L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXV - n. 16 - 31 agosto 1944

Bi L'Italia di domani Nel settembre del 1941, nella collezione P e n - g u in b o o le s , venne pubblicato a Londra un libro: T h e Rema le in g o/ I tal y di Pentad. L'editore in prima pagina avvertiva: «Gli autori di questo libro, come è indicato dal loro pseudonimo, sono cinque. Essi sono attivamente impegnati nella lotta di liberazione dell'Italia dal giogo /ascista e tedesco, e per questa ragione i loro nomi non debbono essere divulgati. Ma possiamo dire che quattro di loro sono nati in Italùi e rappresentano i diversi aspetti della vita italiana: uno è lombardo, uno veneto, uno siciliano e il quarto emiliano. A loro si è unito un u/ficiale inglese, che ha ricordato l'aiuto dato dall' Inghilterra al primo Risorgimento dell'Italia.» Nella stessa collezione il libro è poi stato pubblicato nel 1942 in una traduzione italiana col titolo «L'Italia di domani». Neppure noi conosciamo il nome degli autori che si celano dietro lo pseudonimo di Pentad, ma ci sembra che il libro, pur nella sua breve mole, sia uno dei migliori stampati negli ultimi anni sull'argomento. Le prime quattro parti hanno, oggi, un minore interesse. Riproduciamo dai capitoli consacrati alla ricostruzione i pensieri che seguono. Eliminazione dei prhilegi Le forze reazionarie che hanno sbarrato in Italia la strada alla liibertà sono la monarchia, il grande capitalismo ed alcune sezioni della chiesa cattolica. La monarchia sabauda, sotto la cui egida si compiè l'unità politica del popolo italiano ebbe larga popolarità ed ad essa aveva finito coll'aderire anche la maggioranza di coloro che durante le lotte del Risogimento avevano parteggiato per una soluzione repubblicana. Tuttavia, dopo l'esperienza fascista, il distacco tra la monarchia e il popolo è diventato evidente ed incolmabile. Invece di ostacolare il cammino della dittatura, il re e gli ambienti di corte lo hanno agel'anima, sono le sole garanzie per una vita che voglia essere cristiana non nelle forme esteriori, ma nella coscienza libera di tutti gli italiani. Infine toccherà alla riorganizzazione economica del paese fare crollare una volta per sempre la terza colonna del privilegio, costituita dal capitalismo individualista, industriale ed agrario. Non si può pensare di ritornare puramente e semplicemente al sistema economico anarchico che si è dimostrato fonte di crisi, di lotte di classe e di guerre. Perciò la nostra riforma prevede il trasferimento della proprietà dei mezzi di produzione ai lavoratori (non allo stato) e un sistema di organizzazione della produzione nazionale che però non è burocratico. Il rimedio è eroico, tna l'economia italiana, alla caduta del fascismo, sarà in condizioni fallimentari e nessun rimedio che non fosse eroico potrebbe salvare il popolo dalla fame e da una crisi che si protrarrebbe per anni. Non ci facciamo nessuna illusione che l'applicazione delle nostre proposte possa fare sparire d'incanto la miseria, ma riteniamo che esse possano avviare il nostro paese verso una maggiore e più rapida prosperità, eliminando ad un tempo alla radice l'ingiustizia dei privilegi del danaro. L'espropriazione delle terre e delle fabbriche darà luogo ad una indennità a favore del capitalista espropriato. Tale indennità è soggetta ad un limite massimo dettato tra l'altro dalla considerazione che l'economia italiana non è in grado di pagare agli espropriandi l'intero valore dei beni espropriati. Nessuna indennità è invece prevista a favore dei responsabili del fascismo, perché sono essi i colpevoli della tragica situazione italiana, i responsabili della disorganizzazione industriale, coloro che mentre la nazione moriva di fame hanno accumulato ricchezze colossali a trattenere le quali non hanno né moralmente né giuridicamente alcun titolo. volato e hanno legato il loro destino a quelli La riforma politica delle forze più reazionarie della nazione. La monarchia ha infranto il giuramento solenne La riforma s'inizierà con la restaurazione di mantenere la costituzione e la forza della della libertà di associazione, di organizzazione legge e alienata la libertà di cui il popolo professionale e di stampa e con la sostituzione italiano l'aveva fatta suprema tutrice. della milizia e della polizia fascista con una guardia repubblicana. Indi, la nuova costituIn politica estera il re non ha esitato a san- zione politica mirerà ad organizzare la partezionare l'alleanza dell'Italia con il nazismo e cipazione del popolo all'amministrazione della la conseguente guerra contro le democrazie, e cosa pubblica nella forma più attiva e più varia si è