Bib ~ I problellli della deD1ocrazia • ID Italia genze effettive, non astratti ideali. E si dovrebbe pensare al compito che ci sta innanzi, e quindi a quegli organi che possano sopperirvi più facilmente. Non sappianio con esattezza quale sarà il mondo di domani; sappiamo soltanto che dovrà essere, e sarà, un mondo nuovo, il quale noi ,·enderemogradatamentemigliore. Allorquando la guerra sarà finita noi ci troveremo di fronte a rovine morali e materiali, di cui, oggi, non possiamo misurare, neppur approssimativamente, la estensione e la profondità. Noi dovremo affrontare difficoltà immense, ma lo fare mo con cuore saldo e con fede indomita. E' certo che la primordiale, urgente e necessaria bisogna sarà quella di far vivere milioni di creature umane ( primum vivere) e di dar ordinato lavoro a milioni di uomini reintegrati in una esistenza civile non facile, dopo aver lungamente sofferto sui campi di battaglia, in quelli di concentramento, nelle prigioni e nell'esilio. Oltre a tal compito, primo ed essenziale, si dovranno, anche in Italia, gettare subito, chiaramente e fermamente, le basi di un regime democratico. All'uopo si possono e si debbono, sin da oggi, prospettare e proporre qiielle soluzioni più conformi alle esigenze democratiche e socialiste della nuova Italia, federata nella nuova Europa democratica e socialista. Un problema, importante tra gli altri, e da risolversi tempestivamente, è quello costituzionale, dipendente, invero, da rapporto di forze, il quale rapporto, ora, non è possibile determinare. Opportuno e utile, tuttavia, che tale problema sia senza indugio impostato e che se ne dibattano e suggeriscano appropriate risoluzioni. Al detto fine pubblichiamo, qui appresso, la prima parte di iin saggio, e le altre parti, successive al diffuso preambolo, seguiranno. E' appena il caso di avvertire come la proposta - meritevole della massima considerazione e di libera discussione - esprima opinioni e idee personali del nostre collaboratore. (n. di r.) Le questioni costituzionali Le questioni puramente istituzionali hanno dato sempre molto da fare ai partiti democratici e liberali; molto meno se ne sono curati i socialisti. Chi infatti comprende che la società ha bisogno di profonde trasformazioni strutturali, e di un diverso assetto economico, non pone mente poi come a cosa fondamentale a quelle forme politiche che sono emanazione e coronamento della sostanza sociale. Vi sono tuttavia periodi nei quali le questioni della rappresentanza e della libertà sono questioni essenziali per tutti. Così i socialisti si sono battuti a lungo, in Italia, per l'allargamento del suffragio, e poi per la tutela della democrazia calpestata dal fascismo. Le questioni puramente politiche divengono, in determinate congiunture, vitali per la possibilità di sviluppo verso il socialismo, e di mantenimento della società civile: occorre pertanto prendere aperta posizione, come socialisti. La situazione che si affaccia ora all'Italia pone in primo _piano e in immediata urgenza il problema costituzionale nella sua interezza. Non sarebbe prudente anticipare quali saranno le forze in cui si porrà, né in rapporto a quali dati politici. Ma certo è che quale che sia la formula di elezione - per un parlamento o per un'assemblea costituente sovrana - la rappresentanza popolare dovrà affrontare sollecitamente il compito di dare al paese una nuova costituzione. Nel mezzogiorno, ove si è conservata la continuità dello stato, non molto è rimasto in pi'é!di dell'apparato istituzionale, che, éosi come lo ha lasciato il fascismo, non potrà certo permanere, né potrà ritornare semplicemente alle formule di venticinque anni fa. Nel restante d'Italia, l'occupazione tedesca, le vicende della guerra combattuta, e le variazioni fasciste e neofasciste sul tema della dittatura e della sopraffazione, finiranno per non fare restare più nulla del vecchio apparato statale, corroso già da vent'anni di corruzione e di arbitrio che gli avevano fatto perdere autorità ed efficienza. Se ci saranno sempre vivi intenti conservatori, si sarà però molto vicini a una sostanziale vacanza, su cui tu.tto è da rifare. E' tempo perciò dei disegni sistematici, che contribuiscano a tracciare le linee secondo le quali si può delineare lo sviluppo futuro. Troppe volte il carico della tradizione e del passato ha gravato, perpetuando istituzioni inerti o inefficienti o inadeguate. Quando ci sono corpi statali che, bene o male, funzionano, vi è evidentemente una ragione di economia che consiglia di innestarsi sulle loro basi. Creare nuovi organismi, cui dovrebbero essere devolute