasione politica e morale ... », è stata aggiunta per sbaglio la negazione NON. Calandrino è stato infatti imprigionato e tortura.to dai nazi-fascisti.

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