L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXVI - n. 21 - 15 marzo 1945

Problemi elettorali I va1•l slste,nl eletto1•all 8. Qualunque iu lu forma di go,crno che la costituente vorrù pre ceglicre. negli ordinamenti politici del nuorn . lato ci arù !'empre una u"- c;cmblea nazionale di rapprc. entanli popolari da eleggere mediante elezioni a suffragio universale se il regime prescelto sarù. come 11011 t' lecito dubitare. un regime democratico. P<>rciò Ira le leggi non fondamentali a cui la costituente dovrì1 provvedere dovrù esserci anche la legge elettorale in ba~e alla quale si faranno le elezioni politiche subito dopo che la costituente avrù chiuso i suoi lavori. Bib Niente vieterebbe che la legge preordinata pc:- lc elezioni alla costituente rimanesse in vigore per le elezioni successive; ma se la legge avesse la portata da noi sopra indicata, fosse cioè una legge che applicasse integralmente il sistema della raippresentanza proporzionale. noi riterremmo impolitico a1>plicare senz'altro tale sistema ulle elezioni ,per la formazione della Camera dei deputati. La continuitù del Parlamento, la natura d<-i lavori parlamentari. la amministrazione dello stato hanno esigenze che un'assemblea di breve durata come la costituente non ha· od ha in misura tanto minore; e tali esigenze devono essere tenute presenti quando si formi la ordinaria legge elettorale. Questa costituisce lo strumento attraverso il quale si manifesta e si attua la volontÌt popola.re e si addiviene nello stesso tempo alla formazione del goverJ10. Perciò la scelta del sistema elettorale rappresenta un ,problema delicato e ,cli importanza non secondaria. Dopo la sua unificazione, l'Italia ha provato or l'uno or l'altro dei sistemi elettorali, e nessuno di essi, può dirsi. ha pienamente soddisfatto. Si cominciò adottando il sistema del collegio uninominale con ballottaggio, il quale sistema vigeva già nel Piemonte sin dal 1848; nel 1882 si ricorse allo scruti.o.io di lista con voto limitato; si ritornò nel 1891 al collegio uninominale; poi nel 1919 si adottò la rappresentanza proporzionale integrale e con questo sistema furono fatte le elezioni politiche del '19 e del '21. Nel 1923 il regime fascista riuscì a fare approvare dal Parlamento wn nuovo sistema a scrutinio di lista con grandissime circoscrizioni (16 in tutto, a base regionale) e con voto limitato. assegnando i due terzi dei deputati a quella lista che avesse ottenuto il mag0for numero dei voti, cioè la maggioranza r«:· iativa cd almeno il 25 % dei votanti e distribuendo proporzionalmente l'altro terzo alle liste di minoranza. La riforma del 19"23 ebbe vita bre,-e; nel 1925 la Camera fascista approvò una legge la quale ripristinava il collegio uninominale, ma questa legge non ebbe alcwna applicazione e nel 1928 veniva approvata la legge che costituirn la Camera dei fasci e delle corporazioni. con la quale legge la scelta e la nomina dei deputati al Pa.rlamcn• to nazionale fu sottratta aJla volontà popola re ed affidata alle gerarchie. Distrutto ora il regime fascista. ripre a in Italia a guerra finita la vita politica. quale si. sterna elettorale donanno darsi gli italiani per la elezione dei loro rappre entanti? Il eollegto unino,nlnale 9.TI collegio uninominale con ballottaggio fr11 i due candidati che abbiano ottenuto il mag. gior numero di voti a primo scrutinio (e nes suno, bene inteso. abbia raccolta la maggioranza assoluta dei votanti. e cioè il 51 %) con• serva tuttora fautori ardenti. Anche di re cente se ne è fatto paladino un autore,·ole rappresentante del partito liberale. Di solito contro il collegio uninominale si sollevano due ,principali obbiezioni. Si dice che esso non consente la rappresentanza