E cosi perdemmo la pace «Come la corruzione è venuta dall'alto ed ha contagiato il popolo cosi il rinnovamento avrà la sua origine dal popolo e dalle masse e si diffonderà verso l'alto. La grande massa costituita dai "piccoli uomini,,, dai contadini, dagli operai, dagli artigiani, dai piccoli commercianti è nell'insieme ancora sana. In qualche sito sorgerà una nuova Francia, forse anche lungo tempo prima che la guerra sia finita, ed essa prenderà parte a fianco dell'Inghilterra e dell'America al lavoro di riedificazione di un mondo libero e pacifico nel quale l'individuo non sia consegnato, mani e piedi legati, in balia dello stato ma nel quale, invece, lo stato serva al benessere dell'individuo.» Ecco un paio di frasi scelte dal libro di Ha - r o 1 d B u t 1 e r , che nella traduzione tedesca porta il titolo D e r v e r 1 o r e n e F r i e d e (La pace perduta) uscito ultimamente per i tipi dell'Europa Verlag di Zurigo. Due frasi che se non sono sufficienti per caratterizzare appieno lo spirito dell'opera, tuttavia sono sufficienti a darcene un'idea. B u t 1 e r fu per 18 anni una delle personalità più notevoli dell'Ufficio Internazionale del Lavoro a Ginevra, dapprima quale vice-direttore, in seguito quale direttore, e per tal modo si è trovato in uno dei più interessanti posti di osservazione internazionale che fosse possibile immaginare. I suoi innumerevoli viaggi attraverso quattro continenti lo hanno posto in contatto non soltanto con le persone politicamente più influenti permettendogli di prendere visione in modo unico dei retroscena e delle macchinazioni politiche e delle forze che le determinavano, ma lo hanno anche costretto a studiare i popoli stessi con le loro qualità e le loro debolezze, con tutte le loro caratteristiche e le loro aspirazioni: ed in realtà Butler è un magnifico osservatore. «Un giorno passato tra le palme ed i minareti di Damietta, in un sito ove non si trovi nessuna panchina e nessun europeo, può esser per qualcuno motivo per riflettere sui vantaggi di un'economia primitiva dato che colà tutti hanno lavoro e nessuno soffre la fame. Una cena sulle rive del golfo di Salamina può insegnare a qualcuno perché i greci sono stati sempre marinai e pescatori. Un bicchiere vuotato con una dozzina di canadesi provenienti da altrettante nazioni in un bar di Edmonton o l'incontro con un nerissimo impiegato della do- .gana della J amaica che parla la lingua del re ed è fiero di portare l'uniforme del re, o un'escursione attraverso il territorio di Transkei, possono fornire ad "uno,, più elementi per l'esatta comprensione del significato dell'impero britannico che qualsiasi opera dottrinaria.» Sarebbe desiderabile che tale libro venisse conosciuto da tutti gli uomini dominati dal desiderio appassionato che si compendia nel grido: «Mai più la guerra!» Si tratta, comunque, di uno tra i più chiari e concreti documenti sulla storia del periodo intercorrente tra le due guerre e nello stesso tempo di una guida di immenso valore per quel futuro che si spera senza guerre. Le esperienze di Butler si possono riassumere in una formula comprensiva che è la seguente: la seconda guerra si è verificata perché i popoli non si erano accorti quanto piccolo fosse il mondo e quanto strettamente ed indissolubilmente la sorte e le condizioni di ogni nazione fossero legate a quelle delle altre nazioni. E se i popoli non riconosceranno con estrema chiarezza quanto i loro rispettivi destini dipendano gli uni dagli altri e non ne sapranno trarre la conclusione dell'assoluta necessità di una solidarietà politica e di una reciproca assistenza collettiva, allora avremo una terza guerra. L'Ufficio Internazionale del Lavoro di per sé era un'effettiva manifestazione di collaborazione internazionale. Esso trattava le questioni sociali dal punto di vista internazionale, col tempo andò sempre più occupandosi delle questioni economiche sotto un punto di vista interstatale, nel senso di un'economia pianificata mondiale. E grazie a personalità come Albert Thomas, Winant e lo stesso Butler l'U.I.L. divenne veramente un'organismo vitale ed una realtà percettibile anche