«Nei casi di ogni giorno, sappiamo e l os~iamo dire co,i certezza se 1111 animale esiste rJ 110: mu una ricerca più precisa ci diÌnosf ra che la cosu è talvolta estremamente complicélfu, con,e lo sanno benissimo i giuristi che si sono s/orzilli invu- ,w di stabilire il limite razionale a purtire d,1/ quale uccidere un bimbo nel grembo mt1lemo pu<ì chillmarsi assassinio >. Così scrivevc1 Federico Engels nella sua introduzione al "Soooerfimenfo della scienza del signor E11genio Diihring •. Lu /rase cade come un esempio f or/11ilo ed è to~lo sorpassata dalla foga polemica. Engels non attribuisce molta import;nza in sè tl questa constatazione: è un dato di fatto sul quale sarebbe ozioso discutere. E aggiu.nge: e Ed è pure impossibile fissare il momento della morte, poichè la fisiologia dimostra che la morte non è 11n avvenimento unico e istantaneo, ma un fenomeno abbastanza lungo >. Oggi pensiamo spesso ulla morte: è tanfo vicina, tocca I anti nostri amici ( amici che I alvoltu riconosciamo solo dopo che la morte li ha toccati e che vorremmo far rioioere per toglierci il rimorso di averli ma/conosciuti) che quasi ci sembra un'ingiriria considerarlu semplice fenomeno fisiologico. Tanta gente cade ogni giorno precocemente colpita: perchè muore? Si muore sui campi di buftaglia, si muore nelle città, sotto i bombardame11ti, si muore nelle carceri, si muore di freddo s11//e montagne, si muore di sete sperduti nel mare, si muore affogali di notte di giorno, si muore per sbaglio colpiti da una sparatoria f ortuila, si nwore negli ospedali zeppi di feriti e di malati. Ma non li conosciamo, questi morti, e non sappiamo che pensare di loro. Di pochi amici o pnrenti invece che conosciamo e che l>Ollo scomparsi, di quelli ci sembra che la morie sia stnfa sin da principio il fatale coronamento della loro oita, buona o cattiva, la morte sembra cac/11fII su I loro capo come un. abito che li ha /alti, per sempre, eroi o traditori. Quando lessi sul giornale, in treno, che Eugenio Colorni era caduto a Roma, pochi giorni prima che la liberazione delfo citlù lo liberasse dlii pericolo al quale era conlinuame11le espo~fo per la sua attioitù clandestina, le parole sfamp<1fe sembravano saltellare sulla carta al ritmo che si f aceoa ossessionante del placido correre del vagone sulle rotaie. E prooai corne uno sfringimenfo alla gola che sul momento definì; < un gran dolore>. Mi si inumidirono gli occhi, e rividi, chissà perchè, Co/orni che vuolnoa accu.rutamente la pipa d"un gesto familiare e mi diceva: « Ln paura? Basta non pensarci >. Poi fui ripreso dalla necessilù di scendere dal treno, di andare a casa, di mangiare, di continuare la lettura di un libro interrotto che rifcneoo mollo importante da leggere. Ma Colomi era morto, e questo pensiero mi preoccupava. In fondo, non ero molto affezionato a Colorrri. Lo conoscevo da poco, e i nostri contatti erano sempre rima11ti piuttosto superficiali, sebbene nutrissi per lui una grande simpatia e una grane/e ammirazione. Anch"io gli ero simpatico. almeno mi sembrava. L'idea. che fosse morto e che non l'avrei più rivisto non mi andava: cadeoan~ nel_ vuoto tante cose che volevo dirgli quando l aorer rivisto. Intanto continuavo a leggere quel libro che ritenevo idile alla mia cu!tura, spesso dooevo ricominciare tre o quattro volte lo stes.