L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXV - n. 12 - 30 giugno 1944

Bib Problemi tecnici italiani: L'I.R.I. Ciò me fu L'Istituto di Ricostruzione Industriale fu creato nel 1933 con uno scopo inizialmente finanziario. Esso doveva rilevare e gestire i grossi pacchi di titoli industriali che pesavano troppo nei «dossiers» delle ·banche principali e che minacciavano di sommergerle. Agli sportelli della Banca Commerciale si era, tempo prima, verificato il panico ed i furgoni di biglietti avevano dovuto accorrere dalle capaci casse della Banca d'Italia. Che era accaduto? Che stava accadendo? Null'altro che uno dei tanti fenomeni dell'inflazione industriale e finanziaria. L'economia fascista, che teneva sulla facciata gerarchi e ministri incompetenti, era in realtà governata da finanzieri e da industriali esperti ed avveduti. Dopo aver finanziato la marcia su Roma, essi si erano presentati a Palazzo Viminale per riscuotere il conto ed avevano inaugurato quella politica economica dei primi anni che vide, pur tra i sobbalzi dell'assestamento, crescere a dismisura la fortuna delle grosse aziende e dei grossi affari. L'euforia, che allora dominava, induceva i Consigli di Amministrazione ad estendere la produzione ed i traffici, ad accrescere gl'impianti, a raddoppiare o a decuplicare il capitale. Le banche assorbivano e ricollocavano titoli industriali e il volume degli affari trattati in borsa era enorme. Il mercato non acquistava tutti i titoli emessi? Che importava! Le banche avevano le casse rigurgitanti di depositi a risparmio e a conto corrente: potevano benissimo tenere in portafoglio centinaia di milioni in titoli, tanto più che la differenza fra i tassi di riporto e di anticipazione e gli interessi sui depositi era assai vantaggiosa. Euforia industriale ed euforia finanziaria. E' vero che qualche delusione c'era stata, ma erano episodi dimenticati. Se Pogliani aveva mancato il colpo, Toeplitz aveva trionfato e riteneva di aver creato, con la sua banca e con le banche satelliti, una grande industria italiana. Gli istituti di credito più prudenti avevano resistito per qualche tempo alle tentazioni speculative, ma infine si erano messi nella corrente. La corsa era divenuta generale. Frattanto lo Stato, che assisteva compiaciuto a questa danza di miliardi e che anzi si vantava del nuovo slancio dato dal regime all'economia, utilizzava per conto suo i depositi delle Casse di Risparmio, delle Casse Postali e degli altri istituti del genere. Ad un certo punto, nel 1929, tutti: industriali, banche ed enti pubblici, si trovarono indebitati verso i possessori di titoli privati, di titoli pubblici e di depositi presso istituti di credito e risparmio. Il «boom» di Wall Street fu per molti un colpo di gong che risuonò nella notte all'improvviso, ma il gran pubblico non si rese conto dei riflessi che ciò avrebbe avuto solo più tarcli sull'economia italiana. Tutto seguitò ancora per qualche anno apparentemente come prima, senonché, nelle grosse anonime indebitate, la crisi maturava, il rapporto fra capitale azionario e valore degli impianti veniva alterandosi, e la curva dei proventi industriali non saliva con ritmo uguale a quella delle spese ordinarie e degli interessi passivi. Nel 1931-1932 la crisi era già minacciosa in vari settori. Sorse la Sofindit (Società Finanziaria Industriale) per il «risanamento» di certi «portafoglio-titoli» alquanto preoccupanti, sorse infine l'I.R.I. con scopi più vasti. Istituto di diritto pubblico esso non doveva limitarsi, come la Sofindit, al salvataggio delle banche, ma bensì rilevare le maggioranze azionarie, accertare la consistenza delle aziende, accordare i finanziamenti necessari, amministrare e controllare con uomini e mezzi propri e infine restituire all'«iniziativa privata» i complessi industriali risanati. Il meccanismo era tecnicamente giustificato, ma socialmente ed economicamente nefasto. 