delle minoranze e riduce la lotta elettorale ad una competizione più di persone che di idee. La prima obbiezione è vera soltanto in par.te. In una nazione un partito non è mai maggioranza assoluta in tutto il territorio nazionale in guisa da conquistare tutti i collegi elettorali. La distribuzione delle forze politiche nor, avviene mai uniformemente; e un partito che è maggioranza in una regione è minoranza in un'altra. Di conseguenza, anche i partiti di minoranza riescono a farsi luce pure con il collegio ,uninominaJe e ad ottenere rappresentanze più o meno corrispondenti alle loro for. ze effettive. Non si può dubitare di questa verità ,perchè è provata da lunghe e differenti esperienze, e principalmente dall'esperienza i~- glese e dall'esperienza italiana. Certo, con ;I collegio uninominale le minoranze ,non sono quasi mai rappresentate in misura esatta~ente corrispondente alla loro forza n umer1ca, ma il rilievo è di scarso valore politico perchè essendo l'ufficio delle minoranze quello di con. trollare e di incitare, questo ufficio non viene meno per il fatto che ~a o~izione sia C?- stituita da tLn numero mtnore dt componenti. Fondata, in vece, appare la seconda obbiezione; ma rispetto a questa potrebbe dirsi che l'inconveniente lamentato più che del sistema è proprio della scarsa educazione politica del corpo elettorale. In un ,paese fortemente educato, la persona del candidato verrebbe subordinata aJ programma ed aUe idee. D'altra parte non è men vero che quando le doti personali del candidato hanno influenza sull:i sorte di una battaglia ele~torale, i partiti_ po: litici sono indotti a sceghere come cand1dat1 i migliori. Quando invece ciò non è e le votazioni avvengono per scrutinio di lista. com~ nella pr~porzionale, accade talvolta che dietro le figure dei leaders riescano ad essere elette persone le quali, a collegio uninominale. sarebbero state respinte per la loro insu_ffi<:ienza. _on può negarsi che il Parlamento italiano d~l 19 e del '21 riuscì inferiore. come livello cli coltura e di ingegno, al Parlamento italiano di ante-guerra: a questo abbassamento, di quanto contribuì il sistema proporzionale? Non può negarsi che costituivano preg! del collegio uninominale la presenza qua I costante del deputato nel. suo collegio, i suoi frequentissimi rapporti con gli elettori e con le. amministrazioni pubbliche del luogo, il controllo diretto e permaJJente che gli elettori facevano sull'attività politica e morale del pro prio eletto. LSi dovrebbe dopo di ciò concludere per iJ ritorno in Italia al veochio collegio uninominale? Non diremmo. Le prossime battaglie politiche saranno, per noi, le batt~gli_c s~~reme per i grandi id~ di lil?ertà e ~ _g1u.st1Z1aso· ciale. Con la d1Seducaz1011e politica prodotta Oontinuazlane da ,·enti anni di dittutura fu cista. il colle~io 11ninominalc po11ebhc l.i-,c-iare 1nc,alcre talmen te le con-,idera/ ioni cl i cara Ilei-e persona le da prnd111re dfelli as~ai gra\'i: e per di pii'1 quando c:;i hanno collegi. pcr-.onnli e !(li elelli non s0110 'ì0tto il controllo cli partiti politici fortemente organizzali. gli eletti possono facilmente piegar.i alle r.igenzc di ceti plutocratici. ,\fa i rilievi. che abbiamo fatto sui pregi del rollcgio uninominale bi,:;ognerù tenerli presenti quando -.i trullerà di ddinire nella so,:;tanza za e nelle modalità il . i tema clettorulr da noi preferito. La p1•opo1•zlonale 10. Nel 1919. quando fu propo la ed aipprovula la prima legge sulla rappresentanza proporzio: nale, i socialisti ccl i democratici furono quasi tutti proporzionalisti. 