L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXV - n. 11 - 15 giugno 1944

Bi dei suoi contadini, del suo proletariato polesano, per esso aveva rinunziato indifferente agli agi e alla tranquillità della vita, alla seduzione degli studi cari in cui più eccelleva, e di sé e della sua giovinezza poteva di.re col poeta della Versilia: e tutto ciò che facile allor prometton gli anni io 'l diedi per un impeto lacrimoso di affanni, per un amplesso aero in faccia a l'avvenir; e per questa sua passione divorante, gelosa, era l'esule in patria, il bandito dalla sua terra, il maledetto dai parassiti della sua terra, il profugo eterno, sempre presente soltanto dove l'ora del periglio battesse la diana; quest'uomo, questa figura così staccata e viva su lo sfondo verde e bigio di questo singolare paesaggio politico, non sparisce, no, non scolora - ma si riaffaccia oggi in troppo più ampia cornice. Quello, che era cosa nostra, è divenuto anche la cosa vostra, l'uomo di tutti, l'uomo della storia. E, ingrandito cosi, quasi è tolto a noi, come alla famiglia dolorante, perché è divenuto un si mb o 1 o. Il simbolo di un oltraggio che riassume ed eterna cento e cento mila altri oltraggi, tutti gli oltraggi fatti ad un popolo; la figura che compendia tutti gli altri trucidati e percossi per lo stesso fine, da Di Vagno a Piccinini, agli infiniti altri oscuri; il simbolo di una stirpe che si riscuote; il simbolo di un passato che si redime, di un presente che si ridesta, di un avvenire che si annunzia ... Il simbolo e la Nemesi: la Nemesi augusta, o signori, che è della storia. Cerchi il Magistrato le colpe e le ferocie secondarie e minori; incalzi gli esecutori codardi e i mandanti immediati; còmpito anche questo altamente rispettabile e necessario. Frughi e tenti di sventare la congiura degli intrighi, di snodare il groviglio dei silenzi comprati o ricattati, le mendicate omertà, e il tagliaborse che si annida nell'assassino. Tutta questa è la cronaca. La Nemesi vola più alto. Essa addita il grande mandato; il mandato che erompe da più anni di violenze volute, di violenze inanellate alla frode, di consenso cercato ed irriso; dal sarcasmo di una pacificazione, proclamata a parole e impedita e violentata nei fatti; dall'incitamento perenne alla soppressione del pensiero libero e di chiunque lo incarni, la quale è soppressione della vita, della Patria, della civiltà. Addita il mandato che scese dall'istrionismo bifronte, che adesca insieme e minaccia, che offre il ramo d'olivo ed affila nell'ombra i pugnali. Addita il mandato che salì dalle viltà incommensurabili, dalle fughe abbiette, dagli obliqui fiancheggiamenti, dai silenzi complici, dalla corruzione demagogica esercitata su anime semplici, talvolta generose ed eroiche, persino di combattenti insigni od oscuri, i quali in buona fede hanno creduto che un regime di minaccia e di prepotenza potesse essere ricostruttore, che la più immonda c u r é e potesse germogliare la rigenerazione del Paese, che gli errori e le colpe fugaci di una massa illusa (e non cerchiamo illusa da chi; e non domandiamoci se veramente esistano le colpe di un popolo) dovessero espiarsi, non col richiamo severo alla ra,gione, ma con la catena dei delitti, con la tregenda delle sopraffazioni esercita su quel popolo; col dileggio di ogni umana dignità; con la tragedia del terrore, accoppiata alla coreografia di vetusti trionfi mal redivivi. Dall'eccidio di Giacomo Matteotti la nuova storia d'Italia incomincia. A noi un solo còmpito: esserne degni. Eppure, neppure questo ci consola. Perché, se un eccidio, e il più brutale degli eccidi, era necessario, una cosa non era necessaria: che colpisse Lui. E, se parve, come ho detto, ch'egli fosse il più designato perché era il più forte e il più degno, dice l'effetto che non sempre è profetessa la malizia