nei più lontani angoli del mondo. Un vero e proprio spirito internazionalistico spirava da questa istituzione che, faticosamente, ma nel complesso con successo, si opponeva allo spirito nazionalistico dei governi e dei popoli. B u t l e r stesso durante tale lotta finì col rimanere sul terreno allorché in occasione di una questione di per sé poco importante ma di importanza fondamentale per quanto riguardava i principi - dal libro non è dato apprendere di più -:- non si volle sottomettere alla pressione priva di scrupoli di una delle potenze maggiori e dovette nel 1938 rassegnare le proprie dimissioni. Ma lo spirito dell'U.I.L. non è morto e il Butler ha certamente ragione quando prevede che dopo la guerra, probabilmente dotato di una ancor più larga sfera di azione, esso costituirà uno dei piloni fondamentali dell'armatura per la ricostruzione. Accanto all'U .I.L. svolgeva la propria attività la «Società delle Nazioni» la cui sede era distante da esso non più di un paio di centinaia di metri. Attività debole ed incolore. Certamente: la comparsa degli uomini politici più ragguardevoli di tutti i paesi sul palcoscenico di Ginevra costituiva una bella farsa; il mondo non ne aveva mai conosciuta una migliore. Ma non ne emanava alcuna forza. I popoli non avevano appreso quasi nulla dalla prima -guerra mondiale: dopo breve tempo essi ricaddero negli stessi errori di prima, in un isolazionismo diffidente ed egoistico, e persino sotto la minaccia dei colossali armamenti della Germania la maggior parte di essi non volle ammettere che la loro esistenza fosse in pericolo e che la loro salvezza consistesse nell'affrontare il pericolo su di un fronte unico collettivo. Uno stato dopo l'altro, i grandi, i medi, quelli piccoli, abbandonarono il sistema della sicurezza collettiva e cosi, inevitabilmente, facilmente, un paese dopo l'altro cadde vittima di un aggressore senza scrupoli. Non l'opera, la «Società delle Nazioni», ha fallito, malgrado le sue incompletezze, ma la volontà di fare uso dell'opera stessa. Come man mano questa volontà venne progressivamente meno ed infine scomparve del tutto lo si può desumere in modo meraviglioso ed appassionante dalla lettura del libro del B u t 1 e r. Perdté fallì la Società delle Nazioni? Si fa gran parlare, ora che la fine della Qualcuno si domanderà: Perché portare una guerra non sembra più soltanto un lontano tale dimostrazione proprio ora in cui tutti sono miraggio, di «piani per il dopoguerra>>, «piani» d'accordo nel riconoscere il fallimento della che tutti dovrebbero rappresentare sicura ga- Società, e soltanto ben pochi, e non i più imranzia di «pace duratura». E' sempre più evi- portanti, credono alla possibilità della sua redente che i futuri dominatori del mondo, i surrezione? governi degli stati che si chiamano potenze Perché, rispondiamo noi al posto di D e 11 , occidentali hanno intenzione di premunirsi l'opinione pubblica ritiene che la Società abbia contro ogni possibile «pericolo» prendendo in fallito per la sua stessa difettosa costituzione mano essi stessi le redini del nuovo ordina- e che ciò costituisca la prova che non è per mento e costituendo un «Consiglio dei tre principio possibile raggruppare tutti gli stati Grandi» al posto dell'imbelle «Società delle in un unico ordinamento, essendo ciò contrario Nazioni». alla natura umana. Il certificato di morte viene E' verosimile che i numerosi ed accaniti ne- quindi munito della diagnosi: «incapacità vimiei della Società delle Nazioni ed i suoi non tale». De 11 al contrario propone la diagnosi: meno numerosi delusi amici siano in ciò con- «assassinio premeditato dopo violenze per senzienti. lungo tempo ripetute». Ma è sicuro che un tale supremo Consiglio Egli non disconosce le debolezze della davanti alle porte chiuse del quale faranno vecchia concezione della Società delle Nazioni. anticamera gli altri popoli, salvo ad essere am- Egli riconosce soprattutto la sua debolezza nel messi in qualche circostanza eccezionale, è si- fatto che la Società non è mai stata una rapcuro che esso sia in grado di farci cqnoscere presentanza dei popoli ma soltanto un'asdei