Come organizzare le comunità proletarie italiane • ID Svizzera? Le linee che seguono sono semplici appunti per un'impostazione oggettiva della discussione che avrà luogo nella prossima settimana in tutte le sezioni socialiste di lingua italiana. 1. Una situazione politica nuova si è creata nelle comunità italiane della Svizzera in seguito al crollo del fascismo, alla paralisi dell'apparato propagandistico e poliziesco consolare e, in maniera più indiretta, per la prospettiva di una prossima fine della guerra con la vittoria delle democrazie. Una ripercussione di questi fatti nuovi l'abbiamo avuto nella stessa organizzazione socialista: in quest'ultimo mese sono state costituite o ricostituite l'una dopo l'altra un buon numero di sezioni di lingua italiana. In varie località la sezione socialista è la sola organizzazione politica della comunità proletaria italiana. 2. Un'organizzazione socialista non è mai fine a sè stessa. Essa è al servizio di un ideale e di una classe. Le vecchie e le nuove sezioni socialiste di lingua italiana hanno compiti di propaganda, di educazione, di organizzazione, di difesa, di assistenza verso tutti i lavoratori italiani della propria località. Nessuna sezione socialista può sottrarsi a questi doveri senza tradire sè stessa. Quanto più l'ambiente è ostile o refrattario, tanto più la sezione deve lavorare. Una sezione la quale rinunzi o trascuri l'azione esterna in mezzo alla «massa», è una sezione inutile. 3. Le forme principali di organizzazione proletaria verso le quali i socialisti devono condurre i lavoratori, i quali siano ancora immaturi per l'azione puramente politica, sono, ora come sempre, i sindacati, le cooperative, i gruppi del Soccorso Operaio e i circoli culturali (scuole, biblioteche e simili) aventi un carattere antifascista. C'è una vecchia disposizione che fa obbligo ad ogni socio di una sezione socialista di avere anche la tessera del proprio sindacato: bisogna verificare se questa disposizione è rispettata ed invitare energicamente i ritardatari a mettersi in regola. Ma ciò non basta. Le sezioni socialiste devono svolgere, d'accordo coi sindacati locali, la più attiva propaganda,perché tutti i proletari italiani si organizzino. In vista delle grandiose competizioni che dopo la guerra sorgeranno tra padroni e salariati è indispensabile che la solidarietà proletaria sia la più stretta. E' compito dei socialisti italiani d'impedire che i lavoratori svizzeri guardino ai loro colleghi italiani come a pericolosi crumiri e concorrenti. 4. Le cooperative proletarie italiane esistenti devono anch'esse reagire alla nuova situazione politica allargando la propria sfera di azione e diventando dei veri centri d'irradiazione del pensiero e della pratica cooperativa. E' dovere dei socialisti membri delle cooperative di studiare le possibilità esistenti, di formulare le proposte concrete e di presentarle alle assemblee competenti, lavorando poi attivamente per la loro realizzazione. In questo campo come altrove, i socialisti devono essere capaci di uscire dalla routine, dall'abitudine, dalla passività, ed imparare, chiedendo la collaborazione di persone competenti, i metodi nuovi elaborati dall'esperienza e dalla scienza. 5. Nel campo culturale la fondazione della Ghilda del Libro italiana, promossa dalla Blichergilde Gutenberg, offre ai socialisti l'opportunità di un serio lavoro per la diffusione di buoni libri nelle comunità proletarie di lingua italiana. La struttura organizzativa della Ghilda esige la collaborazione di fiduciari in ogni località in cui esistono gruppi di lavoratori italiani; l'efficacia dei fiduciari dipende dall'interesse che i socialisti riusciranno a creare attorno a questa nuova istituzione, aliena da ogni proposito di speculazione commerciale e specialmente creata per il bene dei lavoratori. Una classe che aspira ad un'integrale emancipazione, come oggi il proletariato italiano, rivela la propria maturità allorché i suoi bisogni si estendono a quei domini della cultura che nel passato sembravano riservati alle classi non-proletarie. II giorno in cui accadrà di trovare nelle case dei proletari italiani una piccola biblioteca, con la stessa frequenza come ora questo accade nelle case degli operai svizzeri tedeschi, anche quello sarà un giorno rivoluzionario. L'azione dei fiduciari della Ghilda del Libro non dovrà restringersi alla sezione socialista, ma estendersi a tutti quelli che parlano e leggono l'italiano. L'organizzazione dei fiduciari dovrà diventare una forma permanente di organizzazione delle comunità proletarie italiane in Svizzera. 