dei masnadieri. Lui giovane, Lui forte, Lui armato di tutte le armi civili, Lui temerario nel coraggio, Lui che si fece volontario della morte - questo fanciullo dagli occhi pieni di bontà, che tutti ci rimbrottava ed a tutti indulgeva, perché tutti sapeva comprendere e sapeva la inanità delle prediche contro la umana fralezza; Lui, figlio di una madre antica, che geme; Lui, sposo di una sposa giovine, che paventa di smarrire il senno; Lui, padre di tre teneri bimbi, virgulti inconsci, che un giorno metteranno le spine, verso i quali Egli aveva tenerezze di madre, come, nell'intimità della casa felice, pareva un figlio alla sposa. No! Inferocire su questo idillio non era necessario! Altrove poteva la sorte cieca e maligna eleggere il suo strumento di pace e di giustizia. E questa vecchia carcassa di chi oggi vi parla, che la vita ha tutta ormai spesa e che il proprio inverno avrebbe barattato con gioia per salvarvi la primavera superba del nostro eroe, è oggi dilaniata dal rammarico, direi dal rimorso, di non averlo vigilato abbastanza, di non essersi imposto, col peso della anzianità a cui forse Egli avrebbe obbedito, alle sue gagliarde imprudenze ... Lasciate ch'io cessi queste parole, così impari, e che il singhiozzo minaccia di rompere; ch'io dimentichi dove siamo e donde parliamo; ch'io mi inginocchi idealmente accanto alla salma del figliolo prediletto, e gli carezzi la fronte e gli chieda perdono della mia, della nostra indegnità e gli dica tutta la gratitudine nostra, la gratitudine di tutto un popolo ... Verso gli Stati Uniti del mondo Lapoliticnaternazionale desiocialtiesdtieschi Il rapporto che segue, sulla politica internazionale dei socialisti tedeschi, è stato compilato dalla «Unione delle Organizzazioni socialiste tedesche di Gran Bretagna». Gli scopi cui mirano i socialisti tedeschi, sono identici a quelli perseguiti dai socialisti di tutti gli altri paesi europei: concorrere, oggi, con tutte le forze morali e materiali a disposizione, all'annientamento del nazifascismo, e, domani, fondare in Europa una federazione di liberi popoli, nella democrazia e nel socialismo. Tale federazione, a nostro avviso, dovrà includere anche e principalmente la Gran Bretagna e l'URRS., escludendosi che la federazione, comprendente tutte le nazioni d'Europa, sia sotto il comando e la direzione di un direttorio di grandi potenze. Soltanto cosi eviteremo, a distanza più o meno breve, un altro immane conflitto, il quale - come già insistentemente avvertito - oltre a cagionare ulteriori inenarrabili sof[erenze ed irreparabili rovine, segnerebbe la definitiva decadenza del genere umano. Il popolo tedesco (poiché bisogna distinguere, ad ogni e!fetto, i popoli dalle classi e dai governi dominanti col terrore, e per ciò, esclusivi responsabili) costituito in verace ed effettiva democrazia socialista, e, quindi, reintegrato nel nuovo ordine internazionale, darà, sia alla necessaria riparazione dei mali compiuti dal nazifascismo, sia alla costruzione di una siffatta Europa e di un siffatto mondo migliore, il suo attivo, prezioso contributo. 1° Socialisti internazionalisti noi vogliamo un ordine internazionale che elimini le cause dei conflitti armati. Forze decisive per arrivare a questo risultato sono, a nostro avviso il movimento operaio internazionale e gli altri movimenti democratici, specie quelli dei contadini e degli intellettuali. Noi desideriamo la più stretta collaborazione dei lavoratori organizzati di tutti i paesi in una nuova organizzazione internazionale che dovrà fissare una politica comune del movimento socialista operaio e metterla in pratica. 