funzioni varie esercitate sino a quel momento da disparati uffici, porrebbe in essere un difficile problema di trapasso, e rischierebbe di compromettere, per un'inefficienza originaria, ogni espansione futura astrattamente prevista. Ma quando poco c'è, e molto è indispensabile rinnovare, si devono cercare i mezzi migliori per sopperire alle esigenze del momento: si può almeno ricavare dal disastro da cui si esce il vantaggio di una partenza rinnovata, nelle forme più favorevoli. L'amministrazione dovrà essere formata pressoché ex-novo, e si potrà aver riguardo non tanto ai suoi passati organi e titolari, quanto ai bisogni cui si debba provvedere. I corpi rappresentativi non esistono più da un pezzo, e sono semplicemente da fare. Gli organi di controllo hanno perduto poteri e credito. Lo stesso ordine giudiziario avrà bisogno di revisione. Si è dunque nelle condizioni in cui si deve proporsi con chiarezza ciò che si vuole. Il problema del trapasso dal passato al nuovo si precisa in quello delle trasformazioni che sono necessarie in profondità e non possono operarsi in un giorno, devono perciò trovare la forma legale che più agevolmente le attui. Data la vastità del problema, accorre affrontarne lo studio, e presen~re alla discuss·one I o a osservazioni e proposte. Di fronte alle deliberazioni future si formerà un punto di vista socialista, risultante da una preventiva disamina, che nel passato non ha molte posizioni costituite. Una costituzione perfetta Generalmente, quando si discute di costituzioni, ci si propone di mettere innanzi una costituzione perfetta. Su questo punto è bene intendersi. A parte il fatto che la perfezione è difficilmente raggiungibile e raramente si trova raccolta in un solo progetto astratto, e prendendo per buoni i necessari tentativi che devon farsi in proposito, bisogna proporsi chiaramente il problema di ciò che una costituzione è, e delle necessità di trasformazione che in un dato momento si rendono evidenti e imperiose. Una costituzione perfetta, una costituzione veramente e pienamente democratica, è e deve essere statica, cioè conservatrice. Una volta raggiunta la democrazia, bisogna porre in essere le garanzie per conservarla, per rendere impossibili i colpi di mano, il colpi di stato, e di necessità quindi anche le profonde trasformazioni progressive. La costituzione statica - la quale, si capisce, per essere perfetta deve avere in sé i termini di una possibile evoluzione, ma son termini necessariamente limitati e lenti - è il punto di arrivo di un periodo di trasformazione. In essa si conclude una rivoluzione, o anche soltanto una fase di modificazioni radicali nella struttura sociale. E poicllé essa è il punto di arrivo, non si può conoscerne in partenza, e ancor meno prima della partenza, le condizioni e 1~ premesse. Perciò le considerazioni intorno alla migliore costituzione riescono, in anticipo, astratte, e per lo più sterili. Il punto di arrivo deve essere lo ·sbocco naturale, la conclusione spontanea della trasformazione; non si può predeterminare quando la trasformazione non sia né compiuta né iniziata, e nessuno quindi possa conoscerla nel suo intero effetto. La trasformazione sociale Intanto, vi è l'esigenza della trasformazione sociale. Voler premettere ad essa la costituzione idealmente perfetta, sarebbe atto reazionario, volto a impedire la realizzazione delle innovazioni necessarie. Si può, si deve anzi, in una costituzione idealmente perfetta, prevedere i modi di una evoluzione; si può anche prevedere una «vacanza della legalità», nella quale riforme di carattere eversivo possano essere attuate rivoluzionariamente, per dar poi luogo alla ripresa della normale legalità costituzionale. Ma tutto ciò toglierebbe ogni senso alla costituzione stessa, o sarebbe privo di effetto, se si dovesse applicare sin da principio. Ora questo è il caso attuale: sta innanzi a noi, immediata, l'esigenza di una profonda trasformazione. E questa è un'esigenza primaria. A che porre in essere un complesso costituzionale che l'ostacoli? Può darsi che la trasformazione sia operata rapidamente, da una rivoluzione o da un governo provvisorio; si elaborano, in tal caso, nel tempo stesso delle sostanziali attuazioni, le linee della costituzione futura, che è destinata a entrare in vigore in un momento successivo, e su una situazione sociale già innovata. In tal caso, non conoscendosi le premesse che si troveranno realizzate, è prematuro anticipare la forma di governo. Può darsi anche, peraltro, che vi siano esigenze di trasformazione vaste e profonde, eppure la situazione non consenta