~o brano, tanto mi sfuggiva il senso delle parole, preoccupato com'ero della morte di ~olo~ni. Preoccupato in che senso? Ripresi 11 giornale: era una laconica ,wtizia, non daoa alc11n particolare. Nei giorni e nei mesi che seguirono, ogni _oo/fa che la mia mente si soffermava a Co/orni, Cli- , duto a Roma pochi mesi prima della. liberazione, la preoccupazione mi riprendeva, ma andao,~ sempre più confondendosi can un de_siderio di conoscere maggiori particolari, di saperP come fosse morto. Venne la notizia che a una ~ia di Roma era stato dato il suo nome. Lo vidi, lì, zione delle industrie di guerra c di tutta l'indu: stra pesante, come anche dei grandi organismi_ bancari, che regolano la vita economica e le s~rt1 dei popoli con arbitrio sovrano e_ irresponsab1lc, appare ormai possibile e necessari~ ancl~c ,a correnti economiche e politiche che sin qui I hauno giudicata assurda e dannosa: anche il GoYcr_no francese ha messo nel suo programma la soc1«- lizzazione di alcune categorie di aziende; e correnti cattoliche ne affermano la necessità. non ostante il diverso parere degli ambienti Vaticani: persino nlcuni seguaci di un rigido liberism~ (aJ es. l'Einaudi) riconoscono da tempo che le 1nd11· strie degli armamenti non possono esser più oltre lasciate in mano di privati capitalisti (e chi oggi può segnare i limiti delle ind11slrie di guerra?). Concludendo: chi voglia veramente accrescere og·- gi qu&D.to è possibile le ga ranzic di pa_ce_dev~ lottare per la federazione e per la. soc1ahua~1one. Fra i due fini, personalmente io ritengo c~1c il secondo abbia maggiore importanza del pnmo, ar~- che per la sua maggiore eff_icacia a fugare minacce di guerra; ma sono dLSposto ad ammettere che essi siano posti accanto, nel nostro programma ,del dopoguerra, senza stabilire_ 1ma prcced.eILZ{ldell',uno o delfaltro. Ma vorre1 che, d_a~ canto loro, i federalisti sinceramente democraltc1 eh sono fuori del nostro partito ricono cessero eh: per attuare quella democrazia . integrale ~ quella speraJILZadi pace cui essi auspicano la costituzione. federale deve essere integrata da prov - vedimenti di sociali2zazione. MUG. Bib 10 eca l:;1no ~ Perebè si muore si profila. 11 mondo è fui/o una prima linea, conlirw;1me11/e. E si ufi,nenlu semJlre di nuooe spenmze, nella illusione di fermarla. sospe~o nll'olfena del primo pi!lno, incii:;o so[Jru 1111è1 l:tp,de di mu11110 biunc-o, <11u,f ,iome e/re r,rr me non !.1~111/ic1Hhtpirì 111111 I 11 fAJ. tmo ,,,_ n11e ogni giorno II distnb11i1e /(;de, r, u1./1 il suo nome, con 1111 numero indicante lc1 ClHa, e 11 11 èllfro 11om<!indic,mte il c/esfinafuno. I id; solfo lt1 fllr#a /"iscriziClne p11lrioln . (S<> t111corn rro11 c-·è, cerlumenfe ln1 q11..ilche dec·int.1 cranni h, si dovri, mellere. poichè le generazioni future non potranno sempre ricordltrsi chi è sfato l~upe11io Co/orni). Vidi /"iscrizione pafriolu, e le due date fra parentesi che racchiudono la. sua otfil. Dopo questa guerra s'intitoleranno molte oie tt nomi di patrioti cad11ti. I e generazioni future, incuriosite corne a volle 11cct.1denei moment; di noi 11, di tristezza o di grande f elicitù, vorranno ogni tanfo chiedersi donde deriva il nome della oia in cui abitano. Volgeranno gli occhi alla fnrgu dioenufa onnui grigia, e dall'iscrizione urllla alla dufll, cnpiranno che non si fratta. di un plllriofu del Hisorgimento, bensì di un cadido nella Loffa contro i tedeschi che il fascismo aoe011 attiralo per h1 seconda oo/ta in lfalia. Trovavo assillante che fosse così semplice morire. Mti nspeffavo .