2° Noi auspichiamo una Federazione di tutti i popoli dell'Europa perché la completa sovranità nazionale non è più compatibile con le con- ~~,eP~ìe t~~;che 8i! :1cj•à socialisti tedeschi quanto per i democratici e i socialisti di tutta l'Europa che la pace dell'Europa venga stabilita su basi stabili dalla cooperazione della comunità britannica, dell'U.R.R.S. e degli Stati Uniti d'America. Un'Europa libera e unita non può svilupparsi che traverso la cooperazione benevole con tutte queste potenze e non con l'appoggiarsi da una parte o dall'altra. Noi non consideriamo le Federazioni composte da gruppi di nazioni come garanzia di pace solo se integrate in una e subordinate ad una organizzazione internazionale. 3° Primo obbiettivo della politica internazionale del dopoguerra dei socialisti tedeschi sarà di integrare una Germania democratica in questo ordine internazionale. E' essenziale per il successo di una tale politica che i principi della «Carta dell'Atlantico» vengano applicati nella loro piena estensione a una Germania democratica. Noi, socialisti tedeschi, riconosciamo la necessità di reali garanzie di sicurezza per le nazioni aggredite e oppresse dagli invasori nazional-socialisti e fascisti. Al tempo stesso siamo convinti che tutte le garanzie tecniche di pace non possono avere eifetto durevole se non partono da un sistema sincero di sicurezza internazionale. Questo sistema deve combinare un esecutivo forte capace di frenare gli aggressori con le possibilità d'arbitrato più estese per la soluzione pacifica dei confitti. Un simile sistema garantirebbe anche la pace e la sicurezza della Germania democratica. Il primo contributo di una Germania democratica a un tale sistema sarebbe il suo immediato disarmo militare. Siamo convinti che non basta distruggere la macchina militare tedesca. Noi siamo decisi a smantellare le fortezze rappresentate dalla potenza sociale delle forze economiche e politiche che stanno dietro il militarismo tedesco espropriando le industrie di guerra e le grandi proprietà terriere, ricostruendo democraticamente l'amministrazione statale dal basso fino all'alto. Noi riconosciamo che un debito d'onore della futura Germania libera sia l'aiutare con tutte le sue forze la riparazione delle ingiustizie in! tille agli altri popoli dalla Germania hitleriana, e la ricostruzione dell'E~ Uno dei nostri principali compiti sarà '.lie~, con una completa riforma della educazione tedesca, le condizioni niorali e mentali per la politica di vace e di comprensione da parte della nuova democrazia tedesca. In quanto alla possibilità che si lascierà al popolo tedesco cli seguire la sua propria iniziativa nella! onnazione della vita interna politica, sociale e colturale, ciò dipenderà in gran parte dal guadagnare in maniera duratura il popolo tedesco a questa pratica. E' sovrattutto, se si imporranno alla Germania delle condizioni che creerebbero una disoccupazione generale <: che impedirebbero una politica e!ficace di sicurezza sociale, ne conseguirebbero delle conseguenze f alali per lo sviluppo della Germania. 4° Anche dopo l'abbattimento della dittatura di Ilitler, per potere applicare questa politica internazionale, dovremo combattere contro potenti forze reazionarie interne. Speriamo che la fiducia e l'aiuto attivo del movimento operaio internazionale e delle forze di pace e cli progresso di tutte le nazioni ci sosterranno in questa lotta. Il nuovo ordine (Chiare parole agli s-vizzeri) In occasione dell"annuale Sinodo della Chiesa del Cantone di Zurigo, il Dr. Max Wolff ha pronunciato un discorso di cui riproduciamo, qui appresso, la parte, per noi, più interessante, ovvero quella riflettente il nuovo ordine internazionale, e la partecipazione del popolo svizzero alla sua affermazione ed al suo consolidamento. Il Dr. Wolf! ha apertamente rilevato come la Svizzera sia in pericolo di perdere ogni ideale, voiché ad altro essa sembra non pensare e non provvedere se non a conchiuder buoni a!f ari, a cogliere profitti ed a godere; e ciò mentre gli altri popoli, nella