tempi migliori? semblea dei governi di allora e dei loro diploA questa domanda ,risponde molto chiara- matici. Perciò essa divenne la scena di intrighi mente il libro da poco arrivato in !svizzera di politici di ogni specie ed uno strumento della un inglese e cioè Gene va r a e k et di Ro- più vergognosa politica imperialista. Egli cita bert De 11 , titolo che si può tradurre con le un detto di Barthou, ch'egli particolarmente parole «L'inganno di Ginevra». stimava, «La ligue, cette vièrge, un peu faD e 11 fu il corrispondente permanente tiguée par trop de contact» (La Lega, questo presso la Società delle Nazioni di uno dei gior- vergine, un po' affaticata da troppi contatti), nali meglio informati e più autorevoli specie in espressione che in uno stenogramma ufficiale materia di politica estera, il «Manchester fu tradotta con: «troppi ballerini!» Ma dietro Guardian». Il suo nome significa competenza, questo tono scherzoso si dissimula la terribile obiettività, indipendenza di giudizio. Lo spirito verità e cioè che di un'istituzione di imporche domina il libro è riassunto già in una frase tanza vitale e nelle sue linee fondamentali ben dell'introduzione in cui egli parla per l'appunto costituita e suscettibile di miglioramenti se ne della Società: «Il comportamento della maggior fece qualchecosa di paragonabile ad una maparte dei suoi delegati fece della Società delle tura concubina che si concede a chiunque le Nazioni un'istituzione falsa che tracli in pieno voglia usare violenza. la fiducia in essa riposta dai popoli.~ Il con- Non è esatto dire che «l'istituzione ha fatto tenuto del libro fornisce le prove di una tale fallimento». I mezzi a disposizione della So- Bib 1ro1eca G I n O 8 1 art èOero stati sufficienti per i suoi scopi Lo sapevano fin troppo bene coiorò che avrebbero dovuto farne uso e invece ogni volta in cui ciò sarebbe stato necessario trovarono una scappatoia per farne a meno. E tipico fu l'episodio della mussoliniana guerra di Abissinia, allorché a ragion veduta le sanzioni furono attuate in modo cosi misurato da non raggiungere alcun effetto. Si cercava di salvare l'apparenza, si tranquillizzava il popolo eh: avrebbe voluto vedere punito l'aggressore. E s1 raggiungeva lo scopo, che era quello di «fingere di fare qualche cosa senza fare nulla». In seguito, nell'episodio spagnuolo ed in quello cino-giapponese, ciò risultò ancora più evidente ed infine a proposito di Hitler ci si risparmiò persino il gesto esteriore della convocazione per deliberazioni. D e 11 è inglese. E' un uomo che riconosce i meriti di questo o di quello quando questi meriti esistono, e nelle poche circostanze in cui Ginevra gliene ha offerto la possibilità lo ha fatto. Tanto maggior valore ha per l'appunto il suo giudizio. Questo riguarda soprattutto i governi aggressori di Mussolini e di Pilsudsky, giù, giù, fino ad arrivare al signore della guerra, Kat Exochen, l'autore di Me in K a m p f. Ma accanto ai suddetti hanno la loro parte di responsabilità le due grandi potenze europee Francia e Inghilterra o per meglio dire i loro governi in perpetua mutazione: la Francia perché all'infuori del breve periodo Barthou si lasciò sempre trascinare nella scia dell'Inghilterra, sebbene Barthou avesse dimostrato quanto fosse facile per un politico energico ed intelligente assicurare al popolo francese il primo posto in una Europa pacifica. Debolezza in Blum, egoismo in Laval e in Bonnet, mancanza di carattere in Daladier resero impossibile agli uomini di stato francesi che succedettero a Barthou di svolgere il loro dovere. Più grave ancora è l'accusa che D e 11 rivolge agli uomini politici del suo paese tra i quali egli fa unicamente eccezione per il socialista Henderson. Non che egli rinfacci agli Inglesi di «essersi barcamenati» in modo empirico per ignoranza o per buona fede o per comodità. Al contrario, caso per caso, egli ci dimostra come tutti i primi ministri: Baldwin, Macdonald e Chamberlain e come tutti i loro ministri degli Esteri: Hoare e Halifax, non escluso !'