6. A riguardo delle « colonie libere » l'atteggiamento dei socialisti deve ispirarsi allo stesso principio fondamentale: in che misura le « colonie libere » possono realizzare una forma di organizzazione delle comunità proletarie italiane suscettibile di fomentarvi i sentimenti di solidarietà, di libertà, di auto-governo; in che misura esse possono rappresentare una difesa della comunità proletaria contro la peste nazionalista, contro la carità pelosa dei prominenti coloniali, contro le velleità totalitarie dei consoli. In altre parole, la partecipazione o l'astensione dalle « colonie libere » non può essere per i socialisti una questione pregiudiziale, ma è una questione di possibilità prahiehe concrete. I I principali quesiti ch'essa pone sono i seguenti: a) Devono 1e « e o 1on i e 1i b ere» aspirare ad accogliere nel proprio seno la totalità degli italiani, senza alcuna differenza so e i a 1e o po 1i ti e a ? Noi pensiamo di no. Siamo dell'opinione che la parola d'ordine « unità nazionale » sia falsa e deleteria. L' « unità nazionale » poteva essere un ideale fino al 1848, ma, dalla data del « Manifesto dei comunisti » di Marx ed Engels, i proletari hanno sostituito a quell'ideale un altro superiore. Nell'interno delle collettività italiane all'estero, come in Italia, vi sono contrasti sociali e politici che non devono essere mascherati. La tensione che risulta da quei contrasti è la principale forza di progresso. b) Quali sono i limiti sociali entro i quali le «colonie libere» devono mantenere il proprio ree 1u tam e n t o ? Noi pensiamo che oltre ai proletari veri e propri, essi debbano estendersi al ceto medio, agli intellettuali, ai tecnici, agli impiegati, ai piccoli commercianti, ai piccoli imprenditori, ai contadini, ·ma debbano rimanere esclusi i capitalisti, i commercianti grossisti, i direttori di banche, e loro eguali. e) Devono esistere dei limiti politici nel reclutamento delle « c o 1o n i e 1i b e r e » ? Noi pensiamo che debbano essere esclusi gli elementi reazionari, e tra questi comprendiamo gli ex-fascisti in genere, salvo discriminazioni singole da esaminare caso per caso, e i monarchici militanti. Con gli ex-fascisti si deve essere in Svizzera più severi che in Italia. Noi pensiamo che anche i cosidetti fascisti « illusi e ingannati», i fascisti per ragioni alimentari e quelli che dal fascismo non ritrassero alcun vantaggio, debbano subìre una certa quarantena prima di essere ammessi nella comunità degli italiani liberi. D'altronde, l'essere esclusi dalle « colonie libere » non comporta né la morte, né la prigione, né il boicottaggio economico, e non c'è nessuna ragione d'impietosirsi troppo verso gli ex-fascisti. d) Le « e o 1o n i e 1i b ere » d evo n o accettare solo l'adesione di cittadini i t a 1i ani ? Noi siamo dell'opinione che esse possano stabilire anche una categoria di simpatizzanti stranieri, che potrebbe chiamarsi « amici della libertà italiana», i quali stranieri sarebbero naturalmente esclusi dalle cariche direttive e dal voto. Questi simpatizzanti non devono essere necessariamente ticinesi o grigionesi di lingua italiani; possono anche essere svizzeri di lingua tedesca o francese particolarmente legati all'antifascismo italiano, e anche stranieri di altra nazionalità nelle stesse condizioni. e) Qua 1i devono esser e i r a p - porti tra i gruppi politici italiani e le «colonie libere»? Le « colonie» non sono cartelli di partiti, tuttavia esse sono sorte per impulso di gruppi politici e la loro vita interna risente di ogni screzio tra gli antifascisti. Un minimo di armonia tra le varie correnti antifasciste è perciò indispensabile