L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXVI - n. 20 - 24 febbraio 1945

, Bi Anno XXXVI (nuova serie) N. 20: Zurigo 24 febbraio 1945 QUINDICINALE SOCIALISTA Ripresa L'Avvenire dei lavoratori riprende le sue pubblicazioni dopo un periodo di sospensione causato da di[ f icoltà, economiche che ora hanno potuto essere superate grazie all'impulso che l'esigenza diffusa dal giornale tra i lavoratori ha dalo alla redazione e alla amministrazione. Perchè se un giornale è una voce viva e consapevole delle sue finalità, la sua f orza non viene tanto dai mezzi materiali che dispone quanto dalla necessità, cui risponde. E se pertanto può accadere che, per un tratto di tempo, la voce debba REDAZIONE I AMMINISTRAZIONE:. Casella postale No. 213, Zurigo 6; - Conto postale,.No. VIII 26305; - Telefono: 23 70 97'- ABBONAMENTI: 24 numeri Fr. 6.-, 12 numeri Fr. 3 - UNA COPIA cent. 30 momentaneamente tacersi, non SÌ deve Controcorrente In cima a tutt,j_ i pensie-ri e a tutte le '7olimtà dei socialisti di oggi unaJ esiigenza f011damiEmJtaile e &urpreo:n.adeve essere iPOOta: il p8rtiito, J'(rganiwazione ,d~l p.a,rt.irt,o,Ja coonposizione, !la struttura, lai forza d~l partirto. L'importa'l1Za di qu~to compito dhe iucam.be a i soci.a:listi ,ò oont1ta e oom;p,resa da molti. Non si può c:Liire1ohe tutti operino ,oon igti sguairdi fissi a qu~ rfinalità. La .situarzione generale caru.- sata dalla guenra, lai 1pressione dei ,gov-wni che, ogigi, anche .se 6!i tratta dei goviernri (più democratici del mondo ,n,el!.l'e.senciziodei pieni 1poteri tendono a sobtiovailutare !La funzione dei pa.:rttti, ad allentarne le demalrcazi-0ni, a. fonderli in una foo-za 'lln:iJc::t,1a i00.1Zione,coma>aitta e orientata. veroo J'u.nico ,scopo del1a. guerra o della r.esistenza aIJ,a. guerra; in.fine - e non del tutJto E-eoonidwria - una1 ,certa menfali<tà IJomlnl a Saa Vittore Un compagno ci racconta: « In giugno, dopo il mio arresto, mi trovavo a San Vittore. Ero in -una cella del quinto raggio, queUo dei politici. L'ultimo piano di questo raggio era occupato dagli ebrei. Come addetto ai servizi del • r11sg;f'_,_J~ evutc l;,!!npresfe cccesicne d: :;ederli: erano ammassati in nudi stanzoni senza luce, uomini, donne, bambini di ogni età., vecchi all' estrerrk) 'limite della vita. Lo speHacolo era tanto più straziante in quanto molti dei detenuti erano ammalati e ad essi era. negata ogni cura, nessun ebreo poteva essere ammesso all'infermeria, nessun dottore poteva ufficialmente visitarli. Rivedo ancora, in un angolo dello stanzone, un vecchio che gemeva, massacrato dalle bastonate del caporale Franz, delle S.S., disteso sulla piccola branda, circondato dalla moglie e dai tigli in muta disperazione. Fu lusù, durante 11,nadelle mie visite di servizio, che incontrai, per la prima volta F. Rat, un ebreo polacco. Presto diventanimo amici e la comune fede politica rese sempre più stretti i nostri ,apporti. Parlammo dei nostri ideali, della comune lotta per la libertà, della necessità. di continuarla e di uscire da quella. spaventevole inazione che, giorno per giorno, ci diveniva più intollerabile. Un giorno gli esposi un progetto di fuga che avevo deciso di tentare con tre compagni. Rat vi aderì con entusiasmo e divenne così il quinto membro della nostra spedizione. Avevamo progettato di uscire dalla porta carraia del carcere, come già. altri, prima di noi, avevano tentato. Bisognava procurarsi una chiave falsa. Un nostro compag,w riesce a prendere l'impronta della serratura e a consegnarla a Rat che la nasconde nélla propria cella. L'impronta viene poi mandata all'esterno del carcere per la fabbricazione della chiave; ormai il più era fatto ed attendevamo con indicibile ansia il momento propizio. Un mattino, il caporale Franz ed il sergente Klimps adunano tutti gli ebrei, in colonna, nel cortile del carcere. Klimps procede ad una perquisizione generale, sia delle celle che dei dete• nuti; vengono scoperti denaro, oggetti preziosi che naturalmente passano nelle tasche di Klimps. Questi, terminata la perquisizione, chiama Rat né/ suo ufficio: « Dove hai nascosto la chiave per fuggire? Chi dovevano essere i tuoi compagni di fuga? » « Ma non so nulla, non ho mai avuta alcuna chiave » risponde Rat. E allora comincia lo spaventoso supplizio. Su ordine di Klimps, il caporale Franz, armato di un nerbo di bue, inizia a picchiare selvaggiamente Rat, nella speranza di una. confessione. Rat resiste fino agli estremi limiti delle proprie forze, poi, forse temendo di cedere, scatta, si getta alla gola del carnefice e sta per strangolarlo quando il cane di Franz gli s~ avvent~ contro in difesa dél padrone. Franz riesce cosi a liberarsi e riprende a picchiare, picchiare, ur~ lando: e Dimmi dove sono le chiavi/ Dimmi chi vuol fuggire con te! » Sotto gli artigli di Franz non vi è ormai che una povera inanimata poltiglia umana che non risponderà. mai pfù. Ma Rat non ha confessa.lo ed i compagni sono salvi. Alla sera, prima di chiudere il quotidiano lavoro, il sergente delle S.S. germaniche Klimps sten• de accuratamente il suo rapporto giornaliero: e ••• in un tentativo di fuga, il detenuto ebreo F. Rat è deceduto i>. l:ilnO I super,stirt.e, emanante <lai lungo errore politico e dalllai tenace ipropaiga,nde. svi.Ju1ppalta dai regime totalitari, naizh5ta e Ja!.scist.a, inte6a. al pa,rtito ·unico ,come a!l igre,gigephlotrubile a dritta o a manca a se1oonda de1le ciroost.alnze o deli'arbLtrio dei isuoi di!rtgenti, jnteoa dunq;ue a wttr.a;rre JJa ,politilca aii rpartiti, ,tendono a screditalre la 1ra.g,ioned'essere, la lfiunz:ione, gli scopi e i cruratteri dei partiti. NO'Ilsi vuoJ. crui opporre un-ai critiica a una situazione di fatto c'he 61 è già aiacettata in ordine .'.W!lenecessità ,eccezionali, del momento sto:rilco in dl.11 noi .siaJmo, critilca ohe o>ltre aJd e.s&ere oziosa sa'OObbedannosa aigli ,sforzi dei rpa<eSiproteai ,alla meta dri UJS·cire vivi a VÌ!ttoriOOi,ctJaJlaguerraJ, ma non possirum.o esimerci daJLl'ilndiicrureque!lila menUt-iità SUJ)eam.iite,ohe ~ a:ninnelizza con inviti al1'orctine, oon la ,sv·al'l.lltazione sistemaitica d.~11:t flunzione idei pairi1ti, come hl rperiroolo più graYe chle minacJcia ila olas.se 1 &. voratrilce. La !unzione paJ.itjJca. e stor1ca de'!. -partito s-:>oialiista ,e del soc.iiaJ.jf.mo non !PUÒ in nessun paese del mondo e6Se.re oggi negata e minimizzata. PairtiicoLan'ID.entein <ruesto mO!IIlento .de.Il inas:prir.si de.J!la~otta e de1Jll'81ffaccia.rsideLl'e• noiime 1coonpito della riicostruzione, la nreic~ità de.lla 011g1M1ia,z.amione -e del!la lforza die1 partito dealia e.lasse Javoratrilce appaire a tutti evidente e piiro:n.ineDite.OccOi!Te procedere a una sistematica e ipreord.inata opeira caiprillare di virvi• fica.7Jione. Occorre -fortifiJcalre il ipartito nei suoi qu,a;dri, .neJJle sue or,ganirzza:z.ioni, nel!la &ua e.truttura., ren,cJerlo aigile e pronito a .far front.e ai ,coanJp1tigrandiOOi. ohe J.'evollRlllionea>od.itica mond!iale gli d~icl7Jlai,Ocoorre ,che ogru i.Scritto molroipliiohi la sua attiwità nel iJ)art.ÌJtoe per i!l partiJto. Aibbiamo per ora vdluto rSOttolill'ea'l'e ooltanto il.a neces.si!tà idi un ,partito sociail.ista f'llrte e orgainiloo. Vedremo succe661vam.ente i mezzi per iperve'D.'Ìll'0allo scopo. Us. Sooialiama senza dogmi Nell'articolo che qui sotto riportiamo, il compagno pre. gi. sostiene che nel partito socialista italiano debbono aver diri tlo di cittadinanza anche coloro i quali non accettano per intero le teorie di Marx pur riconoscendo le esigenze delle soluzioni socialiste nel campo economico e politico. 