1 n teoria la proporzionale appare lo trumcnto elettorale più sicuro e più giusto: e sa riproduce esattamente_ le condizioni politiche in cui versa il paese; rnduce :rii elettori a seguire cd a scegliere indirizzi di idee e di programmi più che di persone, elevando di conseguenza il tono delle competizioni elettorali e contribuendo in modo notevole alla educazione politica dei cittadini: dà a ciascun partito una rapprct,cntanza corrispondente alle sue forze reali; impedisce alle maggioranze di sclùacciare le minoranze e di escluderle dai cC1nsessi politici ed amministrativi: costituisce garanzia di lenta ed ordinata evo! uzione. I.a prntica non realizzò in Italia tutti i n1ntaggi promessi dalla teoria e mise in e,,idenza che anche la proporzionale, come ogni altro sistema elettorale, ha. con i pregi, i suoi difetti ed i suoi inconvenienti. ( problemi politici in generale ed in special modo quelli elettorali debbono essere considerati esaminati e valutati in concreto, cioè rispetto alle condizioni in cui, di fatto. si trova 11n determinato \laese. Qualildo in ,uno stato sono di fronte so tanto due grandi partiti, come in Inghilterra, ogni sistema elettorale p_uò dirsi buono. Si anù in ogni caso una maggioranza ed una minoranza. Che quella sia pletorica o ridotta: che <1uesta sia un po' più od un po' meno numerosa. la sostanza non cambia: la maggioranza adempie all'obbligo suo ed al suo diritto di governare: la minoranza al suo ufficio di controllo. di critica, di propulsione, che un un rey;ime democratico è essenziale all'attivitù giuridica dello stato cd allo s,olgirncnto della stessa vita ci,•ile. La Svizzera dove i grandi partiti in contesa sono tre, e dove il sistema federativo non accentr!I. nella capitale la totalità della vita dcL la nazione, il sistema proporzionale non presenta grossi inconvenienti. riusc<-ndo facile con l'accordo di due partiti la formazione di una maggioranza di governo. Ma dove i partiti sono numerosi tutti i sistemi elettorali risultano. qual più qual meno. difettosi: il collegio uninominale perchè danneggia le minoranze: la proporzionale perchi> ostacola la formazione di una maggioranza. La proporzionale infatti, consentendo a tutti i partiti di essere rappresentati secondo le forze numeriche, fraziona eccessivamente l'assem. blea rii guisa che diventa necessario il concorso di parecchi gruppi politici per formare_ una maggioranza, con 1!3- c~nse~e.n~~ che gl_1_~ccordi diventano faticosi e d1ff1c1h e perc10 111stabili, e che i gruppi il cui concorso diventi necessario avanzano esigenze di gran lunga proporzionat_e alla loro imp_~rta~za nu_m~rica e politica ed alterano con c10 gli stessi risultati elettorali. Formatasi poi a fatica una mag0foranza. basta spesso un piccolo contra5to perchè un gruppo, irrequieto od irr1;spo~sabile crei una crisi con leggerezza. D1 qui la ins~ilità del governo e le crisi a ripetizione: fenomeno dannosissimo non solo percbè la stabilità governativa è elemento e condizione di buona amministrazione, ma anche perchè le crisi ripetute creano uno stato perm~nen!e di agitazione nel paese e generano la sf1duc1a ,·erso le istituzioni rappresentative ed i regimi democratici. Ora un sistema elettorale che per le particolari condizioni del paese, porti a queste condizioni e conseguenze non !PUÒ essere adottato se non dopo matura riflessione e dopo le correzioni opportune. Il sistema elettorale deve essere idoneo a ral?'- gi ungere i suoi scopi naturali che sono quel)i di dare al paese un governo od una amministrazione. La elezione dei rappresentanti non è fine a sè stessa ma è mezzo per go,·ernare od amministrare. 