«idealista» Eden, abbiano attuato la medesima politica: atteggiarsi ad arbitri appoggiandosi sulla Società delle Nazioni, ed utilizzare infine questa situazione di arbitri per rendere inefficace lo strumento stesso della Società. Una politica senza senso? Non esattamente. Tutti questi uomini, compreso l'ex-laburista Macdonald, si sentivano i rappresentanti di una classe dominante e di un impero. Pertanto i governi come quelli di Horthy e di Pilsudsky fino a quelli di Mussolini, Hitler e Franco e del figlio di Dio giapponese, il «Tenno», destavano le loro simpatie: infatti questi costituivano i protettori del potere, della proprietà e del privilegio. Ed a ragion veduta i suddetti signori inglesi ostacolarono ogni tentativo di ostacolarli nelle loro attività. Il risveglio di popoli come quello cinese o quello spagnuolo rappresentavano per esempio un pericolo per l'impero. A ciò si aggiungano due altre preoccupazioni: il minaccioso ed incomprensibile fenomeno dell'Unione Sovietica e quello dell'ex-alleato della guerra mondiale, di colui che per averne sopportato il massimo peso era diventato la potenza predominante in Europa. La politica di equilibrio consistente nel favorire contro la Francia, in quanto prima potenza europea, un rivale - che questa volta si chiamava Germania - è una delle cause di questa politica di predominio a tutti i costi, politica nella sua essenza molto semplice, ma nelle sue manifestazioni molto discordante. La politica appunto che nel caso dell'Abissinia ha indotto De 11 al giudizio: la più grande truffa della Storia. E' importante notare che gli uomini la politica dei quali nella cornice della Società delle Nazioni è stata la causa della rovina dell'Europa e della guerra, politica che viene analizzata da D e 1 1 cosi come fa il pubblico ministero in un tribunale - sono oggi ancora ai primi posti e dirigono la politica dell'Inghilterra: Eden quale ministro, Halifax all'importante posto di ambasciatore negli Stati Uniti, Hoare, che bene meritò da Mussolini e da Franco, quale ambasciatore a Madrid. Soltanto colui il quale, agendo dietro le quinte probabilmente era più potente ed attivo di tutti, soltanto lord Vansittart, non possiede attualmente alcuna carica. E' per questo ch'egli rivolge degli appelli in nome di un ordinamento democratico della pace tale da eliminare una volta per sempre il pericolo delle aggressioni, quelle aggressioni che nessuno al mondo ha più cercato di favorire quanto Lord Vansittart stesso. Noi possediamo tre grandi documenti di accusa riguardanti le responsabilità della guerra, pubblicati tutti e tre durante la guerra. Il primo è il libro giallo del governo francese il cui valore è costituito prevalentemente dai rapporti di Coulondre da Berlino. Il secondo è costituitd dal diario di Dodd, da cui traspare il retroscena della politica di Chamberlain, consistente nel timore della Russia, nell'abbandono della Francia a sé stessa e nel servirsi di un Hitler divenuto signore dell'Europa, quale difesa contro i Sovieti. Ma l'opera di maggior valore è questa di De 11 sulla Società delle Nazioni. Ed è il caso di chiedersi perché fin;orà tali opere sono pàssate sotto silenzio e perché la stampa non se ne sia occupata e_perché non sia possibile trovarne una traduz10ne. Chi è capace di rispondere? Altrettanto importante, comunque, come quella della creazione di un nuovo ente internazionale è una seconda questione: quella degli u o m i n i che dovranno servire da ostetrici per un tale parto. La vecchia Società delle Nazioni non venne a morte per congenita incapacità vitale ma perché chi aveva l'incarico di vegliarla e di averne cura la privò di ogni possibilità di esistenza. E' chiaro, comunque, che se anche per questa progettata nuova e rinnovata Società delle Nazioni o per questo Consiglio delle Nazioni ricorreremo ancora agli stessi individui o ad altri individui della stessa specie, è chiaro che anche in tal caso non si potrà trattare che di un nuovo e clamoroso fallimento. D • • • 1z1onar10. Società delle Nazioni. Fu costituita nel 1920 in base ad un patto (Covenant) di 26 articoli, i quali formarono altresi la parte I del trattato di Versailles e degli altri trattati di pace. La sede della S.D.N. era