1l probterna che lo scritture pone è siato perù già. risoluto nel senso da lui sostenuto, perchè fin dalla dichiarazione fondamentale del 25 agosto 194'3 del comitato centrale del P. S. 1. è detto esplicitamente che < il P. S. I. intende realizzare nel suo seno l'unione di folti coloro che, pur provenendo da diverse scuole politiche, sono giunti alle medesime conclusioni pratiche, e riconoscono nella lotta di classe il mezzo per abbattere la borghesia capitalista e nel partito socialista la organizzazione politica della classe lavoratrice>. E successivamente in uno scritto dell'agosto 1944 raccolto nella collana < Pa~in~ socialiste> di « Li.bera Stampa>, sotto il titolo e Il Partito socialista ai lavoratori ed ai giovani d'Italia>, è ribadito: < il Partito socialista rivendica a sè e a lutti coloro che, indistintamente da ogni premessa ideologica credono nella bontà. e nella necessità. di ur:a radicale trasformazione economica in senso collettivista dell'attuale società, il compito di guidare e cli realizzare tale rivolu.zione >. Nonostante dunque che sul terreno pratico e politico il problema sia superato, e nonostante alcune crude affermazioni che noi non condividiamo, pubblichiamo ugualmente l'arUcolo del compagno nostro perchè certamente l'argomento interessa molto i giovani e gli studiosi. Il Socialismo, rimrusto urtolp-i.stiicofino alla metà del secolo sooroo, .as&l.1D6e,come è noto, caraittere cr1tilco, innestandosi coDlcretam.enle nella .rooltà storica, autrav.erso l'opera di Marx ,e di EngeLs. Il 1che ~iega ,corrne solo da ~el moonento f>i sia inizi,a.,to un movimento ,politico é-0Cial1i.sta, ,perseguente d,etermiina.ti obiettivi ,pr.atici con a:ne~zi stori1ca.mente adeguati. In un aim.biente sociale non maturo per la oenetralhio111e di 1dee .col.!letti!Vime (si ipens.i.i a,d ~pio ohe 1a masoima parte degli S'<!ritti di Marx e di Engels appartengono a un periodo, in ,cui due gr.a.ndi ipCJU>Oli, coune -quel·Lo tedesco ed italiano, erano ancora travagliati da un prolxlema di .ben altra natura, e ,cioè dal -problema nazionrule), fii spie,ga. •come hl Social:ismo, pe.r non na.iui.ra.ga.re e resistere alle tempeste, abbi.a c:Lovutoa.Jililllentare nei &Uoi primi credenti tSopratbutto 1\m,a II)r-Ofon,da fede, qua.si di1-errumo un aiteg,giaanento miistico. Ch,è solo una ta.le dispooizione di spirito, come dimOf'tra la sto1,ia deWo.ri,gine deilJ.e reliigioni e in genere delle correnti spilrituaili tendenti a innovare profonidamente il 1costuane wciale, clà la forza cli reagLre con cora,ggio di fronte a un mondo estraneo e 061.ile, che da ogni parte minar.eia. In rrupiporto, a questa situazione fii rpuò intendere .come nei 1prinni decenni del moYirncnto socialista si sia a.,s6ai sovente fatto ri!erimento ai fondatori d,éJ. :movimento ste&-o, uon iper a,ppren<lere da .e&;i l'arte di resaiminare .critic-amonte le concrete eituazioni stori,dbe (si pensi, per esempio, alla p~fonda analisi E<OCiolo~ca dataci da, Mairx nel 18 bru.mafo, assai più rboca di i.n.6egnamenti ohe non ,certi 6\lOi studi if~losoo1ci), ma per m'lltu.rurne una ideolosia, da elevare a dogma, e da. utilizzare come stenfi'.'v'(iO di fede. Posti ,di fronte allla realtà pratica gli uomini, 6ono poi OOinll)repiù (prudenti dell.e loro teorie; e diJatti le 01:g.ani-zzazioni operaie, .che, l\.lscendo c:Laliperiodo in ,cui il sociaJi6mo ,fru solo una fede cominciar-0no ad afferm.airsi alila fine del , aecolo scorso, rivelandosi come la conciieta e tainJgi•bile ba.se del movimento !Proletario, pre- ~ro a perEieguire esclu.sivrumente, sa! vo r.are eccezi.oni, determinati o]:)biettiv.i, pra-ti-ci, senza ren.der;;i sohia ve in nessun c8JJlllI)odi pl"OOU,pposti dottrinari. La stessa cooa non .a,vvenne in &ano 8li. pa.riiti (Politi.ci soci,a,li.Sti d-elle varie nazioni; i quali, sebbene escludessero siMeanaJticam.ente dai loro atatuti ogni enJUnciazione dotltri-naria di .a,dooione ,a un <l.eterminato indirizzo .filosoifico, in realtà continuarpno, anohe doipo il primo periodlO di <31Postolato, nel quale que6to atteggiamento era inevitaibile, a foggiarsi .di no.rana l\.lna i,cteologia tratta <iasgli éfcritti di Mairx (o ohe, rper megli.;o dire, ta-le si presu .. mev.a), alla ~uaJLe ogni e,sponente socia.lista, clle non volesse risohilaJr& di es.sere tenuto -per ereti.co, doveva in pratica aidetiTe, ·se non altro r.im.UD!ciamidoa muoverle delle cTiti.Johe.Ciò non ;mpedi certo ai rpairtiiti socia:Listi., tra la fine del secoJ.o fSCOO"BIQ, e l 'inil'Lio dielllia ipria:n,a,guerra mondiale, dJ ~ere assali <Sov·ente,cieJJleposi1Z.ioniche ibene rispondevano al 1conc1-etomomoo.io stor-100; ffial questo molto spesso non potè avvenire, sonza ,che si 1creaSE<eun intimo dissiclio tna. l'atteg.g,iasmen,to prart.ico e il dogma ipolÙitilco-Ji.Jloso,fioo 'lllffilcio.sarrnente accolto. Quando Kautsky, ohe era allora, rliaita la vecchiaia di Engels, iJ ,più aiuio1revole eciponcnie del soJCia-lismo i.nternazionaJe, fe.ce adottaTe al !Partito .soci.al-dronooratico tedesco nel .congresso dt Erlurt (1890) Il.a deoi6ione di nocetta.- re Ja lo-tta parl.rumentare, dovette ben dimoE-1:raiTeohe tale atteggia.mento rientra.va negli sahemi del vero anarxismg; e per difend.?nsi c.ontro i do,gmaitici oltranzisti, epeoialnnente russi, dov-ette r1conoooore dei limiti, oltre i quali 1a pa:rteciipazion~ ai O.avori p,a,rlam.entarl aVT®be costituito un tradimento deE,a orlo- •dos6a dottrina oo.ciali6ta. Quando Ja,urès, col suo g,ruppo oocialis•ta, mantenne in Fmncia, nel ,periodo dreyfussiamo, una alleanza di al- •cuni anni ,oon i ipartiti bor.gihesi di siru6tra, si vide violentemente comba,ttuto a,J co~are.<.tS'O interua.zionale di Amsterdam (1904) iin nome d-el do.gm_a socialista, e dovette aidatta.rsi a fare !buon viso a cattivo gioco. Berru;tein dal canto suo, cru·ando ooò mettere in d'l.lbbi.o la teori•a del valore di Ma!rx e le Bue rprevisi.oni circa Jo svoliginnento deltla oocietà. -caipiialista, si vide violente.mente att.aocato dal suo amico Kautsky in noone dell'ortodossia soci,atidta. Tutto ciò insomma ,che avrebbe dovuto semintendere eh' essa sia spenta e che prima o poi non torni a farsi udire, più forte e viva di pri_ma.. E' dunque con la certezza della necessità, di questo foglio, con lo sguardo fisso all'avvenire e al divenire dei problemi politici, economici e sociali della classe lavoratrice, che riprendiamo il nostro lavoro. La redazione plicemen1e rientrare nel ,oamrpo dell'opportuniità polittca, così icoone ogni pe:r60n.a.le te6i dot... tr.ina1'ia doveva selD!J)re rpoten.~ ridUtITe ag-li « fu:rum.utalbilliprinciipi ». In genere si può affe:ran.aTe che in questo lungo :Periodo i :partiti socialisti furono iperennemente travagliati da un ;prooondo dissidio interno, dal dùssidio <Cioètra la 1oomploosa mutevolezza della rea:ltà storica., imducibille a &chemi, e la .fissità schema.ti,ca. di dogmi &>"i.rat... ti (talvoJta ad<iirittru.ra. con.oopiti in forma paradossale dai loro lfol'Jllulatori), ai qu,ati non si voleva a,pertamente manca.re di fede. E E-arebòe erroneo ritenere ohe questa oppooizion~ si pote6se riasBUIDere interaimenie nel contrasto specif1camente (PO'littco tra a,tteg,gi.a.mento :m.a.s. eimaliE'l.a e atteggiamento riformi6t.a, ohe in• ve6tiva sem,pUcemente la <;iue6tione del Nl@"· .g,i,Ulllgimentoigra,duale o .immediato delle mète econom1co-éioci.ali, giaicchè il dog;ma co.sWetto marxiis1.a (irrigidendooi sul qua-le, si reca.va to,·to 9.lll<A. potente genialiJà del gr~~_,-i~ ~~ tare) faceva &entiire ovunqru.e i,l tSUo peso, dal caimipo rei:iigioso a quello frumiliare, dalla formulazione <l.el concetto di iJ)a.tria all,a f-ormulazione del concetto di spirito rumano. Non è nostro intendimento .formulare qui dei -veri e 'PTQIPrigilud:izi storki, ma credfan:no di poter afrfermare, ccn surnciente !ondrumento critiico, che, m.a,n maino ohe il movimento socialiB'ta si allarg.avia in seno alle masse e Je é'Ue esiigem:e prenùevano sta.bili radici negJ.i istituti sociaJi, ven1va a 1cessa.re la nece.ssità e la. steécsa opportunità del dottrinarismo dogmatico, La cui lfun.zione - quel!la 1cioè di m.aintene'l'e aocesa la fede tra •i ;primi banditori dell'idea. - poteva <l.i,rsie.sauri ta. · Dal non aver molti socialisti .com.pl'et,o()questa nece&Sità di ad-eiguarm.ento aU.a realtà storica derivarono in-du!bbiaa:nente in buon.a !Parie ~uelle interne divisioni e qurole fal6e prese di iposizione, che nel !Periodo delle due iguerre mondiali hanno condotto a anolte tlJlllÌlii'anti tSconfitte il Social~mo -europeo (la Riussia, .che è un mondo a .sè, con co,si