soluzioni rivoluzionarie. In tal caso la direttiva socialista è per forme istituzionali che siano atte a compiere la trasQ formazione; per avviare cioè la trasformazione in vie legali che possano trovar sede in istituzioni adeguate alle esigenze del momento. Avremo una costit~one provvisoria? Ciò non importa molto. Quante volte una costituzione, che si pretendeva definitiva, è uscita dal corso di una rivoluzione per aver breve o brevissima vita. Se con più chiara visione della realtà, ciò sapremo in partenza, e ci proporremo sin dall'inizio di instaurare una costituzione che sia la più idonea alle esigenze e alle condizioni del momento, meno idonea quindi a un assetto perpetuo, non ci sarà nulla da perdere. E potrà darsi che anzi una tale costituzione, adeguata alla realtà, abbia ad avere più lunga durata e più salutare vigore di quanto altrimenti non ci si potrebbe aspettare. IJna costituzione evoluti-va La ricerca di una formula istituzionale evolutiva sembra di grande importanza in questo momento. Essa infatti potrebbe interessare ai socialisti che antepongano considerazioni realistiche a un rivoluzionarismo meramente astratto, e intendano promuovere senza rinvio a una palingenesi a venire quelle realizzazioni che sono necessarie e possibili, e ai progressisti che comprendono la necessità di profonde trasformazioni sociali ma temono uno scoppio rivoluzionario. Si tratta di porre in essere un'effettiva rappresentanza popolare che possa far luogo a riforme anche di carattere eversivo; che non sia prigioniera di vincoli formali, di controlli ritardatori, di verifiche remoranti, sia dotata dell'agilità e possa disporre della forza popolare necessaria. Una tale costituzione potrebbe esser pericolosa alla lunga, ma è anzi garanzia di una legalità nelle circostanze attuali. Nel porre allo studio quindi il problema istituzionale si d~)Vrebbero ora aver presenti le concrete esiPrincipi generali di un tale ordinamento potrebbero essere un largo concentramento di poteri in una assemblea rappresentativa; la rinuncia a una duplicità camerale di puro controllo o rallentamento o conservazione; la creazione di organi tecnici di rapida procedura e competenza specificata; la assegnazione di forza adeguata all'assemblea, della quale il consiglio esecutivo sia diretta e spontanea emanazione, per nomina elettiva e revocabile; la massima possibile aderenza dell'assemblea al paese. I In questo senso, comunque, dovrebbero orientarsi gli studi costituzionali attuali, da qualunque campo prendano le mosse. Gli organi devono servire a una funzione, e se si creano ora, si devono creare per la funzione che hanno ora da compiere. Funzione statale non è ora l'ordinaria amministrazione, ma la trasformazione e la riorganizzazione della società e dello stato su basi nuove, in stretta collaborazione con la spontanea azione del popolo lavoratore. Gli organi statali devono essere ora costituiti per questo. Altre fasi, altre situazioni potranno richiedere altro apparato; la dinamica sociale consente e richiede modificazioni. Ma in luogo di ricerche astratte, e inattuali, è bene orientare le proprie proposte alle esigenze concrete del tempo. Queste considerazioni generali sembrano ovvie e degne di accettazione. Quando poi si passi a proposte particolari, naturalmente è facile essere imprecisi o incompleti o uscir qualche volta di strada; si tratta allora di semplici proposte alla discussione e allo studio. Ma sembra che nel senso dell'accennato indirizzo, si possano tratteggiare alcune considerazioni teoriche sui poteri dello stato, ed eventualmente, con minor rilievo, proporre i primi lineamenti di una soluzione concreta. M.D. Le collettività italiane in Svizzera nel periodo di transizione La seguente dichiarazione sull'indirizzo politico delle colonie libere italiane è stata presentata al Convegno delle colonie stesse da un gruppo di socialisti. Essa non impegna la Federazione Socialista Italiana della Svizzera la quale si pronuncierà sull'argomento nel suo prossimo convegno. 1 ° La crisi politica ita].iana, e di riflesso quella delle collettività italiane in !svizzera, è entrata in un periodo di rapida transizione. Questo periodo è caratterizzato dal fatto che le forze di restaurazione borghese e le forze rivoluzionarie, tendenti alla creazione di un nuovo organo politico e sociale, non sono ancora a:gli occhi dell'opinione pubblica e nella lotta quotidiana, nettamente separate. In questo periodo sarebbe un errore per le forze proletarie e di sinistra, tanto la passività settaria e l'isolamento dalle lotte in corso, quanto l'oblio dei compiti storici che adesso spettano negli ulteriori sviluppi della situazione. 