1919 (25 anni addietro) 1 luglio: Tentativo controrivoluzionario a Budapest capeggiato da ufficiali dell'antico recrime. - Continua a Milano il congresso della Lega Proletaria Mutilati e Reduci di Guerra: è stato esaminato in particolare il problema dell'assistenza medico-legale alle vittime della cruerra. - Agitazioni per il caro-vita a Cesena ; a Forlì. - Le autorità inquirenti tentano a Boloana il salvataggio degli ufficiali colpevoli dell'~ccisione della compagna Graisi e di tre ferimenti. 3 luglio: Discussi on i sulla costituzione all' ~ssemtaea Nazionale Germanica. - In Germama: tumulti contro il caro-vita, scioperi ferroviari, d is,cordie tra capi e gregari nelle file proletarie. - A Imola, durante uno sciopero i carabinieri spara.no sulla folla: 4 morti. 4 luglio: Sciopero generale a Firenze: req uisizioni e saccheggi da parte della folla esasperata per il caro-vita. - Tumulti per il caro-vita a Prato, Pistoia, Ancona, Imola, Palermo, Reggio Emilia. - A Forlì per r~so_lvere il_ p~oblema del caro-vita e dei prezzi si è costituita una commissione proletaria cemposta da rapI passaggi erano infatti i seguenti: il capitale finanziario-industriale si era avventurato in imprese speculative sproporzionate sulle quali aveva tuttavia abbondantemente lucrato? Assottigliato il risparmio privato e giunto sull'orlo dei grossi fallimenti aveva chiesto l'aiuto dello stato e cioè di altre categorie di risparmiatori e di contribuenti? Ebbene, a spese di questi le aziende venivano risanate e, qui stà appunto l'assurdo economico e sociale, riconsegnate a g 1 i stessi gruppi responsabili dei passati errori perché vi ricominciassero le loro speculazioni. Strumento tipicamente di classe l'I.R.I. fu invece presentato come una grande opera di giustizia e di ricostruzione del regime. Se il classismo degli interessi è talvolta anonimo e impersonale, nel senso che la classe dominante punisce i propri ceti o gruppi più notoriamente responsabili e incompetenti e li sacrifica, nei paesi ove con la dittatura si supplisce alla debolezza intrinseca dell'economia e della moralità, i ceti e i gruppi più responsabili non scontano le proprie colpe, non sono denunciati dal pubblico scandalo, e riescono sempre a riemergere e a dominare. In Italia quasi tutti gli esponenti del capitale finanziario specifico e di quello più tipicamente industriale hanno superato la guerra e il dopoguerra arricchendosi; hanno creato e accompagnato a Roma il fascismo deponendolo pomposamente sui sette colli dove rimase imprigionato; hanno speculato sul risparmio privato fin che hanno potuto, hanno chiesto l'intervento dello Stato, e l'I.R.I. non fu che una delle tante forme usate, per utilizzare a scopi di classe anche il risparmio pubblico; hanno riavuto le loro aziende risanate guadagnandovi nel riacquisto; hanno lucrato sull'impresa d'Etiopia, sull'ante-guerra, e sulla guerra; oggi lucrano sull'occupazione degli uni e degli altri, sui tedeschi, sugli inglesi e sugli americani e si preparano a lucrare sull'antifascismo, sulla ricostruzione e sulla nuova Italia che uscirà dalla sconfitta di cui sono i responsabili. Ma in qual modo questi gruppi permanenti si salvano da qualunque tempesta? Perché essi vivono sul fondo o incastrati come le ostriche alle palafitte subaquee che reggono tutti i regimi! Essi vivono nell'anonimo e nell'Anonima, non si espongono che raramente e preferiscono governare dalla penombra, ma governare davvero, piuttosto che governare per procura mostrandosi sui balconi e nelle piazze davanti ai microfoni. L'I.R.I. li ha visti passare tutti cotesti signori dalle sue sale e dai suoi salotti di via Versilia 2; tutti coloro che hanno ricoverato in quel pubblico sanatorio le loro aziende maggiori e quelle minori dei loro soci ed amici, tutti coloro che fra poco vanteranno benemerenze antifasciste perché qualcuno di essi ha favorito la congiura monarchica dal 1943 in avanti. Vogliamo nominarli una buona volta? Vpgliamo dire i nomi di quanti sono passati per le anticamere dell'I.R.I. o vi hanno mandato i loro agenti d'affari? La critica classista può talvolta, e ora lo deve, assumere la forma di accusa. Essi sono i Marinotti, i Donegani, gli Agnelli, i Puricelli, i Volpi, i Bevione, i Cenzato, i Vallauri, i Cini, i Gaggia, i Bocciardo, i Rocca, i Mattioli, i Marasini, i Bruno, e non