~empre di conoscere n11.ooidetfogli sullu sua morie. Nella motivazione 11/ficialf che ormai ogni oolfa accompagnava il nome di Ce,/orni era detto: ~ èaduto mentre diri~eoa le sq11adre d"azione cittadine~- La parola < clirigevn, cosl nsala m'aoeoa recalo nuooa inquieludine poichè mio malgrado mi sforzavo di rappresentarmi Cofomi in piedi sopra una bt1rricata, /;i sciabola sguainala, incitando i cifladini al cumbaffimenfo, in un quadro !limi/e u q11el/e oleografie che nei libri di scuofa perpetuano il ricordo delle cinque giornale di Milano. Eppure sèlppiamo benissimo che nè oggi nè mai si è morfi così.. Le motivazioni per le medaglie d'oro, gli affisananfi discorsi o i qrwdri dei pittori che non sono mai uscili dal loro studio hnnno creato 1,n insopportabile diaframma fra noi e ln vita, Ira noi e la morte. Ci hanno staccato du fanti amici che non l>appiamo più riconoscere a questo modo. Fint1lmenfe arrioò una /eflern che aoeoa impiegnto mollo tempo fra tanfi distisfri a giungere fino a noi. Così seppi finalrnenfe come Colorni Pm morto. A.ooerfilo da una telefonala canvenziont1/e poco prima uppunto della liberazione di Roma, che si !lBrebbe doo11to incontrare in un caffè con defeg1tfi militari di altri partili, decise di recarvisi nonostante Si fosse accorto da tempo di essere a volte pedinato. Si era assunto una linea di condoltu e penso c1,e non l>i dooesse oenir meno proprio nei momenti essenziali per raggiungere lo scopo prefisso. Giunto nei />ressi del luogo del conoegno 4 due individui gli si avvicinarono e gli chiesero confidenzialmente se sapesse dove e quando dovesse aver luogo in quei paraggi una. riunione di comunisti. Co/orni rispose che lo sapeva, che oi andava anche lui, indicò 11n luogo diverso da quello stabililo, e aggiunse: « Vengo subito, oado firw all'edicola a cmnperare il giornale,._ Comperò il giornale, girò attorno all'edicola e fuggì. Quei due che raspelfaoano vedendolo correre gli spararono con la rivoltella e lo colpirono. Trasportalo a.1/'ospedale privo di conoscenza, dopo due giorni, (non si sapeva chi fosse, le carte che aoeoa erano false}, riuscì a pronunciare l'indirizzo di una sua zia, che fu aooerlila. Arrivò al s110 capezzale in tempo per vederlo spirare. Tutti questi deflagli si seppero da.i due poliziotti che ravevano ucciso e c11e stesero il verbale delraccaduio. La mia preoccupazione che mi tormentava ogni qualvolta lèl mente mi porf,,oa al ricordo di Colorni, caduto a. Roma poco prima della liberazione, è forse scemata ora che conosco le circostanze derla sua morte? E' mutata, non è scemata. Ma improvvisamente m·è parso di aoer ritrovalo un amico che vaghe immagini tentavano di falsa re nel ricor'do che ne serbavo. Freddamente, volendo ricostruire i /èlfti. è indubbio che se Colorni, preso alla sprovvi'!ita dai due sconosci11li, uvesse conservalo il suo san:we freddo, avesse negato tulio, senza poi dover ricorrere nlla .5cappafoia di indicare un luogo ?iverso, e di inventare una scusa per poter /uggi,e, aoes.5e mostrato i documenti che recava con sé, mollo probabilmente non sarebbe morto. Lu sua. fine dolorosa. e tragica me lo rende infinitll.- menle più caro. lnfinilamenfe più vicino. Quel momento di smarrimento che gli fu fafnle - e lo aedo fuggire il giornale irwlile in ma.no, ansioso ancora di oioere - è 1"11/fimo segno delln vita ch·era in lui e che lc1 retorica clefferoismo fende ora. a offuscare, quel oano ienla.tioo di fu~- oire ci saluta come ["addio di un uomo che ab- o . biamo conosciuto, prima di scompnrire per sempre. fi;on è scemala la mia. preoccupazione, perchè all'irritazione di perdere il ricordo di rm amico nell'incertezza assurda di vaghe notizie, subentra l'inquietante mistero della realtà che ogni 11iorno ci tocca di gustare, per vivere, come un doloroso cibo che non varremmo toccare e che la nostra f a~ie reclama impellente. Un eroe cli infinite aovenfttre, scampalo per miracolo a inf inile merli, itn comballeRfe, rimase ucciso in un banale incidente stradale; e raccontando il fatto a. lavo'la, udii q11alc1Lno esclamare: , Ha fallo 1111afine ingloriosa, che non era fo sua,. neo E" morto per sbaglio , commentò un olfrr .. Si muore sempre per sba~lio: ere(' il pen~1ero clw m; u~sillu. Ma tutto quanto ~t ,/, nr,<1, si su ive e si dice fende u illuderci del , frc1ri1 1. Cadono pii eroi. C 1do110 i vili, e I• morie e il loro giu.