grande maggioranza, combattono e soffrono, non soltanto per essi, ma per l'intera umanità e, quindi, anche per gli svizzeri. E' vero, in! atti che tutti coloro i quali, nell'Europa e nel mondo, lottando contro i regimi di violenza e di sopraffazione, si sono sacrificati e si sacrificano per ristabilire, o conservare, e, comunque, migliorare, la civile convivenza, e dare agli uomini ef!ettiva giustizia e libertà, hanno concorso a mantenere alla Svizzera la sua indivendenza e gli altri beni, spirituali e materiali, di cui da tempo immemorabile essa gode. «La contemplazione di questa terribile seconda guerra mondiale deve far sorgere in noi il desiderio invincibile di evitare una simile catastrofe per il fiituro. Ed ecco farsi strada di nuovo il pensiero di una grande Unione dei popoli, fondata sul diritto e tale da assicurare la sicurezza collettiva e la pace. Questo compito non può non apparire a tutti coloro che vivono e pensano, come il grande compito politico, sociale ed anche culturale del presente e del prossimo futuro, la sua giusta soluzione per la salvezza del mondo. Anche per la Svizzera è una questione vitale, che essa, nel momento giusto e nel modo migliore, possa dare un attivo contributo al futuro auspicato nuovo ordine dei povoli, che dovrà essere un ordine di pace fondata su di un nuovo diritto dei popoli. Certamente presso di noi esistono circoli ed organizzazioni che da lungo tempo hanno riconosciuto tutta l'importanza di questo compito. Ma la Svizzera ufficiale sembra si voglia tenere lontana da questi tentativi e sembra voglia assumere l'atteggiamento dell'osservatore indifferente. Cosi esiste il pericolo di una deliberata assenza dal nuovo rimaneggiamento del mondo. E tuttavia ogni svizzero non accecato da ristrettezza di vedute, da ambizioni, o da brama di profitti dovrebbe comprendere che il diritto è l"unica arma dei piccoli stati e che nel futuro vi saranno dei piccoli popoli soltanto a due condizioni: in primo luogo, alla condizione di essere protetti da un ordine super-nazionale di diritto e di pace contro i soprusi dei più forti; in secondo luogo, alla condizione di essere essi stessi qualche cosa e di fare qualche cosa per l'umanità. A popoli che vivono soltanto per loro stessi o, tutt'al più, di quello che fanno gli altri, e che vogliono trarre guadagni senza portare un contributo personale si applica il detto: Chi vorrà conservare la propria vita la perderà. Non si dica che la nostra neutralità ci impedisce di prendere parte ad un «ordine supernazionale». La neutralità svizzera ha potuto esistere storicamente ed ha avuto un senso in quanto la Svizzera non ha preso parte alle lotte dei popoli e delle potenze. Rendere impossibili queste lotte imperialistiche, questo è proprio lo scopo della soluzione federalistica dell'Unione dei popoli. Si può dire di essere partigiani della pace allorché ci si rifiuta di fare parte di un'Unione di popoli che si prefigge di garantire la pace? Ma si tratta di cosa più importante ancora, si tratta di quel profondo diritto alla vita che un popolo si conquista allorché esso rimane fedele a sé stesso ed allorché conserva il meglio di quanto c'è stato nella sua storia e di quanto deve ai grandi uomini. Uno dei più fedeli guardiani della Svizzera, Jakob Bosshard, poco prima della sua morte ha espresso il suo timore che la Svizzera f asse sul punto di perdere il suo «ideale». Ed e!f ettivamente esiste oggi il pericolo che la Svizzera si trovi priva di ogni ideale e scorga il senso della propria esistenza soltanto nel presente, anziché porsi degli interrogativi relativamente al futuro ed invece che lottare con tutta la propria anima per degli scopi spirituali non sappia pensare ad altro che a! are a!fari ed a cogliere profitti, e ad occuparsi di sport e di divertimenti. Non esiste soluzione più errata