ne abbiamo nominati che per meno di un terzo! Molti di questi signori vanteranno il loro tiepido fascismo del passato, il loro tiepido antifascismo degli ultimi tempi e lacrimevolmente si batteranno il petto. Vi sono fra di loro i più e i meno fascisti, i più e i meno responsabili? Certo. Ma che conta ciò quando la responsabilità è di classe ed è responsabilità storica? Si potrà ricordar loro come si svolgevano e come finivano, in via Versilia, i risanamenti «dell'Ufficio smobilizzi». Gli amministratori più responsabili delle vecchie aziende compromesse venivano «accantonati» e sostituiti con elementi di altri gruppi. Nei posti che questi ultimi lasciavano vacanti presentanti dell'amministrazione municipale, della Camera del Lavoro e delle Leghe di tutti i partiti. - Solenni funerali alle vittime della controrivoluzione a Budapest. 5 luglio: Agitazioni e dimostrazioni contro il caro-YiYeri a Torino, Roma, Bari, Palermo, Samoierdarena. - In un'intervista a un rappres~ntante dell'United Press Trotzky ha dichiarato che la situazione militare dell'esercito rosso è ottima e migliora giornalmente. 6 luglio: La Confederazione Generale del Lavoro indice lo sciopero generale per i giorni 21 e 22 luglio in segno di prole ta contro gli inten·enti degli alleali contro le repubbliche proletarie. - In Italia il Consiglio dei ministri ha approvato un programma di azione contro il caro-viveri comprendente pene severe contro i profittatori e calmieri vari. Viene comunicato che la vendita in vigore del pane sotto-costo costituisce un onere di più di un miliardo all'anno. - Tumulti a Firenze con violente repressioni della polizia, assalto ai negozi di generi alimentari a Milano: il sindaco di Milano impone un ribasso dei prezzi del 50 per cento. - Il re d'It:1lia ha firmato il decreto per cui il Duca di Genova cessa dalla carica di luogotenente generale del Regno. 8 luglio: Si apnuncia. a Milano il tesseran 1anco erano subito ricollocati i «sacrificati» di ieri. I direttori generali della Cieli, della Terni, della Stipe!, della Ansaldo, della Romana, della Meridelettrica, della Montecatini o della Snia venivano liquidati con indennità di qualche milione ciascuno e passati, subito dopo, ali' Alfa Romeo, alla Sip, ali' Ansaldo, alla Dalmine, alla Terni, ecc. a condizioni migliorate. I pacchi di azioni che venivano rilevati dallo I.R.I. al prezzo di listino, venivano ceduti dopo qualche anno agli stessi gruppi, che alla porta della clinica attendevano trepidando i figlioletti risanati, a prezzi inferiori al listino di borsa. E se i prezzi erano quelli del listino era perché le quotazioni erano tenuto artificialmente basse. Ciò era per l'I.R.I. un gioco da ralazzi. Il gran d m a i tre cui si n i e r di questa colossale mistificazione fu per molti anni Alberto Beneduce. Tale fu l'I.R.I., gloriosa creatura del Regime. Ciò me do-vrà essere L'I.R.I., navigando col vento in poppa perché rispondeva magnificamente all'interesse di classe che l'aveva creato, passò rapidamente dalle funzioni di risanamento e di smobilizzo a quella di gestione di due fra le più importanti branche dell'economia italiana: l'industria pesante, le costruzioni e i trasporti navali. La Finsider e la Finmare non ebbero finalità transitorie bensì permanenti. La prima non fu che if nucleo centrale della grossa metallurgia, passiva ma protetta dallo Stato per vecchi e nuovi motivi bellici, la seconda aveva più ampi programmi di espansione e di reddito. A parte la considerazione che, là dove lo Stato colma col pubblico denaro le perdite delle aziende di pubblico ( ?) interesse, dovrebbe essere escluso il profitto privato (ma per la moralità capitalistica tale piccola contraddizione non entra neppure in linea di conto), la Finsider e la Finmare rispondevano senza dubbio ad una concezione moderna, per quanto male applicata, di gestione centralizzata di grandi complessi industriali omogenei. Prima di passare all'esame di ciò che l'I.R.I. potrà e dovrà essere in avvenire (ciò che essa non dovrà essere è implicito in quanto si è già detto) si può concludere che le sue finalità di risanamento industriale