'Nessuna astratta considerazione teorica deve prevalere sulle nece.;sitù politiche di creare un ordinamento vitale du· revole. Questa <-sigenza sarà tanto più f?rle domani perchè l'Italia per la sua resurrezione avrà bisogno. come non mai. di continuità di indirizzo e di opere. La pletora dei l?artiti è_ ~n vecchio mal~ italiano. Nelle elezioni pobhchc del 1924, s1 presentarono in lotta 23 liste differenti. cioè 2.3 partiti. La Camera dei deputati uscita dall_c el~zioni del '21 aveva nel suo seno 12 gru pp1: ed altrettamti quella del 1919. Senza l'accordo dei due gruppi maggiori (il socialista con 150 deputati, ed il cattolico con 100) per formare una maggioranza di g~verno occorreva una coalizione di 7-8 gruppi. e di conseguenza l.1 ituazione era tale che il gruppo dei cattolici aveva acquistato una influcn1.a ed una importain7..aenormemente superiori alle ~ue forze effettive cd era diventato. di fatto. l'arbitro dcllu vita parlamentare. La prossima ripre a ,politica italiana. purtroppo, non vedrù un numero minore di partiti. Le avvisaglie ono, sotto questo aspetto. poco confortanti. La rappresentanza proporzionale conI ribu iscc largamente anche a f ,I\ ori re i fra7ionamcn ti dei partili. Cn gruppo di minoranza il quale . a di poter con<;cguire c-crlamenle. c-0n la proportionale. la sua rappreca:entanza. i· portalo naturalmente alla autonomia <-d alla intran igrnza. Bi ogna tener pre enti que. te ,·eritù. La stabilità del gove1•no 11. La tabilitù del (J'ovcrno si consegu<' oltunro con la formazion~ di 1111a'>Olida maggioranz..a. Ogni norma regolamentare ~- l_egislativa _r·!1_c credesse di ottenere tale stabilita con la d1sc,- plina dei voti parlamentari di fiducia o con la nomina dei ministri da parte del parlamento, risulterebbe un espediente illusorio tutte le volte che la maggioranza parlamentare venisse a mancare. Quando il parlamento respingerù una proposta di legge, il governo od italiani il mini'ilro proponente ra .cgnrrù le dimi:;- ,ioni: nit 111c poti ·bbc e, ilare queste con e- ~11 '11zt:. '-l' 11011 Il I divc,,o c-o<;tumc politico, c-lic non ,i crcu all'impro, vi o. roi potdc di·porrc che la reic1.ione di una legge non abbia significato di ,·oto di sfiducia. mu se il go, erno od il mini tro altri bui cc a quella legge 11n ,·alorc cd un significato particolari. la norma resterà lettera moria. Voi potete magari dic;porre che solo il parlamento abbi.a iJ potere di revocare i ministri e che quei mini tri i quali abbiano ra segnato le dimis ·ioni· per pure' ragioni politiche non potrat:!JllO e sere rieletti durante la legislazion<- in corso; cd allora l'oppo izione darà al volo cli sfiducia il dichiarato significato ,di un voto di revoca, e i avrà la crisi. D'altra parte, il principio di far nominare ai corpo elettorale il capo dello stato o il capo elci governo cui affidare la scelta dei ministri i quali non ri pondano della loro opera da- ,·anli alle Camere e nou possano essere rovesciati da queste, è principio che rende facile la formazione delle dittature, e di conseguenza, a nostro giudizio, deve essere fermamente respinto. Certo ruppare preferibile che la nomina del capo del governo e magari di tutti i ministri. sia affidata al Parlamento anzi che al capo dello stato, riuscendo più impegnativa la nomina che la ratiifica; ma anche in questo caso tutto sarebbe affidato alla solidità della maggioranza. Se questa solidità non si ottiene, basteranno le dimissioni di un ministro ed il distacco di un gruppo per creare lu crisi. Fin che i gruppi cd i gruppetti parlamentari sarll!nno numerosi, rincostanza di alou,ni di essi darà luogo a maggioranze mutevoli e le crisi saranno certe e frequenti. Fin che la maggioranza sarà composta di troppi gruppi eil!