div•ersi 'Problemi, non può naturaJlmente venire .qui (Presa in considerazione). ... Oggi nell'intero mondo oocidentale (6e si escludono l'Inghilterra, la Svezia e ìa Svizzera.), ci trov,iiamo di fronte al iproble.ma di una vera e prop~·1a.,rinru;;cita del anovio:nento socia~ •liE-ta, ohe da una prurte i regimi fru;;cisti indigeni e daJll'altra l'occupazione tedesca. aivevano ipressoohè cl.i.strutto. Ed oggi perciò si IJ)One ,più che mai 1pe.i·il oocialismo il iprobleana di assum-e.re, nella sua nuova vec:,-te,un atte.g.giamento, ohe tenga atto iJ più -p~ibile de1lra reale situaziooe stori,ca, (Per attrairre a sè am- ,pi strati delile -ma.s6e 1avoraitri 1ci e raigigiunge.r raipidamente le poprie mete. Se questi de1vo-no esse.re i ,f.ini del social.iBmo è chiaro ahe nulla ipotre)jbe e..c..serglidi maggior ootacolo ohe un rinascente dottrinarisa:no dog,matico. Infatti i probleani, dhe necessitano subito di ll!lla solruzione socialista, oono orma.i storicamente ben determinati e indi'Vidooti ne1la a·ealtà e.conomi.co-é<ociale della nazione; o !I)e1' arrivare ad ese.mpio aid intendere il J:>isogno c:LeUasocia:lirzzazione di questo o di cruel .r,aiffiOd'indu.st.ri,a o della. totale riforma socialista del siste.ma aigrario, non v'è alcuna necessità .ct.i(Partire da determinati ipr~po- ~i au>rioa-J-sti,oi.Si tra1.ta iseaniplfoemente di rgua.l'da;re in faicci,a al dato concreto dhe ,ci ofifre il momento storico, e non di riclli,ama.rci a. teo1ri-e.filooooilche, a inru:naigi.Jnar:ieconcezioni totaJii della realtà, nelle quailri. '1e odierne situazioni storiche srurebbero già state pre- --

viste; ,gi•a·oohè qualunc;_u.e apriorismo dottrinario non 'Potrebbe ise non ailterare l'intendimento deHe concrel,e si luazioni, c.he ci Gi ,pongono 1nnanzi (del resto anche i socialist.i rm-si pare s'indirizzino se.mpre più verso questo criterio :pratico). Se nel campo prati•co delle riforme sociali l'aJffermazione <ii un dogmatiJSmo - quale fu ad esempio rper tanti decenni l'adesione aà mate:r.i.alriamo slo1,ioo non rpotrebbe e€<se1,e oh-e di -0siaJcolo aLla aziooe cli governo del socialiÌl9mo, non meno rperi1colosa e dannosa -potre'bbe essere 1Una simJe presa <ii 1)06izione per quanto concerne la poosibiliità <li oopansione delle idee .socialiste in seno al rp01polo, girucohè verrebbe ad ese-,ere p06ia una. illecita e artifiiciosa restrizione a1 concett-0 iste.s.so di sooialiismo. Soci,aliBta iofatti è chi crede e "Vuole quella profonda rilf.orma -della società, i cui :principi ormai tutti conoscono; e il ,oaa·attere distintivo del soeialii;,ta, c,peraio o ililtelletbu.ale ohe egli e-,ia, non -può essere altro ohe La sua sipirituaJe a,p,paricnenza al proletairiato: ,a cruel proletariato, il (iuale sente in Sè lo slancio ideale verso J';mun:i1nente gram.de ~-rncxrma sooialle, come quel celo, che irnaggioy,mente s0tfifre e ~i umilia nell'odierno ordinamento deU,a oo-cietà. Ogni preteisa dii ,coartaire ulterionmente iJ conicetto di socialismo con l'impooiq,ione di dogmi 'J)Seudo-filosofi.ci od in alf:ra consiroiile ma'lliera, fini~·eb'be iper •porre ail di fuori <li essi, per ragioni extra poli ti,ohe, delle 'l'lJUmero~ilSl:,ime ill1ru56e,1dhe verrebbero faLaLmente a.ttra·tte altrove, con grave -danno del movimento 'Proletario. Il socialiismo deve ,potere invece attiraTe a isè le rmasse lavoratrici, senza f.ar fo,·za .'11lle loro mohte'{)liici tra,diz,iorri, al loro sentimento de.U.a faimi,glia, alla reUgione nella qn.a.- le credono. E !J)er que6to deve aippunto, lilbero da ogni pregiudizio dottrinario, la.sciare ng,li uomini la più ampia libertà nel campo dello r,.pilito. Per qua,nto poi con<cerne coloro che ,pO&Sono a rag,ione ,ohiamia.rsi lavoratori -dell 'intelleito, destinati essi pu.re a dar ,forza ,ru1,movimento socialista (è noto che nel.1a odierna società gli inteUettuali aµ-partengono in maggioranza al• La. ca<fiegoria dei non abbienti) è chiaro che la i1rrup06izione di dQ,,,"Illi,, La cui inadeguatezza era già senti,ta <live1'E'i liUBtJ•i or sono, o,ggi, ne~ la qu8.6i totalità d-ei ,caisi, non ipotrebbe che in- .contr,are resistenze i<nsU'peraibHi. Gli intellettuali, ohe vAT1!)ronoa noi, lasciaa:noli liJleri -di ~re idea!,iBf.i o ipooitivh.<,t,i, òi ,credere a 1rna mora1e divina o a un iim:Peraitivo mora.le uma 0 no; e potremo allora pretendere .che essi lavorino con ma1ggior rfe,de e COIIl maggi.Jr paBEione, ,ci.ascuno partendo dal rp-roprio cerchio di i,dee, per il trionfo del socia,lwmo. Xon -,,oJ..o:,ma un dogma,, una q,ua!Junque mistica, anche se Jond,ata \SU ideali umainitari, lfarebbe'J·o troppo p,ensare a dolorooiis&iime, non dimenticate e,sporienze. Questo atteg.giaime.nio antidottr,inario 'I)Qre <:~tiiui.re ormai ,<;enza allcun duW>io la posiz10ne ohe il ipa:rtilo Bociali6ta italiano russume nel/l'apera; d,i, irièoot111.11Z,ion,ecte,ll'Italia; .atteggiamento improntato a iu11 profond,o senso ~torico, c,he costi,tuisce l:a più ampia gar.anzia della rrna,turi1.à ipolitiica ,del .soci.alÌffill.o. Ma con tutto ,ciò, 'Potrebbe ,chiedersi aJcu,10, resta in Yl ta il .s,ociialismo ,come tale? Si! E anche più ,giovane, più vita,le, ven-amenle moderno, ca:pa,ce di conqui1Stare ra:pidrumente la na~ione. Non solo; ma, se Io voglia, esso potrà ancora a (l:>uon dÌI'i ~to conLlnuare a chfarn.a.nsi marxista; rperohè a Marx il sooiali,smo deve riMeg,namento ,che l'obiettiva analisi deL le folrze econom.i1che ò essenziale, per intendere e rifonmare la società; a Mairx il sociaJiMno deve La oomiprensi,ome della lotta. di clrusise e della irusootituilbile funzione del iproletariato. Quoste fondamentali geniali intuizioni, che ogigi sono penetrat.e ~cOIJ'Ylaeooa,de per tutte le veri1tà} in ogni coscienza sl da ,pote!!' addirittura é'embrare luo,gbi ,comuni, sono .a,cqwsizioni poJiti,che dhe il sodailismo può ri,·endicare, rSono i 'Pilastri. del suo edificio. Per questo ;.l socialismo mode.rno potrà sempre a buon diriiito ohia,mrursi marxista. Se invece iper ooiciaù.ismo marrxista S:i dovesse, ccm1e in ,certi moone.nti del 'Paissa!Lo, intendere 'UD socialismo, che aocetlasse come dogma l'intero ·co,rruplesso deble dottrine di, Marx, promuovendole aJ1 rango di ,erità eterna, un soci.alÌISIIlo di siffatto genere tradi,rebbe l-0 1:,pirito de.ilo stesS-O Marx, il quale, dota1-0, come era, dri. acutrissi.mo senso &torioo, m•ai nruscose c.he oigni 1J1uoval siituazione, nello svillwppo dellia solCietà, Ifa s.orgere nuovi .p1,olb'leani nel ca'IDJJ)odei -pensiero; e,d .aivrebbe rioo di chi ar,esw peMaio ohe le sue ,geniali a1nttuiizioni S-Ociologi che potet?seo:o e.s-sere 'Promosse al rango di veri là filo~ oocfi,ca definitiva,, ,a.venie id diritto di Lmpeddre ogni ulteriore svilUJpPO <le.I pein:siero. pre. gL Finirà la Quando il 5 giugno 1944 le fruppe alleale entrarono a Roma, la popolazione le accolse con un entusiasmo chef olografi e operatori cinematografici si affrettarono a rendere noto a lutto il mondo. Il giornale delle truppe francesi combattenti in Italia pubblicò una di queste fotografie con la dicitura: < Des vivats pour des sigarelles >. *** Croce, in un articolo apparso sul giornale romano < Risorgimento liberale, del 28 ollobre 194.J si chiede: « Chi è f ascisla? », e per rafforzare la sua lesi secondo la quale il fascismo non è il f enomeno di una classe o cli un gruppo di classi contro un'altra, ma ebbe sosteni/ori in fulti i ceti sociali, cita l'esempio di llll suo ciabaltino che nel l9z5 rifiutò di fargli un paio cli scarpe protestando che egli, Croce, era anfifascisfil e < parlaoa male del duce>. *** Uno slooeno, che si f rooava in uno dei tanti campi di concenlramenlo sparsi oggi in fallo il mo11do, venuto a conlallo con italiani, compagni di soenlura, rifiutava di rivolger loro la parola perchè soldati italiani avevano ucciso a Lubiana sua madre. Ve ne fu. uno tra gli italiani che, prima d'indignarsi di questo atteggiamento, volle rii lellere. « Gli hanno ucciso sua madre, pensò. L'hanno uccisa miei compatrioti,. L'assurda intransigenza dello sloveno acquistò un significalo umano. Ogni volta che gli passava