per lo sviluppo delle « colonie». L'educazione politica alla democrazia e alla libertà, che è tra i compiti delle « colonie», non può essere svolta che dai rappresentanti dei partiti antifascisti. Eisogna considerare la demagogia anti-partito che si cerca di propagare in alcune « colonie» come un residuo di mentalità antidemocratica. Gli italiani devono essere educati a considerare i partiti èome gli organi storici della formazione della volontà politica. Sarebbe però anche falso trasformare le « colonie » in giostra permanente di opinioni politiche contrastanti. Le « colonie » sono una forma di organizzazione di massa più vasta degli stessi sindacati, e allo stesso modo come le diatribe politiche senza freno sono incompatibili con la normale e sana vita sindacale, esse sarebbero deleterie nelle « colonie ». f) Q u a 1 e e o n d o t t a s e g u i r e a riguardo delle istituzioni. exfasciste che i consolati offrono alla direzione delle «colonie liber e » ? E' una questione da esaminare località per località e caso per caso. La vitalità dell'antifascismo si rivelerà se esso sarà capace di creare istituzioni nuove, forme nuove aderenti alle energie sopìte dei lavoratori italiani all'estero, e se la.scierà deperire la farraginosa macchina burocratica costruita dai consolati all'epoca del fascismo. La ripugnanza di molti operai ad entrare nelle sontuose case d'Italia e ad assumere la gestione di enti complicati, proviene anche dal fatto che si tratta d'istituzioni concepite apposta per intimidire il « cafone » e persuaderlo che egli ha bisogno di rappresentanti avvocati, professori, ragionieri, e cosi via. Ma poiché si abusa tanto della parola rivoluzione, è il caso di ripetere che un cambiamento politico merita di essere qualificato rivoluzionario quando crea istituzioni nuove le quali costituiscano un arricchimento della libertà sociale e avvicinino il popolo alla cosa pubblica. L'antifascismo delle « colonie libere» deve saper rinunziare al bluff, alla pompa, alla retorica. Bisogna, scrisse Lenin, (-scogitare una forma di attività politica che permetta ad una cuoca di partecipare alla direzione o al controllo dello Stato. Applicata alle comunità proletarie italiane in Svizzera quella formula vuol dire: Le comunità debbono essere organizzate in maniera cosi semplice ed avere compiti cosi elementari, che un manovale muratore o un venditore di .castagne arrostite possano dirigerle senza bisogno di avvocati, di ragionieri, di brillanti oratori. g) Devono 1e « e o l on i e l ibere» trasportare la loro sede nelle « c a s e d ' I t a 1i a » ? Le « case d'Italia » sono tra quelle istituzioni dell'èra fascista che bisogna liquidare senza rimpianti. Esse furono create solo a scopo di propaganda e d'isolamento nazionalistico. Noi riteniamo che sia un bene se gli italiani all'estero frequentano per le loro riunioni le case del popolo, le università, gli alberghi, le trattorie, e, in genere, i luoghi stessi frequentati dagli svizzeri e dagli altri stranieri dimoranti in questo paese. L'appartarsi poteva essere una necessità per i propagandisti dell'ex impero, non lo è per i socialisti e i democratici italiani. h) C o me r i o r g a n i z z a r e 1' a s s i - s t e n z a ? I socialisti devono proporre che l'attuale forma della beneficenza alimentata di elemosine da parte dei commendatori, dei cavalieri-aspiranti-commendatori e dei pedoniaspiranti-cavalieri, sia sostituita da forme di solidarietà diretta e mutua tra gli italiani. Prima ancora che i commendatori e loro confratelli cessino di versare i contributi in odio alle « colonie libere», sarebbe preferibile se queste spontaneamente vi rinunziassero. l) Com e rio r g ani z zar e le asso - ci azioni e u 1turali ? Non c'è nessun motivo di rifiutare l'eredità materiale d'istituzioni fasciste create per scopi di propaganda nazionalista all'estero, e per eredità materiale intendiamo le biblioteche, le sedie, i calamai, le aquile impagliate, i busti di gesso; ma il passaggio di queste istituzioni dai fascisti agli antifascisti non può esaurirsi in un combiamento di dirigenti. Nel campo della cultura, più