infine macchiato dell'ultima infamia bran- possibile, si che abbia a scomparire ogni dendo la spada di Maramaldo contro la Francia traccia di psicologia fascista e sia rapida la e conducendo la nazione nell'abisso della do- rieducazione politica degli italiani che tanti minazione germanica. anni di dittatura hanno distolto dal governo Carica di tanti peccati, la monarchia ha del loro paese. ~ perso tutta la sua popolarità e ha attirato A tale scopo sarà operato un vasto decentrasopra di sè l'odio universale dell'antifascismo, mento dei pubblici poteri in modo da lasciare che non può a meno di ritenerla responsabile al governo centrale la cura dei soli interessi delle sventure che hanno colpito l'Italia in che riguardano la totalità del popolo, come questi ultimi anni. Essa non offre più nessuna l'amministrazione della giustizia, la sicurezza garanzia e non riscuote più la fiducia di alcuno. del paese, le comunicazioni ecc. Né è pensabile una abdicazione di Vittorio Ma non tutti i problemi di una nazione sono Emanuele III a favore del figlio e del ramo problemi centrali ed uniformi, e questo è particollaterale degli Aosta. Il principe ereditario colarmente vero per l'Italia, dove le tradizioni non ha agli occhi degli italiani né il prestigio e i costumi sono differentissimi da regione a morale, nè intelligenza politica che avrebbero regione e diversi i problemi ed il livello econopotuto fare di lui il portabandiera di un rinno- mico, specialmente tra il nord e il sud della vamento. La sua vita privata è caratteristica penisola. per la frivolità e i facili amori; la sua vita pub- Una costituzione francamente federale, sul 1 blica, non meno di quella paterna, è piena di atti di condiscenden,za verso il regime fascista, tipo di quella cantonale svizzera, è stata consigliata ed avrebbe tradizioni profonde nella di cui ha patrocinato le imprese con la presenza e col nome ed innalzato il prestigio con atti di st0 ria della penisola e nel pensiero dei suoi uomini politici. pubblica adesione. Naturalmente non si tratterrebbe di far riQuanto agli Aosta, basterà rico rd are che essi vivere le circoscrizioni dei vecchi stati italiani, sono stati fino dall'inizio a capo della camarilla di corte che ha influito decisamente sull'at- ma piuttoS t o di favorire il raggruppamento per libera scelta ed elezione di varie provincie tra teggiamento della monarchia a favore del loro, secondo l'affinità dei problemi e degli fascismo. interessi locali. E tali raggruppamenti dovrebLa successione degli Aosta con il loro pieno ibero avere i propri consigli ed il proprio eseconsenso, è stata minacciata a più riprese da cutivo e godere dellà massima autonomia conMussolini per piegare le ultime resistenze di un sentita dagli interessi generali della nazione. re senza carattere e senza forza morale. Il criterio della competenza degli enti regioIl popolo italiano non aveva sentimenti nali potrebbe essere trovato nello stabilire non monarchici al di fuori di quelli che lo legavano già quello, che essi sono autorizzati a fare, ma alla casa di Savoia, e che discendevano dalle piuttosto quello a cui non sono autorizzati, in tradizioni e dai ricordi della lotta per l'unità modo da lasciare a loro mano libera di speridurante il Risorgimento e non esiste nessuna mentare, al di fuori di quanto è riservato al altra dinastia che possa prendere il posto la- governo centrale. sciato libero dalla monarchia sabauda. Certo è che quello che gli abitanti del luogo La nuova costituzione repubblicana sarà possono fare per risolvere i loro problemi, con quindi insieme atto di necessità e di legittima la coscienza della comunità dei propositi e il difesa. vigore dell'opinione locale, è di più e di meglio Con essa una delle colonne del privilegio e di quanto non possa fare un potere centrale, della reazione cadrà infranta. lontano e non parimenti informato degli La seconda delle forze reazionarie contro cui interessi particolari. Un potere centrale che tende, per forza di cose, all'uniformità e albisognerà purtroppo combattere è costituita, l'applicazione di regole uguali a differenti come già detto, da certi ambien.ti del cattolice- circostanze. simo che hanno troppo a lungo avuto il sopravvento e che hanno tanto compromesso il nome Esula dal nostro compito dare un piano di cristiano e di cattolico. La «diplomazia vati- particolareggiato della costituzione amminicana», l'amore per il «quieto vivere» e i tanti strativa del futuro stato italiano, ma importa legami con cose che di cristiano e di cattolico mettere in luce la necessità di assicurare al non hanno neppure l'ombra, hanno contribuito popolo la massima