- rogenei, nemmeno l'accordo su di un program ma comune risulterà sufficiente cemento o legame perchè un im.proHiso fatto saliente della vita nazionale od UJl avvenimento di carat tere internazionale od un notevole incidentt amministrativo riuscirà a rompere runioue. Un sistema che sancisse, come avviene in Svizzera, la incompatibilità tra le funzioni cii ministro e le funzioni di deputato, potrebb1' costituire una remora alla crisi; ma se il sistema non si accoppia a un austero costume politico e parlamentare la remora si appaleserù ben presto insufficiente e dari!, oltre l'in ·tabilitù governativa, il risultato gravissimo di escludere dalla vita parlamentare i più preparati ed i migliori, a causa della incompatibilità di cui so:pra e delle decadenze che nt· derirnno. E se il sistema consegui e i ri u Itali di stabilità prefissi potremmo cadere in un inconveniente di diversa natura ma n1>11 trascurabile, potremmo cioè raggi ungcre u 11u stabilità eccessiva che perdura a decenni r che rimane spesso sorda ai mutamenti ed alh~ nuove correnti che si marùfestano ,nel pac:.c. Per la regolarità e la serielii della vita politie:u basterà invece raggiungere l'intento di formare un governo che resti in vita, di regola, du rante una intiera legislatura e che permanffa o si rinnovi poi, in tutto od in _parte. seconcto i risultati delle nuo,·e elezioni. (.lucsto intento. che concilia la necessità di lLlla amministrazione durevole con la necessità di far posto al rinnovamento continuo della vita politica, non può essere rag~iunto, a J1ostro giudizio, che ricercando un sistema elettorale il quale. senza snaturare il regime democratico, consenta ed ai11ti la formazione di una maggioranza parla men tare omogenea. Non. dovrebbe es ere impo sibilc trovarlo. Ne tratteremo. conc-ludcnclo. nel pros-,imo 1111mero. (continua) Uomini E.L.S. del Socialismo f raneese li Partito Socialista francese esce dalla Resistenza ringagliardito e· rinnovato: quando nel 1940 la società francese fu sconvolta dalla disfattél, anche il Partito Soeialista senlì il bisogno di un'opera di rinnovamento in profondità. Yu allora costituito un Comitato di azione socialista, che pubblicò illegalmente il < Populaire > ed altri giornali socialisti, ritessè le file deJrorganizzazione, e diede opera generosa, frattanto, alla Resistenza. Al principio del 1943 il e Populaire > pubblicò il programma per la ricostituzione del Partito, preparato dal Comitato d'azione: e il Partito Socialista francese fu ricostituito e riprese vita rigogliosa, nelle sue organizzazioni risorte in ogni parte della Francia, contribuendo alla lotta sino alla liberazione, e prendendo poi il posto che gli spetta nella vita politica risorgente. Gli uomini che lo dirigono hanno dato alla lotta, senza riserve e senza rispannio, tutto il loro contributo; e danno oggi garanzia di preparazione e di idoneità alla direzione e aJrazione. Léon Blum è tuttora riconosciuto primo esponente del Partito: Léon Blum. che dopo essere stato incarcerato e sottoposto al processo di Riom, quando fu manifesto che il processo Si sarebbe risolto in un gravoso atto di accusa contro gli accusatori, poichè Blum da accusato si ergeva ad accusatore preciso e inconfutabile, fu deportato in Germania. E deportato si trova tuttora. Uno dei primi deportati francesi che sono stati liberati dall'avanzata sovietica, rientrato in Francia ha dato notizie di Blum nei termini che riproduciamo testualmente dal e Populaire > del LO febbraio scorso: < Un giorno del gennaio 1944 mentre mi trovavo vicino al recinto che segregava alcuni detenuti politici importanti, uno di questi detenuti. riconoscendo in me un france e. mi ha interpellato. Era Léon Blum ... Malgrado le .. egli mi ha potuto dire qualche parola. e mi ha aiutato a maniencre fiducia e coraggio>. Così, fermo nella sua fiduçia e nel suo coraggio che sa infondere attorno a sè, ritto nell'accu- . a e fis o al uo