accanto, dllro, ostile, chiuso nel suo dolore, provava come una strana ooglia di abbracciar/o. Non tralasciò una occasione di rioolgergli la. parola. Dovevano lavorare assieme, le occasioni non mancavano. L'alfro gli rispondeva secco secco quanto occorreoa per il loro lavoro. L'italiano non lo al:ibandonò più, gli era sempre vicino. L'allro quasi ne prooaoa fastidio. Si parlarono. Parlarono di tulio. c·era un argomento che non loccaoano mai: l'odio che li divideva. Volle dimenticare l'uno che parlava con un italiano, l'altro, che il suo interlocutore odiava gli italiani. Un giorno lo sloveno fu trasferito. Prima d'andarsene salutò /"ifalia110 .5fringendogli la mano, e disse: < Tu sei un amico,. Non disse altro. *** Gli aeroplani sono perfettamente inuli/i se gli uomini che portano la responsabilità di dirigere il mondo non si scrollano di dosso oecchi abili. E' logico che finchè dura questa situazione gli aeroplani (e la radio, e le navi, e la chimica, e l'industria) non possano seroire che alla guerra. Nel gran clamore dell'odio e della violenza, l'unica vendetta degli uomini ancora possibile, è di slnngersi ogni tanto segretamente la mano. E' facile seminare l'odio, oggi, con un po' di catlioa volontà. Le ingiurie portale a destinazione con un corriere a caoallo perdeoano nel lungo cammino molta della loro insolenza. Oggi le stazioni radio vomitano ingiurie a fu.ile le ore in folle le direzioni: chi le ascoltasse tulle, impazzi. rebbe. Sì, il mondo s'è faf(o più piccolo, ci conosciamo fulfi, ma continuiamo a odiarci. In famiglia. Non rimane che cercarsi un amico. * * * Ora, gli italiani doorebbero sforzarsi di dimostrare /'ingiustizia della condemna che subisc• da parte di stranieri che non vogliono vedere dt/- f erenza ira il popolo che abita la penisola e la politica del governo che per venfannt dooeflero subire. E i socialisti, dal canto loro, deoono rispondere alle puerilità di Croce, perchè non è gellando il fango in faccia a lutti che si rifà un paese demoralizzalo e avvililo. Il giubilo della folla ha sempre qualcosa di morboso. Certamente tra coloro che app/audioa110 i liberatori di Roma il 5 giugno 194.J, molli erano scesi in piazza per raccogliere le prime sigaretle, o sperando cli veder ricomparire il caffè. E probabilmente molli di questi erano usi applaudire il duce. La dicitura sul giornale france se voleva dir questo? Ne diibilo. Era un segno di disprezzo per l'Italia. Ingiustificato? Affatto, se rlfalia esiste soltanto in funzione del fascismo. K allora? Era assurdo, era ridicolo. Era una catli oeria gratuita. Forse oggi quel redaUore che la scrisse, avendo visfo par figiani il aliani combattere e morire, non la scriverebbe più. Deoo dire che personalmente, come italiano, questo mutamento di giudizio 1wn m'importerebbe nulla? Credo che convenga dirlo, anche se doorò per questo alfirarmi il disprezzo di altri italiani. Fin tanto che si continuerà a considerare le nazioni entifà astralfe, ri.~ultato di somme e di percenlu.ali, di anonimi falli cl'arme o di anonimi alfeggiamenli colletlioi, fin lanlo che si continuerà a dire: « rJtalia è una delinquente», oppure: < l'Italia si sta. riscattando» oppure: « l'lfa/ia polrà vivere se saprà acconlenlarsi di essere una po lenza di terz' ordine », si parlerà un linguaggio così assurdo, c~e tal_i giudizi non meritano neppure di essere nle_v~ti. Fin tanto che si parlerà così, tutto sarà possibile, l'odio o l'amore, inclifferenlemenfe, perchè di ogni nazione si potrebbe dimostrare con i_m po' di buona o di catlioa oolonlà, che «menta» o che « non merita». Oggi l'Italia, ha già avuto un dato numero di morfi per la causa della libertà. Sta bene. E se ne avesse avuti meno, se ne avesse aoiLlo uno sol.o? Il sacrificio di questo unico sarebbe stato meno grande? Dovrei lasciar dire che rilalia è un paese vile? Non esistono nazioni oili, perchè in ogni nazione c'è almeno un eroe. *** Oggi, voci generose tentano di riabilitar': l'Italia, ponendola a conf ronlo con 18:Gennama, per_ La quale folti sembrano concordi, alm~no que[l, che hanno i giornali, le radio, e le tribwie pe_r farsi udire, che sia da. punire in folti i s11oi abif anli. Purtroppo· dobbiamo riconoscere che di tedeschi degni di stima se ne vedono pochi. _< Razza dannata/» vien fallo di esclamare. Ma w non posso dimenticare che a Dachaii c'erano anch~ tedeschi. Hanno sofferto e sono morti. Eden, ai Comuni disse che non vengono inc/11si nella lista dei ~riminali di guerra quei tedeschi cdlpevoli di atrocità contro tedeschi. E' un punto di vista oome un altro. E' un·assurdità come un'allra. Se un giudizio sopra una nazi_one de'?e pesare su tuffi gli uomini che ne possiedono_ 11 passaporto! lo respingerò .sempre. Ilo troppo rispetto per cln muore per permettere che an<;he lonlan~m~n_te debba essere insozzato da un astrafto gmdiz10. [,'aritmetica non si appUca agli uomini. < Rispetto dell'uomo! Rispetto dell'iwmo! », pri. da Antoine de Sainl-Exupéry nélla sua « Lettera agli ostaggi» scritta. prima di morire. I regolamenti delle case di pena o delle caserBibliotecaGino Bianco guerra me recano ancora la clausola, anche se oggi abbandonala, che le punizioni colleltioe sono proibite. K una semplice norma che discende dai diriffi de'll'uomo come ce li ha, tramandali la Riooluzione (rancese. Abbiamo fallo un passo indietro. *** I fautori di un lraliamenlo «moderalo» da infliggere alla Germania dopo la. sconfitta cercano d1 fare accPllare la I.oro lesi con argomenti di praticilit. La Germania. in preda alla miseria coslifuirebbe un pericolo permanente in seno all'Europa ... I farisei frionf ano. Esiste una legge, non 1111a mora·1e. *** E la stessa cosa si potrebbe ripetere per la brillante argomentazione di Croce. Sì, illustre filoso/ o, molti ciaballini, muratori o anche operai sono sfati < /,1scisli ». Dooremmo concluder-ne che il popolo porla. il suo peso di responsabilittì come Lu borghesia? O dobbiamo invece ripetere che chi soffre è sempre riscatfalo, che agli umili, ai poveri e ai derelitti sarà sempre perdon11lo? Cli sfrulfati non hanno mai colpa, signor Croce, anche se ingenuamente possono credere che i loro sfrntfalori siano i loro bene/allori. J.ei dunque si puragona a un ciaballino: io, dice il filoso{ o, che non sono del «popolo», ero un anlif asci sta, menIre un ciabattino, di questo popolo che ora si oorrebbe discolpare, era e/ ascisla ». Dunque .. Sì, tulio è oeramente possibile. E' possibile oggi che Croce usi simili argomenti, come è pure sempre possibile, e chi non lo ha notato?, il ca.- so del domestico affezionalo sino alla devozione al padrone avaro che gli passa uno stipendio da fame. Dovremmo per questo dar ragione al padrone? *** Come siamo lontani da qualsiasi spiraglio di luce. Il fa talismo degli arabi appare tentante come il sonno. Dormire, dimenticare. Sarebbe f acile se al mondo non oi fosse ianfa sofferenza . Cosa dobbiamo fare? Replicare a lono ad ogni assurdittì che esce dalla bocca dei gooernan li vilforiosi? Vittoriosi? Qua'le battaglia hanno vinto? Finora le guerre erano il mezzo per raggiungere certi concreti dirilli. Un rimedio per sanare dissidi. Oggi si pretende di fare la guerra alla guerra. In questo impegno c'è già un no{evdle progresso: facciamo che non venga mai dimenticalo e non stanchiamoci di ripeterlo. Ma ripeterlo non basta se vogliamo raggiungerlo. Potrebbe a lungo andare apparire assurdo, simile ad un ritornello troppo ripetuto, ed essere messo da parte, come cosa che ha fatto il suo tempo, se perdura l'ambiguità elle ispira oggi i nostri alli e i nostri discorsi. Si vuole distruggere la guerra loca'lizzandone le cause fuori di noi. Le cause sono in noi, soltanto in noi. Il mondo è davvero troppo piccolo per conlinul!re a ignorarci. Mi si dirà che manco di senso storico. Se non ammetto che si possa. dire d'una nazione ch'è grande o piccina, buona. o cattiva, su guaii basi reggere la « politica internazionale»? l'uò darsi. Se il senso storico consiste nell'aver sempre gli occhi fissi s,Llla. storia di ieri. Non sembrava fino u poco tempo (a. il guadagno l'unico