diretta partecipazione alla a mantenere al fascismo vita e «aiuto morale». risoluzione dei suoi problemi sia generali che L'eliminazione di questi sistemi e di questi particolari. Perché quanto più grande è la legami troverà consenzienti tutte quelle forze partecipazione dei cittadini nella formulazione veramente cristiane, veramente cattoliche le delle leggi, tanto maggiore è il loro rispetto quali sanno dove attingere per la loro vita per esse e più pronta la reazione contro l'ilmorale e religiosa e sanino che una giusta legalità. democrazia, una lotta contro i privilegi delle Infine, il fatto di essere consultato frecaste contro l'inschiacto del corpo dea quentemente, dà al cittadino il senso di essere • qualche cosa nello stato e lo obbliga a formarsi una opinione intorno ai pubblici problemi. E tutto questo insieme di circostanze concorre ad educare alla libertà e a formare il cittadino. Saranno naturalmente ricostituiti i Consigli comunali e provinciali, eletti a suffragio universale, allargata la loro competenza e affermata la loro indipendenza dal governo centrale. Prima del fascismo, capo del comune era il Sindaco, carica elettiva abolita dalla dittatura che sostituì il Sindaco e il Consiglio comunale col Podestà di nomina governativa. A capo della Provincia invece, anche prima del regime fascista era un funzionario di nomina regia, il Prefetto, che, anche prima della dittatura, esercitava interferenze non sempre legittime né sempre disinteressate sull'amministrazione locale. Coll'avvento della dittatura Podestà e Prefetti sono divenuti gli strumenti più diretti e più efficaci della prepotenza della oligarchia al governo e gli organi legali attraverso i quali si esercita l'illegalità. La nuova costituzione italiana abolirà Prefetti e Podestà e attribuirà ai Consigli comunali e provinciali il potere di eleggersi i loro organi esecutivi. Il controllo di legittimità delle deliberazioni dei Consigli comunali e provinciali sarà deferito alla magistratura ordinaria. Al potere giudiziario dovrà essere restituita la più completa indipendenza dall'esecutivo e ai giudici la garanzia dell'inamovibilità. La sfera di competenza della magistratura ordinaria sarà allargata, deferendosi ad essa tutte le controversie tra enti pubblici e tra questi ed i privati che sono attualmente devolute a magistrature speciali facilmente soggette alle influenze pontiche. La giustizia dovrà essere resa gratuitamente, perché è il primo dovere dello Stato provvedere a far rispettare le leggi. Le spese di giustizia, che tra l'altro sono state subdolamente difese come un freno alla litigiosità, costituiscono un vero privilegio delle classi più abbienti. Un freno alla litigiosità potrà, caso mai, trovarsi nelle multe da imporsi alle parti che intentano liti temerarie. L'Assemblea Legislativa, eletta a suffragio universale segreto, manterrà i caratteri e le funzioni dei parlamenti democratici di modello inglese. Essa sarà la suprema regolatrice degli interessi spirituali e politici dell'intera collettività italiana. Ma poiché la riforma economica del paese prevede la socializzazione di certe industrie, la fine del capitalismo individualista e un piano organico di produzione, a fiianco dell'Assemblea politica sarà duopo porre un altro organo, anch'esso di carattere nazionale, cui sarà affidato il compito di tracciare un piano di ricostruzione economica del paese, di dare le direttive fondamentali della produzione e di coordinare fra di loro le varie attività economiche del paese. I membri di tale assemblea saranno scelti elettivamente e per un periodo limitato, in modo da rappresentare tutte le categorie economiche della nazione, tecnici, operai, agricoltori, impiegati, professionisti. In tal modo sarà evitato la costituzione di una burocrazia statale autoritaria, talora incompetente e che comunque non può mai «sentire» i problemi come chi è parte viva e interessata di essi. Il potere esecutivo, esercitato da un presidente della repubblica e dai ministri designati dall'Assemblea legislativa, sarà responsabile del suo operato verso di questa e, per quanto riguarda la legittimità formale dei suoi provvedimenti, anche verso il potere giudiziario. Edizioniitaliane del Partito Socialist.aSvizzero PRIMA SERIE: ~ Liberare e federare!~ f Olindo Comi: SOCIALISMO FEDERALISTA Fr. 1.- 2 Carlo Ro:uelli: PROFILO DI FILIPPO TURATI • 0.60 3 Piero Gobetti: PROFILO DI MATTEOTTI • O.SO 4 Walter Flieu: L'ECONOMIA DELL'EUROPA I FEDERATA . . . . . . • 1.