compito senza pensiero per sè ste so come l'hanno visto al processo di Riom - « ·e accu ala è la Repubblica, noi re tiamo al nolro posto> - i socialisti francesi amano raffigurarsi spesso il loro maggiore esponente. Segretario generale del Partito è ora Danicl Maycr: un giovane bruno, I?iccolo, vivace, energico, che ha dato grande attività alla Resistenza. Fu infatti fra i fondatori del Conseil National de la Ré istance e ne fa parte dalla sua origine; si occupò della redazione del < iPopulairc > clandestino. ed oggi fa parte del suo Comitato direttivo, in assenza di Léon Blum eh~ ne è il dirctt0re. Atti,·i imo, dù un grande impulso alla , ila del Partito. che e in costante ascesa. Vinccnt Auriol è presidente del gru~ po parlamentare sociali la alrasscmblea consultiva; uomo politico e perto. vi ha la presidenza della C~mmissionc di politica estera. Ha a!uto p~r.te importante nella continuità della vita pohhca ad Algeri. . . . d. t d. A dirigere le numerose Comm1ss1~n1 1 s u .10 ciel Partito - che sono ben ?7- e ~tato. chiama lo J ulcs Moch, una delle figure. emment1 ~elrassemblca consulti\·a. Era considerato, pr1m~ della guerra, tru gli uon!iui migliori d~s~inati a1 compiti direttivi: ora. urusce una matur~ta consapevole e pr_eparata all'esperienza d~ll'az10ne e. del sacrificio. Ha combattuto nella resistenza, prima 11ell'intcrno, poi nella flotta Degollista del!~ quale porta ancora la divi?a, ~ ~1ella Res~- stcnza ha visto cadere - negli ulhm1 comb~tt~- menti dell'agosto - uno dei suoi giovani. f~gh, entrambi combattenti valorosi della lotta d1 hbe• razione. . I frequenti interventi suoi e d~i. suoi _co°:lpagnr all'assemblea consultiva, i prec1s1 arhcoh programmatici che egli s~esso, Auriol e .~•foyer ~ubblicano sul e Popula1re >, danno I 1~press1o_ne delle vedute chiare e concrete del Parht? S~cialista di fronte ai problemi dell'attuale d1sagto e della ricostruzione. Altre figure di primo piano milita~o nel gruppn socialista all'asseJl!ble8: . consultiva: Goum che la presiede; An?re. Ph1hp _co!1 le sue larghe vedute di un soc1ahsmo cristiano; Salomone Gmmbach, sempre vivacissimo. e intento_ ai problemi della politica estera, cui la Fr_anc1a r~tornn con una funzione centrale nella r1costruzt0~e europea. Al < Populaire > si occupa della politica estera Ch.arles Dumas: a guardare _il su? profilo fine e sereno di patrizio venct? ~1 antichi ritratti, non si penserebbe ?he eg!1 sia stato membro dell'Esecutivo del Partito ali epoca dell'illegalità, e che sotto l'?ccup~zione abbia condotto a termine la redazione d1 quel volume - « La France trahie et livrée » - che, rip~n~endo quanto già era affiorato al proces_so di Riom, confuta le infondate accuse ai governi del Fronte Popolare, e documenta le responsabilità effettive del disastro accusando con una fermezza che ha sollevato vasta impressione. e 1;1on ~otrà essere facilmente controversa. Di Verd1er_ v1_ce~egretario del Partito. è uscita un'altra pubbhcaz1~ne recente che riassume l'intensa vita clandes~ma del Partito ocialista negli anni dell:o.ccup~z•one. Attorno a questi e agli altri d1r_1genh del Partito - crli :rnziani sempre presenti come Bracke, i gi~vani e i giov8:nissi_mi -. S0f!O.in_pi~ di 200.~ i militanti di ogni regione. 