di quella della «propria via» della Svizzera. Come se proprio la federazione mondiale, alla quale tende lo sviluppo delle cose, non rappresentasse proprio la via della Svizzera ed una traduzione in atto, grandiosa e m,ondiale, delle basi stesse del pensiero svizzero. Soltanto in questa cornice la Svizzera potrebbe veramente raggiungere un nuovo diritto alla vita ed un nuovo scopo. E vi è anche un'altra considerazione: gli altri popoli, nella grande maggioranza, stanno j'acendo immensi sacrifici per il loro futuro, ma anche per i grandi beni ed i grandi scopi dell'umanità, ed anche per noi. E tanto più quindi noi siamo tenuti a portare il nostro contributo, con tutte le nostre forze e con tutti i nostri mezzi, affinché da questa terribile lotta esca veramente un nuovo mondo. Soltanto qualche cosa di grandioso come la lotta per un nuovo ordine dei popoli fondato sulla solidarietà, potrà mantenere in vita lo spirito della Svizzera e potrà corrispondere alle tradizioni di cui fin'ora essa ha vissuto. Urge avere questo ben chiaro davanti a sé.» Zurigo Conferenza Verdaro Sabato 28 maggio nella sala verde della Casa del Popolo, per iniziativa del «Circolo culturale socialista di lingua italiana», il compagno prof. Virgilio Verdaro ha parlato sul tema: «Mazzini, Marx e il movimento operaio in Italia.» L'oratore ha trattato l'argomento con l'abituale profondità, che gli viene dall'essere uno specialista degli studi del movimento operaio internazionale, donandoci in rapida sintesi una visione chiara ed efficace di quelle che furono le varie influenze nella storia del movimento operaio in Italia. Posta in evidenza la premessa che egli avrebbe parlato di Mazzini esclusivamente dal punto di vista sociale, dimostrò l'insignificanza del pensiero mazziniano nello sviluppo del movimento operaio che prese corpo inizialmente nell'ambito di quell' «Alleanza della Democrazia Socialista» segretamente sorta per iniziativa di Bakunin, in opposizione alla mazziniana «Alleanza Universale» e combattendone le concezioni religiose e nazionalistiche. «L'Alleanza della Democrazia Socialista» ebbe poi un'influenza decisiva nella propaganda dell' «Associazione Internazionale dei Lavoratori» (la Prima Internazionale) e nel dare alle sezioni latine di questa la direttiva anarchico-socialista. Lo sviluppo di questo movimento venne arrestato con l'introduzione in Italia del partito social-democratico legalitario e parlamentare il quale ebbe a giovarsi soprattutto dell'opera di Andrea Costa, che abbandonava il campo anarchico forse deluso dagli insuccessi degli ultimi moti insurrezionali. L'oratore disegnava poi la storia del movimento operaio che va da Andrea Costa a Costantino Lazzari, da questi al movimento operaio moderno ricollegandolo ai momenti attuali. - Con calorosi applausi il pubblico, numeroso e vivamente interessato, ha espresso il proprio consenso. Sabato, 10 giugno, alle ore 20, nella grande sala della Casa del Popolo, Helvetiaplatz, la luogo la Commemorazione di Giacomo Matteotti organizzata dal Partito Socialista Svizzero ' dalla Gioventù Operaia Socialista di Zurigo e dalla Sezione Ticinese del Partito Socialista di Zurigo PROGRAMMA: 1. Marcia trionfale, dall' «Aida» di Verdi. 2. Discorso del comp. Dr. W. Stocker, segretario del P. S. S. 3. «Der Strom» e «Brause Freiheitssang», cori. 4. Discorso di un compagno italiano. 5. Brani dell'ultimo discorso di Matteotti , detti da Sigfrit Steiner. 6. Ouverture dell' «Alceste» di Gluck. 7. Discorso del comp. Prof. Dr. Valentin Gitermann. 8. Coro della Gioventù Operaia Socialista. 9. «Tord Foleson» di Uthmann, coro. 10. Canto generale: «Avanti Popolo!» Ingresso: Adulti Fr. 1.-, giovani fino ai 18 anni Fr. -.50. Redattore:ERICH VALAR, ZURIGO Druck:GENOSSENSCHAFTS DRUCKEREI zO RICH

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