stimolo pos- -~ibile del progresso industria.le? Eppure oggi anche i «liberali» ne dubitano e vorrebbero Lempel'él re questo criterio. *** Qualcosa è veramente cambiato, che noi non oogliamo ammettere. L'aereo che in dodici ore (o meno?) collegherà l'America. all'Europa. doorebbe fare scalo a Parigi, capitale di primo ordine, a Roma, capitale di terzo ordine, a. Atene, capila/e di secondo o terzo ordine? Forse i vincitori d'oggi s'immaginano il mondo organizzato a questo modo? Ma l'areoplano li ha balluti. n ciabattino di Napoli non starà mai zillo, anche se è stato « /ascista », se saprà, come saprà benissimo, che i ciaballini di Londra o di Nuova York stanno molto meglio di lui. Questo domani non verrà mai. La guerra 1ton ftnirit a questo modo. Tl concetto di nazione è un concetto assurdo, oggi, anche se oggi l'internazionalismo è p:1ssato di moda. l'osso scegliermi i miei amici dooe più mi pare, senza conoscerli, udendoli per radio, leggendo i loro scritti, e lentamente f ormia mo un mondo dive, so, un mondo clandestino, un mondo superiore, che si ride delle frontiere e dei discorsi dei tribuni. Mentre i giornali corrono febbrilmente a spolverare vecchie feluche per darsi un'aria maestosa, men ire si proclama.no dovunque rinati pafriotlismi, nascono ira gli uomini strane amicizie. Quanto tempo dovranno aspettare per trion. fare? Non so. Forse pochi anni, forse nwlti. Ma (inchè non lrionf eranno, la guerra. non finirà. /< inchè si userà il linguaggio assurdo che ogni giorno udiamo, la guerra non finirà. Du,erà un anno, dieci anni, cento anni: non f inirit. E più pé1iono dimenticate queste « ingenue,. teorie, più ba/7a. agli occhi l'assenza di ogni altra possibile meta. Vi è un progresso che il mondo ormai non può più negare, dipende dallo soiluppo délle ...fo:• zr produttive~.- il mondo non può essere che in guerra o in pace. La guerra non è più un mezzo, è un fine, ch'è un non essere. E per essere, il mondo_ cerca la pace. Ma nulla serve ricercare una pace d1 fallo se il mondo deve rimanere in uno stato di guerra in potenza. Qualche volta il combattente drpone le armi per ripusarsi e clormire; appena si sveglia riprende a combattere. Forse uhl,iamo do, mito vent'anni. (E la Spagna, e la Cina?) Non è più possibile vivere divisi, tanto siamo alle strefle. Non è più possibile vioere senza .c-moscersi, io, tu., lui, intesi soltanto a co1wscers1. Una usanza popolare rii certi p:;,.esi eh c➔mpa!Jnn mio: l'? che per un giorno ogni anno gli abil anti si riuniscano e si roof!scuw andos.~n 04ni rancon,. Per farla finita. E la::>0rJ1ein pace il resto delI unno. Potrebbe dirsi mwfoga, 04gi, la situazione del mondo, se non oi fosse queel:1 sostanziale di{f erenza: che allri pagana per le 1n~iurie che alfri inventano. E la responsabilità del dolore del n1m1do è lufla di questi, chiunque essi si,1no J,. c. Federalismo americano e federalismo europeo del del 1788 I94SAbbiamo riletto in questi giorni The Federalist, la raccolta ciegli 85 articoli scritti negli anni 1787 e 1788 da Hamilton, Fay e Madison in difesa della costituzione degli Stati Uniti d'America, che era stata allora proposta dalla Convenzione di Filadelfia e che, adottata poi malgrado la viva opposizione del partito contrario, regge da oltre un secolo e mezzo la più grande federazione democratica del mondo. Abbiamo riletto questo vecchio libro non con curiosità di storici, ma con passione di politici :non per studiare l'origine della federazione americana, ma per vedere che cosa noi federalisti europei del 1945 abbiamo da imparare dai federalisti americani del 1788. Il titolo del volwne potrebbe indurre a sopravalutare l'importanza dell'opera dal nostro punto di vista: si potrebbe credere che l l federalista sia una specie di enciclopedia del federalismo, dove si trovi tutto e solo ciò che può interessare coloro che propugnano una unione federale di stati. Ma bisogna sapere che «federalisti» si chiamavano allora, in Ame.rica, i fautori del concreto progetto di costituzione federale elaborato dalla_ Convenzione di Filadelfia: ecco perchè Il federalista abbraccia solo Quel tanto di teoria di federalismo che era necessario per capire la costituzione progettata e si diffonde invece su punti che con la dottrina federalista, come oggi la intendiamo, non hanno nulla a che fare ma erano essenziali per la difesa di Quella costituzione. Se si debbano ammettere eserciti permanenti in tempo di pace, se e come sia da applicare il principio della divisione dei poteri, quale sia il numero più conveniente dei deputa ti in una Camera elettiva e ogni quanto tempo debbano farsi le elezioni, se sia opportuno accentrare il pot~re esecutivo ndle mani di un Pr& sidente e come questi debba essere eletto: ecco alcuni esempi di problemi che, assieme a numerose questioni minori di giustificazione o d'interpretazione di singole clausole della proposta costituzione, occupano una gran parte del libro e che, se appassionavano i < federalisti» americani di quel tempo, non possono fornire oggetto di meditazione al movimento federalista europeo di oggi. Fondamentali sono, per noi, quegli articoli che si soffennano sul nuovo tipo di stato federale che si voleva creare negli Stati Uniti, in luogo della confederazione di stati sovrani preesistente, e sui motivi di tale trasformazione. ln che cosa lo stato federale differisca dalla confederazione di stati sovrani, Hamilton lo vede chiaramente. Per lui < ,l difetto grave e radicale nella costruzione della Confederazione esistente è il principio del dettar legge agli stati o governi, nella loro Qualità di corporazioni o enti collettivi disl,nti dagli individui che li compongono» (n. XV); a un organismo politico in cui «i poteri si esercitano sulle comunità politiche componenti la confederazione> bisogna sostituire uno in cui i poteri si esercitino invece « s11i singoli ciftad,ni costituenti la nazione, considerati individualmente,. (n. XXIX). Lucidità di pensiero ammire- ,·ole, se si pensa che prima d'allora i teorici, quali Mably, Rousseau, Montesquieu, erano appena arrivati a delineare i caratteri della confederazione di stati sovrani e che anche nella pratica, dalle leghe dell'antica Grecia (eccettuate, secondo una discutibile opinione di Hamilton, le leghe licia ed achea) fino alla Confederazione àei cantoni svizzeri ed ai Paesi Bassi uniti, non si erano avute che confederazioni di stati sovrani. Lo stato federale, che esercita, in concorso con gli stati membri della federazione, una sovranità diretta Sui singoli cittadini, era una concezione nuova ed ardita. Perchè abbandonare la confederazione per lo stato federale? Le ragioni addotte sono varie e talune sono proprie della situazione dell'America nel secolo XVIII. Quella che emerge fra le altre e che certo vale per tutti i tempi e tutti i luoghi è la necessità di salvarsi dall'anarchia. Per Hamilton il principio che regge la confederazione di stati sovrani può chiamarsi « il padre dell'anarchia»; « le infrazioni da parte dei membri dell'Unione sono la sua conseguenza naturale e necessaria; Qiwndo esse accadono, il so• lo rimedio coslifuztonale è la forza e l'immediato effetto dell'uso della forza è la guerra civile» (n. XVI). Dispute territoriali, competizioni com. merciai i, leggi d'uno stato che ledono interessi dei cittadini d'un altro stato (n. VII)erano, sono e saranno occasioni di guerra finchè gli stati rimarranno sovrani, in Europa come in America. Di ciò non è difficile persuadersi oggi; nè i federalisti moderni avrebbero bisogno, come Hamilton, di spender molte parole contro i sostenitori del « paradosso della pace perpeLLta fra gli sfati smembrati e separati l'nno dall'altro>, i quali asserivano che « il genio delle repubbliche è pacifico» e che « lo spirito del, commercio tende ad addolcire i costumi degli uomini e ad estinguere quella propensione alla violenza che ha tanto frequenf emenl e spinto alla guerra» (n. VI)! Nè il disordine si limita alle relazioni fra uno stato e l'altro: esso Si manifesta anche nell'interno dei singoli stati. < D'ogni parte - scrive -- t ..