erano solo astrattamente lecite mentre le sue finalità di gestione permanente erano concretamente giustificate. Le posizioni possibili di fronte all'Istituto Ricostruzione Industriale nel dopoguerra sono tre: o sopprimerlo riconsegnando all'economia privata o collettiva le aziende da esso gestite; o conservarlo affidandone la direzione e il dominio agli stessi gruppi del passato; o trasformarlo e utilizzarlo a scopi di interesse veramente collettivo. Il difetto delle prime due soluzioni si denuncia da sé. La terza si presenta come una grandiosa possibilità. L'industria italiana uscirà dalla guerra in gran parte smantellata, comunque profondamente ferita. Tuttavia l'estensione e la profondità delle rapine e delle ferite differirà assai a seconda delle zone e delle categorie. n disagio finanziario e monetario sarà invece uniformemente generalizzato. Se l'intervento clinico o chirurgico dell'I.R.I. fu invocato prima della guerra da più che 400 aziende grosse e medie senza contare le minori. la ricostruzione industriale post-bellica richiederà il ricovero della più gran parte dei complessi industriali italiani. Più che finanziario il risanamento dovrà essere economico, in quanto nel campo della finanza pubblica e privata si dovrà dire quasi sempre: «quello che è perduto è perduto», mentre nel campo delìa produzione si dovrà dire quasi dovunque: «quelle che è distrutto va ricostruito.» Non si tratterà di riassettare i capitali azionari delle anonime per riconsegnarli più tardi, rivalutati, ai loro ex-proprietari, · ma di rimettere insieme gli impianti e il patrimonio industriale delle aziende. La «Sezione risanamento economico» di quello che sarà l'I.R.I. nel dopoguerra, sia pure con nome mutato, avrà funzioni di autentica mento di generi alimentari vari, dopo che da più tempo esso era stato abolito. - ] l Consiglio Superiore degli Alleati ha deciso di nominare una commissione di 4 generali per inquirire ugli incidenti di Fiume. - Rispo ta negativa dei rappre entanti delle grandi potenze all'Au tria che chiedern l'ammissione nella Società delle Nazioni. 9 luglio: Dichiarazioni del primo ministro Nitti alla Camera italiana: promes a di la sa sulle fortune di guerra, di prov\'edimenli contro gli intermediari. di impo te progres i,·e sul patrimonio, della riforma elettorale. 10 luglio: Alla Camera italiana il ministro del tesoro Schanzer compie un'e po izione della situazione finanziaria: le spese di guerra ammontano a 90 miliardi. - Il congre so dei sindacali tedeschi si è pronunciato per la neutralità dei sindacati stessi ed ha preso disposizioni per l'organizzazione del lavoro nelle fabbriche e per la costituzione dei consigli aziendali. - L'Assemblea nazionale di Weimar ha ratificato il trattato di pace. 11 luglio: Le missioni dell'Intesa in Austria e in Ungheria collaborano attivamente all'organizzaziolile della guardia bianca ungherese. - Discorso del presidente Wilson al Senato americano; il trattato di pace sarà un pezzo di ricostruzione, nel senso che dalle officine smozzicate e semidistrutte bisognerà trarre complessi vitali, che stiano in piedi non più sugli interessi di uno stato suicida o di ristretti ceti accecati dall'egoismo di classe, ma bensì sulla razionalità tecnica, sulla utilità produttiva nazionale e sulla convenienza di scambio internazionale. Amministratori e tecnici dovranno essere scelti al di fuori del solito vivaio dove l'alta borghesia alleva le trote più grosse e vi immette con parsimonia pochi avannotti selezionati. L'I.R.I. dovrà cessare di essere un buon affare per capitali e persone, per grossi profitti e per alti stipendi. Aria nuova in Via Versilia vuol dire gente nuova e gente pulita. Quello che era un controllo prevalentemente finanziario esercitato con le maggioranze nelle assemblee e coi «soliti amministratori» nei consigli, dovrà trasformarsi in una direzione prevalentemente tecnica, secondo un tecnicismo che non risolva i problemi dell'azienda negli interessi della sola azienda, né in quello del solo capitale azionario, ma bensì nell'interesse di tutta l'economia, che è quanto dire del lavoro, della produzione