1 m1ho_nt d1 lavoratori che nel socialismo sperano la ricostruzone del loro paese. L. Ritratto(o quasi) di Càlandrin• L'lllusfrazione Ticinese pubblica, a puntate, le memorie « ,non roman.7..ate,. di un giornalista italiano che si cela sotto il boccaccesco nome di Calandrino. li nostro amico Ahi « fotografandolo>, come fa, nel suo ambiente e con la sua mentalità, discopre le e magagne> di un presunto antifascismo troppo acerbo per essere profondo, troppo abile per essere sincero. Calandrino sottotitola il suo < Ha. parlato male di Garibaldi >: testamento di un uomo qualunque. Perchè Calandrino - il vivo, ben vivo Calandrino - vuol fingersi morto per scrivere la sua autodifesa? Per strappare forse più copiose lacrime ai lettori che - nella. tragedia. di tutta una nazione - dovrebbero particolarmente intenerirsi a casi così personali e particolari? Per quale motivo o per quale abitudine si è sentito trasportato ad affidare le proprie pene ad uno di quei « testamenti spirituali> di cui sarebbe bene perdere le traccie, anche se il primo di essi ha dato fama per{ ino al Grande Fratello Arnaldo? Calandrino non ci pa.rla di un Italiano qualunqiie; non tratta. i casi di uno di quei poveri Cristi c:he hanno sofferto duramente, tragicamente, confusamente il fascismo come vorrebbe far credere /"aggettivo e qualunque>. E' la difesa. troppo interessata per essere simpatica - e da nessuno richiesta perchè l'autore non ha pagato con la. prfgio11ee con la torlLLra, il suo, non recente, desiderio di evasione politica. e mora.te - di un giornalista, e in genere di un giornalismo, il quale per fregiarsi di questo titolo, (che Calandrino vorrebbe or far credere che pesasse a tutti o quasi a tutti come un cilicio) doveva ottenere e farsi rinnovare periodicamente tanti, tantissimi, troppi crismi di ortodossia da parte di quei gerarchi per i quali dimostra di sentire quasi soltanto irrisione e compatimento. . Mille volte più intelligente - come molti altri Italiani -· di quanto occorresse per ca.pire, molto per tempo, quale insieme di sudiciume e di incapacità fosse il fascismo - lui ci vive o.a dentro fino al collo. Colto, abbastanza. furbo e padronissimo del mestiere; quando appena poteva con zampa. di velluto - lasciava scivolare nei suoi apprezzatissimi servizi - che sopratu.tto manda.- va dall'estero - qualche frasetta che si poteva interpretare un po' equivocamente e che faceva gongolare gli... antifascisti del suo calibro. Troppi, nei suoi articoli, i fascisti-antifascisti del distintioo, del saluto ram.ano, del «voi>, della camicia nera nelle fes~ comandate e contemporaneamente delfultima storiella contro il regime, del e pissi pissi, bao bao > e del < non di.ira.... di.ira minga> della strettissima intimità.. Quanta ne abbianw conosciuta e quanta ne Ilconosciamo oggi di questa gente! Si dice però che di iscritti ce ne fossero anche in buona fede ... Leggendo il « testamento > si vede un'Italia in cui tutti erano giornalisti, funzionari, gerarchi, ministri e donnette di loro proprietà; ,wn si sente altro, nient'altro che la puzza. di un certo ambien. te che 11wlto ha. fatto, di tutto ha. fatto, per ridurre a tanti Calandrini gli Italiani tutti. Ma c'era. anche un.·altra Italia, c'è l'altra gente che non ha e non avrà bisogno - anche se ha. dovuto subire la tessera - di compiacenti ed illr.,,- sfrafe pagine per difendere solo una propria. posizione, solo le proprie colpe, solo le proprie debolezze e salo i propri compromessi. Di questa Italia Calandrino non parla. o ne parla. troppo poco perchè, norwstante la sua va.sta esperienza, non /"ha mai conosciuta essendo stato anche « allora , troppo occupato da; suoi complicali problemi personali. L'ha intravista, forse con un po' di meraviglia, solamente il 25 111.glio.Di questa avrebbero dovuto parlare! Sarebbe stato più utile - anche nel suo interesse - che la. brillante serie dei suoi articoli non fosse il testamento di un italiano qualunque solo per qualità, ma di un qualunque piccolo modesto oppresso italiano che in altro modo éd in altro ambiente avesse vissuto o almeno ossùvato la tragedia dei vent'anni di fascismo! Ahi.

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