Madison - si leva la voce dei più stimati nostrl co11cilta<l1n.i.. a lamentare che trOTJPOsf)esso si prendono deliberazioni non secondo le regole della giustizia e i diritti della minoranza ma per la forza suf)eriore di una maggioranza interessata che s'lmpQne >. (n. X): invero la piccolezza e indipendenza degli stati favoriscono lo sviluppo di Quelle « fazioni violente ed Of)pressive che fanno diventare amar; i doni della libertà» (XLV). Problemi elettorali Il solo rischio è che, agitando .così lo spettro dell'anarchia si lasci l'impressione che il federa-- lismo sia una tendenza reaziona,ria. Non si vorrà. sotto il pretesto di ovviare all'anarchia. soffocare l'autonomia locale da un lato e la libertà dei pa,rtiti dall'altro sotto un governo dispotico e accentrato? No: tenere a freno le fazioni turbolente non vuol dire, nel pensiero degli autori di Questi articoli, creare il dispotismo. Ci sono, spiega Madison (n. X), due metodi di cura contro i misfatti delle fazioni: l'uno consiste nel rimuoverne le cause e l'altro nel dominare gli effetti. Chi volesse rimuovere le cause delle fazioni dovrebbe distruggere la libertà oppure far sì che tutti i cittadini avessero le stesse opinioni, le stesse passioni, gli stessi interessi; ma l'una e l'altra di queste vie (entrambe battute, aggiungiamo noi, da Quei regimi del nostrn secolo che amarono definirsi al tempo stesso «autoritari» e <totalitari>) sono per Madison da rifiutare. < Del primo rimedio nulla f)otrebbe dirsi con più verifli se non che sarebbe peggiore della malattia. La libertà è per la fazione quello che l'aria è per il fuoco: un alimento la cui mancanza lo fa spegnere istantaneamente. Ma abolire la Ubertà, che è essenziale ulla vita politica perchè nutre la fazione sarebbe cosl pazzesco come voler eliminare l'aria, che è essenziale alla vita animale, perchè dà al fuoco la sua forza distrnttrice. Il secondo espediente poi, è inattuabile, quanto il primo è insensato. Finchè la ragione dell'uomo sarà fallibile ed egli avrà la libertà per esercitarla, sr formeranno opinioni diverse. Finchè ci sarà un raPTJOrto fra la sua ragione e il suo amor proprio, le sue opinioni e le sue passioni infllliranno a vicenda le une sulle altre e le prime si adegueranno alle seconde. La diversità delle attitudini degli individui, che è l'origine dei diritti di proprle(à, è un ostacolo altrettanto Insuperabile per l'uniformità degli interessi ... ». Bisogna dunque contentarsi di agire sugli effetti delle fazioni: creare cioè un sistema di governo che sfrutti le fazioni a vantaggio di tutti e impedisca loro di concepire disegni dr oppressioni. A tal fine serve appunto, oltre al governo rappresentativo, l'unione federale di più stati in una vasta area: si affidano cosi gli interessi generali a uomini che, venendo da luoghi diversi ed essendo eletti in una larga massa. saranno più propensi a prescindere da vedute unila tera li e ristrette. Nemmeno è, per altro verso, da temersi che il governo federale prenda il soppravvento e soffo. chi l'autonomia dei singoli sta ti federati: basta assicurarsi che la costituzione federale crei fra governo centrale e governi locali u.n eQuilibrio sta- ;,ile, che non sia destinato a romper.si in modo da trasformare la federazione in uno stato unitario. Madison, cui tocca anche Questa volta la discussione dell'argomento (nJCLV - XLVI), _:_a bene che il dubbio affacciato dagli oppositori è serio e che non basta, ad eliminarlo, ricordare enfaticamente il « sangue prezioso di migliaia dl americani sparso» e la perdita di « milioni duramente guadagnati" e chiedere se lo scopo di tali sacrifici sia stato < norr che il popolo d'Ame• rlca godesse pace, libertà e sicurezza ma che i 5overni dei singoli stati, quelle particolari istitu- !lon; municipali, godessero una certa misura di potere e fossero dotati di certe dignità e attributi di sovranità». Vediamo cosi Madison, abbanJonata la retorica, scendere all'esame delle garanzie che la costituzione americana offre all'au- ,onomia dei singoli sta ti: e qui il suo lavoro diviene di nuovo interessante pe,r il federalista di oggi, Gli organi federali, egli osserva anzitutto, Jipendon 0 nella loro formazione dagli organi dei ;ingoli sta ti, che hanno parte nell'elezione del Presidente e del Senato; viceversa nessuno degli or6ani locali è nominato dalla federazione. In secondo luogo, il numero degli impiegati della federazione è minore dei numero degli impiegati dei singoli sta ti riuniti: Quindi sarà maggiore la influenza personale di Questi ultimi sulla massa del popolo. Se poi paragoniamo i poteri del governo federale a Quelli dei singoli governi, troviamo che i primi sono pochi e tassativamente determinati e si eser.citano soprattutto in tempo di guerra e nelle relazioni con l'estero, mentre i secondi sono numerosi e illimitati e, sopratutto in tempo di pace, hanno la massima importanza nelle relazioni fra i cittadini all'interno del paese. Infine il carattere democratico della costituzione, che pone .il governo federale alle dipendenze del popolo, e l'esistenza di un tribunale federale incaricato di applicare la .costituzione sono, insieme con la tenace volontà del popolo di difendere le sue autonomie, le garanzie migliori che lo stato federale manterrà integra la propria natura federale. Idee vecchie, si; ma nuove per l'Europa, che non si è decisa ancora ad abbracciare un simile programma di unione nella libertà. T. S. Premessa 1. Le osservazioni e le proposte che qui Ye11gono fatte costituiscono uno studio prevalentemente tecnico dei problemi elettorali che potrnnno P~.esentarsi nell'immediato dopo guerra. L. impegno assun~o dalla. Corona - e già sancLto, a quanto e stato detto, in una legge dello stato - di affidare ad un'assemblea costituente la scelta delle i tituzioni politiche che dovranno reggere l'Halia, e la occupazione del paese da parte degli e crciti i11glr e e americano, porteranno pre umibilmente ad uno svilw,ppo pacifico e legalitario della situazione italiana; e per questa eventualità sono fonuulate le ~ropostc! le qual_i uppongono anche la s?1;>r~vv1.1·enz~1. ~ un prm~o.trunpo, degli attuali tShtuh pohtic1 ed amrrun1strativi. Lo scritto vuole essere stimolo ad uno studio od a una discussione approfonditi; e non sarebbe ntl Yero chi giudicasse oziosa e futile simile fatica di fronte alla ituazionc "'l'a,is• si.ma in cui versa l'Jt.alia. L'opera di ri~ostruz1one n:i~rale .e ~atcrialc esige un nuovo clima p0htico, ricluede che ven"'a ridata vita alle is~ituzioni r~,p~resen.tative~ e quindi i pro- •~lem1 elettorali r1acqu1stano una innegabile importanza ed un valore di attualità perchè la loro soluzione ci darà il mezzo per la ricostrnzione politica del paese. 2.1ntanto in It.alia la situazione è questa. Vi è un g·overno 1I qual~ non è di nomina popolare. qua..ntunque ii1sponda, grosso modo, a i ,sent1men ti delle classi la rnratrici; non vi è una camera dei deputati; cd i comuni c le provincie sono amministrati da commissari di nomina governativa. Si potrà affiancare al governo un'assemblea di consultazione e di controllo formata dai rappresentanti eletti o des~gnati da.i vari .P<;1rtitiP?litici; si potrà far designare gli amm1111straton dei comuni e dcL le provincie dai comitati locali di liberazion.e .e creare attorn? a loro dei consigli consult1v1 (al controllo rimarranno, fino alla riforma degli enti locali, gli istituti giuridici predisposti dalle leggi vigenti); ma anche tutto quC'Sto r~ppr~scnterà poco più che un palliativo. La s1t11az1one attuale, giustificata dalle condizioni di necessitù da cui sorse, non deve essere protratta al ~i. là .dello stretto necessario; e a.p· pena possibile il popolo italiano deve essere chiamato ad esprimere la sua volontà, mediante le consultazioni elettorali. Certo non sarà pos~ibi~e _pro<?Cdere.simultaneamentè a tutte le elez.1on1. Lo .1mped1rebbero anche esigenze di ordme materiale. E allora, a quale consultazione dovrà darsi la preferenza? La log~ca giuridica vorrebbe che la preferenz~ vemsse data alla consultazione per la Cos~Lt~ente, avendo q~esta ~semblea il compito d1 rinnovare tutta 1 orgamzzazione