Ginevra. Essa costituiva la traduzione in atto del punto 14 dei punti di Wilson, se non che il Congresso americano rifiutò nel 1920 di ratificare il trattato di Versailles e di entrare a far parte della Società. Il patto obbligava le nazioni membri della Lega ad astenersi da aggressioni, a rispettare le reciproche indipendenze ed integrità territoriali e a non ricorrere alla forza per la risoluzione di vertenze senza prima sottoporre queste ultime alla S.D.N. o ad arbitrati: se la S.D.N. o l'arbitrato non permettesse di giungere ad una decisione unanime e pacifica entro sei mesi, le nazioni disputanti si obbligavano a non ricorrere alle armi prima di un periodo addizionale di tre mesi. Sanzioni potevano essere decretate contro una nazione che avesse commesse un'aggressione malgrado il patto. Questo prevedeva inoltre riduzioni degli armamenti e revisione di trattati. L'assemblea della Società si riuniva annualmente a Ginevra: ogni nazione-membro avendo diritto ad un voto. All'inizio della guerra del '39 la Società era costituita da 54 membri. Il Consiglio si riuniva normalmente tre volte l'anno. La Gran Bretagna, la Francia e la Russia erano membri permanenti della Società, mentre che altri 12 membri venivano eletti temporaneamente. Dalla Società dipendevano altri organi a carattere internazionale come l'Organizzazione Internazionale del Lavoro e la Corte Permanente Internazionale di Giustizia. L'attività della S.D.N. venne fin dal suo primo sorgere ostacolata dalla non partecipaz_ione degli Stati Uniti e dalla mancanza di una forza esecutiva propFia. In pratica nessuno degli statimembri era disposto a sacrificare una parte della propria sovranità e della propria politica nazionale in favore della Società. Un altro inconveniente era rappresentato dall'abisso esistente tra vincitori e vinti dopo la guerra del 1914-18, inconveniente che sembrò attenuarsi allorché la Germania entrò a far parte della Società nel 1924. Pertanto la S.D.N. non riusci ad evitare la guerra tra Cina e Giappone nel 1932, che coincise con l'uscita dalla Società de: Giappone stesso. Seguì l'abbandono da parte della Germania nel 1933. Nel 1934 entrò, invece, a far parte di essa la Russia. Il contegno debole ed indeciso nei riguardi dell'Italia a proposito della vertenza abissina determinò l'abbandono della Società da parte di questo stato ma non riusci ad evitare la guerra. Tali eventi menomarono gravemente il prestigio della S.D.N.: ad essi seguì un fatale ritorno al sistema politico delle alleanze e dei blocchi. Dall'autunno del 1938 la S.D.N. è ridotta ad un'esistenza puramente nominale. Organizzazione Internazionale tlel Lavoro. Ente internazionale residente a Ginevra e fondato in virtù dell'articolo 23 del patto (Covenant) della Società delle Nazioni, comprendente rappresentanti di tutti gli stati membri ed avente per corpi rappresentativi: la Conferenza Internazionale del Lavoro, l'Ente esecutivo (Governing Body), gli organi ausiliari e l'Ufficio Internazionale del Lav o r o. La Conferenza Internazionale del Lavoro si riuniva almeno una volta l'anno per discutere le questioni del lavoro e per stabilire le convenzioni internazionali o le raccomandazioni relative alle condizioni del lavoro. Ogni stato era rappresentato da quattro delegati, d: cui due per il governo, uno per i datori di lavoro ed uno per i lavoratori. Due terzi dei voti erano richiesti per le raccomandazioni e le con - venzioni, per le mozioni era sufficiente una semplice maggioranza. L'Ente Esecutivo controllava l'Ufficio Internazionale del Lav o r o e nominava il suo direttore. Gli organi ausiliari erano costituiti da comitati destinati a svariate attività: L' U f f i e i o Inter - n a zio n a 1 e d e l La v or o rac1Zoglieva e distribuiva informazioni internazionali relative alle questioni del lavoro, eseguiva inchieste e possedeva una pubblicazione periodica. Comprendeva 400 membri, provenienti da 37 nazionalità. Esso ha concluso 63 convenzioni, relativamente all'orario del lavoro, alla disoccupazione, al pensionamento ecc., ed ha ottenuto 782 ratifiche.
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