che altrove, abbiamo il dovere di essere intolleranti e spietati verso tutto il passato politico. Tra le istituzioni da ereditare col beneficio dell'inventario è anche la «Dante», la quale, prima ancora del fascismo, com'è noto, fu creata per scopi irredentisti e nazionalisti. Noi crediamo che l'epoca non di Dante, ma della « Dante », sia nella storia d'Italia tramontata per sempre, e poniamo agli amici delle altre correnti antifasciste la domanda se non convenga creare, nel seno delle comunità italiane in Svizzera, qualche istituto che corrisponda meglio alle necessità della nuova epoca. Nel momento in cui, più o meno tutti, parliamo dell'unificazione dell'Europa, chiediamo se non sarebbe di buon auspicio seppellire l'istituzione del vecchio nazionalismo e irredentismo italiano e creare al suo posto un istituto o club europeo. m) S a r à p o s s i b i 1e f a r a e c e t t a r e dalla maggioranza delle «colonie libere» questi suggerimenti? Non dovrebbe essere difficile. Dobbiamo intanto dichiarare che essi non sono da considerare come un ultimatum, cioè, come un insieme di richieste s i n e q u a n o n per la participazione dei socialisti nelle « e o l on i e ». Per ora, si tratta di opinioni sottoposte all'esame delle sezioni socialiste. Se queste dovessero accettarle, esse costituiranno la piattaforma dell'azione socialista nell'interno delle « colonie». I socialisti passeranno alla loro applicazione là dove essi hanno la maggioranza; la terranno in riserbo altrove come programma di minoranza. Già ora il carattere delle « colonie » varia da località a località: la «colonia» di Zurigo ha un carattere ben diverso da quella di Ginevra, e quella di Ginevra da quelle di Basilea e di San Gallo, tanto per esemplificare. Nessuno se ne dorrà in un momento in cui, più o meno tutti, parliamo di decentramento e di federalismo. Gli amici delle altre correnti non se l'avranno dunque a male se i socialisti, là dove essi hanno l'unanimità o la maggioranza, applicheranno le direttive che essi considerano le più giuste. Lo stesso nome delle «colonie» è ora diverso in varie zone; ad es. nel Ticino esse si chiamano colonie proletarie. Noi raccomandiamo ai socialisti di adottare, là dove essi sono maggioranza, il nome, da tutti i punti di vista preferibile, di «Comunità Proletaria Italiana.» n) D a t a l a t e n d e n z a d e 11e « e o l o - nie» all'autonomia locale, quali possono essere le funzioni della commissioneesecutivafederale? Poiché la rappresentanza politica delle « colonie» di fronte alla Legazione italiana è stata assunta da una delegazione del comitato di liberazione nazionale, e tenuto conto che le '< colonie» locali, nelle questioni che implicano un indirizzo politico, si regolano secondo l'umore della propria maggioranza, alla commissione esecutiva federale non rimane che un compito tecnico di organizzazione. Di tutte queste considerazioni bisognerà tener conto per una revisione degli statuti. I Circoli di studio cooperativi I Circoli di studio cooperativi sono, crediamo, sconosciuti in Italia, mentre hanno avuto meritatamente una larga diffusione in Svizzera, dove sono giunti attraverso la Svezia e gli Stati Uniti d'America. L'iniziativa merita d'essere segnalata sia dal punto di vista educativo sia dal punto di vista sociale. Anzitutto, i circoli di studio hanno un'influenza immediata nel promuovere la coltura delle classi lavoratrici e servono da pungolo per le menti torpide ed addormentate. La discussione di problemi di comune interesse, fatte da un gruppo di persone a cui la lunga consuetudine ha fatto perdere l'originario ritegno e la primitiva scontrosità, in un ambiente sereno, do,ve ciascuno si sente autorizzato, invitato, invogliato a dire la sua opinione, esercita nell'animo dei singoli una potente funzione educativa sia perché li abitua a tollerare l'espressione di tesi in contrasto alla propria senza che ciò provochi scomposta reazione, sia perché eccita ad approfondire certi argomenti, ad istruirsi, ed av• vezza l'individuo a trarre dalla con/ usione dell'interno delle impressioni, dei concetti ed a esprimerli. In secondo