statale. Ma se così si facc~sc; se, di conseguenza, si dovesse nocessanamente attendere la fine dei lavori della Costituente, gli enti locali rimarrebbero troppo a lungo senza le loro rappresentanze naturali. Non è opportuno che questo aYvenga; ed è bene invece che la ripresa della vita politica e costituzionale si faccia soprattutto attraverso e attorno ai comuni, i quali sono tanto vioini al sentimento ed allo interesse popolare e costituiscono le cellule insopprimibili dello stato. Noi riteniamo perciò che le elezioni comunali debbano avere la precedenza sulle altre; e di conseguenza approviamo senza riser,e la decisione del governo italiano di far luo"'O al più presto a tali elezioni. " Le quali costituiranno anche, se è lecito dire una specie di proYa generale per lo schiera~ mento dei partiti e costituiranno quindi anche un~ fonte ~i utili insegnamenti; e la conquisi.a dei comuni da parte delle forze proletarie rappresenterà una valida garanzia contro ogni tent.ativo reazionario del potere centrale e della monarchia. GioYerà non perder di vista questo aspetto del problema. Le elezioni ammlnl•tr•tlve 3. Per le elezioni comunali e provinciali manca nell'attua le legislazione italiana una legge eleL torale, la legge comunale in vigore non prevedendo le elezioni. Necessita quindi che il governo con un provvedimento legislativo d'urgenza o richiami in vigore la vocchia legge comunale e provinciale del 1915 o faccia luogo ad una speciale legge elettorale. Secondo la vecchia legge comunale, ogni comune aveva un proprio consiglio elettivo, composto di 15, 20, 30, 40, 60, 80 membri secondo la popolazione del comune medesimo. Il consiglio comunale veniva eletto a suffragio universale maschile con Yoto limitato. Ogni elettore, cioè, poteva votare una li ta d1 candidati pari a 4/5 dei membri assegnati al consiglio; e si ritenevamo eletti quei candidati che raccoglievano la maggioranza relativa dei suffragi. Ne conseguiva che il partito i cui candidati riceYeva110 il numero 'Più alto di voti, conquistava i 4/5 del consiglio: l'altro quinto era riserbato al partito che Yeniva subito dopo. I partiti minori, che seguivano, non avevano nel consiglio alcuna rappresentanza. Il che certo non era giusto. Questo modo di elezione a sistema maggioritario con rappresentanza della minoranza più forte, rimase sempre in vigore fino all'abolizione, av,;·enuta nel 1926. dei consigli comuna. li; rimase in v:igorc cioè anche quando si adottò per le elezioni politiche, con la legge del 1919, il sistema della rappresentanza proporzionale. Rima,se in vigore, senza che vi fossero forti opposizioni al riguardo, perchè la proporzionale nelle elezioni amministrative ha sempre trovato in Italia scarsi fautori, intendendo ognuno che con la sua introduzione si arebbe resa difficilissima, o addirittura impossibile. l'amministrazione in migliaia di comuni del regno. Il che avrebbe portato a consegucnZ<' politiche perniciose e gravi. Se la rappresentanza proporzionale politica, come rileveremo nel seguito di questo scritto, rende incerta la vitalità del governo atteso il frazionamento dei gruppi nell'Assemblea legislativa, questo fenomeno si presenterebbe ancor più accentuato con la proporzionale amministrativa, atteso il numero dei componenti il consiglio comunale in rapporto al numero dei parti ti in cui il consiglio si frazionerebbe. Inoltre, la cifra quasi irrisoria di voti richiesta per la conquista del quoziente nel consiglio comunale diventerebbe di per sè incentivo al moltiplicarsi delle liste e delle candidature. Certo l'esdusione dai consigli comunali dei partiti minori, risultante dal sistema maggioritario, è cosa ingiusta e spiacevole; ma al BibliotecaGino Bianco grave inconYenientc si può rimediare senza ~·icorrcre alla rappre entanza proporzionale mtegrale, apportando al Yeccbio sistema maggiori tari o le correzioni opportune. Con queto vecchio istema maggioritario si a,·ern una maggioranza veramente pletorica: così che si può, senza inconvenienti, ridurre 'la maggioranza dai 4/5 al 3/5 del consigLlo ed élevare ai 2/5 i seggi di minoranza, da ripartire, con la proporzionale. fra tutte le li te soccombenti. In tal modo tutti i partiti avrebbero una rnppresentanzv ed una voce nei consigli comunali, senza impedire o rendere difficile la formazione di una maggioranza e la continuità dell'amministrazione. Riterremmo inoltre opportuno dare alle minoranze una rappresentanza nelle 15-iuntccomunali, e precisamente un assessore eftcttivo nei comuni mecli, un asscs· sore effettivo ed tm assessore supplente nei grandi comuni: con ciò il controllo delle minoranze verrebbe estc o, come è giusto che sia, al potere e ecutiYO. La nomina dei sindaco e della giunta do,rebbe continuare ad essere fatta dai consigli comunali; e perchè le minoranze possano ave• re, nelle giunte, la loro rapprescn tanza, basterà disporre che la voi.azione degli a ses ori sia fatta con voto limitato. 4. Le elezioni provinciali si sono fatte sempre contemporaneamente alle elezioni comunali e con li) stesso sistema elettorale. Per le provincie vi è chi pensa che, prive come sono di una loro sostanziale ragion d'essere, si debba sostituire ad esse un altro ente locale di più ampio respiro, intermedio fra il comu~e e lo stato. In attesa che questa divisata riforma amministrativa si concreti e maturi, OJ?Ptt re sia rigettata, le proYincie potrrbbero rimanere anche amministrate senza inconvenienti da una commissione di nomina governativa. Altrimenti sarù bene provvedere alle elezioni provinciali con gli stessi criteri e nello stesso momento che per le elezioni comunali, così come i è fatto nel passato. tenendo presente però che con l'attuale divisione per ~n~ndamenti non sarebbe praticamente poss1~ile la rappresentanza proporzioJ1alc nelle mmoranze e che, se si ,uole addi,·enire _a guest1:1 rifo1'1!1a anche nel campo della provmcia, b1sognera raggruppare gli attuali man-damentq fa circoscrizioni elettorali più vaste. La ,,costituente•• 5. Durante la crisi politica che ha portato alla formazione di un governo in cui sono rappresentati i maggiori partiti e alla nomina di un luogotenente del re, la monarchia <:Ome ""ià abbiamo ricordato, ha assunto l'i'mpegno.., di convocare, dopo la guerra, un·assemblea costituente autorizzata a scegliere ed a codificare le istituzioni politiche e sociali dello stato italiano. La promessa fu già fatta, dalla monarchia sabauda, durante il primo Risorgimeno italiano; ma la promessa non fu poi adempiuta. Jl governo ed il popolo italiano dovranno milare questa volta, decisi a tutto, perchè il pàtlo sia rispettato. L'assemblea costituente, formata come ogni altr~ assemblea parlamentare, da rappresen. tanti popolari eletti in libere elezioni. dovrà approvare la costitruzione dello stato e le leggi fondamentali; e poichè la costituente riunisce in. sè tutta la sovranità popolare, le leggi da lei approvate non dovranno aYere bisogno cli alcuna sanzior.e da parte cli altro organo o potere dello stato per essere valide ed entrare in vigore. Convocata per decidere il nuovo ordinamento nazionale, la costituente cesserà di diritto qtLanclo avrà approYato le leggi fondamentali. E' questa la regola storica che sarà opportuno rispettare. Questa limitazione di durata costituisce anche una garanzia per l'assemblea la quale potrà decidere sugli ordinamenti dello stato in assoluta libertà senza che i suoi componenti possano essere traviati eia considerazioni personale d'ordine in fcriore. Questa limi tazionc dovrà essere espressa nel la legge di convocazione; e la conYocazione spet. terà naturalmente al potere esecutivo. Ma quali saranno i modi ed i termini della convocazione medesima? La cosliluente essendo, dal punto di vista estrinseco, niente altro che un·assemblea parlamentare. le elezioni a<l essa :possono farsi legittimamente secondo la legge ,-igente nel tempo per le elezioni politiche. Queste giusto criterio però non può trovare applicazione tra noi. La legge elettorale Yigentc in Italia è quella del 2 settembre 1929 che diede vita alla cosidctta camera dei fasci e delle corporazioni e non può pertanto in nessun