2° E' dovere di tutti gli antifascisti di sinistra, in questo periodo di transizione, di partecipare in prima fila ad ogni attività che miri al miglioramento delle classi lavoratrici e delle sue condizioni di lotta, come pure all'organizzazione delle forze popolari finora disperse o assenti, oppure controllate dai fascisti. E' tuttavia indispensabile che gli antifascisti di sinistra in questo periodo di transizione si servano di ogni lotta parziale per approfondire nelle masse la coscienza dell'epoca storica di cui siamo all'inizio e per prospettare ad esse, fin da ora, la necessità degli ulteriori sviluppi politici e sociali. 3° Nella scelta degli obbiettivi da raggiungere in questo periodo di transizione gli antifascisti di sinistra non devono lasciarsi forviare da obbiettivi fittizi, illusori o secondari; t essi devono lasciarsi guidare da una visione integrale del fascismo e delle forme da esso assunte in !svizzera; essi non devono dimenticare che anche in !svizzera il fascismo è stato, dalla legazione di Berna fino alle agenzie consolari e alle sezioni fasciste più remote, uno strumento del grande capitalismo. L'attività odiosa dell'Ovra e dei giornalisti fascisti, contro la quale giustamente si sta mobilitando l'opinione delle collettività italiane, non deve farci dimenticare l'opera della Camera di commercio e delle banche italiane in !svizzera, né deve farci dimenticare le ingenti fortune, rubate al popolo italiano e trasfugate in 1svizzera dai capi della politica e della finanza fascista. Questo aspetto di classe dell'azione fascista all'estero non deve essere lasciato nell'ombra, ma additato come l'elemento essenziale del vecchio si~tema che bisogna liquidare. L'antifascismo non deve rimanere una tendenza circoscritta ai fatti della pura politica ma deve assumere un carattere sociale ed elevare, fin d'ora rivendicazioni dirette contro il grande capitalismo e a favore dei proletari, degli artigiani e dei piccoli commercianti e imprenditori. 4° In risposta all'attuale tentativo delle autorità consolari di affidare ad elementi antifascisti la gestione di enti sportivi, culturali e simili, il nostro atteggiamento deve essere determinato dalla nostra critica del sistema totalitario e dalla nostra professione del metodo democratico. Gli antifascisti devono esigere la liquida~ione radicale di ogni influenza fascista nelle istituzioni delle collettivà italiane. Dopo l'epurazione fascista le stesse istituzioni dovranno essere rigenerate,dall'interno, introducendo la libertà là dove fin ora era l'asservimento burocratico. Ma gli antifascisti non devono in cambio di un riconoscimento non desiderato, lasciare statizzare o •burocratizzare le proprie libere istituzioni. Gli antifascisti non devono accettare la funzione umiliante di commissari consolari in istituzioni alle quali fin ora essi sono rimasti estranei o nelle quali essi siano ancora minoranza. In un paese come la Svizzera, nel quale è consentito il libero funzionamento delle istituzioni, la sola via per arrivare alla direzione di un qualsiasi organismo collettivo, è la designazione di libere assemblee. Se nell'epoca totalitaria, in obbedien!Za alla politica fascista di accentramento e di manomissione di ogni iniziativa, i consolati all'estero avevano finito con l'usurpare funzioni che ad essi non spettavano, nell'attuale periodo di transazione, in attesa delle nuove istituzioni dell'Italia repubblicana e socialista, s'impone il ritiro di ogni intromissione consolare nella vita delle collettività italiane. Le società sportive, epurate da influenze fasciste, capitalistiche e consolari saranno dirette dagli ,sportivi stessi; i gruppi studenteschi, nelle stesse condizioni, saranno diretti dagli studenti; le mutue e le cooperative, dai propri associati. 5° Le colonie libere italiane devono svolgere la loro attività in fraterna collaborazione con le organizzazioni proletarie svizzere. Questa collaborazione deve esteriorizzarsi in ogni festa o manifestazione pubblica delle colonie stesse e deve servire ad educare le collettività italiane nello spirito della Nuova Europa che sorgerà dopo questa guerra sulle macerie dei nazionalismi sconfitti e superati. Posta redazionale Un signore, che ha dimenticato di firmare, ci ha chiesto, se l'articolo «L'Europa e la pace mondiale» esiste anche in tedesco. A noi non risulta che detto articolo sia già stato pubblicato in tedesco. Redattore:ERICH VALlR, ZURIGO Druck:GENOSSENSCHAFTSDRUCKEREI Z0RICH ) ) )
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