luogo, l'azione dei circoli che si esercita su problemi di attuali(à, a sfondo prevalentemente sociale, se raggiunge una certa intensità, è utilissima per la creazione o l'intensifi• cazione di certe correnti di idee, che diversamente rimarrebbero poco conosciute o rimmarrebbero allo stato apodittico: l'esame, la discussione, il contradittorio, specialmente in una sede di compostezza e di serenità non possono non giovare alla diffusione, alla propaganda delle idee dei concetti, dei programmi socialmente utili e che hanno per oggetto il miglioramento delle condizioni delle masse sia in senso materiale che spirituale. A questo proposito la pratica e lo swdio del funzionamento dei circoli di studio offrono il destro ad una osservazione curiosa. E' noto che il contradittorio, la discussione non han mai prodotto l'effetto di persuadere, di convertire. Le parti si armano per la discussione, vi si preparano spiriwalmente, sanno che nel corso della discussione sarà esercitata una coazione sia pure spirituale verso di loro e reagiscono in anticipo racchiudendosi nel loro guscio come le ostriche. La conseguenza è che gli argomenti scivolano sopra di loro come sopra una super/icie impermeabile; ciascuno ascolta l'avversario solo per cercare l'opporlllnità di replicare o contrattacare, ed alla fine ... ciascuno resta della sua opinione. Nei circoli di studio l'ambiente è sostanzialmente diverso: ciascuno espone pacatam,ente il suo modo di vedere, cerca di completare le sue cognizioni, nessuno ha interesse di persuadere gli altri perché nessuna resoluzione viene adottata dal circolo; si crea cosi un ambiente di tranquillità e di fiducia; i membri non si racchiudono in se stessi sospettosi e combattivi, appunto perché sanno che nessuno cercherà di farli mutare opinione: i ragionamenti, le argomentazioni esposte dai partecipanti brillano nella loro vera luce, e si raggiunge cosi talvolta involontariamente, il miracolo della persuasione e della conversione. I Circoli di studio cooperativi, fattori importanti di elevazione nel campo educativo e sociale, meritano di essere studiati a fondo e di essere diffusi anche nei paesi dove sono tuttora sconosciuti, come l'Italia. I Gruppi colla loro azione sindacale e cooperativa, non hanno la pretesa di sovrapporsi ai partiti esistenti. Essi tengono ad osservare una indipendenza assoluta, occupandosi delle questioni di carattere economico e sociale che possono essere egualmente patrimonio ideale dei diversi movim,enti politici. Per essere serio e sano il movimento cooperativo deve rimanere all'infuori dei partiti, deve ricercare una unità di azione che possa essere cemento fra i partiti anziché eleniento di discordia e di dissenso. Viene accennato alle probabilità esistenti per creare nelle diverse località circoli di studio aventi per oggetto questioni di cooperazione e di organizzazione del lavoro. Questi circoli potranno - particolarmente nei campi d'internamento e di lavoro - fomentare l'unione, l'intesa, evitando le scissioni provocate dai partiti politici. E' stato costituito un Fondo internazionale per la ricostruzione cooperativa nei paesi devastati dalla guerra. Ora la ricostruzione delle sedi è utilissima, ma quel che importa maggiormente è la formazione di veri cooperatori. Come ben diceva Charles Gide il fascismo ha tolto l'anima al movimento cooperativo italiano: occorre dunque ridargliela, e chi meglio dei Circoli di studi, colla loro opera di educazione, può farlo? Naturalmente è necessario che i Circoli di lin• gua italiana si tengano a contatto fra di loro ed a questo scopo si decidè di costituire, fin da questo momento, una « Associazione per lo studio dei problemi del Lavoro e della Cooperazione ». Il solo titolo indica il suo programma. Fra i suoi scopi l'Associazione deve incoraggiare la creazione di altri Circoli di studio, sviluppare la propaganda sindcicale e cooperativa in mezzo agli italiani, tendere alla formazione di una biblioteca specializzata, ecc, ecc. Redattore:ERICH VALAR, ZURIGO Druck: GE Noss E Nse HAFTSDRUCKEREl zo RICH
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