e del consumo italiano e internazionale. Le aziende ricostruite potranno essere «rimesse in circolo» nelle nuove forme di gestione che saranno loro attribuite, a condizione che, né durante la riedificazione, né al momento dell'uscita dal cantiere, sia tollerato alcun indebito arricchimento speculativo. La «Sezione gestioni permanenti» risponde ad una esigenza moderna di coordinamento e di direzione unificata dei complessi produttivi omogenei (la Montecatini non è un complesso produttivo omogeneo) ai quali lo stato fascista non ha potuto sottrarsi. Che il solo fatto di toccare qualcosa significasse corromperla, che qualunque Consiglio o Direzione nominati dal regime si trasformassero in una piccola massoneria preoccupata soltanto di riempirsi le tasche, non esclude che la via fosse la buona, anche se il sistema fosse falso e gli uomini corrotti. Se la «gestione permanente» è suggerita da interessi antieconomici di difesa bellica nazionale (industria pesante), la gestione dovrà proporsi lo smobilizzo della parte improduttiva della categoria e il riattivamento su basi nazionalmente e internazionalmente razionali della parte produttiva. Se invece la «gestione permanente» è consigliata dall'utilità di potenziare con una direzione unica e coordinata gli impianti industriali già per loro conto provvisti di vitalità (cantieri navali, navigazione, industria chimica estrattiva, industria idroelettrica, ecc.), in tal caso la sua giustificazione economica è data dall'interesse collettivo nazionale. Nell'un caso e nell'altro l'arricchimento privato e ancor peggio l'arricchimento di ristretti gruppi finanziari è illecito perché significherebbe assegnare ai singoli il reddito (meglio si direbbe rendita) dell'attività economica nazionale. I grandi complessi produttivi, allo stato attuale dell'evoluzione economica, non sono infatti redditizi per forza propria, bensì per lo sforzo coordinato dell'intera collettività dei produttori, dei consumatori e dei contribuenti. Il riservare tale profitto ad un ceto finanziario che non è produttore-lavoratore, non è consumatore e contribuente che in piccola parte e non è più neppure dirigente né banchiere perché ha ceduto allo Stato (o all'I.R.I.) la direzione dell'industria e l'esercizio del credito, sarebbe la più assurda, la più antisociale, la più reazionaria delle sopraffazioni di classe. L'I.R.I. potrà. essere uno strumento di ricostruzione, mediante il «risanamento economico» e la «gestione permanente» delle aziende vitali, purché risanamento e gestione vengano operati al di fuori degli appetiti prepotenti e privilegiati della finanza anonima che abbiamo nominata, al di sopra della facciata razionalista, fascista o neo-patriottarda, dietro la quale quegli appetiti si nascondono e ancora si nasconderanno, ricostruzione cioè nel solo interesse della collettività nazionale. O aria nuova in Via Versilia o via la Via Versilia! D. G. carta se non si procede alla costituzione della Società delle Nazioni, e l'America vi deve prendere parte. 12 luglio: Cessazione del blocco contro la Germania. - In Italia si cerca inrnno con calmieri di porre freno al caro-,·ita. - 11gruppo parlamentare socialista italiano ha presentalo un articolo contenente la proposta dell'estensione del ,·oto alle donne. 13 luglio: II ministro della guerra italiano Albricci ha promesso alla Camera una rapida smobilitazione. - Navi da guerra francesi, inglesi ed americane a Fiume. - Il primo mini tro francese Clemenceau ha dichiarato che fino a quando non si avrà la risoluzione della questione Fiumana l'Italia non deve avere alcuna prevalenza a Fiume. 14 luglio: La Camera italiana vota la fiducia nel gabinetto Nitti con una maggioranza di 144 Yoli. - A Luce1:a durante una manifestazione contro il caro-vita i carabinieri sparano sulla folla: 8 morti e 30 feriti. 15 luglio: Gli ambienti borghesi d'Italia preoocupati per l'imminente sciopero generale. - I sindacati americani vogliono la pace con la Russia. - Il Consiglio Nazionale Socialista Francese è contrario alla ratifica del traMato di pace. •

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