\(O ClViligo. Agli eroi la mo, fr, r·onvie11e perc/1è puri/irn il loro eroismo, e permette che senzu .~crupoli si im111orfalin-0 nelle lapidi i loro nomi. L1;1,norie appresa, 111 morie buro rraficu, /;1 morfe della lelleralur11 uccide l'uomo nel ric·ordo dei soprnovissuti. Un giorno, a un comizio in etti lii disc11feva interminabilmente d; noiose questioni, immaginai che 1111oratore si afzusse e chiedesse: < Chi di voi crede nel/"immorfalil.ì dell'anima?>. lmmaginui unche ltt s(·enn che .~arebbe seguila: sfnpore di sollevare questioni importune in un lungo ir1t1dallo, ognuno che aflende d11/ vicino il primo gesto, silenzio, e ogni mano rimane 11bbussafa, unche Ili m.in, ma quel ge~to non compiuto mi coslu un cocente dolore, quasi fosse ru1'i11giuritt ad amici scomparsi, che 11speita110 u11 nostro gesto affettuoso. E pensai: se f"oralare importuno inoerfisse la domanda e chiedesse: , Chi di ooi non crede al- /'immortalif1i dell'anima? i, qualcuno avrebbe rolla quella sterile unanimità? Esistono dunque questioni, fra noi, tutti presi come sitlmo dei problemi che travagliano il mondo, che non si debbono pirì sollevare? La credenza o meno nell'immortalità dell'anirntt è 11n affare de1 tulio personale che ognuno deoe dibattere nella propria coscienza, per sè stesso? 11 mondo sarebbe un arido deserto se ogni piacere non si potesse dividere con nessuno, con un amico, con una donna amafFI. (,e buone pietanze t1rraffate d'asfu,zia bruciano la lingua di eh; non sia privo di cuore e le voglia divorare rallegrandosi di sfuggire alla fame che uccide il suo prossimo. Del resto, all'irnmorlalifi, dell nnima, a/fu oifo futun1, alla resurrezione così come Il, propongono le oarie religioni, è difficile dnre ogg; la I orma di un11 credenza unanime su/Ili quale si fondino gli atti che la "legge sancisce. Ma che sia un pro. blema da dibattere ne/rinlimo dellu propria coscienza, un proofenUl indioiduale, che sia l>Ollanto da sapere se /'immortalifù mi competa o no, personalmente, che debba crederai o no unicamente per assumere un atteggiamento di fronte 1,//a mia morte, no, 11.0,mi ribello, tanfo oa1e dire che l'immorlalifù delranima è 11n concetto assol11ta,nente decac/11/0. Chi pensa alla proprin morte? Lo sbaglio che mi ncciderà lo ignbro. E lo conoscerà. solo eh; non ne sarà colpilo. Mi piacerebbe donarla agli amiti, l"immortaWit della loro umana natura, dello spiri/o che soffiava nelle loro membra, per non dovermi morfi/ icare di.i ricordi che la. mia. mente Si ostina a riprodnrre come piatte fotografie. Dove sarù Co/orni a ques(orn? E" una domanda che polrit sembrare irriveren le solo a chi non riconoscesse /"irriverenza dei pomposi e reloric; elogi con i quali i oivi pretendono di onorare i nwrli. Co/orni è forse stato meno pnro e meno amabile soli anfo perchè voleva oioere? Del resto, l'ho detto, lo conosco pochissimo. ulla so del suo pasl>afo. So soltanto che aveva raggiunto una chiarezza di idee e una veduta lucida del mondo, per cui gli sembrava che questi beni andassero spesi per fruttificare. Aoeoa