modo essere applicai.a. Tale legge infatti non disciplina un istema elettorale aperto alla Yolontà nazionale e perciò aipplicabile in ogni momento ed in ogni regime, ma ba rappresentato la codificazione dell'arbitrio JJer cui una ristretta oligarchia designava ed eleggeva i rapprcscn tanti al Parlamento, avendo per base politica e co tituzionale l'esistenza dei fasci e delle corpora7Joni. Caduto il regime. scomparsi i fasci e le corporazioni, la legge trovasi svuotata di ogni suo contenuto e si presenta sotto ogni aspetto. anche quello materiale, del tutto inoperante ed inattuabile. Anzi tale legge deve considerarsi abrogata im. plicitamente dai nuovi provYedimcnti legislatici che hanno abolito la camera dei fasci e delle corporazioni. Bisogna di necessità che altra sia la legge clcL torale. Ma come fare se non esiste un potere legislativo cui ricbfodere l'lapprovazione di una legge nuova? Il problema ncn è meramente formale; e per quanto situazioni storiche come l'attuale consentano e qualche volta esigano di badare più alla sostanza che alla forma, converrà tuttavia essere cauti perchè si tratta, dal punto di vista storico-politico, della legittimità della prossima grande assemblea popolare e di conseguenza della legittimità della nuova costituzione italiana. Ma sotto l'aspetto formale le leggi tuttora vigenti in Italia e la pratica co• stituzionale cli oltre un cinquantennio consentono di risolvere il problema jn modo impeccabile senza bisogno di ricorrere ad espedienti privi di ogni base giuridica. Tutte le volte che la nece sità urge, come in questo caso. il potere esecutivo ha facoltà di emanare decreti legge. L'urgenza di convocare un'as cmbica costituente è universalmente riconosciuta perchè, <listrutta ormai la carta albertina, sconvolta dalla guerra tutta la vi la della naitaliani zionc, la formulazione di nuove norme costituzionali è una necessità primordiale per lo stato italiano; e su questa neces ità è unanime il giudizio dei paese. Ma decisa la convocazione della costituente, la formazione della.-: legge elettorale si presenta come mezzo ind1s~nsabile per raggiungere il fine, di gui a c-hc nessuno potrebbe mai, dal lato formale, contestare al governo il diritto di provvedere al riguardo. ISi. potrebbe però sul terreno politico avanzare il timore che qualche partito o gruppo di par. titi riuscisse a prevalere nel governo e a dar vita ad una legge cli comoda e larvata sopra ffnzione; ma un siffatto pericolo, sempre po sibile in astratto, non pare si possa pre• sentare in concreto. ella pratica, un governo formato dai rappre entanti dei maggiori partiti politici ibliani, assistito da un'assemblea consultiva, sotto la vigilanza dell'opiniOJle pubblica, con la stampa libera ed attenta, non potrà fare opera faziosa. La situazione politica offrirà su.fficienti garanzie. maggiori certamente di quelle offerte dalla risurrezione di una antica assemblea parlamentare, come la camera eletta nel 1921, lontana nel tempo, co ì staccata dai sentimenti popolari. Se si contestasse la competenza del governo ad emanare la legge elettorale; se veramente s~ ave sero fondati timori di una sopraffaz~one da parte del governo, di una legge ingwsta cd oppressiva, non resterebbe che ricorrere all'iniziativa popolare o sottoporre a referendum il progetto od i progetti di legge. G. Uno scrii.tore cattolico, difendendo con veemenza la proporzionale, ha sostenuto recentemente che dichiarata nulla la legge 2 settembre 1929, la quale aveYa istituito la camera dei fasci e delle corporazioni, torna di diritto ad avere vigore la precedente legge elettorale e cioè la legge 2 settembre 1919 che aveva istituito lo scrutinio di lista con la rapprasentanza proporzionale integrale. La tesi della. nullità di una legge e della risurrezione della. ~reccd~nte legge abrogata è, sul terreno g,ur1clico, prnttosto audace; ma si potrebbe anche consentire in essa nella consider~zio~e che il ~arlamento del 1929, dopo la arbitraria espulsione delle minoranze antifasciste e ciel clima di violenza creato dal regime, non aveva base nè costituzionalé nè morale. Le conseguenze, però, sarebbero certame!lte assai di_verse da quelle supposte dallo scrittore cattolico. Perchè, nel caso, la precedente legge che tornerebbe in vita sarebbe non la legge del 1919 sulla proporzionale, sibbene la legge del 1925 che ripristinava il collegio uninominale o la legge 15 febbraio 1923 la quale istituiva lo scrutinio maggioritario e con rappresentanza proporzionale delle minoranze. Contro quest'ultima legge non sarebbe facile una eccezione di 01·dine costituzionale, perchè la legge fu votata da un Parlamento eletto regolarmente nel 1921 ed aiwrovata. contro i vot_i co~p~tti. dell'~strema ~inistra, dai deputati fascisti l1berah e cattolici. Per pot~r arrivare a dichiarare nulla questa legge, bJSognerebbe considerare come inficiata di violenza ti1tta la vita costituziMale dello stato a partire dal 28 ottobre 1922 e dichiarare nulla e non semplicemente abr~gata tutta la legislazione fascista. Se a tanto non si può giungere, bisogna riconoscere che, su questo punto, le conclusioni dello scrittore cattolico sono del tutto errate e che invece sono esatte le nostre secondo I~ quali la legge del 2 settembre 1929 essendo diventata inattuabile, o essendo stata abrogata dalla recente ìegge che sopprimeva la Camera dei fasci e delle corporazioni, manca in Italia una legge elettorale e di conseguenza deve il P?tere esecu ti,;-o emanarla per poter addivemre alla consultazione politica del paese. La legge elettorale 7. Quale sistema elettorale il Partito Socialista deve chiedere che sia prescelto? Data la natura dell'assemblea costituente, e la sua funzione, riteniamo si debba chiedere che le elezioni alla costituente siano fatte con 1~ rappresentanza proporzionale. Trattandosi d1 a,pprovare le leggi fondamentali dello stato cli dare alla società una novella base, ragio~ YUi)le che la parte di jnfluenza parlamentare cli ciascun partito corrisponda esattamente alle sue forze reali nel paese; che se tutti i ciL tadini dovranno sottostare alle leggi della assemblea ed ai mutamenti rivoluzionari che essa deciderà. queste leggi e questi mutamenti sian decisi dal la maggioranza effetti 1·a del 12_aese. Chi scrive queste righe pensa che, per le elezioni politiche ordinarie, l'applicazione della ~appreseutanza proporzionale, nella sua forma mtegrale e co11 le vecchie modalità, dia ori""ine a seri inconvenienti cui sarà necessario ~imediare, ma questi inconvenienti - relativi s<?prattutto alla difficoltà di foTmare una maggioranza e quindi di dar vita ad un governo stabile - si ritiene non concorrano o concorrano in misura molto attenuai.a'. rispett? ~~ un'assemblea che abbia compitì ben def1111tLe non lunga durata. ei Parlamenti il governo viene rovesciato att1averso voti negati Yi di sfiducia. a formare i quali partecipano i gruppi e gli uomini più disparati, senza che questa maggioranza sia mai costretta a tramutare le sue negazioni in atti e fatti positivi; onde 1m fluttuare cli combinazioni e di intese, un pe~etuo ondeggiare di maggioranze mutevoli. Nell'assemblea costituente non c'è da rovesciare governi, ma da risolvere in concreto determinati problemi, di guisa che non. vi saranno voti puramente negativi, ma ogni, voto contrario ad una soluzione significhera un volo favorevole per una soluzione diversa. La forza delle cose e la necessità di ri olvere in concreto quei problemi costringerà a formare una maggioranza. Gli obbiettivi della costituente poi sono tali che le el<:zioni. r~lative rapp_rescnterallilo un alto confhtto d1 idee ,onde I opportunità che clementi di carattere personale non turbino nè molto nè poco la scelta eia parte degli elettori, la quale deve essere scelta di tendenze politic~e e non di uomini. Un'altra peculiare rag10ne questa perchè le elezioni si facciano con la proporzionale, soppressi tutti i voti di preferenza e tutti i voti aggiunti. (Continua). E. L. S. Redattore: Er I eh Va I lt r . Zurigo TI po g r a Il• : S. A. Arti Grafiche già Valadlnl & C. - Lugano

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