- 5 Utinam: CENNI E CONSIDERAZIONI SUI MONOPOLI INDUSTRIALI • 0.40 SECONDA SERIE: Memorie f • Uno di allora•: L'ASSASSI IO DI MATTEOTTI Fr. 0.60 Deposito generale e vendita: •Edizioni dell'Avvenire dei Lavoratori• Conto postale Nr. VIU126305 Casella postale 213 Zurigo 6 - Militiirstrasse 36 VARSAVIA 1939 Noi non crediamo più alle vostre parole né a quelle che ci /urono care una volta. Il nostro cuore l'ha mangùito chi ha fame il sangue l'han bevuto le baionette. Noi non crediamo più ai dolori alle gioie eh' erano solo nostre ed erano sterilt. La nostra vita è nelle mani ai /ratelli e la speranza in chi possiamo amare. Noi non crediamo più agli dei lontani né agli idoli e agli spettri che ci abitano. La nostra /ede è la croce della terra dov'è croci/ isso il / igliuolo dell'uomo. 1943 E dopo verranno a ingannarti ancora una volta a contarli a insegnarti a mentirti. E dopo verranno uomini senza cuore a urlare /orte libertà e giustizia. Ma tu ricorda, popolo ucciso mio: Libertà è quella che i santi scolpiscono sempre per le caverne per i deserti in se stessi statua d'Adamo /aticosamente. Giustizia è quella che nel poeta sorride bianca vendetta di grazia sulla morte. Le mie parole che non ti danno pane le mie parole per le pupille dei figli. POESIA. 1944 Sulla rivista «Traits» di Losanna ( aprile 1944) leggiamo in un articolo dell'inglese Stephen Spender, «La guerre et l'expérience poétique en Angleterre et en France»: «Per la prima volta da molti anni (in Francia come in Inghilterra} il poeta non si sente più un essere a parte, che accede a realtà più profonde, ignorate dalla comune degli uomini; crede invece che la poesia è il mezzo più diretto e mani/estamente il più proprio ad esprimere quel che vivono oggi gli uomini. E'questa la ragione per cui in Inghilterra i giovani scrittori d'ingegno - che, dieci anni /a avrebbero scritto romanzi o magari diatribe politiche - si volgono quasi tutti verso la poesia ... » L' A. vede in tre attitudini fondamentali della esperienza poetica moderna (Romanticismo, cioè indipendenza del poeta dalla civiltà contemporanea; /uturismo, cioè simbolismo della macchina; surrealismo, cioè superamento pseudo-rivoluzionario della civiltà meccanica) un «disaccordo tra i valori poetici e i valori secondo i quali la maggior parte degli uomini vivono ed organizzano la loro vita». Divergenza che - egli scrive - sembra esser scomparsa dalla vita profonda della Francia. La vastità della catastro/e, rovesciando valori e rapporti sociali, /a si che il «centro del mondo poetico coincida di nuovo con i sentimenti più pro- / ondi della società». I poeti riacquistano una libertà espressiva, una fiducia nel prossimo e nel pubblico che sembrava definitivamente perduta. Aragon - che indubbiamente sta divenendo un simbolo e un punto di ri/erimento per molta parte della letteratura europea - Emmanuel, Eluard, ]ouve (su quest'ultimo nome faremmo qualche riserva) sono la poesia /rancese orientata in questo senso, voce della guerra «comune» e della guerra «solitaria» ( quella cioè che si /a per di/endere «la causa del mondo che attende l'ora di nascere» e per la quale - scrive l' A. - sarebbe necessario un poeta della statura di Leopardi). In Inghilterra, Comfort, Hendry, Treece. L'importanza di questo studio ci sembra tanto più rimarchevole in quanto non si trat.ta di un ennesimo «richiamo all'ordine», o ad una generica «umanità del poeta», né di una esempli/icazione elogiativa di scrittori di sinistra ( sebbene Malraux e i poeti della Brigata Internazionale spagnuola abbiano segnata la via di quelle che sono le attuali conquiste «collettive» della poesùi); ma un indice posto su di un fatto nuovo, indubbio: la poesia sta per diventare, è già divenuta, un mezzo espressivo e comunicativo assai più vasto di quel che siCLstato per le generazioni di jeri. Gli uomini parleranno e ascolteranno, in termini di poesia, liberati in parte dalla esasperata storicità del romanzo e da una psicologia i cui specchi di Narciso incantati sono andati in /rantumi sotto la violenza di spostamento d'aria di questa catastrofe. Non si tratta di una fittizia «letteratura di guerra» - olfatto. Ma di un autentico sentimento nuovo della ragion poetica. Chi può, si avvicini all'opera di questi poeti, che han sofferto, sperato e scritto «per gli altri». Forse, anche in Italia, c'è chi cerca le nuove parole che sono nel cuore dei compagni. « Sperano altri che un popolo straniero ci conquisti per darci la libertà: ed è questa delle ut.opie la più assurda e codarda ad un tempo stesso. La libertà ottenuta in dono non potrà essere che condizionata quindi mutilata. La libertà deve non solo conquistarsi ma conquistarsi senza aiuti. » CARW PISACANE ( dal « Saggio sulla Rivoluzione ») . i

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