qualcosa da dare. L'unica cosa che sapeva di non dooer dare era la vita: gli /11 vresa.. Tentò di f11.ggire, ma gli fu presa. Sapeoa che gli pofeoa venir presa da un momento all'altro, non imporla _jn qrrnl modo. E aoeva. paura. che gli venisse presa, lo diceva sempre. Jfa non pensava alla paura, ed ern coraggioso. Percliè senfioa di non poter che spendere quanto aveva guadagnalo, aprendo gli occhi, guidnndo per mano coloro che tentennanti Si agitavano pieni di confusi rancori in una nebbia opaca ch·egli aoeoa lentamente diradalo col meticoloso lavoro della su,, vita. Vorrei poterlo pensare immorf aie e non mi riel>Ceche di pensarlo morto. Dunque l"immorfalità detranima è moria, almeno per molt; di rioi, ed è dubbio se sin ttncora nostra da paleria accordt1re agli amici che abbiamo amalo? Che fare del pensiero di fufli i morii clre ogni giorno cadono, amici lontani e sconosciu.ti, morfi come bambini che giocano con gli ordigni scoperti nei boschi, bambini che non amavano fa guerru ma la oita e che sono morti? En ,,efs grave Luana dalla cattedra delle 511eope. re o~lurninose. Quando Marx morì e lo lasciò solo, scrisse accorato: « Marx non è piri, e l'erba già cresce siti/a sua. tomba>. Si commosse 11n attimo e ritornò impavido alla clif esa della loro opera comune. Quanto ci sembra oano que~fo llftimo di commozione. Una parentesi. Come il cinese che si chiedeva. se aoesse sognalo di essere rrna farfalla, o se fosse una. farfalla che sognas.~e di essere un uomo, la. parentesi t1 volte ci sembra racchiudere tutta una vita che sfugge dalla oila che crediamo cli oivere nei çliscorsi, nei gesti, negli afleggiamenti. li minuto di silenzio, il mesto necnlogio, le tombe e i fiori, i monumenti bmlfi _o belli, le notizie da commentare rnpidamenfe, prima che invecchino e altre le soppi.antino, le araomenfazioni dei materialisti contro gli idealisti ; oiceoersa, non tolgono una briciola nl/a rea/ti, che ci stringe da ogni parte con fanti ouoli che non sono i nostri vaniloqu,i a colmare, ma nuove oile pronte a m.orire, la nostra morte stessa che I morii ingombrano il nostro pensiero. /,asciamo un posto agli amici, nel ricordo, tanto per non parere troppo cinici. Non sarebbe pirì onesto dire /rw1cwne11fe che nemmeno di quelli sappiamo che f 11r<e11e.Sono morfi. Per sbaglio. E' forse colpa nostra? eppure non .~imuore sempre per sbaglio. Qualche volta si sa di dooer morire. Si pensa che no11 sia Pero e si indossa /'abito più bello per non stonare nel giorno che sorride, sollo il sole che ri1rnscerù domani, con funesti presentimenti che soltanto il proprio cu-0re accetta e nasconde con mesto pudore. Voglio r11cconft1re un ulfro episodio, che m'h11 pure toccufo da oicino. Si l!ra da tempo senza nulizie di un mio cugino ch'era stato sorpreso dal- /' armistizio dell'B settembre t94J can un piccolo presidio ilaliano, che egli comandava, qu.ale capifono, in un'isola greca. Per un anno non si seppe n11lft1della sua sorte. Finch.è giunse un si..o compagno che potè raccontare. Alcun; giorni dopo l'armistizio i tèdeschi li attaccarono. La popolazione, che li aveva conosciuti da vicino, e non li odiaoa, li aiutò. Battuti, senza munizioni, la resa si profilò ineoital>ile. Gli ufficiali nascosero la divisa e indossarono gli abiti dei soldati_ Mio cugino non poteva. Se oenioa meno anche lui, a cltt avrebbero dovuto guardare quegli uomini ch'egli aoeoa poco prima incitalo a combattere? Si mise /,1 giubba, fece alzare la bandiera bianca, e si recò dai tedeschi per trattare la resa. Non fece ritorno. Gli uomini furono deportati in Polonia. Gli altri ulf iciali si saloarono, e qualcuno ruscl anche a fuggire in Italia. Uno di essi per /'appunto Ci ha riferito il fatto. Qualche oolta si sa di dover morire e di non poter più oioere senza morire. Esiste una immorf alilà terrena che i oioi si tramandano nel ricordo de; morti che hanno conosciuto. Eppure, anche se la morte non è sempre uno sbaglio, ma diviene improoo"isamente necessaria come una oirtù, qualcosa in noi si ribella al peso di questa fatulitù. Non è una fatalità. E non è l'angoscia di aoer perduta la fede nell'imm·ortulif à dell" anima, per cui non sappiamo più dooe pensare gli amici scomparsi e freddo è il loro ricordo, quanto più ci tormenta. Sentiamo vagamente che sulla immortalità dell'anima non sappiamo più aoer opinioni, perchè qualcosa c'impedisce di giungere con la mente fino addentro a questo problema. Una stnina angoscia ci ferma giil sulla soglia di ogni speculazione. Il materialismo di Engels nè ci attrae nè ci sgomenta: pare 1111ricordo di tempi lontani. Allora Si poteva ancora parlare della morte prescindendo da, morfi. E chiedersi perchè si muore avrebbe f alto l>Orridere i saccenti di tanta ingenuità. Che mai è accaduto? La risposta è vicina. Si ha paura a dirltt. Uccisi sono stati, questi morfi, qualcuno li lrn uccisi. E" morfo Colomi perchè l"hanno ucciso. r;· morto mio cugino perchè /"h11n110ucciso. Non sarebbero morti, se non li avessero uccisi. Ed è per questo - lo so, lo sento, anche se dapprima pare assurdo, - che non riesco a immaginarmeli che morti e non immortali. Sembrava che la loro oifa fatalmente si dovesse sublimare nella precoce morte. Non è oero. La loro oita è stata rubala. Qualcuno, che ora oive, li ha uccisi. Si è sempre ucciso, mi si dirà, da secoli e il pensiero non si è mai imbarazzato di simili scrupoli. Può darsi. Forse erano 11.ecessari la11.lisecoli di guerre perchè affine divenissimo coscienti che è impossibile continuare a uccidere, e il rimorso di un mondo risuonante di uccisioni a migliaia a rnilioni penetrasse fino all'ultimo recesso della T1ostra anima a toglierci ogni respiro, a toglierci ogni gioia di oioere ancora. Abbiamo ucciso troppi uomini e gli eroi che abbiamo voluto non lì sappiarno piri onorare. Le targhe con i loro nomi si burlano di noi; il sorriso dei de/unti i;'è fatto amaro; cinico il nostro giubilo di vivere e di vincere: triste la oifloria ch"è costata troppi morti. Possiamo vivere in un mondo di uccisori? La vit,, apparlie11.e ai morti; i vivi l"hanno perduta. Ecco perchè ad ogni amico che e.ade si stringe il cuore di paura, al pensiero che con lui muore per noi l'uomo che l'ha iicciso. Si muore perchè Si uccide, è il pensiero che mi assilla, e soltanto quando non si ucciderà più il mio pensiero potrà ritrovare un filo col passato, un filo con l'avvenire, rivivnmno le idee, gli uomini, le cose, di oita propria e non di ridicola parvenza di oifa, ùf!lat.a d111111confifluo interminabile lutto. L. c. Sottoscrizione per l'Avveniredei Lavoratori « L'emancipazione dei lavoratori sarì.t. opera dei lavoratori stessi.~ Carlo Marx. Diamo ali'« Avvenire dei Lavoratori» i mezzi occorrenti per le buone battag'lie anti(asciste, a~- licapitaliste, per la dif e~a e le conqu~ste <?Pe:a1e, per la diffusione delle rdee e le rea.l,zzaziorw socialiste. .\fel prossimo numero p~bb~icheremo l'elenco nominatirn degli offerenti. Fmo ad oggi è stata raccolta la somma di Fr. 263.60. Redattore: E r I eh Y I I l r - Zurigo TI po Il r a I I a : S. A. Arti Graflohegià Yaladlnl & C. - Lugano
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